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Maldive – Dicembre 2021

Probabilmente le Maldive non sono la destinazione tipica di quello che sono solito definire come viaggio perchè c’è davvero molto poco di itinerante nell’andare su un atollo lungo 600 metri, eppure è difficile resistere al fascino che questa meta suscita. Un po’ perchè è davvero il concetto più prossimo all’idea di “isola deserta”, il locus amoenus che consente di staccare la spina ed isolarsi per un periodo dal resto del mondo, a contatto solamente con l’oceano e la spiaggia, un po’ perchè le Maldive sono una meta esclusiva e andarci ha anche quel sapore particolare dell’aver raggiunto un traguardo che si è sempre pensato semi-irraggiungibile.
Ed è vero, inutile nasconderselo, andare alle Maldive resta un lusso anche in un contesto in cui viaggiare è diventato decisamente più alla portata di quanto fosse anche solo dieci anni fa, tanto che questo viaggio si piazza largamente in testa alla classifica delle mie vacanze più costose con un rapporto spesa/durata semplicemente senza senso rispetto a qualsiasi altra esperienza fatta in precedenza. Nel nostro caso però, questi due anni di confinamento forzato all’interno dei confini nazionali ci hanno permesso di mettere qualche risparmio da parte e quando si è prospettata la possibilità di partire utilizzando i “corridoi turistici COVID free” tra le mete possibili le Maldive ci sono sembrate l’unica per cui valesse davvero la pena prendersi il rischio e quindi ci siamo buttati in questa avventura.
Perchè, diciamolo subito, partire con i corridoi turistici è stato tutt’altro che una cosa semplice.

Le normative ed i regolamenti infatti non sono stati da subito chiari, soprattutto per quanto concerne i minori, e per tutti i due mesi intercorsi tra la prenotazione e la partenza, ci siamo dovuti districare in una marea di situazioni che hanno generato una montagna di stress, portandoci più volte a “maledire” una decisione presa in maniera forse troppo avventata. Col senno del poi, e alla luce del fatto che tutto è andato per il meglio, il viaggio però ha ripagato in pieno le aspettative e le preoccupazioni che ci ha generato. Forse noi siamo stati fin troppo apprensivi nel pre-partenza, ma è anche vero che i fattori di rischio e i possibili inconvenienti si sono rivelati molti di più di quanto suggerito dai vari tour operator al grido di “finalmente si torna a viaggiare in sicurezza”.
Andiamo comunque con ordine.
Sebbene all’inizio non fosse chiara l’obbligatorietà di muoversi con un tour operator, noi abbiamo comunque deciso di appoggiarci da subito a Cart’Orange, nella persona di Valentina. Nella nostra testa era un modo semplice e a costo zero (non abbiamo pagato commissioni, il viaggio sarebbe costato la stessa cifra prenotandolo in autonomia tramite portale Alpitour/Turisanda) per avere un supporto completo in una situazione complessa e variabile come quella in cui stavamo prenotando noi. Cosa che, effettivamente, si è rivelata molto utile e che ha comportato alla povera Valentina una dose extra di domande, ma che alla fine ci ha portati a partire senza sorprese o incognite. Nei mesi successivi la prenotazione, comunque, è stata introdotta la necessità di un Travel pass per poter sfruttare questi benedetti corridoi COVID free, cosa che rende letteralmente impossibile muoversi al di fuori di un viaggio organizzato al 100% da un’agenzia.
Muovendoci con un tour operator, abbiamo inserito nel pacchetto anche l’opzione volo charter che, di nuovo, offriva il vantaggio di non dover fare scali che possono complicare le procedure di sicurezza relative al COVID, rendendo eventualmente necessari ancora più tamponi e documenti di quanti non avessimo già dovuto fare (ci torno dopo). Il vettore che abbiamo usato noi è Neos e diciamo che non è un’esperienza che punto a ripetere a meno che sia estremamente necessario. Il sistema di intrattenimento a bordo è molto limitato, i posti sono piuttosto stretti e in generale è un’esperienza di volo simil low cost estesa su 10-12 ore. Nulla di insopportabile o vergognoso, per carità, ma potendo scegliere direi che qualsiasi compagnia di linea offrirebbe probabilmente un servizio migliore. Il vantaggio eventuale del volo charter è che è diretto, ma anche in questo caso c’è da aprire una parentesi. Quando hanno aperto i corridoi turistici, i posti disponibili con partenza da Malpensa per la settimana scelta da noi sono esauriti nel giro di un paio di giorni, costringendoci a valutare aeroporti alternativi. Il più comodo è risultato essere Verona, il cui volo però fa scalo a Roma per imbarcare nuovi passeggeri, allungando la tratta di ulteriori due ore e mezza da passare confinati sull’aereo. Va tuttavia detto che partire da Verona o Roma invece che da Milano, nella settimana di Sant’Ambrogio, comporta un risparmio netto sul pacchetto che va dal 10% al 15%. Come dicevano i Minnie’s: “Milano è peggio“.
Sempre inerentemente alla questione volo, noi abbiamo scelto di raggiungere l’atollo del resort tramite idrovolante, invece che con ulteriore volo interno e traghetto. Questa scelta comporta un costo aggiuntivo, che nel nostro caso è stato di circa 600 euro per quattro persone, ma semplifica di molto il viaggio ed offre un’esperienza stupenda di volo a bassa quota sopra gli atolli che è oggettivamente molto scenografica e affascinante. 600 euro non sono pochi, ma nel nostro caso abbiamo valutato non fossero una vera discriminante all’interno di una spesa già consistente, quindi il suggerimento è: potendolo fare, fate questo sacrificio perchè l’esperienza vale, oltre al fatto che per atolli piuttosto distanti da Malè come il nostro semplifica davvero di molto il transfer.

Veniamo ora alla scelta del resort. Inutile girarci tanto attorno: la maggior parte delle proposte erano oggettivamente fuori budget cosa che, vista la spesa finale, dovrebbe dare ulteriore idea di quel che intendevo con “esclusività”. Va però anche detto che persino la soluzione più economica parte da un livello decisamente alto, quindi si tratta solo di fare i conti col proprio portafoglio. La nostra decisione è ricaduta sul Reethi Faru Resort, per una serie di motivi che esulano il prezzo. In primis, abbiamo cercato il resort che sulla carta offrisse il reef migliore e più conservato, visto che leggendo in giro abbiamo trovato diverse testimonianze di resort il cui reef è stato quasi completamente distrutto dallo Tsunami del 2004. Ok la spiaggia bianca e il mare cristallino, ma senza la possibilità di fare snorkeling nel reef e ammirarne la popolazione ittica, il valore di questo viaggio ai nostri occhi sarebbe stato molto inferiore e tutto volevamo tranne che trovarci una brutta sorpresa in loco. La scelta ci ha ripagati in pieno. Dal punto di vista della conservazione del reef e del patrimonio marino disponibile a poche bracciate dalla riva, l’esperienza maldiviana non ha pari tra i posti che ho visitato in vita mia. Tantissimi pesci di tutte le forme e i colori, polpi, razze, tartarughe, delfini e persino gli adorabili squaletti pinna nera con cui nuotare e rincorrersi, per non parlare dell’infinità di coralli.
Da quel che ho potuto vedere io valutando diverse proposte/offerte, ci sono resort più o meno per tutti i gusti. A noi non interessava tanto avere cucina gourmet, trattamenti SPA straordinari o servizio all-inclusive particolarmente spinto, ma ci piaceva il fatto che il dive center del resort fosse particolarmente ben referenziato e che ci fosse addirittura un biologo marino in loco per informazioni sul ambiente naturale e subacqueo dell’atollo. In questo senso, il resort che abbiamo scelto ha addirittura ecceduto le nostre aspettative. Relativamente al resto, Paola si è regalata un trattamento in SPA ad un prezzo tutto sommato comparabile a quello che avrebbe speso in Italia (60 dollari, grazie ad uno sconto del 40% dedicato a tutti gli ospiti sul primo trattamento) e ha trovato la SPA molto bella e accogliente. Il trattamento all-inclusive sulla carta avrebbe dovuto comprendere unicamente soft drinks e alcolici locali, ma di fatto era esteso ad una lunghissima serie di cocktail e altre bevande, mentre non abbiamo provato nessuno dei 5 ristoranti alla carta presenti sull’isola un po’ perchè non inclusi nel nostro pacchetto, ma soprattutto perchè il ristorante principale ci è sembrato più che all’altezza delle nostre esigenze, bimbi compresi. Una proposta a buffet servito non particolarmente raffinata o ricercata, ma certamente ottima nella qualità, piuttosto varia e ricca di pesce, con tanti piatti tipici di matrice indiana e tre proposte di pasta per colmare le esigenze dei più piccoli. Non aspettatevi il concetto di all-inclusive “americano” che si può trovare ai Caraibi, con camerieri sempre a propria disposizione e servizio di cibo h24 anche in camera. Qui l’idea è mangiare ai pasti (colazione, pranzo, merenda e cena) e andarsi a prendere da bere al bancone ogni volta che si ha sete (c’erano qualcosa come 8 bar dislocati su un atollo di 600 metri, quindi non è che ci fosse da fare chissà poi quanta strada), ma la motivazione è che lo staff del resort tende ad essere meno visibile ed invadente possibile, lasciando agli ospiti la sensazione di non essere in albergo, ma in un contesto completamente naturale. Questo non vuol dire che non ci fosse cura: la nostra stanza veniva pulita due volte al giorno, così come la spiaggia e le stradine dell’isola. Tutto era sempre perfettamente in ordine e qualsiasi esigenza veniva esaudita con una rapidità ed un’efficienza encomiabili. Discorso analogo vale per l’animazione, che di fatto non c’era. A seguire noi italiani sull’isola c’era unicamente Michele, persona squisita ed efficientissima che ci ha fatti sentire a casa, oltre ad aver organizzato una bellissima festa a sopresa per Olly il giorno del suo compleanno, con tanto di decorazioni floreali in casa e al tavolo del ristorante, torta al cioccolato e candeline annesse. Magari per qualcuno vacanza è anche fare tornei di beach volley o giochi aperitivo, in quel caso questo resort non è il vostro posto, anche se segnalo la presenza di diverse possibilità per sport sull’isola: dalla palestra ai campi da tennis/basket/volley, passando per tutte le attività marittime possibili ed immaginabili: vela, windsurf, canoa, moto d’acqua, sci nautico e chissà cos’altro. Noi di tutto questo non abbiamo usufruito. Non è neanche un family resort, quindi se viaggiate con bambini non aspettatevi miniclub, attività ludiche organizzate o servizi ad hoc per loro: i bambini ve li dovete sciroppare voi 100% del tempo e con i giochi che avete portato da casa. Nel nostro caso, esattamente quello che stavamo cercando.
Ultima nota sul resort riguarda le possibili sistemazioni: garden villa, beach villa, beach villa con piscina privata o jacuzzi e over water villa. Prima di partire ho sempre avuto il mito dell’over water e lo avrei quasi certamente scelto (nonostante l’incremento di prezzo non irrisorio) se non fosse impossibile prenotarlo con minori di 12 anni per questioni di sicurezza. Col senno del poi però, la scelta della beach villa si è rivelata vincente. 20mq più grande della garden villa standard, è situata nella porzione di isola con la spiaggia migliore e permette di godere non solo del mare, ma anche appunto della spiaggia direttamente dalla porta di casa. L’over water invece permette sì di tuffarsi in mare direttamente, ma non offre spiaggia e necessita di dover andare sull’isola portandosi asciugamani, creme e via dicendo. Non certo un dramma, ma diciamo che pagare in più per avere meno non è qualcosa che farei, ora che ho avuto modo di valutare meglio. Nota a parte invece è per le beach villa con piscina e jacuzzi. Posto che non vedo perchè pagare in più per avere una piscina privata che comunque non utilizzerei visto il mare a disposizione letteralmente un metro più in là, o una vasca jacuzzi per cui non ho mai avuto il feticcio, il problema vero è che quelle ville erano situate sulla porzione di isola che sta risentendo maggiormente dell’erosione legata al cambiamento climatico e di conseguenza avevano una porzione di spiaggia semi inconsistente a disposizione. Di nuovo, non un dramma perchè basta spostarsi di 100 metri per risolvere il problema, ma se avessi pagato un supplemento per una sistemazione di fatto meno bella l’avrei certamente presa male.
In conclusione: il Reethi Faru resort per noi è stato davvero superiore alle già altissime aspettative e lo consiglierei a chiunque volesse fare l’esperienza maldiviana con la stessa idea che avevamo noi.

Ultimo paragrafo di questa “guida” lo dedichiamo nel dettaglio alla questione burocratica dei corridoi turistici, perchè, come dicevo inizialmente, dopo essermi addentrato nella questione con una perizia non comune (non si contano le persone in viaggio con noi che non avevano minimamente idea di quel che ci fosse da fare) mi sento di poter dire che è tutto fuorchè semplice utilizzarli.
Il consiglio generale è seguire le indicazioni del tour operator per la destinazione scelta in termini di documentazione necessaria, ma non guasta monitorare il sito della Farnesina e quello ufficiale del Paese di destinazione, soprattutto viaggiando con minori. Le regole infatti cambiano di continuo e spesso i cambiamenti non vengono recepiti immediatamente dalle agenzie, generando un po’ di confusione. Noi siamo partiti con Giorgio che avrebbe dovuto fare un solo tampone molecolare alla partenza e che alla fine si è visto costretto a farne tre: saperlo prima è importantissimo. 
Capitolo a se va per le assicurazioni di viaggio, che sono obbligatorie, ma come spesso accade è difficilissimo capire se poi offrano davvero la copertura che sembrano promettere. Io ho fatto tutto con Europassistance e fortunatamente non sono in grado di valutare il servizio di copertura, ma le interazioni avute per scegliere le polizze è stata sufficiente a farmeli maledire in più modi. L’unica assicurazione che vi fanno per forza, alla prenotazione, è quella che serve a coprire il soggiorno in loco qualora si risulti positivi al COVID e non si possa rientrare. Quello che non dicono, però, è che questa assicurazione copre unicamente il malato, lasciando scoperti i compagni di viaggio che dovranno pagare in toto i costi di estensione soggiorno e rimpatrio, ma soprattutto che “tampone positivo” non equivale ad essere malati, cosa che probabilmente implica non avere rimborso in assenza di sintomatologia da malattia. Per estendere la copertura ai compagni di viaggio ed avere la copertura per tampone positivo, senza distinzione tra malati e non, è necessario acquistare un’estensione alla polizza di circa 160 euro, che ha portato il costo complessivo della nostra copertura assicurativa in loco oltre i 500 euro. Discorso a parte invece è farsi una polizza che copra la mancata partenza in caso di tampone positivo e che rimborsi il costo del viaggio. Anche qui è davvero complicato addentrarsi nei meandri delle clausole, ma la cosa fondamentale da sapere è che questa polizza può essere stipulata solo nelle 48 ore successive alla prenotazione del viaggio (quindi se non lo sapete e non la fate subito, non potete più assicurarvi e in caso di mancata partenza causa COVID perdete tutto il costo del viaggio), costa circa il 7% del costo del pacchetto e ha una franchigia del 15%. Non avete idea di quante telefonate ho dovuto fare per farmi chiarire questi tre punti, quindi spero ne facciate tesoro. Mia madre ha lavorato in assicurazione 40 anni, quindi di fatto mi hanno dato da vivere, ma sono la peggio organizzazione criminale legalizzata che esista.
Ultima questione: i tamponi molecolari. Per partire è necessario farli entro e non oltre 48 ore dall’imbarco, con referto in inglese e numero di passaporto indicato a referto. Non vi ammorbo con il delirio che mi è capitato (in sintesi: prenotati a Novembre, il lab ha una contaminazione interna e mi annulla i tamponi a due giorni dalla data.) ma nell’emergenza last minute mi hanno segnalato il Centro Medico Brianteo che in quest’ambito offre un servizio super efficiente, decisamente vantaggioso in termini economici e con ampia disponibilità di slot. Scoperto in emergenza, ci tornerò sicuramente se dovessi aver necessità di viaggiare per lavoro.

Chiudendo questa infinita guida quindi posso dire che le Maldive sono esattamente come me le hanno sempre raccontate: un posto da sogno che costa un occhio della testa. Avevamo aspettative alte, le abbiamo soddisfatte in pieno. Il mese e mezzo precedente la partenza è stato un inferno di stress legato alle mille incognite verso un viaggio costato una cifra spropositata e se me lo aveste chiesto allora vi avrei detto che una cosa del genere non l’avrei fatta mai più. Se me lo chiedete ora, dopo che tutto è andato bene, vi dico che non credo ci siano altri posti al mondo capaci di farti pensare “però ne è valsa la pena”.


Team:
Manq, la Polly, Puffo e Olly
Durata: 7 giorni
Km percorsi: Non applicabile
Mezzo di locomozione: Non applicabile
Spesa: 3000 euro per gli adulti, 2000 per i bambini (sì, lo so)
Sponsor*: Tiger beer

VALUTAZIONE:
5-stelle

*Con Sponsor si intende il o i prodotti che si sono distinti per presenza costante durante il viaggio. Nessuno mi ha mai dato un euro per viaggiare, mai.