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Get a life!

Il mio impatto con il nuovo mondo teutonico è per forza di cose l’argomento principe di queste pagine, ultimamente.
Me ne dispiaccio, perchè mi piaceva avere un blog che parlasse un po’ di tutto, però lo stravolgimento avvenuto nella mia vita negli ultimi quindici giorni è troppo grande ed importante perchè non sia costantemente al centro dei miei pensieri.
Ad essere onesti avrei anche potuto/voluto scrivere un post di musica, ma dei due dischi di cui volevo parlare ho già detto tutto altrove, per la precisione qui e qui, rendendo un post in merito ridondante e, di conseguenza, superfluo.
Così, che piaccia o meno, ho deciso di dare sfogo a una riflessione che ho iniziato a maturare sin dal mio arrivo e che, in questi giorni di “festa”, è tornata di tremenda attualità.
C’è qualcosa di sbagliato nel modo che hanno qui (e nel mondo, a questo punto) di intendere il mio lavoro o sono io che ne ho un’idea scorretta?
Spiego meglio.
Nel laboratorio dove sono ora ospite in attesa che il mio reale posto di lavoro venga pronto, ci sono un sacco di ragazzi provenienti da altrettanti, o quasi, posti differenti. Ci sono australiani, canadesi, greci, indiani e tedeschi di ogni regione. Gente che più o meno orbita in una fascia di età compresa tra i venticinque ed i trenta, miei coetanei insomma, e che ha le più diverse situazioni familiari e personali: sposati con figli, sposati senza figli, sinlge, conviventi ed ancora residenti con i genitori. Insomma, è un ambiente senza dubbio eterogeneo. Ciò che contraddistingue ognuno di loro però, è l’onnipresenza in laboratorio. A qualunque ora io arrivi al mattino, loro sono qui e a qualunque ora io me ne vada, loro ci sono ancora. Tutti i giorni, feriali o festivi che siano. Certo non sono solito fare l’appello e quindi questo discorso potrebbe valere più per alcuni che per altri, ma in generale è così.
Neanche a dirlo, io di vivere in questo modo, non ho la minima idea.
Per quel che mi riguarda gli interessi importanti sono tutti all’esterno dell’ambiente di lavoro e sono già fin troppi rispetto al tempo che avrei a disposizione facendo le mie classiche otto ore al giorno.
La cosa triste è che, scrivendo tutto questo, mi sento in dovere di giustificarmi come se avessi scritto che “non voglio lavorare”. Sono arrivato al punto di sentirmi colpevolizzato nel dire che non vorrei lavorare più di quel che è necessario. Cazzo, è ridicolo. Chi mi conosce sa bene che non sono certo il tipo che parte con il conto alla rovescia delle ore quando inizia al mattino. Faccio quel che devo nel tempo che ci metto e se capita di metterci di più di otto ore, beh, mi fermo e finisco.
Io però non programmo in partenza la mia giornata su dodici ore nè la mia settimana su sette giorni, come vedo fare a tantissimi qui.
Se una cosa posso farla Lunedì non la programmo per Sabato ed uso il week end per lavorare solo se è estremamente necessario. Non mi pare di dire nulla di insensato, eppure posso garantire che qui nessuno la vede così.
Il problema è che con questo contorno è un attimo passare per quello che cazzeggia, visto che la mole di quanto produco io con le mie tempistiche normali non sarà mai pari a quella prodotta da chi, ridendo e scherzando, lavora il 50% del tempo in più.
Riflettendoci mi seccherebbe dover mollare un lavoro che mi piace solo perchè non ho intenzione di dedicargli TUTTA la mia vita, almeno fino a che qualcuno mi dimostrerà che ne avrò altre a disposizione da dedicare al resto dei miei interessi.
Discorso analogo vale per la facilità che ha questa gente nel saltare da un posto all’altro. Per quello che mi riguarda quest’anno sarà un’esperienza da mettere a curriculum ed un esperienza di vita, non lo standard da qui ai prossimi trent’anni. Non sono disposto a continuare a ricostruirmi una vita ogni tre, quattro anni saltando di laboratorio in laboratorio per ottenere una carriera sfavillante da cui, a conti fatti, già ora sento non trarrò nulla se non rimpianti su quanto mi è costata.
Io ho degli amici, delle persone con cui mi piace stare con cui ho condiviso tanto e spero di condividere ancora di più. Non ci penso nemmeno a passare un’esistenza fatta di conoscenze che vanno e vengono, per quanto simpatiche possano essere. Idem per quel che riguarda i miei genitori. Se fare carriera nella scienza vuol dire rinunciare a tutto questo, senza nemmeno pensarci su rispondo: “No, grazie” e vado a fare altro.
Io lavoro per vivere, non vivo per lavorare.
Magari tutte queste riflessioni sono solo frutto di una prima, erronea impressione, ma non credo. Inizio a pensare che quest’anno sarà l’ultimo in cui potrò fare questo lavoro se non vorrò scendere a questi compromessi.
Vabbè, ora vado a finire l’esperimento che sto facendo.
Sì ho scritto dal lavoro.
Sì forse sono un fancazzista.
Oggi, ieri e Venerdì qui però è stata festa nazionale.
Ed io sono stato in laboratorio.

Precisazione d’obbligo: nessuno mi ha detto che non lavoro e non sono stato licenziato. Almeno per il momento. Trattasi di riflessioni.

4 commenti su “Get a life!”

  1. Tu dici “Oggi, ieri e Venerdì qui però è stata festa nazionale. Ed io sono stato in laboratorio.”.

    Ma gli altri erano a casa?

    Cmq purtroppo devo dirti che quello che vedi lì è quello che si vede normalmente nei lab in america (diverse persone me lo confermano), in molti lab in giro nel mondo, e addirittura in alcuni (pochi) lab in italia – mi viene in mente un’amica che lavorava in un lab molto aggressivo del san raffaele, che prendeva la bici alle 3 e mezza di notte per andare a finire un esperimento…

    Inutile dire che io sia invece d’accordo con te.

    Un’ultima nota: credevo che nei paesi di lingua tedesca fosse prassi uscire alle 17 per birrare fino alle 20 e poi tornassero nel lab a finire. Non è così lì da voi?

  2. Ehila’ Nanetto,
    prima di tutto volevo sapere se hai un numero di tel TETESCO visto che volevo farti un colpo di telefono (senza magari farti spendere un miliardo sul cell italiano ;) ).
    Secondariamente volevo avvisarti che sei stato messo di prepotenza nella short-list di “possibili mete 2010” per il gruppetto di simpatici amici “The Unusuals” :) (ti spiegherò meglio a voce ;) comunque in pratica mi è venuta voglia di venirVi a trovare a Colonia e approfitterei del solito “giretto con amici” che faccio una volta l’anno… ovviamente non per scroccare e rompere le palle… una cosa light, assicuro!)

    Per quanto riguarda il tuo post… beh…. che malinconia leggerlo! E’ la storia della mia vita da qualche anno a questa parte :( Dall’anno scorso poi lavoro proprio in un’azienda di pazzi… e qui lavorare 12-14 ore al giorno è un dovere… oltre che un “diritto” ;)
    Avendo un bambino di 2 anni la cosa mi pesa particolarmente perche’ spesso esco di casa alle 7 quando dorme (ho la sveglia alle 6,30!!!) e rientro alle 20,30 giusto per vederlo andare a nanna e poi lavorare dalle 22 all’1 di notte per scrivere mail ai colleghi esteri. Il sabato è il mio “giorno santo” e spengo il pc… ma la domenica sera torno in pista . Il cellulare poi (per altro non ne ho uno mio… ho solo quello del lavoro da anni) è acceso h24 7 su 7.
    Certo… la mia retribuzione è cambiata negli anni… ma alla fine di tutto anche quando porti a casa 1000€ in piu’ al mese li sputtani letteralmente in minchiate perche’ dici “faccio una vita di merda… almeno mi gratifico con feticismi tecnologici o gite-fuoriporta” :) insomma… il gioco non vale per un cazzo la candela! :D
    Ho simpatici aneddoti di volte in cui mi è capitato di accorgermi che “forse avevo perso il lume della ragione” mandando in vacca il work-life-balance :) :) :). Uno su tutti (per non tediarti oltre): c’e’ stato un periodo nel mio lavoro precedente in cui a Pat non andava piu’ bene che uscissi al mattino alle 8 per rientrare alle 20… con in mano il cellulare per tutta la cena e il primo dopo cena. Messo giu’ il cellulare accendevo il pc e lavoravo fin verso l’1. Ad un certo punto, piu’ o meno al rientro dal viaggio di nozze, mi ha fatto un ULTIMATUM. O rivedevo il rapporto ore-lavorative/ore-casalinghe… o avremmo festeggiato il terzo MESIVERSARIO :) nello studio del legale. In particolare devo dire il concetto era anche piu’ “accomodante”… non era tanto il QUANTITATIVO DI ORE LAVORATE il problema… ma il fatto che UNA VOLTA A CASA… SEI A CASA! Quindi cell da spegnere nel parcheggio del palazzo e pc da lasciare nel baule della macchina. Beh… io preso dal tunnel lavorativo come un cocainomane non vedevo questa possibilità di cambiare metodo…e mentalità. Indi per cui salivo in casa con pc e cell spento… salvo poi andare a dormire con Pat alle 22,30 (lei si svegliava molto presto al mattino) e, una volta che lei si era addormentata… tornavo in bagno con il pc a lavorare!!! :( :( :(. Ok. Il fatto è che una notte, saranno state le 2… sono in bagno con la lampadina della specchiera accesa, seduto sul trono-di-pietra, con il portatile sulle ginocchia che scrivo freneticamente reports e incollo schemi in ppt… quando sento un rumore e vedo la maniglia della porta che si abbassa. Patty che mette dentro la testa, mi guarda con un misto di tristezza-schifo-amarezza… e richiude la porta.
    Ok raccontata cosi’ non è molto… ma ti assicuro che dal mio invidiabile punto di vista (ah… caro vecchio trono-di-pietra ;( ) la scena è stata abbastanza “forte”. Al che mi sono interrogato su quello che stavo facendo… e mi son detto “ma cazzo… fossi almeno qui imboscato come un pervertito per guardare film porno! stessi chattando con un’amante impossibilitata a fare a meno di me per qualche ora! fossi incollato sui tavoli da gioco on-line…. no, cazzo, sono “imboscato per lavorare”! Dal giorno dopo ho “rivisto” le mie attitudini lavorative e sono riuscito, un po’ faticosamente ma rapidamente, ad USCIRE DAL TUNNEL. A volte ancora oggi mi succede devo dire di “esagerare”… ma fortunatamente riesco ad accorgermene e a “ricalibrarmi”. E’ un po’ il problema dei drogati… quando sei nel tunnel non te ne rendi conto… e pensi di poter smettere quando vuoi :)… poi quando ne esci è comunque “un attimo” rientrarci ;) il lavoro in fin dei conti puo’ diventare una malattia! Poi qui dove sono ora devi essere anche particolarmente “forte” per non cascare nel tunnel della competizione con i colleghi! E’ un po’ come lavorare in una farmacia per un drogato :)… tutti i miei colleghi lavorano fino alle 22 senza problemi, molti sono single… e anche quelli con una famiglia sono “pazzi” e dedicano piu’ del 75% della loro vita (week end compresi) al lavoro.
    Ora pero’ siamo stati comprati dagli americani e in un paio di mesi cambierà tutto… vedremo ;)

    baci languidi,

    Manowar

  3. Cazzo, avevo risposto ed è saltata la maledetta connessione di questo posto.

    @ Ze: solo gli originali di Colonia erano a casa, perchè per loro il Carnevale è più sacro del Natale. Gli altri erano tutti in lab, ma è proprio questo il punto. Io capisco che il trend nella ricerca sia questo, ma se ci pensi è brutto dover rinunciare ad un lavoro che ti piace e che tutto sommato ti viene anche benino solo perchè non sei disposto a buttare in merda la tua vita. E’ anche peggio di doverci rinunciare per i soldi.

    @ Mnwr: commento bellissimo, davvero. Quel che posso aggiungere è che qui non c’è nemmeno la motivazione economica a spingere. Ipoteticamente parlando non credo che sacrificherei la mia vita nemmeno per uno stipendio da urlo, visto che come dici tu lavorando sempre non saprei nemmeno come spenderlo, ma almeno in quel caso ci sarebbe una contropartita tangibile al sacrificio.
    Questa gente, chi lavora qui in lab, lo fa unicamente per la gloria. Se sei post doc qui, e sei bravo, puoi al più permetterti di vivere in affitto con la moglie a casa a curare figli che non vedi mai. Punto. Di arricchirsi non c’è neanche il rischio. E’ ancora più malsana come cosa, se vuoi.
    Ad ogni modo resto convinto che non ci sia nulla per cui sacrificare la mia unica vita, neanche il dio denaro.
    Non sono mai stato un capitalista. :D
    Detto questo, aspetto con ansia la tua visita. Il numero tedesco lo farò nel week-end. Ho già una scheda, devo solo trovare il tempo di acquistare un cellulare.

  4. E io che volevo andare a vivere in germania..
    A parte gli scherzi, sempre per parlare del dio denaro. Non so se sia solo nel tuo campo, dannata ricerca, io sento solo i miei amici ingegneri tedeschi e non mi sembra che se la passino poi così male. Un mio amico adesso inizia un tirocinio in uno studio di progettazione strutturale e prenderà più di 800 euro al mese, per imparare il mestiere, prima di essere laureato, aver fatto esame di stato, iscrizione all’albo e sti cazzi. A noi se danno il rimborso spese è già un miracolo da non sottovalutare siccome prendere uno stipendio anche dopo la laurea è un miraggio. Poi sento racconti di un sacco di gente che prima dei 25 non ha nessun problema a vivere da solo e pagarsi l’affitto solo facendo lavoretti. Oppure puoi sempre contare sul sussidio di disoccupazione: ti pagano l’affitto!Se decidi di trasferirti, il trasloco è a spese del governo se lo fai per lavoro.
    Comunque concordo in pieno su tutto e gloria può andare a cagare.

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