Vai al contenuto

Web

NBA All-Star Game 2012

Scroccare la rete wireless dei vicini è illegale ed io non lo sto facendo.
Detto questo, come ogni anno eccomi qui a stilare i miei due quintetti per l’NBA all-star game, anche conosciuto come “basket goes wrestling”. Con il lockout di inizio stagione, la regular season praticamente appena iniziata ed il mercato che impazza, le scelte sono più frutto di presonalissime prospettive che non dei reali meriti di questa stagione, però non essendo io nulla più che un appassionato semi ignorante, la differenza con le pick precedenti non è poi così significativa.
Ad ogni modo ecco le mie scelte. Sotto poi, do qualche motivazione.

Le motivazioni, dicevo. Anche quest’anno ho provato a formare dei quintetti verosimili, cercando di avere un solo giocatore per ruolo e un 3 ed un 4 a far da ali, questo è il principale motivo di tante delle esclusioni. Su nba.com la scelta inizia con le ali e quindi inizio a commentare da lì. A Ovest ho scelto Griffin e Gallinari essenzialmente per tifo, anche se nel caso del primo credo ci sia poco da star lì a farmi le pulci. Resta fuori Durant che, campanilismi a parte, nel mio quintetto sarebbe stato il 3 per diritto. Complicatissima la scelta ad Est che quest’anno in tema “forwards” offre poco per non dire nulla. Escluso Melo, che per quanto forte non raccoglie la mia simpatia, da scegliere non resta poi molto e così mi butto su due giocatori di sostanza che il loro lo fanno sempre discretamente. Indiana tra l’altro quest’anno secondo me non è male, quindi Granger magari qualche bel numero lo mette su. Si passa alle guardie. Ad Ovest scelgo Curry a fare il play perchè è un poeta del basket e gli metto di fianco Evans perchè tra le scelte a disposizione è il meno play di tutti (Bryant escluso, ma se ancora qualcuno spera di vederlo nelle mie selezioni allora c’è qualche problema di comunicazione). Resta fuori Paul semplicemente perchè pur comprendendone le motivazioni, la sua decisione mi ha ferito nel profondo. Westbrook invece lo odio e basta. Ad Est non c’è competizione. Io un play più forte di Rose non lo vedo, con buona pace dei vari Rondo (che amo) e D-Will (che amavo), così come un 2 anche solo lontanamente paragonabile a Wade. Avrei potuto mettere Allen di fianco all’MVP, ma io i Celtics non riesco proprio a votarli. Si chiude coi centri. Ad Ovest Nenè è quello che mi convince di più. Il ballottaggio è stato con Camby. Ad onor del vero da quella parte ho molta curiosità per la stagione di DeAndre Jordan, come di tutti i clipps, ma avevo già scelto Griffin e mi pareva di esagerare. Ad est vince Chandler perchè lo adoro dai tempi di New Orleans. Pesa molto il fatto che Howard forse finirà ai Lakers smettendo istantaneamente di starmi simpatico. Il dubbio forte è stato escludere McGee, l’uomo che schiaccia con tre palloni e che secondo me ha fatto la comparsa in almeno un milione di film e serie nel ruolo dell’ispanico. Infine, giocatore scelto per il voto secco è chiaramente il Barone, più che altro per buon auspicio riguardo la sua schiena malmessa.
That’s all.
Vedremo cosa riserverà questa stagione. I Clippers spero vadano più avanti possibile perchè, tutto sommato, son brava gente. Dubito però andranno oltre le semifinali (ed è già tantissimo). Squadra simpatia senza dubbio New York, che però se passa il primo turno di play off è già un mezzo miracolo. Secondo me eh.

Assistenza tecnica blogger.com: a true story

Tempo fa avevo creato un blog per gestire la campagna di D&D in cui facevo il master (sono un nerd, what a surprise!).
Ai tempi ero un felice utente di blogger.com, così decisi di creare un nuovo account a nome del cattivone della campagna e iniziare a gestire la cosa in quel modo. Era un blog privato, accessibile unicamente a me e ai giocatori.
Sta di fatto che la campagna finisce un paio di anni fa ed io smetto di accedere al blog in questione fino a quando, giorni fa, mi torna la curiosità di voler leggere qualcuno di quei post. Decido così di effettuare il log in.
Purtroppo non ricordo più la casella email che avevo utilizzato per generare l’account di blogger, ma ingenuamente penso che questo non dovrebbe essere un problema. Casomai più ostico sarebbe non ricordare la password, ma solitamente non sono così originale e quindi mi sento abbastanza tranquillo e vado ad approcciare la questione.
Scopro che blogger è stato assorbito da google e che quindi devo accedere tramite account google. Per accedere, mi si richiedono email e password. Normale. Io però l’email non la ricordo, così clicco sul link “non riesci ad accedere al tuo account?” e finisco sulla pagina per il recupero dei dati. Easy.
Ci sono due opzioni. La prima, richiede l’inserimento dell’indirizzo email cui verranno inviate tutte le specifice come password, indirizzo,ecc…. La seconda opzione è quella che serve a me: “Hai dimenticato nome utente o password? Inserisci l’URL del tuo blog!”. Perfetto, io l’indirizzo del blog lo ricordo eccome, quindi riempio il campo indicato e clicco felice e speranzoso su “cerca”.
Questo è ciò che compare:

L’impressione è di essere finito in una barzelletta sui carabinieri.
Mi ci sforzo un po’, provo mille mila combinazioni di indirizzi hotmail.it, ma proprio non mi viene in mente qualse sia. Ok, non bisognerebbe mai registrare un servizio con un’email che non si controlla. Avete ragione. Però se non avessi fatto una cazzata non avrei necessità del centro assistenza. Non so voi, ma se io chiamo il fabbro perchè son rimasto chiuso fuori casa accetto che mi dia del pirla, però mi deve ANCHE aprire la porta. Altrimenti mi incazzo.
Tirate le mie mille o duemila madonne, provo ad approcciare il “centro assistenza“, che si rivela essere una sorta di forum, nel tentativo di avere qualche info. Scopro con somma sorpresa di non essere l’unico al mondo ad aver dimenticato la mail connessa al suo account, anzi, ci sono moltissime discussioni aperte che riportano una domanda come la mia. Ed è così che faccio la conoscenza di tal Fabrizio Castelli, genio assoluto ed eroe indiscusso. Fatico a capire se lavori per blogger o se sia semplicemente un caritatevole benefattore, sta di fatto che quest’uomo, con serafica pazienza, risponde a tutti la stessa cosa.
“Usa il form per il re-invio dei dati”.
Probabilmente è convinto di avere a che fare con suoi simili. Io lo capisco che, magari, a lavorare all’assistenza nella gran parte dei casi ci si trovi al cospetto di gente che, autonomamente, non sa nemmeno allacciarsi le scarpe. Ci sta quindi che la prima risposta sia nell’ambito dell’ovvietà. Se però il 99.9% delle persone ti risponde cose tipo: “certo che ho provato, il problema è che quel sistema l’ha pensato una scimmia visto che cercavo l’indirizzo email e mi han mandato l’informazione al mio indirizzo email”, forse qualche informazione in più dovresti darla. Invece niente. Tutte le discussioni che ho letto (e son tantissime) partono con l’utente X che espone il problema, Super Fabio che risponde di usare il form automatico e l’utente che replica di averci già provato, ma di necessitare un sistema alternativo.
La cosa assurda, è che sto tizio pare l’unica voce di blogger. Non c’è un servizio email da contattare, non c’è un referente con cui parlare. C’è solo il forum in cui la gente posta mille mila volte la stessa domanda e nessuno risponde nulla di vagamente utile.
Ora, io posso pure vivere senza poter accedere ai riassunti delle mie vecchie sessioni di D&D. Mi gira il cazzo, ma posso andare avanti. Il punto qui è un altro. Non è possibile, se ti chiami Google, mettere in piedi un servizio di assistenza tecnica così.
Il fatto che ormai la maggior parte delle aziende che forniscono prodotti non abbiano più da relazionarsi fisicamente col cliente, ha generato mostri terrificanti.

Tema: La mia collezione di dischi. Svolgimento:

Come al solito, appena vista l’iniziativa lanciata da Kekko su Bastonate avevo deciso di prendervi parte scrivendo due righe pure io sull’argomento. Poi, una volta letto il pezzo previa linkato ed individuato il seguente passaggio:

…Conosco persone che si sono spese migliaia di euro per esporre in bacheca un paio di cento album, tutti messi bene in fila con la costoletta in vista e l’ordine alfabetico e quelle robe lì. Conosco persone che aggiornano un file excel con tutti i dischi in loro possesso…

avevo desistito.
Un po’ per quell’imbarazzo tipo scaccolamento colto in flagrante (non che mi sia mai successo, parlo per sentito dire), un po’ perchè all’inizio pensavo che il mio pezzo non sarebbe stato altro che una diluizione in millemila battute di quella frase lì.
Riflettendoci meglio però, la mia storia con i dischi è decisamente più articolata e può quindi essere raccontata con un senso, così questa mattina, quando su twitter ho letto una nuova richiesta di Kekko in merito, ho avuto la presunzione potesse parlare con me e ho messo mano alla tastiera ed inizato a scrivere la mia storia.
Io con la musica ho sempre avuto un rapporto particolare. Non ricordo infatti nessun’esperienza di vita fatta o subita cui non possa immediatamente ricollegare una canzone o un disco. Forse non è poi così particolare o fuori dal comune, questa cosa, però per quanto riguarda il mio giro di frequentazioni persone con questo attaccamento alla musica ne conosco pochissime. Esempio? A sette anni mi operano al cuore e per me quell’esperienza è una cassetta con “The final countdown” degli Europe sul lato A e “Al di là del muro” di Barbarossa sul lato B. E così a scendere: viaggi, morose, amici e via dicendo son tutti mentalmente connessi a qualche ricordo musicale. Il primo CD che ricordo di aver comprato io risale alle elementari. Dopo scuola vado in piscina e passo l’intera sessione in vasca a canticchiare in testa “Ridere di te” di Vasco. Non so perchè, ma è così. Uscito dalla vasca, vado coi miei a fare la spesa al Carrefour e chiedo di comprare un disco di Vasco che contenesse il pezzo. L’unico reperibile era il doppio live “Fronte del palco” e così procediamo all’acquisto. Seguiranno, nel giro di qualche anno, “Greatest Hits II” dei Queen, “Nord, Sud, Ovest, Est” degli 883 e finalmente “The final countdown” degli Europe, che la cassetta s’era ormai distrutta (e di Barbarossa chisseneincula).
Iniziano le medie. Io ho una mancetta che arriva ogni mese dai nonni e sono uno sfigato. Un bambino inserito a forza in un contesto pre-adolescenziale in cui è tutto un ragazze, sigarette e motorini. Io non fumo, non rimorchio e il motorino non lo voglio perchè mi fa paura. I miei soldi li spendo in CD, dischi che ora non ho nemmeno più. Erano i tempi di Albertino, del DJtime e della DJparade. Compravo compilation a ruota libera, ascoltandole a nastro fino all’uscita della successiva. Oggi di quei dischi non credo di aver più traccia, tra regali e prestiti mai riavuti indietro.
Cambio palco e si passa agli anni del liceo. La mancetta resta quella, ma le spese aumentano (“Hi Manq, my name is beer.” “Nice to meet you, Beer!”) e tutta sta liquidità per comprare i dischi inizia a venir meno. Però la musica mica si ferma, anzi, scopro il punk-rock e l’HC-melodico. Inizio a vestirmi come un deficiente (imbarazzo), tingo i capelli e duplico cassette come non ci fosse un domani. Qualche disco ancora lo porto a casa, ma più che altro i soldi li tengo per andare ai concerti e comprare magliette di gruppi imbarazzanti (tipo Frenzal Rhomb, ma forse ho pure di peggio). I dischi presi a quei tempi sono perloppiù Offspring e Nofx, ma la roba di cui mi riempivo la camera erano le cassettine dei demo con le copertine fotocopiate e tutto il resto. Li ho ancora tutti, anche quelli inascoltabili.
All’università la solfa non cambia moltissimo: stesse entrate, stesse uscite. Arriva però Internet ed io inizio a scaricare e masterizzare senza freni. Non ho mai comprato ne venduto album pirata, ma sono stato produttore e consumatore assiduo per anni. Il momento più basso della mia vita di acquirente di musica, ma probabilmente il mio più alto dal punto di vista del consumo. Napster 1, Metallica 0.
Credo di avere tendenze ossessivo/compulsive. Di tutti i miei CD masterizzati stampavo le copertine, a colori, e li mettevo su una mensola (che in breve diventò molte mensole) con le band in rigoroso ordine alfabetico ed i dischi di uno stesso gruppo in ordine di uscita. Avrò cambiato almeno cinque o sei volte la posizione dei gruppi col “the” davanti, alternandoli da sotto la T a sotto la lettera che avrebbero dovuto avere se l’articolo non ci fosse stato.
A quel punto ho iniziato a lavorare e nella mia testa è diventato un dovere morale comprare i dischi, soprattutto quelli vecchi per rimpiazzare le copie self-made. Ovviamente negozi di dischi neanche l’ombra, dalle mie parti, e di andare a Milano per rischiare di non trovare quello che cercavo non ho mai avuto voglia. Scopro “Interpunk” ed inizio a comprarci dischi a botte di cinque la volta. L’opera di rimpiazzo procede abbastanza lenta, mi serve metodo e così nasce il foglio excell. La lista. Quella su cui riporto i dischi da comprare e i dischi che ho in scaffale, ma che devo rimpiazzare.
Ogni ordine ha qualche disco vecchio e qualche disco nuovo, che non significa necessariamente appena uscito, ma semplicemente appena scoperto. Appena il disco arriva lo apro, sfoglio il libricino, e me lo sento dall’inizio alla fine almeno una volta, prima di riporlo nella libreria.
Metodo. Tipo serial killer, ma usato senza nuocere.
Inoltre, compro sempre qualche disco quando viaggio (se vado in posti in cui ancora ci sono negozi di dischi). Non per forza dischi che potrei trovare solo lì, ma anche solo dischi che quando riascolterò dirò: “questo l’ho comprato in quel posto” ed il ricordo del viaggio sarà classificato a dovere nello scaffale delle mie memorie.
Al momento la mia collezione comprende più o meno duecento dischi, che non sono molti, ma che per chi ha un bilocale sono sufficienti a creare un problema di location. Non smetto di comprarli e, anzi, sto tentando di recuperare roba abbastanza di nicchia con discreto successo. Sono feticista del compact disc e schiavo degli oggetti. Vittima di una società consumistica per cui possedere le cose rende le persone più felici.
Forse un giorno incontrerò Tyler Durden.

Italy vs. Wikipedia vs. Freedom

Dear reader,

at this time, the ITALIAN LANGUAGE WIKIPEDIA may be no longer able to continue providing the service that over the years was useful to you, and that you expected to have right now. As things stand, the page you want still exists and is only hidden, but the risk is that soon we will be forced to actually delete it.

Over the past ten years, Wikipedia has become part of the daily habits of millions of web users looking for a neutral, free-content, and – above all – independent source of Knowledge. A new, huge multi-lingual encyclopedia, freely available to all, at any time, and free of charge.

Today, unfortunately, the very pillars on which Wikipedia has been built – neutrality, freedom, and verifiability of its contents – are likely to be heavily compromised by paragraph 29 of a law proposal, also known as “DDL intercettazioni” (Wiretapping Act).

This proposal, which the Italian Parliament is currently debating, provides, among other things, a requirement to all websites to publish, within 48 hours of the request and without any comment, a correction of any content that the applicant deems detrimental to his/her image.

Unfortunately, the law does not require an evaluation of the claim by an impartial third judge – the opinion of the person allegedly injured is all that is required, in order to impose such correction to any website.

Hence, anyone who feels offended by any content published on a blog, an online newspaper and, most likely, even on Wikipedia can directly request the removal of such contents and its permanent replacement with a “corrected” version, aimed to contradict and disprove the allegedly harmful contents, regardless of the truthfulness of the information deemed as offensive, and its sources.

During all these years, the users of Wikipedia (and we want, once more, to point out that Wikipedia does not have an editorial staff) have always been available to review – and modify, if needed – any content deemed to be detrimental to anyone, without harm to the Project’s neutrality and independence. In the very rare instances it was not possible to reach a mutually satisfactory solution, the entire page has been removed.

The obligation to publish on our site the correction as is, provided by the named paragraph 29, without even the right to discuss and verify the claim, is an unacceptable restriction of the freedom and independence of Wikipedia, to the point of distorting the principles on which the Free Encyclopedia is based and this would bring to a paralysis of the “horizontal” method of access and editing, putting – in fact – an end to its existence as we have known until today.

It should be made more than clear that none of us wants to question safeguarding and protection of the reputation, honor and image of any party – but we also note that every Italian citizen is already protected in this respect by Article 595 of the Criminal Code, which punishes the crime of defamation.

With this announcement, we want to warn our readers against the risks arising from leaving to the arbitrary will of any party to enforce the alleged protection of its image and its reputation. Under such provisions, web users would be most probably led to cease dealing with certain topics or people, just to “avoid troubles”.

We want to be able to keep a free and open-to-all encyclopaedia, because our articles are also your articles – Wikipedia is already neutral, why neutralize it?

The users of Wikipedia

Testo tratto da qui, grazie al post che trovate qui. Mi pareva doveroso divulgare.

Il numero di Playboy con Stephanie Seymour

Esce oggi, per celebrare i vent’anni di Nevermind, Il numero di Playboy con Stephanie Seymour. Questo libro (perchè effettivamente sembra un libro vero) vuole essere una sorta di tributo all’album dei Nirvana che, un po’ per tutti anche se per tutti con una motivazione differente, è stato importante. Siccome è un’idea che apprezzo molto (e siccome ci ho scritto sopra due righe pure io [anche se la seconda motivazione è diretta conseguenza della prima]) mi pare valga la pena di segnalarlo.
La cover è di Giudit, la retrocopertina è di Tostoini, mentre l’impaginazione è soprattutto opera di Barabba.
L’idea da cui tutto è nato e di conseguenza la regia del progetto è di Bastonate.
Hanno contribuito, in rigoroso ordine alfabetico: Accento Svedese, Alex Grotto, Andrea Bentivoglio, Andrea Mancin, Arianna Galati, Aurelio Pasini, Bart Cosmetic, Capra – Gazebo Penguins, Daniele Funaro, Daniele Piovino, Daniele Rosa, Davide Bolzonella, Diego Peraccini, Elena Marinelli, Emiliano Colasanti, Enrico Veronese, Enzo Baruffaldi, Federico Bernocchi, Federico Guglielmi, Federico Pucci, Federico Sardo, Francesca Fiorini, Francesco Farabegoli, Francesco Russo, Germana Maffucci, Giampiero Cordisco, Giovanni Pontolillo, Giuditta Matteucci, Giulia Blasi, Giuseppe Mancuso, Irene Musumeci, Jacopo Cirillo, Livia Fagnocchi, Luca Benni, Marco Braggion, Marco Caizzi, Marco Delsoldato, Marco Kiado, Marco Manicardi, Marco Pecorari, Marina Pierri, Massimo Fiorio, Matteo Cortesi, Matteo Zuffolini, Mattia Meirana, Nicola Berto, Paolo Barbieri, Paolo Belardinelli, Paolo Grava, Paolo Morelli, Pop Topoi, Ramona Norvese, Ray Banhoff, Renato Angelo Taddei, Roberta Ragona, Roberto Bargone, Roberto Recchioni, Robertz Vinx, Simone Rossi, Solo Macello, Tatiana Traini, Tito Faraci, Tommaso Belletti, Valerio Spisani, Vanessa Carmicino.
Cliccando sull’immagine a sinistra è possibile scaricare il pdf, per l’epub il link è invece questo.
Buona lettura.

Blogfest 2011

E’ con grande sorpresa ed un pizzico di emozione che segnalo che anche quest’anno manq.it non è candidato in nessuna delle categorie dei Macchianera Blog Awards.
In una vita in cui stilare classifiche è uno dei miei hobby preferiti però non posso che sostenere l’iniziativa che porta a votare e premiare i migliori blog della rete e quindi, essendo io Italiano, vorrei dare alcune indicazioni di voto a chi si trovasse a leggere.
Prendeteli come consigli, come una scusa per andare a buttare un occhio ai blog in questione. Magari potreste trovare roba che vi piace.
Tipo come blog o sito televisivo io fossi in voi voterei Serialmente.
Tra i blog cinematografici voterei i 400 calci. Anche Memorie di un giovane cinefilo non è male, ma io metà delle recensioni non le capisco, quindi al ballottaggio scelgo Nanni Cobretti e soci.
Nella categoria “miglior sito/blog andato a puttane” ci sarebbe da sbizzarrirsi, ma sarei dispiaciuto se vincesse il Pensatoio di Selvaggia Lucarelli perchè a me i suoi pezzi alla fine piacciono.
Ci sono mille altre categorie, ma non me ne interesso granchè. Specie per quanto riguarda la musica, dove di tutti i blog in classifica non ce n’è uno che seguo. Scelta libera quindi, mi affido alla vostra coscienza.
Ah, metto anche qualche indicazione di NON voto perchè, essendo italiano, sparlare del prossimo mi da gusto.
Su tutti, mi piacerebbe nessuno votasse Repubblica.it come miglior testata giornalistica perchè sta scadendo oltre l’inimmaginabile. Di contro spererei anche in una sconfitta di TGcom, più che altro per non dover assistere all’ulteriore decadimento che Repubblica.it intraprenderebbe sulla scia dell’emulazione.
Ok, questo è quanto. Per votare basta andare qui.
Inutile precisare come una montagna di blog che mi piacciono non siano in lista, perchè l’assenza tra i candidati di manq.it è di per sè esplicativa del livello del concorso.

Wanna Marchi

Girando qua e la per la rete mi sono imbattuto in un post su Bioetica che rimandava a sua volta ad un altro paio di post apparsi su Blog(0).
In tutte queste pagine si parla di omeopatia, dell’assenza in questa pratica di qualsivoglia fondamento scientifico e del fatto che una multinazionale francese abbia deciso di querelare, o meglio intimidire, un povero blogger reo solamente di aver ribadito ancora una volta questo concetto.
Tempo fa io e la Polly avevamo combattuto una battaglia simile scrivendo una lettera ad Ok Salute in cui chiedevamo cortesemente di smetterla di dare spazio ad articoli sull’omeopatia in cui si lasciava intendere come questa potesse davvero essere considerata come alternativa alla farmacologia classica.
La rivista ci aveva risposto, dicendo che in realtà avevano anche pubblicato articoli che chiarivano il fondamento non scientifico della disciplina omeopatica. Noi quegli articoli non li abbiamo mai trovati, ma almeno la risposta era stata garbata.
Il punto della questione è che chi fa un mestiere come il mio o anche solo ha delle basi di medicina, farmacologia o scienza in generale, non può tollerare un certo tipo di disinformazione, perchè si gioca con la salute della gente.
Partendo dal presupposto secondo cui ognuno è libero di curare il proprio corpo come meglio crede, io non sono contrario al poter trovare in commercio prodotti omeopatici, così come non sono contrario ai viaggi a Lurdes o a Medjugorje. Ognuno è libero di credere quello che vuole e comportarsi di conseguenza.
A darmi fastidio sono le operazioni di marketing che sfruttano l’ignoranza per generare profitti.
Chiariamo quindi la questione anche su queste pagine, nella speranza di poter essere utili a qualcuno. Cercherò di semplificare, sperando di non commettere imprecisioni.
I rimedi omeopatici si basano sul concetto di diluizione. La teoria alla base sostiene che diluendo un principio attivo in maniera estrema non si vada ad inficianre l’effetto curativo, ma anzi, lo si possa addirittura accentuare. Tradotto significa prendere un farmaco e diluirlo all’ennesima potenza (si parla se non erro di centinaia di diluizioni centesimali consecutive) fino ad ottenere, tenetevi forte, acqua. Esemplifico: avete mal di testa? Sciogliete una bustina di nimesulide nella vostra piscina comunale e poi bevete un bicchiere dell’acqua in essa contenuta.
Basterebbe solo utilizzare un minimo di razionalità per comprendere come il meccanismo scricchioli, ma non è così che la farmacologia smentisce le pratiche omeopatiche.
La base su cui la farmacologia si fonda è il controllo in cieco che paragona un farmaco ad una sostanza inerte chiamata placebo.
La regola aurea, in soldoni, è questa: se la sostanza in esame cura più persone del placebo è possibile definirla come farmaco. Altrimenti no. Nel caso dei rimedi omeopatici questa differenza non c’è.
Questo significa che nessuna persona curata con il rimedio omeopatico (o col placebo) guarisce dalla malattia? Assolutamente no. In molti casi si raggiunge comunque la guarigione anche senza essere stati adeguatamente trattati con farmaci. Se si assume un farmaco però le possibilità di guarire crescono.
Esemplifico ancora. Prendiamo trenta malati di influenza. Ne trattiamo dieci con un anti influenzale, dieci con un rimedio omeopatico e dieci con acqua. Alla fine del trattamento, 7 delle persone trattate col farmaco saranno guarite, mentre solo tre delle persone trattate con l’acqua o con il prodotto omeopatico raggiungeranno lo stesso risultato. Ovviamente la questione è numericamente e teoricamente più complessa di così, ma spero l’esempio aiuti a capire.
La cosa sbagliata dell’omeopatia (e di altre pratiche che non menzionerò di nuovo per non far arrabbiare troppe persone con lo stesso post) sta nel fatto che questo principio non viene spiegato.
Per questo motivo, credo e spero, in Italia è addirittura illegale pubblicizzare prodotti omeopatici.
Ok, spero di aver spiegato la faccenda in maniera chiara, precisa ed esaustiva.
Mi prendo le ultime righe essenzialmente per precisare due cose:
1- I rimedi naturali NON sono da considerare omeopatici e non deve essere fatta confusione in merito. Esemplifico: bere una camomilla per calmarsi non è un rimedio omeopatico. La camomilla contiene un principio attivo che, a certe concentrazioni, è scientificamente provato dare l’effetto desiderato. Quindi il concetto è se assumere tot mg di principio attivo sotto forma di bevanda dal sapore piacevole, o in pastiglia. La concentrazione di principio attivo però NON CAMBIA. Differente sarebbe dirvi di mettere una bustina di camomilla nella piscina di cui sopra, berne un bicchiere e dichiararne gli stessi effetti curativi.
2- Io e questo blog supportiamo non solo la causa dell’informazione onesta e completa sui rimedi omeopatici, ma soprattutto i privati cittadini che solo per averne parlato in maniera critica, ma con cognizione di causa, vengono attaccati ed intimoriti da aziende multinazionali.
Il manganello, brandito da avvocati in giacca e cravatta, non è meno pericoloso.