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Florida – 2009

Vedere la descrizione di un tour completo della Florida associata ad una valutazione della vacanza tra le più basse da me assegnate può far pensare che la Florida non sia un granché, come posto. Non è così. La valutazione della vacanza comprende, per ovvi motivi, anche eventuali problemi o malumori vissuti nell’arco del viaggio ed è soprattutto per questo che la vacanza non ha ottenuto un punteggio migliore.

Innanzi tutto il nostro volo di partenza è stato cancellato e riprogrammato un giorno dopo, costringendoci a disdire tutte le prenotazioni fatte e rifarle da capo nel tentativo di non saltare nulla di quanto previsto dall’itinerario, cosa non semplice in un tour “serrato” come quello in programma. Tra l’altro al momento non so neanche se questo disguido mi verrà mai risarcito dalla compagnia e attendo in merito notizie più dettagliate dall’ENAC, Ente Nazionale per l’Aviazione Civile, organo a cui consiglio di rivolgersi a chiunque abbia problemi con i voli aerei (NdM: Non ci hanno mai risarcito un cazzo.).

La cancellazione del volo però non è stata l’unico “incidente di percorso”. Arrivati in loco, la società di noleggio auto Budget non voleva fornirci l’automobile noleggiata e già pagata per un problema inesistente sollevato dall’impiegata decisamente poco sveglia. Così, oltre ad essere arrivati sul posto un giorno dopo, la prima sera abbiamo dovuto spendere 60 dollari di taxi (i taxi a Miami costano uno sproposito, forse anche perché non esiste metropolitana ed i mezzi di superficie lasciano alquanto a desiderare) per andare in albergo e ritornare all’autonoleggio la mattina seguente. Va sottolineata la gentilezza dell’impiegato del mattino seguente che, oltre a scusarsi, ci ha dato una cabrio al prezzo della nostra berlina come “risarcimento” per il disagio arrecatoci.

Infine, come ciliegina sulla torta, abbiamo avuto un monte di problemi con le carte di credito. Il mio bancomat, dopo aver correttamente funzionato il primo giorno, ha deciso di smettere di farmi prelevare fino al mio rientro in Italia. Non bastasse, il primo Sabato mattina anche la mastercard di Paola ha deciso di non funzionare più. Ci siamo così ritrovati con 70 dollari cash totali, due notti d’albergo da pagare e l’impossibilità fino al Lunedì di accedere ad una banca o far ricaricare una delle nostre prepagate da casa. Questo è stato sicuramente il momento più buio di tutto il viaggio, ma fortunatamente si è risolto in fretta: alle 18.00 locali del Sabato, coincidenti con la mezzanotte italiana, la carta di Paola ha ripreso ad andare e da lì in avanti tutto è filato liscio.

Problemi a parte però, il viaggio è stato molto bello e quindi è bene iniziare a raccontarlo. Giusto qualche nota introduttiva, come al solito, riguardo le modalità. Sebbene all’inizio avessimo optato per prenotare tutte le notti, il disagio dell’aereo ci ha costretto a rivalutare la nostra idea e abbiamo optato per prenotare via via che la vacanza procedeva. Avendo portato un PC e disponendo tutti gli alberghi di connessione internet wireless gratuita, l’operazione è risultata semplice e la scelta azzeccata. Gli alberghi da noi scelti erano quasi tutti motel, di quelli che si vedono nei film con il posteggio di fronte alla porta della camera. Le catene da noi provate (Super 8, Days Inn e Howard Johnson) si son sempre rivelate buone come rapporto qualità/prezzo, valutazione non estendibile agli hotel a singola gestione.

Arrivati a Miami e presa la macchina, siamo subito partiti alla volta di Key West, fermandoci lungo la strada nel parco naturale di Bahia Honda. Sulle isole Keys avevamo riposto notevole attesa perché sono ovunque presentate come “isole caraibiche e paradiso per lo snorkeling”. Dopo essere stato a Cuba, però, non posso negare di essere rimasto deluso. Il posto è molto bello, l’acqua è pulita e i pesciolini abbondano, ma di coralli e pesci tropicali come quelli visti l’anno scorso non c’è neanche l’ombra. Molte alghe sul fondale invece, che si staccano e galleggiano rovinando un po’ l’appeal della baia. C’è da dire che io sono tremendamente schizzinoso e che, se non fossi stato a cuba l’anno precedente, non avrei avuto nulla di che lamentarmi per le Keys. Oltre alle spiagge consiglio la visita della cittadina di Key West, unico posto negli States dove è possibile bere per la strada. Il clima che ci si respira è di festa, c’è veramente molta vita a qualunque ora del giorno e della notte ed al tramonto ci si può ritrovare tutti nella piazza principale per assistere al sunset e, tanto per cambiare, fare baldoria insieme ad artisti di strada di ogni tipo.

Il giorno seguente siamo ripartiti da Key West per ripercorrere le Keys, farci ancora un po’ di mare e portarci a Key Largo, posto desolato dove non c’è nulla, ma che è un buon punto di sosta per affrontare in seguito il parco delle Everglades senza dormire in pasto alle zanzare. Sulla via per Key Largo ci siamo fermati al John Penny Camp, un altro parco naturale per cui vale lo stesso discorso fatto per Bahia Honda.

Come detto, dopo la notte a Key Largo ci siamo concessi un’intera giornata nel parco nazionale delle Everglades, prima di raggiungere Naples. Il parco merita molto come paesaggi e fauna, è vastissimo, ed ha molte attrattive accessibili sia dall’ingresso sud (a mio avviso il migliore) che da quello nord. Visitato in Luglio ha il grossissimo inconveniente delle zanzare, ma stando attenti a piccole indicazioni fornite dai ranger si può parzialmente ovviare al problema. Lungo la statale 41 che porta a Naples ci sono un sacco di Airboat station ed io consiglio vivissimamente di provare il tour offerto da quella proprio di fronte l’ingresso nord del parco, per due motivi: il giro è molto molto carino e costa meno degli altri. La giornata si è conclusa a Naples, una cittadina residenziale molto carina con un centro decisamente vivo e una spiaggia libera tra le più belle che ho visto in Florida. In loco ho potuto provare anche l’emozione di mangiare il famoso 1 pound hamburger da Cheeburger Cheeburger, impresa che mi è valsa una foto per la “hall of fame” del locale.

Il nostro tour è quindi continuato lungo la costa ovest fino a St.Petersburg, nella baia di Tampa. L’obbiettivo era trovare un posto carino dove fare sosta per non spararci una vasca unica fino ad Orlando, ma abbiamo scelto evidentemente male. St. Petersburg fa schifo, non c’è nulla e la sera è drasticamente ed inquietantemente deserta. Ormai sul luogo e con l’albergo già pagato, abbiamo deciso di restare comunque, sfruttando la serata per andare al cinema a vedere Ice Age 3 (spettacolare) e ingozzandoci di gamberetti al Fourth St. Shrimp Store. Col senno di poi avremmo potuto fare sosta più a nord, a Clearwater, dove pare ci siano delle bellissime spiagge che però noi non abbiamo visto.

A questo punto del viaggio ci si riporta ad est, ma per farlo siamo passati e sostati ad Orlando con l’obbiettivo di visitare Disney World. Nella mezza giornata prima della programmata visita al parco tematico, ci siamo dedicati allo shopping. Ad Orlando ci sono due posti che da questo punto di vista sono una sorta di paradiso terrestre: il Florida Mall e l’Orlando Prime Outlet. Basta dare un’occhiata ai negozi che ci sono per rendersi conto di ciò che dico. Riguardo il Walt Disney World invece non posso nascondere un po’ di delusione. Il parco è sicuramente impregnato di un’atmosfera magica che vale la visita, ma ha una serie di pecche non indifferenti. In primo luogo le attrazioni sono vecchissime e, di conseguenza, tendenzialmente brutte. Questo capita perché invece di rinnovarle, lì aprono nuovi parchi adiacenti come Epcot, il Disney Hollywood Studios, l’Animal Kingdom e via dicendo. Vedere più di un parco in 12 ore è impossibile, noi abbiamo fatto fatica anche solo a girare Magic Kingdom in quel tempo viste le code estenuanti, ed il biglietto è di 75 dollari al giorno più il parcheggio. In sostanza a me la giornata è piaciuta, immerso tra i personaggi e le ambientazioni, e la consiglio a chi non c’è mai stato, ma non ci tornerei mai.

La discesa verso Miami Beach lungo la costa est della Florida parte da St. Augustine, paesino in cui ci fu uno dei primi insediamenti spagnoli sul suolo americano. La cosa bella di questo paesino è che sembra davvero avere un passato, una storia, cosa che per gli Stati Uniti è più unica che rara. Nel centro storico, molto carino, è possibile girare unicamente a piedi e si possono ammirare reperti come la prima scuola elementare degli States. Chiariamoci, non è nulla di assolutamente bello, ma è molto molto caratteristico se ci si sofferma a riflettere di essere nel nuovo mondo. Fuori città è presente anche una roccaforte costiera molto simile a quella che si può trovare all’Havana.

Si scende di nuovo e si arriva a Daytona Beach, luogo famoso per l’International Speedway utilizzata nel campionato Nascar. La pista è visitabile anche con un tour guidato che però abbiamo deciso di non fare, non essendo noi particolarmente ferrati su quel tipo di corse. Oltre alla pista, Daytona Beach offre un lungomare ricco di negozi, pub, alberghi, ragazzi in giro a divertirsi ed una delle più brutte spiagge che io abbia mai visto: mare osceno, auto parcheggiate sul bagnasciuga che tolgono molto spazio ad eventuali bagnanti e continuo va e vieni di fastidiosissimi quad. Se l’intento è fare una giornata di mare, Daytona Beach è il luogo da scartare.
Vero Beach è il posto che abbiamo scelto come scalo per visitare Cape Canaveral ed il John F. Kennedy Space Center. A differenza di Disneyworld, la visita a questo “parco” vale ognuno dei 38 dollari spesi per l’ingresso. Prima di visitarlo non ero molto informato sullo “space program”, ma durante la giornata che ho passato in loco ho avuto modo di apprendere molto ed entusiasmarmi non poco a riguardo. Vedere i pad di lancio, il mostruoso cingolato che trasporta i missili e gli stage dell’Apollo 8 è veramente emozionante, così come farsi illustrare da un astronauta i dettagli del progetto in cui lui era coinvolto. Veramente istruttivo e divertente.

La manovra di avvicinamento a Miami Beach è quasi conclusa, ma prima di arrivare a destinazione ci concediamo una sosta poco fuori, a Fort Lauderdale, per tornare a fare un po’ di mare. La spiaggia che abbiamo scelto è la Bathube Beach di Stuart, sulla MacArthur Bulevard un miglio dopo il Mariott Resort & Marina di Hutchinson Island. Questo posto è realmente la spiaggia più bella che abbiamo visto in tutta la florida. Acqua fantastica, spiaggia fantastica e docce poco distanti e libere. Ho passato tutta una giornata al mare, cosa non certo nelle mie corde, senza pentimenti. Proprio un bel posto.

Dopo tanto peregrinare, eccoci a Miami Beach. Il nostro albergo era all’altezza di 30th st. e abbiamo scoperto subito non essere un posto particolarmente felice, poichè il vero centro della vita è South Beach, che va da Lincoln Road (16th) fino a 1st street. Come già detto, l’utilizzo dei taxi a Miami è proibitivo (quantomeno in due). Gli autobus sono sicuramente meglio (2 dollari a testa), ma passano quando passano e spesso rimangono imbottigliati nel casino, così come la “navetta di South Beach” che porta fino a 20th st. e che costerebbe solo un quarto di dollaro, ma che in tre giorni non ho mai visto passare. Molto spesso, di conseguenza, ci si è ritrovati a scarpinare fino in centro, cosa che alla lunga può essere noiosa poichè rende impossibile rientrare in albergo per sistemarsi o cambiarsi. Un lato positivo il nostro hotel però l’aveva, ovvero il prezzo del parcheggio: soli 16 dollari al giorno, rispetto ai 30 richiesti in media. South Beach a me è piaciuta molto, coi suoi locali, i suoi palazzi pastello, i suoi neon, le sue macchinone, il suo casino e la sua musica latino americana, però credo sia molto soggettiva come valutazione visto che Polly ne è rimasta delusa. Il resto di Miami invece fa oggettivamente schifo. La downtown ha fascino solo vista da lontano, per lo skyline mozzafiato, ma per le sue vie c’è di che aver paura, così come a Little Havana. Miami Beach e North Miami Beach sono in totale decadenza e si compongono di albergoni spesso poco curati a ridosso della spiaggia. Come detto, si salva solo South Beach e nemmeno a giudizio unanime. Anche a livello di mare la spiaggia di Miami non è il massimo. E’ esattamente come si vede nei film: lunghissima, larghissima e affollatissima ed anche l’oceano non è certo l’acqua migliore per farsi una bella nuotata. Cosa resta quindi? La vita. Se si vuol vivere, ballare e divertirsi South Beach è “the place to be”. A tal proposito consiglio una sosta al Majestic di Ocean Drive per bere un ottimo, davvero ottimo, mojito. Le peculiarità del posto sono due: i bicchieri da quasi un litro e l’assenza dei prezzi sulla lista. Il conto, per due cocktails (incluso di mancia, perchè è l’unico posto in cui non te la chiedono, ma te la scalano direttamente), è solo di 63 dollari. La cosa buffa è che una cifra così non l’abbiamo mai spesa per mangiare e raramente per dormire.

Il tour della Florida mi è quindi sostanzialmente piaciuto, con picchi in positivo come le Everglades e Cape Canaveral ed in negativo come St. Petersburg. Certo, è un viaggio per chi sa apprezzare il tempo passato in macchina perchè gli spostamenti sono tanti, quotidiani e non sempre velocissimi per via dei limiti di velocità assurdi e fiscalissimi che ci sono sul posto. Personalmente sono contento di esserci stato e lo consiglierei, seppur con qualche modifica. Quando riuscirò finalmente ad andare in California, potrò dire di aver visto tutto ciò che mi interessa degli States.


Team:
Manq e Polly
Durata: 14 giorni
Km percorsi: 2036 indicativamente, tratta aerea esclusa.
Mezzo di locomozione: Mitsubishi Eclipse
Spesa: 1700 euro (A persona, indicativamente)
Sponsor*: Diet Coke e Budweiser

VALUTAZIONE:
3.5-stelle

*Con Sponsor si intende il o i prodotti che si sono distinti per presenza costante durante il viaggio. Nessuno mi ha mai dato un euro per viaggiare, mai.

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