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Marzo 2010

Google Hit List [Marzo 2010]

Anche questo mese di Marzo, il primo trascorso per intero in quel di Colonia, è giunto al termine ed è stato decisamente profiquo per quel che riguarda questo sito.
Innanzi tutto ho scritto veramente molti post, praticamente il doppio della media mensile degli ultimi anni, ma ho anche incrementato un po’ le visite e questo mi fa piacere. Apprezzo soprattutto quando, come questo mese, tra le chiavi di ricerca che conducono qui ce ne sono diverse legate ai reali contenuti del blog. Lo streaming di “Rai per una notte” e del nuovo disco dei Canadians sono forse i due esempi più eclatanti in questo senso. Questo spazio però non vuole premiare le ricerche che mi fanno piacere, ma quelle che mi fanno sorridere, quindi bando alle ciance ed iniziamo con la classifica.
Prima però voglio solo precisare a chi si sentisse offeso dalla vincitrice del mese che su queste pagine non ho mai scritto la frase incriminata.
Ho sempre utilizzato ben più nobili parafrasi.
Il fatto, però, che il concetto espresso in quella forma “bruta” porti qui, beh, un po’ mi da soddisfazione.
Il podio, ad ogni modo, è spettacolare.

01 – il papa è una merda
02 – l’approccio delle teenager e i pompini nel 2010
03 – chi ha orecchie per capire
04 – inutile phd
05 – detti popolari contro la diversita’
06 – capannone di polli da fstidio alle case
07 – chi mi sa dire il significato dei tatuaggi che ha leonardo allenatore milan
08 – ciccio russo gente di lusso
09 – prurito gamba ingessata
10 – vorrei trasformare la casa privata in osteria chi puo darmi consigli?

Nota: aggiornata la sezione “musica”.

Ho scelto di non scegliere (cit.)

Prima che parta il classico e ormai decisamente stucchevole carrozzone televisivo in cui tutti i vari candidati di tutte le varie coalizioni si impegneranno a dire che hanno vinto loro, a questo giro voglio pensare che probabilmente ho vinto io.
Io che, per la prima volta da quando ne ho il diritto, ho scelto di non recarmi alle urne.
Potrei facilmente motivare con il fatto che sto all’estero e che rientrare solo per votare il week end prima di Pasqua mi sarebbe risultato non solo dispendioso, ma anche tremendamente seccante, tuttavia non è una precisazione che tiene.
Chi mi conosce sa benissimo che, se davvero mi fosse interessato farlo (come era qualche anno fa), un modo per rimpatriare ed esprimere la mia preferenza l’avrei trovato.
Se non ho votato quindi è perchè non ho voluto votare.
Oggi, tra un esperimento ed una delle tante proiezioni sui vari siti dei quotidiani italiani, mi sono preso qualche secondo per rileggere quanto scrissi in occasione delle ultime elezioni politiche. E’ evidente che sto peggiorando. Solo due anni dodici mesi fa ritenevo sbagliato l’astenersi dal voto ed oggi sono qui a manifestare approvazione verso il boom dei non votanti. Ok, è sicuramente vero che se già ha poco senso spendere soldi per rientrare in Italia ad esprimere una preferenza, non ne ha proprio rientrare per annullare la scheda. In condizioni normali con tutta probabilità avrei annullato, magari utilizzando qualche inutile, ma assai soddisfacente frase ad effetto incisa sulle schede con la matita copiativa. Nella situazione in cui mi trovo però la scelta più facile per esprimere dissenso e disinteresse nei confronti della classe politica italiana è l’astensione, quindi eccomi qui a scrivere l’apologia al non voto.
Stando ai dati, il 34,8% degli aventi diritto ha deciso di non recarsi alle urne. A questi dovranno aggiungersi coloro che hanno annullato la scheda o che l’hanno lasciata in bianco. Più di un Italiano su tre, in definitiva, ha scelto di non scegliere.
Sono numeri grossi.
Rispetto alle scorse Regionali l’incremento delle astensioni è del 7,5%, 8,5% se si restringe il cerchio alla mia cara ed amata Lombardia.
Questi sono dati che, in un paese civile in cui l’astensione non è consuetudine, dovrebbero far riflettere la classe dirigente in toto. Nella mia testa questa dovrebbe essere l’occasione per i nostri politicanti di dire: “Prendiamo questo segnale preoccupante come indice del non aver fatto il nostro dovere al meglio. E’ colpa nostra.”
E’ inutile girarci intorno, è veramente così che stanno le cose. Invece le mie proiezioni vedono il 97,5% dei politici in TV, questa sera e domani, a dire che per un motivo o per l’altro, il risultato è buono. Bersani dirà: “Questo deve portare Berlusconi a capire che deve iniziare a parlare dei problemi della gente.”. Cazzo, quante volte gli ho sentito dire questa frase? Quanto ci vorrà per fargli capire che lui è uno dei “problemi della gente”?
Ma Berlusconi non sarà da meno e dirà: “Tutto questo è frutto del clima d’odio generato dalla sinistra e dalla magistratura politicizzata”. Forse, se interrogato riguardo alle astensioni, millanterà anche di radicali sdraiati fuori dai seggi e gli elettori gli crederanno.
E questo è un altro dei “problemi della gente” di cui Bersani si riempie la bocca e per cui nè lui nè nessun’altro pare avere soluzione.
D’altra parte l’unico atto che ricordo del centro sinistra durante questa campagna elettorare è stato il tentativo, fortunatamente non andato a buon fine, di trombare Vendola in Puglia. Il buon Niki mi è simpatico. Con tutta probabilità, se è osteggiato anche dalla sua parte politica, è perchè forse qualcosa sta facendo.
L’italia ormai è un giocattolo lasciato dai suoi possessori in mano a bambini viziati che finiranno per romperlo.
Toglierglielo di mano ormai è impossibile, l’unica cosa che potremmo e dovremmo fare è dar loro una sonora sculacciata.

NdM: I dati citati sono tratti da Repubblica.it, ad eccezione delle mie personali previsioni.

Rai per una notte

Ieri sera è stata trasmessa una puntata speciale di Annozero, la trasmissione di Michele Santoro.
A causa della cancellazione di tutti i talk show dai palinsesti Rai, questa è stata trasmessa solo da alcune TV private e satellitari, nonchè in rete, dando luogo al più grande fenomeno on-line della storia italiana.
In questo blog amo parlare del mio Paese e credo che un tale evento meriti di essere analizzato.
Oggi in rete è possibile rivedere l’intera trasmissione cercandone i frammenti su youtube (23 in totale, per una durata poco superiore alle tre ore).
Come prima cosa quindi ho deciso di creare una playlist in cui fosse possibile vedere tutto il programma, dall’inizio alla fine.
Spero funzioni.

Divulgo tutto questo perchè ritengo che per potersi dire favorevoli o contrari a quanto viene affermato nel programma, in prima istanza è necessario averlo visto. Sembra banale, ma questa cosa spesso viene dimenticata e troppi sono quelli che parlano sul sentito dire, sui loro preconcetti o su quanto altri hanno detto loro in merito.
Io “Rai per una notte” l’ho visto tutto ed ora cercherò di sottolineare le cose che mi hanno colpito della trasmissione, andando per punti.
Mi piacerebbe si aprisse un dibattito in merito, ma non credo succederà. Quello che spero è che magari qualcuno passando di qui provi a guardare e farsi un’opinione propria.
Iniziamo.
1/23 – Il primo frammento si apre con un parallelismo ormai “gettonatissimo” tra il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ed il fu Duce Benito Mussolini. A mio avviso è innegabile ci siano elementi caratteriali comuni alle due figure (su tutti megalomania e grande carisma), tuttavia credo sinceramente che Berlusconi non sia in grado di diventare un nuovo Duce. Il motivo che mi spinge a dire tutto questo è che, nella sua follia, Mussolini voleva grande l’Italia ed il suo popolo (ricevendo gloria infinita dall’essere stato colui che aveva relizzato tutto questo, ben inteso). Berlusconi vuole grande se stesso e null’altro e chi ragiona così, prima o poi, resta solo.
2/23 – Santoro apre il programma con una lettera aperta a Napolitano. A me Santoro non piace come conduttore, lo trovo spesso arrogante e incapace di instaurare un discorso senza prevaricare l’interlocutore. La sua introduzione sulla necessità di far sentire una certa voce in questo momento però la trovo condivisibile e ben posta, seppur in maniera in alcuni passaggi esagerata. Durante la trasmissione, non essendoci voci “antagoniste”, non avrà mai occasione di mostrarsi prevaricatore come suo solito e questo me lo ha reso più digeribile.
3/23 e 4/23- Sigla, con esposizione del pensiero di alcuni presenti alla manifestazione PdL. Come qualcuno dirà dopo, non fotografa in pieno l’elettorato di centro destra, vengono chiaramente enfatizzati i personaggi più discutibili, ma sentire certe parole da comunque da pensare. Cercando il peggio in una manifestazione di sinistra non credo le cose andrebbero diversamente, in ogni caso. Dopo la sigla parte il pezzo di Cornacchione. Mi ha spezzato.
5/23 – Primo intervento di Travaglio. Chi dice che Travaglio non ami il contraddittorio e che sia capace di soli monologhi ha probabilmente ragione. Chi dice che è un bugiardo credo di no. Molto significativa l’uscita su come nessuno intercetti Berlusconi, ma sia quest’ultimo ad avere a che fare sempre con gente che, per motivi diversi, è sotto intercettazione.
6/23 – Primo intervento di Floris. A me lui piace molto. Segue il primo intervento di Lerner, altro personaggio che gode della mia stima. Ecco, difficilmente mi è capitato di vederlo così infervorato. Credo ne abbia tutti i motivi.
7/23 – Tristemente reale l’analisi di Barbara Serra, specie per chi ultimamente vive all’estero e sente parlare dell’Italia da un’altra prospettiva. Iniziano poi le Docufiction che, riportando semplicemente le intercettazioni, non mi dicono nulla di nuovo. Non tutti si informano come me, però, quindi bene mostrarle.
8/23 – Primo intervento sulla crisi “nascosta” in vece dell’ottimismo. Si dica quel che si vuole, ma trovo sbagliato consentire ad un azienda in ATTIVO di lasciare a casa trecento persone. Sarò comunista. Poi canta Elio, verso cui ho da tempo il dente avvelenato ed è forse per questo che il pezzo non mi piace.
9/23 – Intervista a Mario Monicelli. Illuminante. Lasciando perdere la conclusione “rivoluzionaria” il dipinto fatto del popolo italiano è incontestabile. Vogliamo che qualcuno pensi per noi, da sempre. Che sia un dittatore, il Papa, o chiunque altro necessitiamo di qualcuno che faccia per tutti, così da gioire se va bene e voltargli le spalle se, o meglio quando, va male. Anche l’intervento di Dorfles è parecchio significativo.
10/23 – Un po’ di dati e intervista a Loris Mazzetti. Il succo del suo pensiero è che chi gestisce la Rai ne voglia in realtà il fallimento. Può sembrare assurdo, però basta fare due conti per trovare il tutto tristemente plausibile. Un po’ perchè chi sta facendo tutto questo è proprietario delle tre televisioni concorrenti, un po’ perchè di indizi in questa direzione ne saltano fuori continuamente.
11/23 e 12/23 – Luttazzi. Non sono suo fan, non mi faceva ridere dai tempi di Mai dire Gol, davvero. Ieri però è stato il vero mattatore della scena. Poi parla Norma Rangieri del Manifesto ed i toni si fanno un po’ troppo drammatici. Non siamo ancora in dittatura. Giusto allarmarsi, ma meglio restare credibili. Fa riflettere la parte sull’editoria, in ogni caso.
13/23 – Altra docufiction, vale il discorso di prima.
14/23 – Morgan. In sincerità, inizia a muovermi a compassione. Interventi totalmente decontestualizzati, visibile stato di euforia farmaco indotta. Non critico la persona, nè i suoi problemi, nè tantomeno il fatto che si droghi, ma il suo intervento è una cosa che può andar bene ad X-factor, ma non in una trasmissione di questo tipo. Il duetto con Venditti, nella sua follia, è speciale.
15/23 – Interviene Milena Gabanelli. Altro personaggio che stimo non poco, quindi niente da dire.
16/23 – Secondo intervento di Travaglio. Da lacrime agli occhi, parimenti dovute a riso e tristezza. Si dice poi che Bondi abbia commentato la trasmissione con un “fanno pena”. Centrale la risposta di Santoro che legittima il pensiero di Bondi, ma sottolinea il diritto di chi non la pensa ugualmente a poter usufruire del servizio.
17/23 – Altro intervento di Floris che prova ad uscire dal clima di “pompini a vicenda” e subito viene rimesso nei binari da Santoro, evidentemente incapace di accettare dissenso anche dai propri “alleati”. Interviene poi Jacona, interrotto sul finire ancora da Morgan, per cui vale sempre il discorso di prima. E mi dispiace.
18/23 – Altra docufiction e nuovo intervento di Lerner, anche questa volta da applausi.
19/23 – Benigni. A me Benigni fa cagare. Simpatico eh, ma non da nessun valore aggiunto alla questione. E poi coi baci ha rotto il cazzo. Gusti, per carità.
20/23 – Altro intervento dalla “crisi invisibile” e Trio Medusa. Loro invece a me piacciono molto.
21/23 – Intervista ad Emilio Fede. Non credo serva commentare. Poi è il turno della musica di Teresa De Sio, ampiamente evitabile in ambe le performance.
22/23 – Secondo pezzo della De Sio (vedi sopra) e intervento a sorpresa di Crozza che imita Brunetta. Ai miei occhi risulta identico. Bello.
23/23 – Classica conclusione con le vignette di Vauro che mi fanno meno ridere del solito. Salvo unicamente quella su D’Alema, che mi ha spezzato.

Questa, ai miei occhi, è la sintesi del più grande evento on-line della storia del mio Paese e sono contento di averla raccontata qui, con i suoi pro ed i suoi contro. In ogni caso, qualcosa di cui in Italia abbiamo grande bisogno.

Canadians – The fall of 1960

In questo Marzo densissimo di post (11, mai così tanti da tempo immemore) ho deciso di dedicare una paginetta alla promozione del nuovo disco dei Canadians. “The fall of 1960” uscirà nei negozi il 9 Aprile, ma qui sotto è possibile non solo ascoltarlo in anteprima (ok, ok, lo so.), ma anche scaricarlo in versione mp3.

<a href="http://ghostrecords.bandcamp.com/album/canadians-the-fall-of-1960">A Great Day by Ghost Records</a>

Faccio tutto questo in primis perchè oggi ho scoperto di essere un indiesnob, ma anche perchè a me i Canadians piacciono e trovo questa modalità di diffusione del loro lavoro molto intelligente, onesta e lodevole.
Del disco in questione non dirò molto, anche perchè non credo che qualcuno preferisca leggere una recensione piuttosto che ascoltarsi il disco, ma un paio di cose vorrei sottolinearle. La prima è che la copertina mi piace tantissimo. La seconda è che mi mancano molto le interminabili code strumentali del precedente disco. La terza è che dopo pochi ascolti la title track e “Carved in the Bark” sono i miei pezzi preferiti. L’ultima è che la traccia fantasma conclusiva è capace di sopperire ampiamente a quanto sottolineato nella mia precisazione numero due.
La domanda ora è: verranno a suonare a Colonia?

L’inverno di Frankie Machine

Quest’anno sto leggendo molto.
Probabilmente l’essere in un paese straniero e non avere molte alternative su come occupare il mio tempo libero aiuta in questo senso, ma i fatti recitano che rispetto all’anno scorso e a quello precedente ho già letto due libri in più (grazie aNobii, un altro dei siti che mi permettono di tenere statistiche della mia vita). L’ultima opera letteraria che ho concluso è “L’inverno di Frankie Machine” di Don Winslow ed è di lui che vorrei parlare in questo post.
Giusto per dare la corretta collocazione all’autore di cui sopra, suo è anche il da me più volte elogiato “Il potere del cane”, il libro che, se non l’avessi letto dopo aver già compilato la classifica dell’anno, avrebbe conquistato l’oro 2009 a mani basse.
A poche ore dalla conclusione del secondo romanzo voglio scrivere un post essenzialmente per chiarire che Don Winslow si candida con diritto al ruolo di mio scrittore preferito. Cinico, crudo, capace di costruire intrecci appassionanti, ma al contempo ai miei occhi molto più che credibili. Anche quando, come in quest’ultimo caso, prova ad inserire del “buonismo” questo appare quasi fuori luogo nella società terrbile e schifosa che è capace di descrivere.
Per una volta quindi volevo spendere due parole sullo scrittore e sull’opera, invece di omaggiarla unicamente con la classica citazione.
Ora però, dopo poche righe, mi rendo conto che le citazioni sono la cosa che più mi piace usare per descrivere i libri.

[…]
… nessun mafioso al mondo è così spregevole da rapire la figlia di un affiliato.
Ci voleva un politico, per quello.
[…]

Nota: aggiornata la sezione “letture”.

Manovre per rendere la televisione migliore.

Ci sarebbe molto di cui parlare a voler trattare dell’attualità italiana in questi giorni, ma ho deciso di focalizzarmi sull’aspetto televisivo della questione.
Sono altrettanto conscio del fatto che anche in quell’ambito ci sarebbe molto, troppo da dire, ma io voglio restringere ulteriormente il campo a coloro che vengono cacciati ed oscurati dalla TV italiana di Stato, ovvero mamma Rai, perchè si limitano ad esprimere il loro pensiero anche quando questo non è ossequioso nei confronti di chi comanda.
Voglio parlare di… Aldo Busi.
Leggo oggi sui giornali che il noto scrittore sarebbe stato esiliato con effetto immediato dalle televisioni di Stato a causa di una sua esternazione sul Papa in merito ad una riflessione sull’omofobia. Per chiarire meglio la questione non solo linko il video del passaggio incriminato, ma riporto anche testualmente. Sia mai che, un domani, il video sparisca dalla rete. Busi dice: “… però dico che se anche il Papa si scaglia contro gli omosessuali forse quello che… ormai è risaputo: l’omofobo è un omosessuale represso.”
Non mi interessa entrare nel merito della veridicità o meno della tesi, quel che mi interessa è analizzarne il contenuto ed i provvedimenti che ha scatenato, con le adeguate premesse.
Io comprendo, pur non condividendo, l’allontanamento dai programmi televisivi in caso di bestemmia come accadde al buon Roberto “Parola di Baffo” da Crema, per intenderci. Non condivido non perchè sia favorevole a certe esternazioni sullo schermo televisivo, intendiamoci. Sono il primo a ritenere doveroso un processo che porti alla diffusione, da parte dei mezzi di comunicazione di massa, di un certo tipo di educazione. Secondo me tutto il linguaggio scurrile, di ogni genere e tipo, andrebbe rimosso dalle televisioni. Tuttavia fatico a credere che la motivazione di Rai o Mediaset sia l’evitare di diffondere la maleducazione, visto e considerato che entrambe le reti passano reality in cui il linguaggio è colorito a dir poco. E non mi pare neppure che nessuno venga espulso da un programma televisivo perchè utilizza parolacce o linguaggio inappropriato di tipo “laico”.
Ad ogni modo Aldo Busi non ha bestemmiato, ma semplicemente accostato al Santo Padre la definizione di omosessuale represso. Ritenere questa un’offesa è implicitamente accostare alla parola omosessuale un significato offensivo e dileggiatorio che, se non erro, non ha. Avesse detto: “il Papa è un frocio” sarebbe stato diverso. Ritenere quindi la parola “omosessuale” un’offesa è implicitamente fare ammissione di omofobia, indi per cui anche definire il Papa come omofobo non risulterebbe poi così sacrilego. Quindi, stando all’analisi di ciò che Busi ha detto, si può pensare che sia condivisibile o meno, ma tutto pare fuorchè abbia rivolto al Santo Padre parole di insulto.
Poniamo però il caso sopra citato, ovvero che il cattolico medio ritenga quella di Busi un’offesa imperdonabile, perchè è necessario prendere provvedimenti così seri nei suoi confronti?
Una risposta potrebbe essere che nelle TV del nostro paese non è concesso parlare del credo religioso altrui in toni che potrebbero offendere la sensibilità dei credenti. Così fosse non avrei nulla da obbiettare.
Tuttavia a questo punto riterrei opportuno bandire dalle televisioni anche la signora Santanchè che, in questo video, così si esprime nei confronti del massimo profeta dell’Islam: “Maometto era un pervertito pedofilo in quanto aveva diverse mogli tra cui l’ultima di soli nove anni di età“. Tralasciando l’assurdità della frase, talmente decontestualizzata rispetto ad un momento storico e culturale che non è certo il presente da risultare di per sè risibile, ritengo di non sbagliarmi nel ritenere la definizione di “pervertito e pedofilo” ben peggiore di “omosessuale represso”.
Non mi risulta, tuttavia, che la signora Santanchè abbia dovuto subire alcun tipo di conseguenza dopo questa esternazione, quindi forse il motivo per cui l’uscita di Busi è intollerabile e quella dell’esponente del Movimento per l’Italia no è che la prima offende un largo numero di persone mentre la seconda solo una monoranza. Nel nostro paese, intendo.
Così fosse non credo sia tollerabile, per un paese civile, che vengano fatte certe differenze.
Meno male che così non è. Perchè insultare una vastissima parte del popolo italiano, usando un termine indiscutibilmente offensivo e volgare, è ritenuto tollerabilissimo dalla nostra televisione. Anzi. Proprio il nostro premier, che di TV ne ha tre e si batte quotidianamente per gestire anche le tre non di sua stretta proprietà, in questo video si permette di apostrofare diciamo il 35% degli Italiani come “coglioni che fanno il proprio disinteresse”.
Allora perchè tutta questa avversione per il povero Busi?
Io proprio non riesco a spiegarmelo. Tuttavia credo che nemmeno chi ha deciso per questo linciaggio mediatico possa spiegarne le motivazioni senza entrare in contraddizione o risultare ipocrita.
Meno male che a queste persone nessuno chiede spiegazioni.

Vedi di non morire

[…]
Una cosa la so, comunque, ed è che nel combattimento al coltello esistono due fondamentali scuole di pensiero: quella realista, in base alla quale ogni volta che si combatte contro qualcuno dotato di una certa abilità è inevitabile incorrere in qualche ferita, e quindi tanto vale prepararsi (come quei tipi che, prima di incrociare le lame, si avvolgono il giubbotto di pelle attorno all’avanbraccio sinistro), e quella idealista, che suggerisce di evitare con la massima attenzione ed energia ogni rischio di ferita. Per esempio, cercando di tenere la lama sempre più avanti di qualsiasi parte del corpo.
Entrambe le scuole seguono un paio di regole basilari. Ricordarsi, intanto, di allungare pedate e cazzotti a ogni minima opportunità, perchè i coltelli incutono una tale paura che la gente tende a focalizzare l’attenzione soltanto su di essi. E mai pugnalare nessuno. E’ un gesto idiota, che lascia scoperta fin troppa parte del corpo in cambio di una minima prospettiva di successo. Invece menare fendenti, tagliare, sfregiare ogni bersaglio a portata di mano (come le nocche della mano dell’avversario, quella che impugna il coltello) è una prassi doverosa. I punti più indicati sono l’interno delle braccia e delle cosce, là dove corrono i vasi sanguigni più grossi. Così facendo, è possibile provocare una forte emorragia e, quasi sempre, la morte: l’identica tattica utilizzata dagli squali.
Per principio – e anche perchè al momento indosso un minuscolo camice da paziente ospedaliero invece di un giubbotto di pelle – io sarei orientato verso la scuola idealista. Certo, sarei ancora più propenso ad avere un coltello, cosa che non è.
[…]

NdM: libro geniale, questo. E scritto con un numero di incisi, parentesi, note a margine e periodi interminabili che io non posso che amare alla follia.

Nota: aggiornata la sezione “letture”.

Il mio amico Tim

Ieri sera sono stato a cena da Tim, un ragazzo canadese di origini cinesi che sta facendo il suo post-doc qui in università. E’ una delle persone con cui ho subito legato, quindi ho accettato il sui invito molto volentieri.
Appena arrivati Tim decide di farci vedere casa sua e, giunti in salotto, noto nella sua libreria un volume che subito attira la mia attenzione.
Si tratta di “Judaism for dummies“. Decido di chiedere come mai abbia quel libro in casa e lui mi risponde che è una storia buffa, così me la racconta.
Scopro così che in nord america, se sei ebreo e hai meno di ventisei anni, hai la possibilità di visitare Israele totalmente gratis. Devi solo fare richiesta alla comunità ebraica e dimostrare di essere ebreo, anche solo da parte di madre. Tim ha scoperto questa cosa da due suoi amici ebrei che hanno deciso di aiutarlo a sembrare tale per avere diritto a questo viaggio, regalandogli il libro in questione.
Effettivamente è una storia buffa, gli dico.
Lui mi risponde che è ancora più buffa quella di quando a diciannove anni si è fatto battezzare dalla chiesa cattolica perchè in Quebec se sei battezzato paghi la metà delle tasse universitarie.
Ovviamente il buon Tim non è riuscito in nessuna delle due imprese. Per quel che riguarda il battesimo doveva essere stato effettuato prima del 1984 per dare diritto allo sconto, mentre riguardo al viaggio in Israele, se ho ben capito, si è accorto del tutto quando stava per compiere ventisei anni e non è riuscito ad organizzarsi per tempo.
La cosa realmente divertente è che quando qui ha chiesto il domicilio ed ha dovuto dichiarare la sua religione, per quella storia dei cinquanta euro mensili che i credenti devono versare alla chiesa, lui ha risposto “I do not belive in God”, ma la tipa dell’amministrazione, non si sa bene come mai, l’ha inserito sia come cattolico che come protestante richiedendo che pagasse cento euro al mese invece che cinquanta.
Insomma, il mio amico Tim con le religioni ha un rapporto tutto particolare che, se devo essere onesto, mi ispira non poca simpatia.
A fine serata mi ha anche raccontato le origini del culto mormone, sempre più popolare negli States. Riporto quanto da lui detto senza controllarne la veridicità:
“Un tipo, in galera per truffa negli Stati Uniti, esce di prigione e si mette un cappello nero in testa. Da quel momento dice di avere un link diretto con Dio che gli racconta come Gesù, dopo essere risorto, sia partito con una barca destinazione New York per sotterrare le sacre scritture. Quest’uomo dice poi di aver recuperato le scritture in questione: il libro di Mormon.”
L’immagine di Gesù su una barca a remi che voga destinazione nuovo mondo la trovo geniale.

Nota: aggiornata la sezione “letture”.

Ignorance is bliss

Non mi è mai piaciuta la musica colta.
Da sempre ascolto quello che mi piace e che mi diverte, senza badare troppo alla situazione culturale e sociale che mi circonda. Non sono uno di quelli che si spara gli eventi cool per essere cool, per dirla chiara, ma semplicemente uno che ci può capitare nel momento in cui quello che gli piace diventa in qualche modo trandy. Questo mi porta ad ascoltare ed apprezzare un monte di roba che probabilmente mi taglia fuori dal giro giusto, ma mi da anche modo di vedere spettacoli di indubbio valore artistico e socio-culturale.
Questo preambolo infinito serve ad introdurre il fatto che ieri mi sono sparato il live di Scooter. E mi è piaciuto parecchio.
Vedere un evento techno in Germania è una roba che volevo fare da tempo e ieri questa mia voglia è stata appagata appieno, con annessa dimostrazione di quanto realmente qui siano tagliati per quel genere di storie.
Nell’ambito poi, Scooter è il capo.
Lo so, sono un gruppo di tre persone ed io continuo a parlarne come fosse una sola, ma per me Scooter è il frontman, quello biondo-finto, ed è così dai tempi delle medie quindi non cambierò certo adesso il mio modo di intendere la cosa. E poi, diciamoci la verità, visti live traspare come Scooter sia lui e lui soltanto. Il resto è contorno, per quanto fondamentale.
Lo show si è tenuto al Palladium ed a costo di apparire ripetitivo, ancora una volta Colonia ha dimostrato di avere il locale giusto per l’evento giusto. Questo posto infatti è una sorta di vecchio capannone nel pieno nella zona industriale fuori Colonia, adibito a sede concerti e rave. L’ingresso, la zona bar, il guardaroba ed i bagni sono stati del tutto riattrezzati, quasi in stile teatro, ma la parte dove si svolge l’evento è ancora un capannone in tutto e per tutto, con travi e colonne d’acciaio a sostenere il soffitto, impianti a vista ed muri non verniciati. L’effetto rave è quindi tangibile ancora prima dell’inizio dell’evento.
E c’è un mare di gente.
Scooter attacca pochi minuti dopo le nove e nei primi quindici secondi ridefinisce completamente il mio concetto di “alto volume”. La gente ovviamente esce di testa ed inizia a ballare priva di ogni tipo di controllo, ma io mi soffermo ad analizzare l’aspetto visivo della questione. C’è un impianto luci impressionante, con effetti veramente assurdi. In bilico tra estasi ed epilessia inizio a lasciarmi prendere dalla performance in un tripudio di fuochi artificiali, fiamme che neanche i Ramstein e schermi dalle immagini allucinanti. Rapito da quello spettacolo ho il sospetto di aver appreso come debba essere calarsi dell’acido.
Sul palco, oltre ai “dj”, si alternano i due ragazzi protagonisti di “J’adore hardcore“* e la crew ballerina di “What is the question?“, oltre ad una coppia di cubiste di notevole caratura tecnico-tattica, ma l’attenzione è sempre per lui, il biondone, che salta e si dimena come un pazzo continuando a tirare i cori del pubblico come fosse allo stadio.
La performance dura poco più di un’ora e vengono proposte, oltre alle previa citate, chicche un po’ da tutta il repertorio. Da “Posse” a “Call me manana“, da “Fuck the millenum” a “Stuck on replay“, da “The sound above my hair” (una delle mie preferite) all’acclamatissima “One“, fino alla conclusione lasciata a “Maria“, il pezzo che la gente ha cantato per tutto il tempo dell’attesa per l’inizio dello show.
Ovviamente non è finita qui.
Scooter concede ben due bis snocciolando altre perle come “How much is the fish?“, pezzo durante il quale credo che il Palladium sia stato rilevato dai sismografi di mezza Europa, fino ad arrivare alla conclusione già scritta per l’accoppiata “Hyper hyper” e “Move your ass!“, coronata dalla comparsa di una gigantesca scritta “The end” sui monitor dietro il palco.
Tutto molto divertente. Unico rimpianto è non aver sentito “Faster harder Scooter“, ma non si può avere tutto.
La cosa che invece mi ha sconcertato è stata vedere gente di cinquanta/sessant’anni, dignitosissima all’apparenza, lasciare cappotto e maglione al guardaroba per indossare la maglia del gruppo e gettarsi in mezzo alla folla a ballare. Personaggi impagabili.
Insomma, sarà anche musica ignorante, però gran divertimento.

* al banchetto c’era anche la maglia, fighissima. Non l’ho presa solo perchè volevo qualcosa di più chiaramente riconducibile a Scooter, ma devo ammettere che le mutande con quel logo mi hanno tentato fino all’ultimo…