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Riflessioni

Il geko

La gita a Londra è stata ok al 99%.
Adesso però ho voglia di parlare solo del restante 1%.
Ho perso il mio segnalibro.
Una cartolina.
Un bel ricordo.
Non l’ho mai portato fuori di casa proprio per paura di lasciarlo in giro, ma questa volta mi sono dimenticato di sostituirlo prima di partire. Ovviamente questa è stata l’unica volta in cui mi sia capitato di perdere il segnalibro.
Per tutta la vacanza non ho mai tolto il libro dallo zaino, solo oggi mi sono dato alla lettura, per sopportare le tremende attese in aereoporto dovute alla questione terrorismo.
Questo mi porta a dire che il mio segnalibro ora si trovi su qualche pavimento del London Stansted Airport.
Non si può esprimere a parole quanto sto male per questo.
Troppo?
Boh.
Sicuramente molto.
Ho nello stomaco un mix di arrabbiatura feroce, tristezza, malinconia, frustrazione da impotenza e dispiacere.
Potessi tornerei a riprenderlo.
Vaffanculo.
Meglio che me ne vada a letto.

Questa non è una barzelletta

Oggi ero in laboratorio, come ogni giorno.
All’improvviso la tranquillità lavorativa è stata turbata da alcune grida, inizialmente indistinte. Ci è voluto qualche secondo per capire che si trattasse di slogan.
Incuriositi, abbiamo deciso di guardare fuori dalla finestra.
Si trattava di un gruppetto di animalisti in azione di protesta nei confronti dell’utilizzo degli animali nella ricerca scientifica.
All’inizio ci siamo un po’ allarmati, ma dopo pochi secondi siamo tutti scoppiati a ridere.
Non ce l’avevano con noi, ma con la banca sull’altro lato della strada, rea di aver finanziato la ricerca.
Incredibile.
Sarebbe come andare a cantare cori contro l’inter in via Durini, non indirizzandoli però alla sede della società, ma al barista simpatizzante nerazzurro che lavora lì di fronte.
Gli animalisti spesso sono talmente ridicoli da fare tenerezza.
Ciò non toglie che io li detesti.

Lettera dallo Sri Lanka

Ho appena letto il racconto steso da Orifizio sui suoi primi giorni in Sri Lanka. E’ arrivato per mail, ma aveva il sapore di quelle lettere spedite tramite posta che ripercorrono a ritroso tutta la distanza che separa mittente e destinatario.
L’ho trovato emozionante.
La diversità profonda nelle vite che abbiamo scelto di intraprendere è uno stimolante spunto di riflessioni. Siamo coetanei e siamo usciti dallo stesso liceo, eppure mentre lui cerca di realizzarsi in giro per il mondo io ho come priorità quella di stabilirmi in una fissa dimora a non più di cinquecento metri da dove vivo oggi.
Tutta questione di scelte.
Sta sera mi sento particolarmente introspettivo, ma per una volta eviterò di scrivere in questo diario quel che mi passa per la testa.
Non c’è un reale motivo a giustificare questa decisione. Probabilmente vi è anche un problema tecnico per cui continuerei a scrivere, cancellare, riscrivere e cancellare di nuovo per le prossime ore, fino a decidere di chiudere il discorso senza accennare a nulla di quello su cui mi sono arrovellato.
Ai fini del risultato finale, non è che cambi molto in realtà.
Odio quando non mi capisco.
Meglio mettere un disco e chiudere gli occhi.
Mi prendo l’ultima frase per ringraziare Elena, il Po’ ed Aui per la piacevole serata e l’avvincente chiacchierata. Nonostante i seicento pacchi dell’ultimo secondo, ci siamo divertiti.
Ora spengo.
Merda.
Devo scegliere un disco.
No, stasera non posso proprio farcela.
E sia il silenzio, allora.

Caso politico

Sebbene in questi giorni sulla bocca di tutti non ci sia spazio per altro fuorchè lo scandalo dei preti pedofili e dell’incriminazione del papa, io voglio parlare d’altro. Non che non abbia nulla da dire riguardo a quella faccenda, sia chiaro, ma perchè credo sia superfluo scrivere quanto penso in merito.
Oggi voglio parlare di una donna che ha iniziato volendo rivoluzionare la scena politica Belga (e fino a qui non è che sia un’impresa ciclopica) ed è finita col dare un segnale a tutto il mondo.
Parlo di Tanya Derveaux.
Una donna che per andare al governo ha deciso di attuare la tattica più andica del mondo, in modo radicalmente nuovo e oggettivamente più funzionale.
L’interrogativo è: come è nata questa trovata geniale?
Io mi sono fatto un’ipotesi.
Nella mia testa l’idea le è venuta guardando Ballarò ed analizzando personaggi come Michela Brambilla o Daniela Santachè. Nell’osservarle deve aver pensato: “Certo che per arrivare a quei livelli senza la benchè minima capacità intellettiva dovranno averne fatti di pompini. Potrei fare lo stesso io. Se però faccio come loro e li faccio al Berlusconi belga mi ritrovo ad essere una marionetta nelle sue mani. A loro questo può anche andare bene, ma io che sono sveglia voglio di più. Idea! Io li faccio agli elettori, i pompini, così con lo stesso sacrificio almeno poi non devo sottostare ai comandi di nessuno.”
Un’eroina.
Pronto a sostenere la causa di una ragazza tanto sveglia ed autoironica, ho clikkato il tasto “Blow me” presente sul sito e mi sono iscritto.
Con immensa sorpresa oggi ho ricevuto la risposta e, se prima adoravo questa donna, ora la vorrei a capo del mondo.
La mail infatti conteneva questo filmato:

Consiglio veramente a tutti di seguirlo dall’inizio alla fine perchè è GENIALE, soprattutto nel finale.
Con una campagna elettorale del genere, non può che vincere.
Questa è ovviamente una provocazione, tuttavia mi fa riflettere sul concetto delle “quote rosa”. Qualcuno mi spiega perchè dovrebbe mai esserci un numero minimo di donne al governo o in parlamento? Non sarebbe più sensato mandarci tutte quelle che sono realmente in gamba e se lo meritano? Magari sono pure di più della soglia che vogliono stabilire. Certo non deve essere semplice fare una cosa così in Italia, paese dove il leader di una delle due coalizioni sostiene che il posto della donna è a casa coi bambini e che le uniche donne che mette in posti di rilievo hanno il solo scopo di sollazzare i maschi dominanti del gruppo e fare immagine in TV.
Si arriverà mai alla meritocrazia in questo paese?
Sto discorso mi ha avvilito, forse era meglio parlare dei preti pedofili.
No, forse no.

Finalmente è finito il week-end

Da Sabato mattina ad oggi sono stati tre giorni di lavoro durissimi al MEETING ON THE MOLECULAR MECHANISMS OF NEURODEGENERATION.
Non nego di averne tratto delle soddisfazioni, ma è la stanchezza a farla da padrona adesso. Domani forse potrò riflettere sul fatto che, a tre mesi dalla laurea, ho già partecipato a due congressi con due diversi poster, il secondo dei quali affisso come primo nome. Non fosse stato sufficiente il congresso a rendere ardua questa tre giorni, ci si sono messi anche gli imbianchini ed il lavoro che consegue al loro arrivo.
Sono veramente esausto. Ieri mi sono addormentato che il sole era ancora alto, oggi farò più o meno la stessa cosa.
Devo riposare, domani sera vado ospite all’anteprima nazionale del terzo capitolo de “I Pirati dei Caraibi” e non sarebbe buona cosa addormentarsi in sala.
Prima di andare a dormire butto lì un po’ delle mie frasi sconnesse.
In camera mia hanno iniziato a farsi vive le zanzare ed io ho iniziato la mia lotta impari nei loro confronti. Vinceranno anche quest’anno, ma non mi arrenderò certo senza combattere.
Il mio “Family Day” alternativo non ha avuto conseguenze: chimica batte sfiga tanto a zero. Evviva.
Valentino Rossi, con le dichiarazioni di ieri, mi ha ufficialmente rotto il cazzo.
E’ iniziato il giro ed ho scoperto che il mio beniamino è ancora in gara pronto ad alzarsi sui pedali. Vai Gibo!
Milano è una città bellissima. Andando in centro per tre giorni mi sono sentito un turista. E’ preoccupante pensare di non aver mai visitato come si deve questa città solo perchè è a pochi minuti da casa. E poi cazzo, il Duomo. Basta lui.
Questo giochino è una droga: Bibble Fight.
Ho nuovamente un bancomat.
Vado a dormire.
Ho sete, però.
Vado a farmi una birra.

And there is joy

Nell’essere in macchina alle tre del mattino davanti a casa, da solo.
Nell’arroganza con cui mi pongo.
Nell’ennesima inutile riprova del fatto che con Aui vale la pena parlare.
Nelle due medie di Bulldog bevute.
Nel profondo disprezzo che mi capita di provare per gli altri.
Nel profumo di primavera che di notte è inconfondibile persino alle mie narici.
Nel calore che l’essere innamorato mi getta nel cuore ogni volta che penso a lei.
Nel week-end che alleggerisce il carico dei pensieri.
Nella bellezza della notte.
Nello scrivere un post volutamente pretenzioso.
Nei miei sogni.
Nei miei dubbi.
Nelle radici di ciò in cui credo.
Nella canzone dei Mineral da cui mi sto lasciando trasportare.
Nella pelle d’oca che ricopre il mio corpo al pensiero di tutto questo.
C’è la gioia.

Io c’ero. Cazzo.

E’ difficile commentare una serata come quella di ieri sera.
Per tanti motivi, non tutti necessariamente belli.
Certo è che mancare sarebbe stato imperdonabile.
Ieri sera dentro al Bloom di Mezzago tutto era come sarebbe dovuto essere.
Tutto.
Tanta commozione, tanti bei ricordi, tanta emozione al cospetto di un mare di istantanee di anni che ho amato.
E allora dito alzato e fuori la voce, per cantare ogni pezzo come fossi ripiombato nel 1997. E sicome nel 1997 ero giovane, via libera anche a qualche salto nel “pogo” trascinato da “Astronave” e “La ragazza che io amo”.
Il miglior concerto a cui ho assistito negli ultimi anni. Per molti versi il più bello di sempre.
Una festa.
Non credo solo per le Gambe, ma per tutti coloro che vedendole suonare hanno riportato alla mente una realtà che ha caratterizzato la seconda metà degli anni novanta.
A questo punto non mi resta che ringraziare tutti coloro che hanno reso possibile questa serata.
E’ stata magica.
Non so se ci sarà mai più occasione di assistere ad una cosa del genere.
E’ bello pensare di sì.
E se sarà nel 2017, come simpaticamente preannunciato ieri sera, io ci sarò.
Indipendentemente da dove sarò o come sarò, perchè avrò sempre caro nel cuore ciò che sono stato.
Con orgoglio.

GAMBEdiBURRO@BLOOM – Senza via di scampo

I wanna pull and shoot the N.R.A.

Diventa difficile lasciar passare inosservato, o meglio incommentato, il tragico evento accaduto negli Stati Uniti d’America. Mi riferisco all’ennesima strage avvenuta all’interno di un college per mano di uno studente armato fino ai denti ed intenzionato a farsi finalmente notare dagli altri.
Risulta tuttavia parimenti complicato commentare la dichiarazione dell’NRA (National Rifle Association) secondo cui la tragedia poteva essere evitata se il campus non fosse stato “gun-free”, perchè gli studenti sarebbero potuti essere sufficientemente armati da fermare il loro collega prima che questi uccidesse 33 di loro.
Un quadretto da puro far west, come sottolineava la mia collega Paola oggi.
Non c’è molto da stupirsi, visto che l’associazione di cui sopra è stata presieduta per anni da Charlton Heston.
Certo che sentire in televisione Ferrara appoggiare la tesi dei pistoleri fa riflettere non poco sulla televisione italiana, sul giornalismo italiano, su Ferrara e su tante cose riguardo alle quali riflettevo già a sufficienza senza che mi venisse dato questo ulteriore motivo per farlo.
Probabilmente cercare di limitare l’accesso alle armi da fuoco non è una strategia sufficientemente intelligente per essere presa in considerazione.
Molto più furbo aumentarne la distribuzione in modo da arrivare ad armare ogni singolo cittadino ed autorizzarlo a freddare chiunque intorno a lui abbia intenzioni ostili, comportamenti sospetti, ideologie sovversive, aspetto non conforme agli standard o si ostini a palesare differenze di qualunque tipo con i modelli autorizzati in voga al momento.
Probabilmente solo così si potrà arrivare ad una società perfetta.
Certo potrebbero servire diversi anni ed innumerevoli vittime, ma nessuno pretende di ottenere risultati senza sacrifici.
Tornando al massacro della Virginia Tech, mi stupisce che ancora non siano stati messi sotto accusa i gusti musicali del killer, le sue abitudini ludiche, i suoi gusti sessuali o la sua religione. Sia mai che per una volta un ragazzo che impazisce e trucida diversi suoi coetanei possa essere etero, cristiano, non avezzo ai GdR e fan, chessò, di Robbie Williams. Non credo si saprà mai, tutto ciò che ci è dato sapere di lui è che era di origine coreana.
Meglio ripeterlo.
Era coreano, non americano.
Devo ammettere che dopo essere stato a New York fatico a comprendere come delle persone così gentili possano sopportare una politica tanto rivoltante.
Certo che se ti abbattono sotto il naso due palazzi di dimensioni letteralmente inimmaginabili (io non riuscivo a figurarmi le torri gemelle arrivato in Ground Zero, lì è tutto talmente enorme che immaginare qualcosa di ancora più grande è impossibile) e cominciano a farti avere paura di qualunque cosa ti stia attorno è facile che inizi a perdere il senno.
Indubbiamente gli U.S.A. hanno perso la guerra contro il terrorismo e nessuna bomba sganciata su nessun paese medio orientale potrà lenire la paura che serpeggia in quella nazione.
Se andiamo a guardare a chi questa situazione fa più comodo poi, non servo certo io per dire che è tutta gente senza barba nè turbante che vive ben lontana dalle grotte afghane.
Sto divagando, quindi non è il caso di continuare a scrivere.
Non voglio sembrare uno di quei vecchi che partono per la tangente ogni volta che tentano di affrontare un discorso serio.
Chiudo precisando che il titolo del post è una [dotta] citazione.

Schegge

Il dannato caffè la sera mi priva del sonno.
Sono stato fino ad ora a discutere con Bazzu in macchina come non si faceva da un po’ di tempo.
Quello che ne è uscito è un triste dipinto.
Tragicomico, forse.
E’ bello tuttavia riuscire a volte a staccarsi dalla tela di quel quadro e quindi ringrazio Bazzu di avermi dato questa possibilità.
Sto tagliando la quinta serie di Scrubs in modo che stia in un unico DVD.
Sto anche lavorando nel tentativo di mettere on-line due compilation che ho creato. La prima è quella utilizzata per il viaggio a Monaco, la seconda invece è quella che la Bri mi ha chiesto di fare per lei.
A me piacciono, spero vengano pronte presto.
Ora sarei dell’idea di andare a dormire.
Dopo la classica stracittadina Brugherio-Melzo percorsa Sabato mattina in bici ho tutt’ora dolori al culo.
Vorrei il mio letto non fosse vuoto.

Torniamo alla vita di tutti i giorni

Questa volta voglio essere frivolo e parlare di stupidate.
Prima però voglio dare l’ennesimo esempio di quanto sostengo da tempo.
Elencherò i fatti senza dare giudizi.
Non serve.
Prosperini è un assessore milanese di AN.
Prosperini si definisce cattolico ed anzi si erige a tutela dei valori cattolici in Italia.
Prosperini oggi ha dichiarato di voler “Garrottare tutti i gay”.
Garrottare vuol dire uccidere per soffocamento tramite corde di cuoio bagnato.
La chiesa non ha mai preso le distanze da Prosperini.
Ok, dicevo di voler discutere di cose meno impegnative e così farò.
Ieri analizzavo con una mia collega la nostra generazione. Di solito quando si fanno queste operazioni, il risultato porta costantemente a sottolineare come la propria generazione sia migliore dell’attuale. Nel caso specifico credo che però questo verdetto sia oggettivo. L’esempio da cui tutto è scaturito è il romanzo generazionale.
Mi spiego meglio.
“Jack frusciante è uscito dal gruppo” vs “Tre metri sopra il cielo”.
Cazzo, non c’è proprio competizione.
Volete mettere il mito del giovane bello e ribelle che rimorchia facile le bambine della società bene in sella alla sua sfavillante moto, contro lo sfigato emarginato per i suoi gusti musicali, che si sposta unicamente in bicicletta e che fila per 300 pagine una che poi non gliela da?
Insomma dai, non c’è proprio pargone.
Anche a livello cinematografico. Lasciando stare il confronto Scamarcio/Accorsi che è assolutamente marginale, volgiamo parlare dell’abisso che c’è tra i Faith no More e le Vibrazioni?
Non c’è dubbio, sono arci contento di essere parte della generazione degli sfigati, di quelli che il “punk” lo dovevano ascoltare lontano dai genitori perchè i Punkreas non erano certo i Finley, di quelli che mettevano le allstar perchè costavano 9.900 lire al Bennet, di quelli che robbosi lo erano tutta la settmana e non solo il Sabato sera, di quelli che per provarci con una dovevano armarsi di coraggio e guardarla in faccia (coraggio che nel 70% dei casi non marcava presenza e nel restante 30% era spesso preludio al fatidico due di picche) e non usare il T9.
Insomma, la mia generazione vince tanto a niente nei confronti delle nuove leve e a loro non resta che dire “mi dispiace, ma ve la siete voluta”.
Chiudo l’escursus con una nota assolutamente generazionale: il 30 Aprile ci sarà un live reunion delle Gambe di Burro al Bloom. Speravo la facessero all’A.R.C.I. di Arcore, ma sarebbe stato addirittura troppo revival. Non mancherò.
Tornando ai giorni nostri, ma continuando a parlare di musica mi piace spendere tre parole riguardo il nuovo CD dei Comeback Kid.
Spacca il culo.
Abbandonate le velleità pseudomelodiche del precedente lavoro, i christian-corers americani piazzano un lavoro violento, corposo, ben strutturato, strabordante attitudine e decisamente completo. I pezzi sono tirati, ma non fanno della velocità e dell’immediatezza il loro punto di battaglia come accadeva in “Wake the Dead”, sono piuttosto complessi e dimostrano come si possa suonare HC senza compromessi anche cercando di staccarsi un po’ dalle linee guida.
Lo consiglio a tutti, ma soprattutto a Federico perchè è giusto non lasciar morire la sua anima accaccì.
Oggi Elena mi ha dato le foto della convencion Telethon di Salsomaggiore e dell’aperitivo che abbiamo fatto per festeggiare la mia laurea.
Sono carine.
Eccone una*.
Lab. Rugarli
* da sinistra: Andrea, Paola1, Paola2, Monica, io ed Elena.