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Sono le 18:28 di Lunedì 29 Febbraio e, se non pubblico questo post, sarà il primo mese in undici anni in cui non metto online neanche un articolo.
Non una tragedia, si può pensare, e invece è qualcosa che ci va abbastanza vicino perché nel momento in cui non sentirò più la pressione a pubblicare almeno un post al mese, questo spazio inizierà a sgretolarsi per finire abbandonato e desolante da qualche parte nel web. Tipo Serialmente, ma senza essere mai stato utile a nessuno.
Non una tragedia, di nuovo, ma a me dispiacerebbe abbastanza e quindi devo pubblicare un articolo entro le prossime 5 ore e mezza.
Non è che in questo Febbraio non sia successo nulla eh. Mio figlio sta in piedi da solo e ha imparato l’arte del finger pointing, ma non è che puoi scriverci sopra un post. Una volta scrivevo della mia vita, ma siamo nel duemilasedici e, insomma, scrivere della propria vita ormai è una roba da vecchi. Soprattutto se si è vecchi.
Valutiamo quindi le alternative:
– Musica. Non ho ascoltato dischi.
– Cinema. Ho visto dei film. Alcuni belli, tipo Creed, alcuni molto belli, tipo La Grande Scommessa, e alcuni abbastanza deludenti, tipo Hatefull Eight. Ieri c’è stata pure la notte degli oscar. Hanno derubato Stallone di una statuetta sacrosanta e nessuno ha detto nulla, tutti impegnati a celebrare Dicaprio. No guarda, di cinema meglio non parlare.
– Attualità. A differenza del PD non credo ci sia più niente da discutere e valutare in termini di diritti paritari e unioni civili.
– Sport. Non è che abbia mai davvero scritto di sport. Il Milan ha vinto il derby 3 a 0, ma forse era Gennaio. Boh. In ogni caso sarebbe come festeggiare per aver trovato 10 euro in terra dopo essere stati derubati di tutti i propri averi.
– Libri. Ho letto Il Cartello e sto rileggendo Il Potere del Cane. Fatelo pure voi. Non ne scrivo così potete iniziare subito, senza perdere tempo.
– Scienza. In inghilterra hanno approvato l’utilizzo di tecniche di genome editing su embrioni umani. Posso mai parlarne in questo post? No. Magari nei prossimi giorni, che così sistemo anche Marzo.
– Altro. Non mi viene in mente altro.
Sono le 19,06 e il counter dice 361 parole. Potrebbe pure bastare così no?
Massí dai.
Chiudo con una riflessione: che brutto mondo è quello in cui io continuo non curante a sprecare spazio virtuale con un blog e chi invece avrebbe tutti i titoli e le capacità per farlo stacca?
Eggiá.

Rosicare: v. tr. [lat. *rōsĭcare, der. di rōdĕre (part. pass. rōsus) «rodere»]

Se hai un blog come il mio da dieci anni, è evidente che quello che scrivi lo scrivi essenzialmente per te stesso.
Nei ritagli di tempo investi ore per buttare giù impressioni non richieste su ciò che ti circonda e sai già che quel che ne uscirà sarà letto ad andar bene dalle solite dieci persone. Con ogni probabilità, oltretutto, gente a cui volendo quelle cose le puoi dire di persona quando le incontri. Tutti i week end, tipo.
Con questo non voglio dire che non mi interessi essere letto, anzi, ci provo ogni volta a diffondere quel che scrivo il più possibile, ma pur fallendo sistematicamente me la vivo benissimo perchè non è quello lo scopo ultimo.
Di solito.

Ieri ho buttato online un pezzo sulla questione della carne rossa cancerogena. Quel post è nato con un obbiettivo diametralmente diverso, ovvero quello di provare a mettere a disposizione delle informazioni non facilmente reperibili rispetto ad un argomento molto dibattuto su giornali e social.
Mi ci sono sbattuto, per scriverlo: ho raccolto le informazioni, ho riportato le fonti, ho cercato di essere chiaro nell’esposizione e il più completo possibile. Di solito scrivo i pezzi di getto e li pubblico senza post-produzione (a volte rileggo solo dopo essere andato online, per dire), ma questa volta mi son preso più tempo. Ho provato a fare le cose per bene. Leggendo molto di quanto uscito in ambito sui media ho anche la netta impressione di averci messo più impegno io di chi viene pagato per farlo.
Risultato?
Una quindicina di like su FB, qualche commento dalle solite persone. Un mio amico che fa il professore e ha aperto un blog molto carino che parla di fisica ha condiviso il link sul suo wall (grazie, btw). That’s it.
La cosa, per una volta, è frustrante. A differenza di quando scrivo di un disco, di un film, dei cazzi miei o di tutte le altre amenità che si possono trovare qui sopra io non sentivo il bisogno di scrivere quel post. Pensavo solo potesse essere utile. E invece un cazzo.
Che poi magari è successo che chi ha letto il post ha pensato non fosse una roba da condividere. Ci sta eh. Posso aver scritto cose non chiare, o sbagliate o semplicemente non condivisibili. E allora forse mi tira il culo per non aver ricevuto nemmeno uno straccio di riscontro negativo. Manco un insulto.
Credo quindi che la maggior parte delle persone a cui è capitato sotto gli occhi il link del mio pezzo l’abbia semplicemente ignorato e sia passata oltre. Molte sono persone che hanno discusso animatamente dell’argomento, condiviso vignette, battute, pagine complottiste e notizie false, ma che hanno ritenuto non valesse la pena leggere o condividere ciò che avevo da dire. La cosa, sto giro, mi dispiace.
Mi rendo conto che se andassi avanti a scrivere finirei probabilmente per dire robe brutte, biasimare chi mi circonda e passare per quello che si sente migliore degli altri e vive incompreso.
Non che sarebbe un dramma eh.
Dicono che l’albero che cade non faccia rumore se intorno non c’è nessuno ad ascoltare.

“Certo che se ti lagni sempre così è ovvio che nessuno ti legge.”
Hai ragione anche tu.

Restyle

L’ultima volta che ho aggiornato il look di questo sito era il 2009.
Sono dovuto andare a controllare, per risalire alla data, perchè ovviamente non ricordavo quando fosse successo. In questi giorni però ho deciso che potesse essere buona cosa dare una rinfrescata al layout del blog. Il motivo è che, onestamente, trovavo la vecchia grafica ai limiti dell’illeggibile.
Eh, lo so.
Diciamo che non mi andava di buttare l’enorme quantità di lavoro che mi era servita per progettare il sito come era prima e che la pigrizia ha molto spesso tarpato le ali al mio buon senso.
Tuttavia, il tempo per il cambiamento è finalmente giunto.
Non so se la nuova veste piacerà o meno, ma è certamente più semplice e comoda da leggere e dovrebbe aprire alla possibilità di consultare il sito anche da smartphone e tablet in modo abbastanza immediato. Credo.
C’è anche qualche novità.
Ho eliminato tutte le voci inutili del menu, tipo il widget di anobii e quello di twitter, così come la pagina “musica” che non aggiornavo da neanche so più quanto. Il nuovo menù a scomparsa include solo i link e le pagine relative ai viaggi (che, se avrò tempo e voglia, prima o poi uniformerò alla nuova grafica). Restano le categorie e l’archivio, che sono più che altro utili a me, e la search che secondo me è l’unica cosa necessaria in un blog.
Ho scoperto che l’archivio non è inseribile automaticamente nei menù custom di wordpress e non ho trovato in giro consigli su come ovviare alla cosa. Quindi mi sono fatto un menù archivio interamente a mano, che va aggiornato sempre a mano. Questo per dire che non sono capace di fare un cazzo.
Che poi è il motivo per cui prima di fare un aggiornamento faccio passare secoli.

Ten years of fucking up

Nella mia mente ogni cosa ha sempre avuto un momento giusto per finire. Mi sono fatto un sacco di quadretti a tema in testa nel corso degli anni, ricamando con la fantasia. Credo sia un meccanismo che porto avanti più o meno inconsapevolmente per esorcizzare l’impotenza nei confronti delle cose che finiscono. Non trattandosi di un se, mi prendo la libertà di fantasticare sul quando postulando l’esistenza, come detto, di un momento e di un contesto giusti.
Appropriati.
Ideali, addirittura.
Sono sempre stato affascinato dai finali, soprattutto se ad effetto, e probabilmente questa cosa ha influenzato un sacco i miei gusti musicali o la roba che mi sparavo in TV. Scrivo queste righe e in testa compare immediatamente Pacey che lascia Joy al ballo di fine anno.
Mollare all’apice.
Mourinho che fa il triplete e lascia l’inter prima ancora di aver portato la coppa fisicamente a Milano da un’idea del punto. Da lì non si poteva che scendere e quindi meglio smetterla e chiudere lasciando un bel ricordo. Che è una cosa facile, se vogliamo. E’ un po’ scappare dai propri limiti. Non accettare di poter fare peggio come se abbassare il livello squalifichi in qualche modo l’averlo tenuto così alto in precedenza. Ha un senso? Certamente è un modo di vedere le cose che se sei cresciuto avendo come romanzo generazionale “Jack Frusciante è uscito dal gruppo” può avere delle giustificazioni. Che poi ok il libro, ma io penso soprattutto al fatto che a sedici anni avrei dato via una mano per essere mollato da Violante Placido. Io da ragazzino avevo fantasie di relazioni perfette che finivano in modo perfetto. Tutto torna.

Questo blog oggi è ben lungi dall’essere al suo apice. Se per un momento queste pagine hanno avuto una qualche rilevanza, non è adesso. Il pezzo che si trascina da qualche riga a questa parte è il numero 890. Anche un bel numero volendo, tuttavia non è 1000.
Succede però che questo mio diario online oggi fa dieci anni esatti e sono un bel po’ di tempo nell’arco di una vita che ne conta 33 e un pezzo. Dieci anni di vita sono ben oltre le aspettative che avevo quando l’ho aperto, ma anche molto più di quanto avrei ipotizzato nel momento in cui scriverlo mi dava più gusto. Sono uno che vive di mille passioni estemporanee che spesso si consumano in tempi brevissimi. Quando si parla di hobby mi interesso a enne cose diverse senza portarne avanti nessuna con costanza. Eppure, non so come, questo sito è rimasto nel tempo. Se immagino la chiusura di questo blog me la vedo con un post più bello di questo (non di molto direi, anche se con un titolo certamente migliore*), in un momento significativo come potrebbe essere questo e con un tot di persone che mi scrivono che a loro dispiace. Non tante, ma quelle giuste. E che sia vero o meno, posso giurarlo, non conterebbe un cazzo perché le bugie che mi fanno stare bene sono ben accette da sempre.**
Io però questo blog oggi non lo chiudo.
Magari l’ultimo post su queste pagine sarà il prossimo o quello ancora seguente. Probabilmente sarà un post che parlerà di tutto tranne che del suo essere l’ultimo. Questo perché i finali nella vita vera non sono mai perfetti, belli o anche solo vagamente corrispondenti alle aspettative. Non ci sono immagini emozionanti che scorrono su un telo come nel meraviglioso finale di Scrubs e quando i Get Up Kids scrivono un comunicato perfetto per annunciare il loro scioglimento mettendoci dentro cose tipo “all good things have endings” prese dai loro pezzi più fighi, viene fuori che il finale reale sarà un altro, con un disco brutto e inutile e tanta gente che non glielo perdonerà mai. Il momento giusto per mettere un punto semplicemente non esiste.
Quindi, buon compleanno blog.
E avanti finché dura.

* Ten years of fucking up è una videocassetta (!!!) dei NOFX che io e alcuni compagni del liceo avevamo comprato in colletta. Nel 1997, probabilmente.
** un blogger figo questa frase l’avrebbe scritta coi tempi verbali giusti. O, nel caso anche i miei lo siano, l’avrebbe saputo.

I dischi del 2014

Quest’anno faccio una roba diversa dal solito. Faccio un post dedicato ai dischi del 2014. Risate. In effetti non è che di solito non facessi le classifiche di fine anno eh, ma buttavo tutto insieme in un unico pezzo tra musica, cinema, letteratura, tv e via dicendo.
Quest’anno no.
Il 2014 è stato abbastanza memorabile per tante cose. Io dodici mesi così fitti di avvenimenti, situazioni, gioie, preoccupazioni e sbattimenti non me li ricordo e, se vogliamo dirla tutta, spero di non replicarli a breve. Nonostante le cose belle. Sta di fatto che con tutte queste “distrazioni”, di musica non ne ho praticamente sentita. Che poi la situazione sarebbe un filo meno drammatica se si considerassero i dischi che io ho scoperto solo quest’anno, consumandoli, ma che sono più vecchi. Purtroppo però non si può fare. Sono le regole dell’internet.
Parliamo del 2014 quindi, che per me è stato il primo anno in cui a farla da padrone è stata la musica italiana. La musica italiana è qualcosa che a nominarla mi fa sentire inadeguato, vecchio e fuori contesto ed è forse anche per questo esterofilismo spinto e inconscio che non l’ho praticamente mai considerata. Nel 2014 invece è stato un susseguirsi di dischi cantati nella mia lingua madre, tutti belli, che probabilmente si sono trainati a vicenda portandomi a sviluppare un certo tipo di gusto. Ho ripreso in mano Caso e i Gazebo Penguins rivalutandoli tantissimo, ho consumato l’ep dei Cabrera, ho imparato a dare una chance alla roba nostrana. A fare un tentativo.

Il disco più bello di questo 2014 è Riviera dei Riviera. L’ho detto. Eppure è un disco completamente sbagliato. Prima di tutto non è un disco, nel senso che in CD non è mai uscito e quindi nella mia collezione di dischi non ci entrerà mai. La cosa mi fa girare abbastanza la minchia, devo dirlo, ma purtroppo non è un problema legato unicamente ai Riviera e quindi tocca andare oltre. Altra nota dolente è che ha dei suoni brutti. Nel senso, non sono drammaticamente osceni, ma son quei suoni li di chi ha paura che la pulizia infici l’attitudine o l’APPARTENENZA, per dirla alla MACH5. Fai un disco portentoso e poi lo registri coi suoni di un demo del ’98 (uno di quelli della gente brava però). Quindi io lo ascolto e mi incazzo perché bastava nulla a farlo venire fuori proprio BENE e invece pare una take dal box dei vicini. Non ho finito. “a.n.c.o.r.a.” non mi piace e alcuni passaggi strumentali il disco mi caga un po’ il cazzo, alla lunga. Ecco. Posto tutto questo, Riviera dei Riviera è un disco CLA-MO-RO-SO. Non relativamente a quest’anno, ma proprio in generale. Quelle melodie lì che ti entrano dentro subito, i testi, i cori grossi che alla seconda volta che passi il disco già canti sguaiato e non ne esci mai più, la tromba. Porco il cazzo, la tromba in dischi come questo a me da sempre una botta impareggiabile. Il messaggio da portare a casa è che un disco bellissimo non deve per forza essere perfetto.
Citazione: Metto i puntini sulle i dove non li metti tu
Pezzo preferito: attrezzi (10)

Il secondo disco di quest’anno per me è DIAVOLERIA dei Lantern, anche se non lo sento da un po’ perchè ad un certo punto ho iniziato a collegarlo ad una serie di sfighe che mi son capitate e quindi l’ho tolto dal lettore. Però fino a che l’ho ascoltato sono stato veramente preso benissimo. Che pezzo della madonna è “Mucchio d’ossa Copperpot”?. Incredibile. Secondo me ci voleva un bel dischetto HC in italiano suonato bene e con delle idee interessanti dentro e DIAVOLERIA per me ha centrato il bersaglio. Nel disco non c’è la cover di Shorty che mi piace tanto, ma c’è abbastanza roba buona per non sentirne la mancanza. Li ho visti live a Milano, non il concerto più memorabile della mia vita, ma qui si valuta il disco (che, ovviamente, non esiste in CD) e quindi questo non c’entra. Magari me lo risento, DIAVOLERIA, una di queste sere. O magari aspetto di risolvere un paio di faccende, prima.
Citazione: Rileggo tutta la storia. Tutte le colpe. Tutti gli errori. Ripeto tutto a memoria.
Pezzo preferito: Mucchio d’ossa Copperpot (4)

Chiudo il podio con l’EP d’esordio degli “And so your life is ruined” che, notizia bomba che ho scoperto solo ora, ESISTE IN CD! Se non fosse che non ho cazzi di riscrivere tutto da capo, lo picchierei in cima alla classifica solo per questo. Invece sta qui al terzo posto. Il motivo è solo uno: se fai un dischetto di tracce bellissime, 6 sono troppo poche e alla fine ti resta la voglia di sentirne ancora. Che è una cosa bella eh, ma anche un po’ brutta sotto un certo punto di vista. Dei tre sicuramente questo è il disco meno immediato in termini di impatto, almeno per quanto mi riguarda. Atmosfere più tranquille, suoni più morbidi, quel filo di malinconia tipico dell’inverno, anche se poi a voler guardare io ho iniziato ad ascoltarlo ad agosto. Avrei potuto e voluto vederli live a Modena, ma non ce l’ho fatta. Peccato, soprattutto perchè avrei potuto comprare il disco.
Citazione: Raccontami le tue paure, son sicuro che metà sono le mie.
Pezzo preferito: Febbraio (2)

Questo vuol dire che ho ascoltato solo dischi italiani? No, ma effettivamente dal resto del mondo non mi è arrivato alle orecchie nulla di rilevante o capace di tenermi lì per più di un paio di ascolti. Ad eccezione del primo full lenght dei Gates che si chiama Bloom & Breathe ed è un disco eccezionale (appunto), con suoni bellissimi, pezzi bellissimi, atmosfere bellissime e quel senso di perfezione che da fastidio a tutti e che invece per me è, per non ripetermi, bellissimo. E’ uno di quei dischi in cui non è possibile isolare una traccia dal contesto o distinguere con precisione un pezzo dall’altro finito l’ascolto, ma non è una caratteristica negativa. Sarebbe come estrarre una scena di pugni da The Raid e cercare di ricordarsi esattamente quando sia nel film, cosa venga prima e cosa dopo, farla bastare a se stessa. Non ci si riesce sempre. La domanda è: ha davvero senso quando si può prendere il film e guardarlo tutto dall’inizio alla fine? No. “Eh, ma in The Raid c’è il fight con Mad Dog che anche da solo spacca il culo”. Vero, ma in questo disco c’è “Not My Blood” che tiene in piedi l’analogia, quindi ho ragione io.

La chiuderei qui, che mi pare di aver scritto abbastanza. Di solito quando faccio le classifiche di fine anno, però, parlo anche dei dischi brutti e quindi lo faccio anche questa volta. Tanto non c’è molto da dire.
Quest’anno è stato essenzialmente la nemesi del 2002. I tre peggiori dischi li hanno buttati fuori Taking Back Sunday (“Happines is”, disco senza mezza idea e ripetitivo all’eccesso, ma con un singolo che tutto sommato si salva), Finch (“Back to Obliion”, un disco di cui nessuno sentiva il bisogno. O meglio, di cui io sentivo il bisogno, ma non fatto così) e The Used (“Imaginary Enemy”, un disco essenzialmente offensivo).
E’ uscita roba brutta anche in Italia?
Sì. Il disco dei Do Nascimento a me ha fatto cagare. Però ha un titolo bellissimo: Giorgio. Me lo segno.

Una su X Factor 8

Poco fa @disappunto ha linkato su twitter un pezzo del Fatto* a tema X Factor 8 dicendone essenzialmente male. Io ho letto l’articolo e ne condivido larga parte. Non riuscendo per una volta a spiegare i miei motivi via tweet mi prendo qualche minuto per scriverne qui, conscio che il pezzo uscirà con tempi inconciliabili a qualunque tipo di discussione online caratterizzi l’epoca contemporanea, vale a dire più o meno due ore. Tempo fa ho steso la bozza di un post a tema “i tempi del web” che non ho mai concluso perchè io stesso a metà pezzo mi ero ritrovato ormai privo di interesse per la cosa.
Tornando in tema, l’articolo del Fatto* è questo qui e se si esclude l’ultimo paragrafo e la sua deriva sui problemi della discografia a me pare un pezzo piuttosto centrato su questioni in merito alle quali a sto punto dirò anche io la mia. Una cosa certamente vera è che a X Factor si ripete come un mantra la questione centrale dell’essere vendibile. Anche gli scorsi anni eh, ma in questa edizione è tutto ancora più marcato, con Fedez che sente particolarmente suo questo metro di valutazione. A rifletterci, la contraddizione in termini è evidente e se per qualcuno tirarla fuori dopo otto anni è un nonsense, per me è semplicemente basarsi su una robusta casistica. Vado ad elencare i motivi per cui “la contraddizione in termini è evidente” (cit.). Innanzi tutto, nessuno dei vincitori di X Factor vende. Non è del tutto vero, ci sarebbe Mengoni, ma proprio grazie all’ampia casistica a disposizione si può concludere che Mengoni sia un caso. Quindi il punto è che o consideriamo il format come uno dei più fallimentari della storia della televisione, ciclicamente incapace di raggiungere l’obbiettivo per cui parte, oppure il punto della vendibilità come criterio di valutazione è una cazzata. Io propendo comunque per la prima ipotesi: i giudici di X Factor puntano davvero a trovare un soggetto vendibile, ma non ne sono capaci. In più, il format non li aiuta. Sempre volendo puntare i miei due centesimi, gli autori questo lo sanno benissimo, ma nessuno di loro va in TV a dire che l’obbiettivo della trasmissione è “Trovare un talento vendibile” piuttosto, se glielo chiedessero, “portare a casa un’altra stagione di buona televisione”. Ora, volendo dare per buono il concetto per cui oggi esista qualcuno in grado di sapere come fare a far vendere i dischi ad un artista, di certo questo qualcuno non sta al tavolo dei giudici del programma. Non c’è quest’anno come non c’era gli anni scorsi, ma è di questa edizione che si parla e quindi è questa che analizzo.
E’ facile dire che Victoria non sappia cosa serve per vendere i dischi. Non è il suo mestiere. E’ più simpatica della Ventura (grazie al cazzo), ma la portata è la stessa. Il secondo in ordine di inutilità però è proprio l’osannatissimo ed autocompiaciutissimo Morgan, che a conti fatti non è mai stato buono di vendere manco i suoi, di dischi. Qui si capisce la netta separazione di intenti tra autori e programma. Morgan è fondamentale per lo show perchè è l’equivalente di Benigni che legge la Divina Commedia, solo che nessuno si azzarderebbe ad andare in giro a dire che il secondo punti a far vendere più copie di Dante. E’ ovvio anche alle mie pantofole che chi guarda X Factor non è chi compra i dischi. Fine. Così non fosse, non ci sarebbe una crisi della discografia comunemente detta. Morgan, all’atto pratico, è il fallimento più grande dell’X Factor che punta ad invadere il mercato. Restano gli altri due giudici, che quantomeno hanno un’idea di cosa voglia dire vendere dei dischi, anche se ho già detto della profonda differenza tra vendere e far vendere.
A farmi riflettere più di tutti c’è Fedez, ragazzo che stimo essenzialmente sulla base della musica che ascolta e della maggior parte delle cose che gli ho sentito dire. Valutassi la musica che fa avrei un parere diverso, ma non è questo il punto. Il meccanismo legato al “successo” di Fedez è talmente all’antitesi di una cosa come X Factor che infilarcelo dentro a fare il giudice/coach risulta una scelta assurda da qualunque direzione la si guardi. Penso si sia tutti d’accordo sul suo non essere personaggio televisivo, non ha i tempi né il mestiere e una sua performance alla Arisa credo non sia nemmeno quotata dalla SNAI. Non credo nemmeno sia da prendere in considerazione per l’aspetto tecnico/teorico della faccenda. Non è uno che sa come si fa bene la musica. Non parlo di gusti eh, parlo proprio di sapere quello che si sta facendo, di “preparazione”. Potrò non essere sul pezzo per valutare le sue conoscenze del RAP o dell’Hip-Hop, ma quelle volte che prova ad uscire dal suo per entrare nel mio, che non sappia quello che sta facendo o quantomeno come fare a farlo bene è evidente. Fedez fa la sua cosa credendoci il giusto e divertendosi di conseguenza. E fa benissimo. Però da lì a poter spiegare agli altri come fare altrettanto secondo me il passo è lungo. Usando una metafora che credo gli piacerebbe, è come far fare l’allenatore in Serie A ad uno solo perchè è forte a Pro Evolution Soccer. Che poi, giusto per aprire un’altra parentesi nel discorso, che cazzo di senso ha continuare a puntare su questo discorso della qualità, del fare buona musica, delle armonizzazioni, dell’intonazione e via dicendo? Ci rendiamo conto di chi “vende i dischi” in casa nostra o no?
Per quanto mi riguarda quindi, X Factor è un programma che con il vendere i dischi c’entra relativamente poco. Meno di Amici, per dire, che trovo decisamente più onesto nel suo invertire gli addendi e lavorare sulla costruzione di un pubblico che ami quello che propone invece che sul costruire qualcuno perchè piaccia ad un generalissimo pubblico senza volto. Ed infatti ad Amici non si parla mai di “cercare uno che possa vendere”, pur avendo tirato fuori più gente con i numeri in classifica del rivale con la X.
Quindi? Quindi sono d’accordo con il pezzo del Fatto* in quasi tutte le sue parti, pure quando fa una critica alla prima puntata ed ai suoi contenuti artistici. Due ore e passa di bello spettacolo: curato, ben fatto e ben diretto, dove però sotto questi chili di sovrastrutture produttive non resta nulla di cui valga la pena parlare. Nessuna voce che spicca. Nessun personaggio che spicca. Nessuna interpretazione che spicca. Tantissima insipienza su cui è stato costruito dell’ottimo intrattenimento. E va bene così, perchè io guardo X Factor per lo show, non certo perchè comprerò i dischi che ne escono. A me piace vedere l’assegnazione dei pezzi, gli arrangiamenti, i costumi e, quando va di lusso, grassa polemica sterile su questioni completamente risibili fatta da gente che è lì a fare un lavoro che non sa fare.
Ho questa idea che stare dentro a X Factor per i giudici sia tipo il Truman Show.

*Abbiamo un quotidiano comunemente chiamato IL FATTO a cui tutti si riferiscono dicendo: “Hai letto cosa ha scritto IL FATTO?” ed è bellissimo.

I premi dell’internet

Sto riflettendo su quanto può essere triste da parte mia dedicare un post alle votazioni per i premi dell’internet. C’è infatti da tener presente che:
1) Di solito chi ci scrive sopra è perchè è coinvolto. Tipo che lo puoi votare e può vincere. Per queste persone ha chiaramente un senso. Non è il mio caso (ha anche quasi smesso di tirarmi il culo per la cosa, tra l’altro, nel senso che ho quasi accettato il mio non essere diventato FAMOSISSIMO online. Quasi.)
2) Non conosco NESSUNO dei candidati. Nel senso di persona. Non sono miei amici, per alcuni ho una certa stima, ma che ha basi del tutto virtuali (rischio effetto Civati: lo leggi e pensi “cazzo è in gamba”, poi però magari lo incontri, ci parli e pensi anche no.).
3) Dare indicazioni di voto presuppone avere un audience. Farlo qui sopra è tipo parlare allo specchio.
A conti fatti quindi, è probabilmente una cosa molto triste.
Ecco le mie indicazioni di voto:

MIGLIOR SITO: si può votare i400calci come miglior sito in generale. Cioè, si deve. Io l’ho fatto. Si tratta infatti di un raro caso di eccezione al punto 2: ho incontrato alcuni dei coinvolti ed è stata ogni volta una cosa molto figa. In più il capo è tipo il mio bloggher preferito di sempre.  Ci sono altre motivazioni, ma le riservo alla spiega per le altre categorie in cui li voto.

MIGLIOR PERSONAGGIO: ho votato perchè ero all’inizio e avevo paura di non arrivare a 10 categorie totali. Ho votato Pif. Sono in qualche modo convinto che far vincere Diprè sia SBAGLIATO. Capisco nominarlo per il lol, ma farlo vincere no. Proprio no. NO.

MIGLIOR ARTICOLO: ho votato “Le 10 Cose sulla LAV che (non) vorresti sapere“. Non mi piace come è scritto, non condivido tutto quello che c’è scritto e mi rode il culo che la rete candidi un pezzo per quel tema scritto da qualcuno che non ha basi scientifiche. Però il pezzo è interessante e ha spunti molto buoni, oltre al fatto che il nemico del mio nemico non è mio amico, ma un voto ai premi di internet se lo merita.

MIGLIOR COMMUNITY: qui deve vincere i400calci perchè ha il gruppo di commentatori, fan e partecipanti agli eventi (cazzo, la #400TV, ma cosa aspettate a votare fortissimo???) più figo in assoluto. Ne faccio parte. Voglio il premio.

MIGLIOR SITO DI NEWS: ho sempre votato l’ANSA, ma in sti giorni ha diffuso la notizia fake di una sesta stagione di Breaking Bad come fosse vera. C’ero cascato anche io 24 ore prima, ma non è il punto. Voto il Post.

MIGLIOR SITO DI SATIRA: No contest.

MIGLIOR BATTUTA: Voto Lercio.

MIGLIOR SITO TELEVISIVO: Voto Serialmente pure se è in un momento critico. Proprio perchè è in un momento critico.

MIGLIOR SITO CINEMATOGRAFICO: Giassai.

MIGLIOR SITO MUSICALE: Voto BASTONATE nonostante abbia parlato male della reunion dei Mineral in almeno due occasioni. In somma protesta avrei voluto votare a margine, un sito fighissimo che ho scoperto da poco e che però non era candidato, nonostante le notizie diffamatorie messe in giro dalla concorrenza:


Comunque voto BASTONATE anche perchè è davvero il miglior sito musicale in giro.

MIGLIOR SITO FOOD: avrei votato Briciole in Cucina perchè ho conosciuto una delle due ragazze che lo tiene ed è brava e simpatica. Non era candidato. Non voto.

MIGLIOR SITO TECNICO DIVULGATIVO: Ho votato Lega Nerd perchè meritano un voto anche se forse non in questa categoria, che gli va un po’ strettina.

CATTIVO PIU’ TEMIBILE: Voto Nebo, più che altro per la roba brutta che gli hanno fatto recentemente.

MIGLIOR SELFIE: Mi rifiuto di votare. Cioè, guardate i candidati. Pare il premio “Ormone libero”, ma organizzato dalle carmelitane scalze.

TRASMISSIONE TV PIU’ SOCIAL: beh, direi X Factor. A detta di tutti la roba che rende le TL più illeggibili DOPO la #400tv (avete votato i 400 calci in ogni categoria votabile, sì?).

MIGLIOR HASHTAG: #Vinciamopoi. Impareggiabile.

Si vota QUI.
Due post in tre giorni.
Che mese prolifico.

Cose che potrebbero anche interessare qualcuno (#esticazzi)

Non mentirò, questo post ha come scopo principale il non far girare a vuoto questo Agosto 2014, fino a poco fa candidato serissimo a primo mese senza post da Gennaio 2005, ovvero da che questo blog è stato aperto.
#esticazzi.
Siccome non ho voglia di scrivere niente di approfondito, interessante o anche solo lungo abbastanza per dare al post una vaga credibilità e non farlo apparire come mera tacca sull’ipotetico muro del mio essere ossessivo/compulsivo, farò un listone di robe.

1) Ho appena visto il finale di True Blood. Per un tot di motivi che ho già ripetuto ad oltranza, in parte anche qui sopra, lo ritengo una delle serie più significative di sempre. Quella che si è chiusa è forse la stagione meno brillante ed io ero così carico di aspettative che rimanere soddisfatto non sarebbe mai stato possibile. Quindi non mi sono nemmeno goduto gli ultimi metaforoni buttati dentro a forza, tra eutanasia e matrimoni non riconosciuti dalla legge che però se c’è l’amore vaffanculo a tutti, e ho seguito il tutto come un conto alla rovescia verso il finale. Verso l’incombente dissolvenza in nero. Mentre sullo schermo Jason diceva a Hoyt che la morte non può spaventare se si vive il presente al meglio io lo ascoltavo, ma avevo chiaramente la testa al fatto che forse sarebbe stato l’ultimo discorso contorto dello sceriffo Steakhouse. Un momento così magicamente “meta” da essere suo modo bellissimo. E’ una serie che mi mancherà e a cui sarò per sempre legato. Probabilmente gioca un ruolo importante l’averla sempre letta come la cosa più intelligente girasse in TV, soprattutto perchè non lo era per nessuno e questo mi lasciava modo di pensare che, semplicemente, LA GENTE non ci arrivasse mentre io sì. E poi era tremendamente divertente. E poi mentre scrivo sto sentendo un disco (SPOILER: ne parlo dopo) che mi prende malissimo e ho una tristezza pesa addosso che non so se dipenda dal fatto che, come ogni lutto che si rispetti, ci sia voluto un minimo a metabolizzarlo oppure se sia il disco. Oppure magari sono io e basta.

2) Su RockIt ci sono in anteprima streaming 6 tracce del disco dei And So Your Life Is Ruined. Sei tracce che per quello che ne so potrebbero essere anche tutto il disco. Il link è questo. Stando su RockIt probabilmente l’hanno già sentito tutti ad oltranza da mesi, io però vivo sotto le pietre come le lucertole e per arrivarci me lo sono dovuto trovare sbattuto in faccia dalla bacheca Facebook. E’ un disco che mentre lo ascolti pensi abbia tutti i suoni sbagliati e invece poi capisci che sono giusti così. E ci sono degli arpeggi di chitarra che sono fatti apposta per dirti cose come “Raccontami le tue paure // son sicuro che metà sono le mie” e che con me hanno veramente vita facilissima. Prima, mentre ascoltavo una delle parti strumentali stavo navigando e accidentalmente è partito un filmato sul sito della Gazzetta che parlava della partenza di Balotelli. C’era sta melodia dolce e triste sullo sfondo e Mario che parlava di addii ed era un connubio tremendamente suggestivo. Ora, come cazzo parla Balotelli, l’accento che ha e le cose che dice, per renderle parte di una cosa anche vagamente nostalgica e/o emozionante vuol dire che la parte musicale deve avere i contro coglioni. Oppure che chi ascolta debba essere in quel mood lì, magari per via del telefilm appena concluso (SPOILER: ne ho parlato prima). E’ stata una cosa di un secondo o due, ma è stato bello. Il disco è bello. Ultimamente vengono fuori cose che mi spingono a rivalutare l’impatto che la svolta in italiano dei Fine Before You Came ha avuto sulla musica di casa nostra. Bene così.

3) Pensavo che avrei scritto qualcosa sull’#IceBucketChallenge, ma anche no. Mi prendo giusto un secondo per un cinque altissimo a quelli di Fondazione Telethon che oggi hanno retwittato la mia idiozia, dimostrandosi avanti anni luce.

E anche ad agosto qualcosa alla fine ho pubblicato.
Blog’s not dead.

#esticazzi.

Stare bene

Sono in metro senza molto da fare e in queste situazioni internet diventa un pozzo senza fondo. Il cappello di un mago da cui è facile estrarre una serie di fazzoletti colorati legati l’uno all’altro. Ognuno tuo. E così tiri e tiri con la curiosità di vedere cosa uscirà dopo, conscio che una fine non c’è.
A volte emergono cose che non ricordavi connesse ad altre che non avevi notato, che avevi rimosso o che ti eri sforzato di non vedere. Per come sono fatto io, sprofondare nella malinconia è un attimo, a quel punto.
Ma oggi no.
Oggi fuori c’è il sole e così esco dalla metro con un disco nelle orecchie e un sorriso sulla faccia.
Perché a costo di dare torto al comandamento unico di Max Pezzali, ieri non è per forza di cose meglio di oggi o di domani. L’ultima volta che ho pensato una roba del genere non è stato molto tempo fa e non sono passate 24 ore prima che la vita venisse a mettere alla prova le mie certezze. Pesantemente. Ed è difficile scrivere qualcosa che possa sembrare ottimista per uno che, da sempre e ancora oggi, ha paura del futuro. Intorno vedi cose che, effertivamente, ti spaventano. La pressione sale, ti chiedi se e come ce la farai e non hai una risposta. Non puoi averla e non devi cercarla. Non è affatto detto che tutto debba andare bene.
Oggi però non vedo perché dovrebbe andare male e questa, per me, è una vittoria.

Alla fine questo resta a tutti gli effetti il mio diario ed è bello tornare per una volta ad usarlo come tale. Niente domande per favore, non mettetemi nella condizione di non rispondere.

Manq’s awards 2013

E anche quest’anno siamo giunti al momento delle classifiche finali, che su questo sito investono solitamente una moltitudine di argomenti e risaltano il meglio ed il peggio dell’anno solare a mio insindacabile giudizio.
Come la mia logorrea esige, dopo ogni classifica ci sarà la classica spiega.

Migliori dischi:
Biffy Clyro – Opposites
Dargen D’amico – Vivere aiuta a non morire
Cabrera – Nessun rimorso
Moving Mountains – S/T
Defeater – Letters home
Spiega: primi metto i Biffy perchè il disco è uscito a gennaio e quindi se lo sono dimenticato tutti nelle classifiche finali, invece è bello. Forse non così bello da stare al primo posto, ma decisamente bello abbastanza perchè non mi si rompa il cazzo per avercelo messo. Secondo Dargen D’Amico perchè credo sia il disco che ho ascoltato di più quest’anno e perchè c’è dentro LA canzone del 2013. Terzi i Cabrera perchè hanno fatto un EP stupendo che avrei messo primo se non avessi la paura di passare per quello che se la mena e mette un EP semi sconosciuto al primo posto solo per darsi un tono. Quarti ci vanno i MovMou perchè il disco che non piace a nessuno a me piace sempre di più. Quinti finiscono i Defeater perchè Letters Home è un disco bellissimo e anche se i pezzi sono meno belli di quelli del disco 2013 dei Touché Amoré, Letters home non l’ha mixato un idiota e quindi merita di stare più in alto.

Peggiori dischi:
Minnie’s – Ortografia
Jimmy Eat World – Damage
Face to Face – Three chords and a half truth
Spiega: mi spiace mettere i Minnie’s nella classifica dei dischi brutti, ma mi aspettavo tanto e questo disco non mi è piaciuto. La stima nei loro confronti resta immutata. Secondi ci metto i Jimmy Eat World perchè il disco è una merda clamorosa e inappellabile. Primi i Face to Face per le stesse motivazioni dei Jimmy, ma con l’aggravante di averlo fatto uscire il giorno del mio compleanno.

Miglior concerto:
Pentimento + Less Than Jake @ Circus Line (NYC)
Spiega: suonavano su una barca impegnata a circumnavigare Manhattan al tramonto. Enough said.

Peggior concerto:
Ataris + Cancer @ Li-Fi (MI)
Spiega: Kris, per l’amore di Dio, smettila.

Migliori film:
Gravity
Rush
Don Jon
Pain&Gain
Django Unchained
Spiega: Gravity è il film che da un senso all’andare al cinema. Rush mi ha tenuto incollato alla sedia, complice anche la mia ignoranza rispetto ai fatti narrati. Don Joe mi ha spaccato dal ridere. Pain & Gain è uno dei migliori film di Bay. Django è chiaramente bellissimo, ma l’ho apprezzato di più alla seconda visione. Restano fuori classifica un sacco di film belli, quindi da questo punto di vista il 2013 è stato figo.

Peggiori film:
Lo Hobbit – Un viaggio inaspettato
Only God forgives
A good day to Die Hard
Spiega: La prima parte de Lo Hobbit mi ha spaccato il cazzo oltre ogni preventivabile misura. Il nuovo film di Refn non è un film. Bruce, per l’amore di Dio, smettila.

Migliori serie TV:
Breaking Bad season finale
Fringe season finale
Spartacus War of the Damned
True Blood season 6
Black Mirror season 2
Spiega: la stagione finale di Breaking Bad è inarrivabile, pure per Fringe che comunque mi ha preso tantissimo. Al terzo posto finisce Spartacus perchè anche in quel caso il coinvolgimento emotivo è stato a livelli folli. Poi ci sono l’immancabile True Blood, che resta una delle cose migliori e più intelligenti in circolazione, e quel gioiellino disturbante di Black Mirror.

Peggiori serie TV:
Homeland season 3
Dexter season finale
The Following season 1
Spiega: la terza stagione di Homeland l’ho mollata al quarto episodio e un motivo ci deve pure essere. La stagione finale di Dexter è LAMMERDA. La prima stagione di The Following è peggio.

Migliori libri:
1° Open – Andre Agassi
2° World War Z – Max Brooks
3° La ragazza dei cocktail – James M. Cain
Spiega: la biografia di Agassi è scritta così bene da risultare bellissima a uno che non ha mai seguito il tennis come il sottoscritto. World War Z mi è piaciuto molto più di quello che mi aspettassi. La ragazza dei cocktail è un noir coi contro coglioni.

Peggior libro:
Inferno – Dan Brown
Spiega: Dan, per l’amore di Dio, smettila.