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L’italia è una merda.

Sarri, Mancini e le contraddizioni del calcio italiano

Non credo ci siano altri Paesi in cui il calcio sa tirare fuori contrasti ai limiti dell’assurdo come accade in Italia.
Prendiamo la questione Sarri-Mancini. In pratica l’allenatore del Napoli, evidentemente fuori dai gangheri, decide di insultare il suo collega e avversario e ha la malaugurata idea di dargli del “finocchio” o forse del “frocio”, non ho ben capito. Credo cambi poco.
Ovviamente è subito il pandemonio.
Giusto, viene da pensare, perché certi atteggiamenti andrebbero stigmatizzati con fermezza, specie nello sport dove dovrebbero regnare concetti come il rispetto dell’avversario e l’etica sportiva. Da lì lo scandalo, i cori di sdegno e le richieste unanimi di sanzioni.
Eppure qualcosa non mi torna.
Inizio a leggere in giro la parola “omofobia” e ho questa impressione per cui non sia del tutto chiaro quanto successo. Sarri ha voluto insultare Mancini e l’ha fatto con il primo appellativo offensivo che gli è filtrato dal cervello alla bocca. Non credo, anzi, sono sicuro non avesse in testa i gusti sessuali dell’allenatore nerazzurro.
Se dai del bastardo a un tale è perché pensi non sia veramente figlio di suo padre?
Ecco come la penso io: ogni lingua e ogni cultura comprenono gli insulti, che sono niente più che la manifestazione di mancanza di educazione. Personalmente trovo abbastanza ridicolo mettermi a fare dei distinguo su quali siano accettabili e quali no: nessuno dovrebbe esserlo.
Certamente ci sono insulti che esprimono più di altri carenze culturali nella popolazione che li utilizza. Un popolo che usa “frocio” come insulto è chiaramente un popolo di base omofobo, tuttavia molti di coloro che dicono “frocio” non lo fanno con lo scopo di denigrare le abitudini sessuali del bersaglio. Molti lo fanno perché è una parola comunemente usata allo scopo di attaccare/offendere l’interlocutore. Abitudine. Poi certo, se incontrando due ragazzi che si tengono per mano in strada grido loro “froci” è decisamente diverso, ma non è questo il caso. E poi, volendo davvero essere ipersensibili, non è forse altrettanto omofobo chi apostrofato come “Frocio” si risente?
Sarri è stato maleducato e soprattutto è venuto meno all’etica che dovrebbe stare alla base dello sport e per questo andrebbe sanzionato, ma sarebbe stata la stessa cosa se avesse dato a Mancini dello stronzo, eppure nessuno ne avrebbe fatto un caso.
C’è una sorta di moralità posticcia e forzata nel nostro calcio che, a mio avviso, è solamente dannosa e non aiuta ad educare.
Un altro buon esempio è il razzismo negli stadi, una gigantesca nuvola di fumo negli occhi.
Mi spiego.
In america hanno una cosa che si chiama “Trash talk” il cui principio è fondamentalmente insultare l’avversario, ferirlo più possibile a parole, in modo da deconcentrarlo e trarne vantaggio sul campo. Se lo chiedete a me è quanto di più antisportivo esista, ma è tollerato dalle regole. Il “tifo contro” è fenomeno del tutto accomunabile e non si può certo chiedere ad un tifoso la sportività che non si pretende dagli stessi atleti. Quindi se dando del negro o dello zingaro ad un calciatore, o facendo BUH ogni volta che tocca palla, riesco nell’opera di deconcentrarlo io sto centrando il mio obbiettivo di tifoso e non è per nulla scontato io sia razzista. Sopratutto, non vedo perché questa cosa vada criminalizzata quando è lecito cantare ingiurie alla madre morta di Materazzi o al fratello disperso (poi morto) di Kaladze.
Ma i contrasti assurdi non si trovano solo dentro il calcio. Il brutto è quando confrontiamo il calcio alla società e scopriamo che la seconda è molto peggio, sebbene nessuno purtroppo se ne lamenti. Non si tratta di benaltrismo eh, ma di priorità.
Un paese in cui Salvini fa politica non può risultare credibile quando prova a stigmatizzare il razzismo negli stadi. Non è un concetto di ipocrisia, che comunque è evidente, ma proprio di modus operandi.
Siamo un Paese razzista? Si.
Cambiare questa realtà si può, ma sono convinto che sia più facile il problema svanisca dagli stadi una volta ripulita la politica che forma l’opinione pubblica piuttosto che vice versa. Infatti il mondo del calcio è il primo a credere sia solo questione di immagine. Tavecchio va bene a tutti finché non esterna il suo pensiero (davvero razzista e omofobo in quel caso, roba che manco Trump…). Se importasse qualcosa a qualcuno il tizio non dovrebbe stare dove sta. Non dovrebbe nemmeno esserci arrivato, ad onor del vero, e invece le sue uscite diventano “gaffe” e le si insabbia appena possibile.
Stesso discorso per l’omofobia.
Non è pensabile che in un Paese in cui la forza teoricamente progressista e di sinistra è ancora ampiamente insicura in tema di diritti civili, il calcio debba provare in modo palesemente artificioso ad apparire irreprensibile in merito. È chiaro che l’operazione puzzi di finto. Specie quando la base del contendere è pretestuosa, come nel caso Sarri-Mancini.
In Italia ogni singolo campetto in cui giocano bambini e ragazzi è una cellula che accresce il cancro della diseducazione sportiva, alimentata da genitori ed allenatori incapaci di dare un esempio corretto.
Volendo risanare e dare un modello di comportamento, forse, varrebbe la pena partire da lì.

Opinioni personali

Ho provato a non dire nulla, a caldo, su quanto successo a Parigi venerdì notte. Bombardato in ogni direzione dai commenti più diversi, ho tentato in tutti i modi di tenermi il mio parere per me, convinto che se avessi parlato sarebbe stato solo per dire qualche banalità o per dare addosso a qualche idiota.
Di idiozie però ne ho lette davvero troppe e, pur continuando a pensare non abbia il minimo senso dare addosso direttamente a chi le ha scritte*, ritengo sia mio sacrosanto diritto usare questo spazio per fare qualche precisazione.
Segue la lista delle opinioni che reputo stronze. Se sentite vostro uno o più di questi concetti, sappiate che non godete della mia stima e se non ve lo dico direttamente é solo perché non ritengo ne valga la pena. Poi oh, ci sono miliardi di persone che senza la mia stima vivono comunque bene quindi penso possiate farvene una ragione.
1) Qualunque pensiero colleghi le stragi di Parigi a qual si voglia campagna xenofoba, é merda. Non c’è molto da dilungarsi in merito.
2) Associare gli atti terroristici alla religione islamica è una stronzata. Sarebbe come dire che i preti pedofili sono tali per colpa del cristianesimo. Non ha senso. Io non sono religioso, ma la religione non è il problema. Il problema è sempre l’uso che se ne fa. Il discorso è analogo a quello che qualcuno fa per le armi, ma il paragone non tiene perché lo scopo ultimo della religione non è arrecare danno al prossimo. Come in tutte le cose, il problema sono gli uomini. Quindi NO, non è sbagliato o deprecabile che chi crede preghi per Parigi e NO non è asserendo con supponenza che le religioni siano roba da scemi e/o fondamentalisti che si contribuisce alla questione.
Questa cosa non vi entra in testa. D’altra parte siete convinti che il tifo sia la causa della violenza negli stadi e non un pretesto.
3) È davvero necessario condividere una frase dal corano che condanna l’omicidio? Ma soprattutto: quella frase è davvero nel corano? Ne siete sicuri? E anche fosse, nel corano non ci sono anche frasi in contraddizione con quella? Io non lo so. So che nella Bibbia ci sono le stragi E il comandamento non uccidere. Lo so perché la bibbia almeno un po’ l’ho letta. Avete letto il corano? Chi cazzo siete per andare ad insegnare il corano ai mussulmani? E soprattutto, tornando al punto 2, davvero siete convinti che la base su cui fonda il terrorismo sia una scarsa conoscenza delle sacre scritture islamiche e che questa lacuna possa essere colmata dai vostri profili social?
4) “Adesso ti scandalizzi per Parigi, ma dov’eri quando a morire erano i vulcaniani (pregasi inserire nome di popolazione a piacere)?”
Questa è una roba che mi manda davvero il sangue in testa. In primis i media non mi sovraespongono alle continue stragi che capitano. Gente nel mondo ne muore in continuazione ed è ovvio che, per dispiacermi, devo saperlo.
Non basta però. Proprio perché succede di continuo devo non solo venirne a conoscenza, ma essere forzato a percepirla come una cosa più grave di altre. E questo è ancora legato all’azione dei media. Conosco molte più persone che siano andate in vacanza a Sharm almeno una volta di quante siano state ad un concerto alternative in un piccolo locale. Eppure l’aereo turistico russo fatto saltare dall’Isis in rientro dall’Egitto poche settimane fa non ha generato tutto questo moto di indignazione. Questo perché vivere le disgrazie come distanti è parte costituente della nostra natura. Se non veniamo forzati a fermarci e pensare, a sentirle vicine, non lo facciamo. Non riusciremmo ad andare avanti, altrimenti. Quindi ok, non discuto che parte del fenomeno “lutto di massa” si basi su omologazione, sovraesposizione mediatica e scarsa informazione, ma chi cazzo siete voi per pontificare?
La maggior parte delle persone che scrivono “Eh, ma dove eravate quando a morire erano i vulcaniani” io non me le ricordo a piangere per i vulcaniani. Quindi è solo voglia di rompere il cazzo, una cosa di cui in questo momento non c’è bisogno.
5) Sottolineare che il cordoglio social sia nel migliore dei casi inutile e nel peggiore moda non fa di voi persone piú autorevoli. E, se lo chiedeste a me, risponderei che il cordoglio social ormai ha lo stesso impatto di una mobilitazione di piazza. Che voglia dire molto oppure niente non conta, conta il fatto che meriti lo stesso livello di analisi e lo stesso metro di giudizio.
6) Basta dietrologie. Può anche esserci un ruolo di Istraele, degli Usa, del prossimo G20 e di chissà chi altri in quanto successo. Dirlo oggi non aggiunge nulla, soprattutto se lo si dice senza mezza prova o dettaglio al seguito. Se qualcuno ha le basi per dimostrare qualsiasi collusione ai teagici attentati farebbe bene a dirlo, altrimenti son solo ipotesi più o meno fantasiose.
7) EDIT del 16/11 alle ore 9:21. Le foto dei morti. Chi pubblica le foto dei morti è un verme.
8) Al punto uno ho detto che la strumentalizzazione di questi avvenimenti per legittimare propagande xenofobe di intolleranza é da stronzi. Lo ripeto.

Come detto, è probabile queste mie riflessioni non aggiungano nulla alla questione, ma sentivo di metterle nere su bianco. D’altro canto purtroppo quel che penso del terrorismo l’avevo già espresso a gennaio e non credo sia necessario ripetermi. Nulla è cambiato.
La discriminante ormai è solo la fortuna: sperare di non esserci quando capita.
Quando, non se.

* A me di solito “litigare” online diverte. Non trollo mai tanto per fare, ma certamente non manco occasione di commentare ciò che non condivido nella speranza ne nasca un dibattito acceso.
In questo caso non l’ho fatto perché non sarebbe stato divertente.

(P)Dico la mia

Il Partito Democratico ha avuto una bella idea.
Ha creato un portale online in cui i cittadini possano collegarsi ed esprimere la loro opinione in merito a questioni su cui il partito stesso è chiamato a prendere una decisione. Lo spazio si propone lo scopo di informare in merito al tema in discussione e raccogliere opinioni sullo stesso, in modo da colmare il buco che c’è tra la base e gli eletti e portare avanti quelle che possono essere davvero le posizioni di chi compone il partito e non solo di chi è chiamato a rappresentarlo nelle varie sedi.
E’ chiaramente solo una roba di immagine volta a dare questo aspetto giovane, social e 2.0 al partito, ma tutto sommato resta una bella idea, anche solo di marketing.
Hanno chiamato il sito PDlatua.
Ok, se lo chiedete a me il nome basta da solo per togliere al progetto qualsiasi ambizione giovane, social e 2.0, ma non sono qui con l’intento di fare la punta al cazzo quindi sorvolo sulla scelta e passo a dire cosa davvero non funziona del progetto, in qualsiasi ottica lo si voglia guardare.
Il primo tema in elenco sono le unioni civili.
Il Partito Democratico reputa che nel 2015 sia ancora il caso di chiedere alla base cosa ne pensa delle unioni civili. Io leggo la cosa e penso che, boh, magari vogliono anche sapere cosa ne penso rispetto alla schiavitù o al suffragio universale.
Davvero, vi sembra il caso?
Se ci penso a me vengono in mente solo due possibilità.
La prima è che il PD voglia davvero legittimazione della base per muoversi in quest’ambito. Delle due è quella meno plausibile perchè è talmente macroscopico lo sbaglio con cui hanno approcciato la questione, da rendere inconcepibile qualsiasi buona fede, ma insomma, è anche vero che non è proprio il partito delle faine (più dei giaguari, se ricrodo bene). La seconda è che sia il trucco vecchio come il mondo di non ha le palle per schierarsi apertamente e quindi tira in mezzo altri perchè lo facciano al posto suo. Capita di continuo in ogni compagnia, quando ti trovi, proponi un posto è c’è sempre quello che dice: “Vediamo se anche a tizio va bene” unicamente perchè non ci vuole andare lui. Gran classico.
Se dio vuole questo non problema smetterà di essere dibattuto in meno di una generazione, indipendentemente da quanto farà il PD o qualsiasi altro partito Nazionale nel breve. E’ triste però che proprio il PD rimanga schiavo di questo immobilismo democristiano su una questione come quella delle unioni civili. E non è certo qualcosa di imputabile alla gestione Renzi (primo indiziato quando si parla di democristianicità), perchè Da Bersani a scendere non ricordo un segretario con una posizione ferma e sicura sull’argomento. Va beh dai, il tempo avrà la meglio anche su di loro.
Resta il fatto che questo portale giovane, social e 2.0 si dimostri emblema del vecchiume e della staticità di un partito come il PD.
Il secondo punto in discussione è la legalizzazione della cannabis.
Dai.
Fate i seri.

#LoveWins

Se lo chiedete a me, la monogamia non è la scelta più intelligente che l’uomo, inteso come specie, possa fare. Non è nemmeno la scelta più lungimirante in ottica evolutiva, ma a me interessa proprio “criticarne” gli aspetti più legati all’esistenza del singolo individuo. Nell’arco di una vita che fino a prova contraria è unica e certamente irripetibile, accettare per convenzione ci possa essere un’unica persona con cui volerne condividere ampia parte è tarparsi le ali.
Se lo chiedete a me, una società strutturata sul porre un limite alle possibilità di essere felici è una società che non vuole il bene degli individui che la compongono. Ci sono delle ragioni all’origine di tutto questo e sono probabilmente legate al fatto che un’esistenza triste renda più appetibile la promessa di un regno dei cieli sfavillante di felicità, ma non vorrei fermarmi sul concetto e divagare ulteriormente.
Io sono sposato.
Vista la premessa è lecito pensare che abbia fatto questo passo senza curarmene troppo, “che tanto se serve si divorzia”, ma non è così. Quanto scritto sopra mi pone ad un livello di valutazione che rende, per me, la scelta del matrimonio qualcosa di ancora più forte e radicale. Un conto è sposarsi perché è normale, un conto è farlo perché si vuole, nonostante non ci si senta in dovere di e non la si consideri nemmeno una scelta sempre vincente.
Lasciamo per un attimo da parte le questioni di riconoscimento della coppia di fatto da un punto di vista squisitamente legale, giusto per non ribadire l’ovvio, e focalizziamoci invece sul concetto di matrimonio inteso come scelta di vita. Ci sono persone che hanno avuto la fortuna di trovare il/la compagno/a con cui intendono passare il resto della propria esistenza e, soprattutto, che hanno avuto il coraggio di non lasciarsi sconfortare dal fatto che questi fosse del loro stesso sesso. Uomini e donne che vogliono poter compiere una scelta radicale che, oltretutto, nel ghetto della società dove noi altri proviamo quotidianamente a rinchiuderli non sarebbe manco culturalmente dovuta.
Questa cosa è di una bellezza disarmante.
Per questo, oggi, io sono felice per i cittadini degli Stati Uniti. Essere felici per qualcun altro è una cosa che, purtroppo, le persone che quotidianamente si battono per limitare le possibilità altrui non possono capire. Le sentinelle in piedi, il family day e le altre libere ed altrettanto deprecabili manifestazioni di pensiero unico conservatore si basano su un approccio alla vita che è quello del tuo collega che si incazza perché a te danno l’aumento. Se sei gay e ti batti per i diritti dei gay sei disprezzabile, se sei etero e ti batti per togliere o non estendere i diritti dei gay sei nel giusto. Se sei etero e ti batti per i diritti dei gay sei incomprensibile (o forse gay. Si, devi essere un gay represso).
Eh va beh, ce ne faremo una ragione.
La speranza adesso è che anche nel mio Paese si vada nella stessa direzione, perché essere felici per gli altri è bello, ma se gli altri si conoscono personalmente lo è ancora di più.
Nell’attesa, Obama ridefinisce il concetto di VINCERE TUTTO.

Vincere tutto

Una su X Factor 8

Poco fa @disappunto ha linkato su twitter un pezzo del Fatto* a tema X Factor 8 dicendone essenzialmente male. Io ho letto l’articolo e ne condivido larga parte. Non riuscendo per una volta a spiegare i miei motivi via tweet mi prendo qualche minuto per scriverne qui, conscio che il pezzo uscirà con tempi inconciliabili a qualunque tipo di discussione online caratterizzi l’epoca contemporanea, vale a dire più o meno due ore. Tempo fa ho steso la bozza di un post a tema “i tempi del web” che non ho mai concluso perchè io stesso a metà pezzo mi ero ritrovato ormai privo di interesse per la cosa.
Tornando in tema, l’articolo del Fatto* è questo qui e se si esclude l’ultimo paragrafo e la sua deriva sui problemi della discografia a me pare un pezzo piuttosto centrato su questioni in merito alle quali a sto punto dirò anche io la mia. Una cosa certamente vera è che a X Factor si ripete come un mantra la questione centrale dell’essere vendibile. Anche gli scorsi anni eh, ma in questa edizione è tutto ancora più marcato, con Fedez che sente particolarmente suo questo metro di valutazione. A rifletterci, la contraddizione in termini è evidente e se per qualcuno tirarla fuori dopo otto anni è un nonsense, per me è semplicemente basarsi su una robusta casistica. Vado ad elencare i motivi per cui “la contraddizione in termini è evidente” (cit.). Innanzi tutto, nessuno dei vincitori di X Factor vende. Non è del tutto vero, ci sarebbe Mengoni, ma proprio grazie all’ampia casistica a disposizione si può concludere che Mengoni sia un caso. Quindi il punto è che o consideriamo il format come uno dei più fallimentari della storia della televisione, ciclicamente incapace di raggiungere l’obbiettivo per cui parte, oppure il punto della vendibilità come criterio di valutazione è una cazzata. Io propendo comunque per la prima ipotesi: i giudici di X Factor puntano davvero a trovare un soggetto vendibile, ma non ne sono capaci. In più, il format non li aiuta. Sempre volendo puntare i miei due centesimi, gli autori questo lo sanno benissimo, ma nessuno di loro va in TV a dire che l’obbiettivo della trasmissione è “Trovare un talento vendibile” piuttosto, se glielo chiedessero, “portare a casa un’altra stagione di buona televisione”. Ora, volendo dare per buono il concetto per cui oggi esista qualcuno in grado di sapere come fare a far vendere i dischi ad un artista, di certo questo qualcuno non sta al tavolo dei giudici del programma. Non c’è quest’anno come non c’era gli anni scorsi, ma è di questa edizione che si parla e quindi è questa che analizzo.
E’ facile dire che Victoria non sappia cosa serve per vendere i dischi. Non è il suo mestiere. E’ più simpatica della Ventura (grazie al cazzo), ma la portata è la stessa. Il secondo in ordine di inutilità però è proprio l’osannatissimo ed autocompiaciutissimo Morgan, che a conti fatti non è mai stato buono di vendere manco i suoi, di dischi. Qui si capisce la netta separazione di intenti tra autori e programma. Morgan è fondamentale per lo show perchè è l’equivalente di Benigni che legge la Divina Commedia, solo che nessuno si azzarderebbe ad andare in giro a dire che il secondo punti a far vendere più copie di Dante. E’ ovvio anche alle mie pantofole che chi guarda X Factor non è chi compra i dischi. Fine. Così non fosse, non ci sarebbe una crisi della discografia comunemente detta. Morgan, all’atto pratico, è il fallimento più grande dell’X Factor che punta ad invadere il mercato. Restano gli altri due giudici, che quantomeno hanno un’idea di cosa voglia dire vendere dei dischi, anche se ho già detto della profonda differenza tra vendere e far vendere.
A farmi riflettere più di tutti c’è Fedez, ragazzo che stimo essenzialmente sulla base della musica che ascolta e della maggior parte delle cose che gli ho sentito dire. Valutassi la musica che fa avrei un parere diverso, ma non è questo il punto. Il meccanismo legato al “successo” di Fedez è talmente all’antitesi di una cosa come X Factor che infilarcelo dentro a fare il giudice/coach risulta una scelta assurda da qualunque direzione la si guardi. Penso si sia tutti d’accordo sul suo non essere personaggio televisivo, non ha i tempi né il mestiere e una sua performance alla Arisa credo non sia nemmeno quotata dalla SNAI. Non credo nemmeno sia da prendere in considerazione per l’aspetto tecnico/teorico della faccenda. Non è uno che sa come si fa bene la musica. Non parlo di gusti eh, parlo proprio di sapere quello che si sta facendo, di “preparazione”. Potrò non essere sul pezzo per valutare le sue conoscenze del RAP o dell’Hip-Hop, ma quelle volte che prova ad uscire dal suo per entrare nel mio, che non sappia quello che sta facendo o quantomeno come fare a farlo bene è evidente. Fedez fa la sua cosa credendoci il giusto e divertendosi di conseguenza. E fa benissimo. Però da lì a poter spiegare agli altri come fare altrettanto secondo me il passo è lungo. Usando una metafora che credo gli piacerebbe, è come far fare l’allenatore in Serie A ad uno solo perchè è forte a Pro Evolution Soccer. Che poi, giusto per aprire un’altra parentesi nel discorso, che cazzo di senso ha continuare a puntare su questo discorso della qualità, del fare buona musica, delle armonizzazioni, dell’intonazione e via dicendo? Ci rendiamo conto di chi “vende i dischi” in casa nostra o no?
Per quanto mi riguarda quindi, X Factor è un programma che con il vendere i dischi c’entra relativamente poco. Meno di Amici, per dire, che trovo decisamente più onesto nel suo invertire gli addendi e lavorare sulla costruzione di un pubblico che ami quello che propone invece che sul costruire qualcuno perchè piaccia ad un generalissimo pubblico senza volto. Ed infatti ad Amici non si parla mai di “cercare uno che possa vendere”, pur avendo tirato fuori più gente con i numeri in classifica del rivale con la X.
Quindi? Quindi sono d’accordo con il pezzo del Fatto* in quasi tutte le sue parti, pure quando fa una critica alla prima puntata ed ai suoi contenuti artistici. Due ore e passa di bello spettacolo: curato, ben fatto e ben diretto, dove però sotto questi chili di sovrastrutture produttive non resta nulla di cui valga la pena parlare. Nessuna voce che spicca. Nessun personaggio che spicca. Nessuna interpretazione che spicca. Tantissima insipienza su cui è stato costruito dell’ottimo intrattenimento. E va bene così, perchè io guardo X Factor per lo show, non certo perchè comprerò i dischi che ne escono. A me piace vedere l’assegnazione dei pezzi, gli arrangiamenti, i costumi e, quando va di lusso, grassa polemica sterile su questioni completamente risibili fatta da gente che è lì a fare un lavoro che non sa fare.
Ho questa idea che stare dentro a X Factor per i giudici sia tipo il Truman Show.

*Abbiamo un quotidiano comunemente chiamato IL FATTO a cui tutti si riferiscono dicendo: “Hai letto cosa ha scritto IL FATTO?” ed è bellissimo.

Tutta colpa del negro

Commenti a tiepido sul mondiale brasiliano. Che poi è stato uno dei mondiali meno seguiti di sempre per quel che mi riguarda e pure oggi, durante il secondo tempo della partita decisiva, io ero a cena con dei colleghi. Ho visto quindi solo 45′ e ho sentito le dichiarazioni poi. Ecco i commenti, su tutta la campagna brasiliana della nostra nazionale:
1) Alle nozze di Cana Gesù ha fatto il miracolo. Bravo. Non l’avesse fatto però, sarebbe stato da stronzi prendersela con lui e non con chi ha palesemente sbagliato I conti dei coperti. METAFORA.
2) In nazionale conta il gruppo. Nel 2006 abbiamo vinto col gruppo. Le dichiarazioni di Buffon a fine partita dimostrano l’uomo che è. Lo stesso che se vede un pallone dentro non lo dice all’arbitro. Lo stesso che può fare le corna alla Seredova (BATTUTA). Se c’è una cosa buona è che si chiude un ciclo, come per la spagna ma senza aver vinto così. Basta Buffon, Pirlo, De Rossi, Montolivo, Chiellini. Basta col blocco di una squadra oggettivamente scarsa che domina un campionato di livello infimo.
3) Oggi per 45′ ho visto un Verratti con grande personalità. Il ragazzo è forte, giovane e gioca in una squadra di rilevanza europea. Lasciamolo li, per Dio. E speriamo che Immobile si faccia le ossa in Germania e che gli altri giocatori forti e promettenti (Darmian e De Sciglio per dire) vadano a giocare nel calcio che conta. Se vogliamo una nazionale forte la via è quella. Se no teniamoci il nostro campionato oratoriale e poi andiamo alle competizioni europee a fare ste figure. Bene uguale, basta esserne consci.
4) Stiamo davvero discutendo di arbitri? Seriamente?
5) Io uno che si dimette dopo aver sbagliato lo stimo. Chi non lo stima probabilmente non sbaglia mai. Oppure è uno di quelli che non molla la poltrona manco con le cannonate.
6) Quanti altri fallimenti di Cassano dovremo tollerare? Per sapere eh.
7) Io odio Chiellini. Scarso e fastidioso. E non ditemi che sono di parte perché ho la maglia di Materazzi.
8) Mario. È un giocatore di cui nessuno vorrebbe avere bisogno. Io auspico una nazionale e un milan che possano prescindere da lui perché anche sto giro ha deluso. Rimane l’autore dell’unico gol vittoria e quello che sta sera con una delle due palle toccate quasi manda in porta immobile. Colpa sua? Per me proprio no. Speriamo che al prossimo giro la nazionale possa avere la possibilità di lasciarlo a casa.
9) Mi rendo conto di non tollerare la maggior parte delle persone che parlano di calcio in queste circostanze. Limite mio.
10) Vaffanculo. Uscire subito ai mondiali è una merda.

La mattonata ideologica

E così, come tutte le tradizioni, anche quella di andare a votare si appresta a fare capolino in questo 2014. Io, dopo la mossa ormai nota ai più come LO SBAGLIO, mi ero ripromesso di buttare la scheda elettorale e così farò. Nel senso che questo non è il classico post in cui mi rimangio tutto quello che ho detto nei mesi scorsi e spiego perché ancora una volta farò buon viso a cattivo gioco e andrò comunque alle urne.
Io le europee non le voto, mi rifiuto.
Però voterò per il sindaco perché quella secondo me è una cosa importante da fare. Mi sto quindi informando sulla situazione gessatese e alla fine propenderò per votare la lista Gessate Bene Comune che, da quel che ho visto, letto e sentito, mi sembra formata da gente per bene.
Immagino tuttavia che di questo preambolo non freghi nulla a nessuno, ma a mia discolpa il post non era volto a parlare di quello.
Ogni volta che si prospettano delle elezioni all’orizzonte io mi interrogo e, visto come tutto viene impostato nel nostro paese, la domanda principale che mi faccio è se io sia o meno di sinistra.
Nel senso, se qualcuno mi facesse la domanda non avrei esitazioni nel rispondere sì, ma poi pensandoci a fondo e andando dietro a tutte le varie questioni dell’essere DAVVERO di sinistra, qualche dubbio mi viene. Per questo ho pensato che potesse essere utile stilare una lista di argomenti a cui associare la mia posizione in merito e vedere se tra le anime pie che ancora leggono queste righe ci sia qualcuno che sappia darmi risposta.
1) DIRITTI CIVILI E SOCIALI
Parto da qui perché per me è sempre stato il punto principale dell’essere di sinistra. E’ una scelta un po’ paracula perché quando si parla di queste cose difficilmente ho dubbi sul mio essere di sinistra, ma questo conta poco. Io sono assolutamente favorevole a formalizzare le unioni tra persone di qualsiasi sesso, estrazione sociale e religione. Non credo sia giusto arrogarsi il diritto di definire a priori con chi il prossimo debba legarsi per la vita. A corollario, cosa non meno importante, ritengo che ogni unione sia una famiglia e come tale possa avere diritto ad allevare dei figli. Questo sia perché credo fermamente che il ruolo di genitore sia difficile indipendentemente dall’orientamento sessuale di chi lo ricopre, ma anche perché ritengo ci siano molti bambini che con un nucleo famigliare attorno, per quanto atipico, potrebbero sicuramente stare meglio di come vivono ora che non ce l’hanno. Superfluo dire che la cosa vada finemente regolamentata perché, qualora venisse istituzionalizzata, lo sarebbe per forza di cose.
2) ETICA MEDICA
Qui siamo un po’ nella stessa categoria di prima, ma meglio separare le cose per essere chiari. Io sono assolutamente favorevole al testamento biologico, perchè è giusto che le persone scelgano come disporre della propria vita in condizioni in cui vita è da virgolettare. Di mio non so se ne sarei capace e, oggi, non so se preferirei morire piuttosto che vivere aggrappato ad una speranza con strenua ostinazione. Però non vedo perché chi ha le idee più chiare delle mie non debba poterle esprimere. Altra cosa su cui sono assolutamente favorevole è dare la possibilità di abortire, perché anche qui la scelta è drammatica e difficile e quindi chi la compie è perché non ha davvero alternativa. In realtà c’è anche chi abortisce a cuor leggero, ma sono persone che, sinceramente, non credo sarebbe un bene allevassero dei figli. Resto favorevole. Sono fortemente contrario all’obbiezione di coscienza per come è strutturata la cosa nel nostro Paese. Se scegli una professione ne conosci le implicazioni e la porti avanti in tutte le forme che richiede. Nessuno obbliga a fare il ginecologo, non è il militare. Se sei contrario a certe cose, legittimamente, fai un altro mestiere. Sono infine favorevole alla sperimentazione animale e contrario alla medicina omeopatica (ossimoro) per come è regolamentata in Italia. I motivi non sto a ripeterli, ne ho parlato spesso. Su questi ultimi due punti è già più facile che, quando ne parlo, la gente mi dica che non sono di sinistra.
3) POLITICHE PER L’IMMIGRAZIONE
Qui la cosa diventa complicata perché, sulla questione, mi pare che l’ideologia sia tagliata con la scure a differenza poi di un opinione popolare fatta di moltissime sfumature. Personalmente, la commistione tra i popoli è una cosa che mi affascina e quindi sono contento che questo avvenga. Non credo che aprire a nuove culture porti alla morte delle nostre tradizioni visto che noi saremo sempre liberi di poterle portare avanti e non sono ovviamente di quelli per cui: “Ok l’immigrato se abbraccia la nostra cultura e i nostri valori” perché altrimenti che commistione sarebbe? E’ però evidentemente limitato negare l’esistenza di alcune popolazioni che più che emigrare, colonizzano. Ora, che il fenomeno sia complicato da trattare siamo d’accordo, ma se essere di sinistra vuol dire negare questo tipo di allarmi, allora ecco io faccio più fatica. Non sono nemmeno di quelli per cui l’immigrato per venire in Italia deve avere un lavoro. Ci sono moltissime situazioni nel mondo in cui la gente sta male ed è sacrosanto dare a queste persone la possibilità di uscirne. Però, facendo un esempio, chi darebbe un neonato in affidamento ad una famiglia che non riesce già a mantenere i propri figli? Nessuno. Non è un discorso di “noi prima di loro”, ma proprio una questione di risorse. Io penso che da noi le risorse ci siano e vadano semplicemente amministrate meglio, ma questo non toglie che al momento ci sia una notevole quantità di persone che non lavora e non ha da mangiare. Se me lo chiedete, io mi libererei di tutti quelli che non lavorano perchè non hanno voglia o preferiscono delinquere, indipendentemente dal Paese d’origine, ma anche qui non so se sia proprio una cosa di sinistra. Una cosa che sicuramente non è di sinistra è constatare che una popolazione nomade che vive senza documenti e procurandosi soldi in modo illegale vada duramente contrastata. Però ecco, io credo sia giusto farlo.
4) QUESTIONE LAVORO E POLITICHE ECONOMICHE
Anche qui, la cosa è difficile da affrontare. Io di ste cose ne capisco il giusto, quanto basta per parlare con l’80% delle persone che mi circondano (quindi poco, in tutta onestà). E’ chiaro che se mi si chiede un parere filosofico, la deriva economica degli ultimi, boh, 150 anni è una roba vomitevole. Che il capitalismo si basi sulla povertà di tanti per la ricchezza di pochi non mi pare appellabile, come concetto, ma non è nemmeno tutta questa innovazione. In millenni di storia non è che i rapporti di potere siano mai stati diversi. E’ ovvio che siano cose eticamente sbagliate e da contrastare, ma credo di non essere eccessivamente arrendevole se dico che i comunisti del nostro Paese (tutti e 27) difficilmente rovesceranno la situazione. Le regole sono queste ed è con queste che bisogna giocare, cercando nel piccolo di fare il possibile per appianare le disuguaglianze e cercare di dare una mano a tutti. Poi certo, nella nostra bella Italia ci sono eccessi che sarebbe il caso di limare (la ridicola sproporzione degli stipendi tra dirigenti e dipendenti, gli eccessivi privilegi della classe politica, la mancanza di tutela per certe categorie di lavoratori), ma finché il punto di partenza è espropriare la proprietà privata secondo me c’è poco margine di discussione. Una cosa per cui non sono di sinistra, è che secondo me i sindacati negli ultimi 50 anni siano diventati un cancro di questo Paese. Non che io ci abbia mai avuto a che fare, in otto anni di precarietà nella ricerca nessuno s’è mai sentito in dovere di portare avanti i miei interessi (anzi, era bello quando al Besta arrivava il tipo del sindacato [visto una volta in 5 anni] ed elencava le cose che aveva ottenuto per i ricercatori assunti, ovvero l’1% dell’audience), quindi se ne parlo così è per quello che m’hanno detto i miei genitori. Loro con i sindacati hanno convissuto per tutta la carriera lavorativa, tesserati entrambi per gran parte della loro vita ed entrambi, in momenti diversi, trovatisi a disdire (mia madre a stracciare, per l’esattezza) la tessera. Io sono quindi per la tutela dei diritti e doveri del lavoratore, che pare una cosa normale, e invece c’è da precisarlo sempre perché da una parte parlano solo di diritti e dall’altra solo di doveri. Poi dici una cosa così, la rileggi, e invece di pensare che sia ovvia, pensi che sia populista. Anche quello è parte del problema.
5) ISTRUZIONE E RICERCA
Io sono per una scuola pubblica di livello che garantisca istruzione a tutti. Sono quindi contrario alla sovvenzione statale alle scuole private, sebbene io riconosca che le cosiddette paritarie aiutino lo Stato a fornire istruzione a tutti, cosa che probabilmente senza quelle scuole non sarebbe possibile. Non credo sia un male, tuttavia, se chi può permetterselo paghi, soprattutto in una realtà in cui la maggior parte delle scuole private hanno natura ideologica e vengono scelte esclusivamente per quello. Un’istruzione che funziona, per me, offre la possibilità a chi non può permetterselo di frequentare qualunque corso di studi purché pubblico, mentre lascia scelta al privato che può permetterselo di andare dove gli pare senza gravare sulle casse dello stato. Se sei povero e dotato, borsa di studio. Se sei ricco e dotato, vai avanti da solo. Se sei povero e scemo, paghi. Dei tre casi, l’unico vero al momento è il terzo. Riguardo la ricerca, la situazione italiana è vergognosa perché i soldi sono pochi (vero), ma soprattutto perché vengono usati malissimo. Una vera riforma, per me, sarebbe chiudere i rubinetti Statali per, diciamo, 5 anni. Niente a nessuno. Dopo cinque anni, i laboratori che sono rimasti in piedi sono quelli che lavorano, pubblicano e prendono grant da fondazioni e istituzioni mondiali. Scremata la feccia, ci sarebbero soldi più che a sufficienza per strutturare chi è rimasto. Il discorso è estremo e totalmente spannometrico, ma serve a rendere l’idea che se è di sinistra dire “più soldi alla ricerca”, tout court, allora non sono d’accordo.
6) EUROPA
Sono fortemente europeista perché ritengo che, soprattutto nei momenti di difficoltà, unire sia più utile che dividere. Inoltre non ho più molta fiducia nelle istituzioni italiane e quindi, secondo me, centralizzando qui potrebbero fare molti meno danni. Lo so, queste dichiarazioni sembrano fare a pugni con il non voler votare alle europee, ma non è così. Almeno per me. Al momento a mio avviso la macchina europea è molto poco utile e di conseguenza lo è anche votare per chi debba salirci. Cambino le cose, vadano nella direzione che spero, e tornerò a votare per quello.
7) GIUSTIZIA
In italia la giustizia non funziona e va riformata. Non perché lo dice Berlusconi, ma perché è vero. Indulti e decreti svuota carceri a mio avviso non vanno nella direzione giusta, così come i condoni dall’altro lato, perché è tutto un depenalizzare. La certezza della pena non sarà un concetto di sinistra, ma io lo sposo pienamente.
8) POLITICHE ECOLOGICHE
In Italia, solitamente, l’ecologia e l’animalismo sono mode. E’ ovvio che non si può essere contrari a politiche attente al verde, alle energie rinnovabili e alla tutela degli animali, ma qui da noi chi usa questi concetti lo fa per raccattare consensi, senza una mezza idea precisa. Quindi sì, sono favorevole a questi principi, ma ne riparleremo quando qualcuno proverà a fare qualcosa di serio in merito.

Ecco, questo è il succo del discorso (1900 parole, alla faccia del succo). Capisco da solo che trovare un partito o un rappresentante che sposi tutte queste idee esattamente come le sposo io sia complicato. Quindi faccio delle scelte, in base a quelle che sono per me le cose più importanti e chi mi pare più idoneo a portarle avanti. Trovo quindi utile un sistema come quello di VOI SIETE QUI, che a seconda delle posizioni sui vari temi ti colloca in una certa area elettorale. Credo sia una cosa che dovrebbero fare tutti, prima di votare.
Detto questo, a me resta il dubbio di essere o meno di sinistra.
La cosa bella è che dormo comunque sereno.

Lo sbaglio

Quella che sta succedendo in queste ore, a parer mio, è una cosa brutta. Per il Paese, dico. Le ragioni politiche alla base della mia affermazione in questo momento mi risultano ovvie e non ho voglia di stare a parlarne. Poi magari con l’andare del post verranno pure fuori, non posso garantire. Tanto qui ognuno fa quel cazzo che gli pare quando gli pare. Sta a vedere che devo essere io a mantenere coerenza in un blog che nessuno legge e che io stesso ormai ignoro spesso e volentieri.
Qui vorrei parlare di perché sia una cosa brutta per me.
In primo luogo mi sento tradito ed è una cosa che non fa mai piacere. Mai. Però ci sono delle sfumature.
C’è la tipa con cui non avresti mai pensato di uscire e che, invece, decide di accettare di stare con te. Per un po’, fino a quando non rinsavisce e ti pianta per uno meglio. In quel caso è ovvio che tiri il culo, ma a pensarci, sarebbe buona cosa ringraziare per quel che s’è avuto e tirare avanti.
Non è questo il caso.
Qui è proprio tutto un altro scenario.
Sei stato tradito da quella con cui ti sei messo essenzialmente per non stare più da solo. Manco ti piaceva davvero, non del tutto intendo, ma vedevi in lei la possibilità di cambiamento che la tua vita attendeva da un po’. Non sarebbe stato per sempre, ma pensavi saresti stato tu a decidere per quanto. Cazzo, era lei ad aver bisogno di te, porca puttana, non il contrario. Bam. Cornuto e maziato da una per cui, a dirla tutta, i tuoi amici ti pigliavano pure per il culo.
Parentesi.
Tutti bravissimi, tutti che l’avevano detto, tutti che sapevano tutto. Però ecco, sono anche sempre un po’ quelli che parlano male di qualunque tua morosa: la scassacazzi, la bruttina, la puttanella, l’antipatica. Che prima o poi ci prendano, se vogliamo, è statistica.
Chiusa parentesi.
E chiusa pure la metafora, direi.
Io quel che sta facendo Matteo Renzi non lo capisco. Una delle ragioni per cui gli avevo creduto, e ci avevo creduto, era che fosse l’unico in grado di dare un taglio alla vecchia concezione politica del PD. Sia come establishment, che pure come vocazione autolesionista.
E invece eccolo pronto ad inchiodare il coperchio della bara. Da dentro, però, una roba che manco Houdini.
La cosa che mi fa incazzare più di tutto, però, è che l’uomo che mi aveva rimesso voglia di andare a votare PD poi non me lo faccia fare. Cristo, se ci penso do davvero di matto.
DOVEVI ESSERE QUELLO CHE, FINALMENTE, VOTAVO CONTENTO. CONVINTO.
Votare per e non contro.
Te lo ricordi il programma?
Vincere. Governare. Cambiare le cose.
In quest’ordine.
Vabbè, non c’è molto altro da dire. Come capitatomi già mille altre volte, eccomi al momento in cui “basta, mi avete rotto il cazzo. Andatevene affanculo e non venite più a chiedermi il voto, merde!”. In questo momento, come ovvio, mi pare che la frattura tra me e il PD (e di conseguenza tra me e il Paese) sia incurabile. Le cose potrebbero cambiare, in futuro, ma anche no. Non saprei. Di certo, io, se per un qualche errore di calcolo il governo Renzi non avesse i numeri e cadesse dopodomani, a votare non ci andrei.
Manco se mi venissero a prendere a casa.
Poi oh, magari governa tre anni e fa un sacco di cose fighissime.
Però dubito, perchè è una maggioranza del cazzo, composta da gente del cazzo, che inchioderà di nuovo il Paese all’immobilismo fino al 2018, quando potremo finalmente avere una sana campagna elettorale con protagonista Berlusconi, per allora ormai fuori dai problemi giudiziari e libero di ricatapultarci per l’ennesima volta nello stesso squallido teatrino. Che noi a certe cose ci teniamo, sia mai.
Matteo, vacca troia, potevamo farcela.
E invece te ne esci a ridefinire LO SBAGLIO.
Dio, che nervi.

Lo so che qualcuno leggendo il parallelismo di cui sopra potrebbe pensare cose tipo: “Si vabbè, ma che tristezza. Che mancanza di autostima. Chi si infilerebbe in relazioni di quel tipo?”.
Tutti.
Pure tu.
Fattene una ragione, è molto più onesto.
Così non fosse, come riconosceremmo le relazioni buone?

Cose di cui ho pieni i coglioni

L’idea era di stilare una lista piuttosto lunga di robe per giustificare un post in cui mi lamento essenzialmente della merda di vita a cui ti costringe il precariato. E non per un discorso di soldi, diritti sociali, prospettive, certezze e tutte quelle altre robe di cui si sente e si legge di continuo.
Cioè, non solo per quello o quantomeno non principalmente.
La rottura di cazzo è trovarti, ciclicamente, a dover ricominciare da capo.
Anche se ti confermano, anche se ti rinnovano, è solo l’inizio di una nuova telenovela.
Che sì è stimolante, adrenalinico e potenzialmente fighissimo, non fosse che solitamente lo definisce tale chi non vive la questione se non per scelta sua. E allora grazie al cazzo. Anche io, in quelle condizioni, sarei facilmente della stessa opinione.
E parlo chiaramente al condizionale perchè non ne ho mezza idea di come ragionerei fuori dal precariato, non essendoci mai stato.
Ad ogni modo avrei voluto scrivere una lunga lista per camuffare questo sfogo all’interno di mille e più cose fastidiose, ma di getto l’unico altro punto che mi è venuto in mente oltre alla questione di cui sopra sono le donne che guidano i SUV.
Che comunque mi stanno molto meno in culo della mia attuale situazione lavorativa.
Cosa che dovrebbe dare una misura al tutto.