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Novembre 2011

Google Hit List [Novembre 2011]

Ho fame, ho sonno e sono in ritardo di 24 ore.
Se io mi faccio una ragione delle prime due cose, voi potete farvela della terza.
Ultima classifica da cittadino tedesco, se può valer qualcosa.

1 – papera con le mutande
2 – tette grossissime
3 – trofeo da appendere al muro animali finti
4 – repubblica dei leoni
5 – punk in seno a cl
6 – dove posso comprare un costume da cheerleader
7 – cozza calza pesca
8 – fa male piastrare le cellule subito dopo averle scongelate?
9 – come cucinare le bistecche di pancetta
10 – sarubbi

Un po’ meno bene di prima

Negli ultimi due giorni son successe due cose grosse in ambito musicale.
La prima è che i Thrice si prendono una pausa indefinita.
La seconda è che i Thursday smettono di essere una band.
L’intento di questo post è provare a dire in due parole perchè queste due brutte notizie sono un male non tanto, o meglio, non solo per il sottoscritto, ma per la musica tutta. I punti di contatto nella storia delle due formazioni son talmente tanti che fare un unico discorso viene quasi spontaneo non solo per la concomitanza delle due notizie, ma proprio per il parallelismo tra le due storie.
Più di dieci anni di attività che ha contribuito a dare all’HC una faccia nuova, una nuova identità. Sono entrambi sopravvissuti ad una scena di cloni letteralmente esplosa loro attorno, in cui bastava copiare le loro mosse per finire nell’iPod di milioni di ragazzini, a volte ignari delle reali origini di quel suono. Eppure questo fenomeno non li ha mai scalfiti e non ha mai intaccato il loro percorso, l’evoluzione artistica continua comune solo alle band che hanno davvero qualcosa da dire. Strade che, parallele, li hanno portati in questo 2011 a buttar fuori due dischi destinati a ridefinire di nuovo l’HC, darne nuove sfaccettature e gettare le basi per una nuova stagione di cloni.
Dico tutto questo non tanto da fan, perchè soprattutto nel caso dei Thursday (che pur indicherei come una delle band che più mi hanno impressionato dal vivo) non ho mai apprezzato particolarmente il prodotto e, anzi, solo con quest’ultimo disco erano riusciti a guadagnarsi un posto nella mia collezzione. Per i Thrice il discorso è un po’ diverso, perchè bene o male gli album per quanto diversi tra loro li ho apprezzati quasi tutti. Anche in questo caso però, è con gli ultimi due che si è giunti ad un livello superiore, ad un nuovo stato di “punto di riferimento”.
E qui entra in gioco un’altra parte dell’analisi. Entrambe le formazioni mollano se non all’apice, sicuramente in un momento di creatività e qualità non indifferente, lasciando un vuoto grande non solo per quanto riguarda la loro musica, ma per la musica tutta, priva di due punti di riferimento capaci come detto di far evolvere un suono. Di band con questa importanza, secondo me, non ce ne sono molte ed averne due in meno così, nel giro di ventiquattro ore, mi porta a pensare che stiamo un po’ meno bene di prima. Magari non tanto, ma sicuramente un po’.
La cosa migliore per chiudere e mettere un po’ di musica, perchè alla fine ok il dramma, ma è pur sempre di quello che si parla.
Ce ne sono parecchi tra cui scegliere, faccio un po’ fatica (soprattutto, come dicevo, nel caso dei Thrice), ma la cosa migliore è forse mettere due robe recenti tratte dai due dischi usciti quest’anno. Sicuramente due dei dischi migliori di questo 2011.

Thursday – Magnets Caught In A Metal Heart (“No devoluciòn”, voto 7.5)

Thrice – Promises (“Major/Minor”, voto 9)

Io voto la fiducia

Che io non sia un particolare sostenitore di banche e assicurazioni non è un segreto.
La finanza ha generato questa crisi folle costruita in anni di speculazioni, dubito si possa dissentire in merito, ma per farlo ha potuto usufruire di decenni di lasciva noncuranza (ndM: eufemismo) da parte della politica. Per usare dei numeri, tanto cari agli economisti, ripartirei in questo modo le responsabilità: 60% finanza, 30% politica e 10% alla gente che, per quanto si cerchi di nasconderlo al fine di non generare dissenso, le sue gravi responsabilità ce le ha sempre.
Questo popò di cappello introduttivo ha lo scopo di chiarire la mia posizione nei confronti della questione, nonchè per dare un’idea all’ipotetico lettore di quanta stima io possa mai avere nei confronti di Monti.
Però.
C’è un gigantesco PERO’.
Innanzi tutto al “premier to be” va riconosciuta competenza. Lo so bene che è triste essere contenti di una cosa come questa, che dovrebbe essere lo standard, però io arrivo da diciotto anni di Berlusconi (DI-CIOT-TO. Uno, otto. Quasi due decenni. Ecc.) quindi con buona pace di tutti mi rallegro nell’avere un po’ di competenza laddove serve.
In secondo luogo, andando al nocciolo della questione, mi pare sia un po’ tardi per stravolgere le regole del gioco. Siamo in una situazione critica in cui la finanza ci ha trascinati e non se ne può uscire, credo, esautorando la finanza ora. Siamo arrivati fuori tempo massimo ai vari “Occupy Wall Street” e via dicendo. Era un sistema di merda, lo è tutt’ora, ma finchè si stava bene nessuno è parso accorgersene ed ora che sta per implodere non c’è semplicemente modo di uscirne illesi. Facciamocene una ragione. E non è una questione Italiana, ovviamente, ma di economia globale per cui anche sperare nella nomina di qualcuno che possa rimuovere l’italia da questo meccanismo economico e ridonarle nuova vita, come fosse un’entità a sè stante rispetto al mondo e alla world economy, mi pare oggettivamente segnale di scarsissima adesione alla realtà.
E allora, dal mio ignorantissimo punto di vista, non ci resta che affidarci a uno come Monti nella speranza che, essendo ben conscio di come la partita viene giocata, possa farci fare qualche punto e tenerci in gara fino all’ultimo, invece di uscire in prima mano. E’ chiaro che questo comporterà manovre impopolari e che bisognerà valutare effettivamente cosa questo nuovo esecutivo proporrà prima di potergli dare o meno fiducia, tuttavia c’è una cosa su cui mi piacerebbe puntare l’attenzione: io sarò contento se Monti saprà scontentare tutti. Non solo i precari. Non solo gli operai al minimo salariale. Non solo i pensionati. Tutti. E l’impressione che ho, almeno al momento, è che voglia andare in quella direzione, anche solo per la guerra che vedo muovergli dalle pagine de Il Giornale.
Il problema però è che per governare c’è bisogno di una maggioranza parlamentare, eletta dai partiti (e non dal popolo) che fa il gioco dei partiti e che rischia di far saltare il banco ancora una volta non nell’interesse del Paese, ma nell’interesse di un establishment che nonostante tutto non vuole rinunciare al proprio status.
In questa direzione vanno lette le dichiarazioni di chi vuole un governo “a tempo”, di chi chiede a Monti ed ai suoi ministri la garanzia che “non si ricandidino in seguito” e di chi chiede di non avvalersi di esponenti politici o di partito, ma solo di tecnici. Il messaggio, chiaro e tutto sommato bipartisan, è: “Facciamo fare a Monti il lavoro sporco e le riforme sega-consensi, ma stiamo attenti in caso davvero riesca a risollevare l’Italia, perchè potrebbe diventare un avversario politico.”.
Questo baillame ovviamente si ripercuote sui mercati, perchè è ovvio che non basti dire “Incarichiamo Monti” per far rialzare le borse e segare lo spread, se poi guardando bene le possibilità che Monti governi davvero son ridotte al minimo.
Tirando le somme quindi, quello cui stiamo assistendo è in parole spicce un golpe da parte dei cosiddetti “poteri forti” che, utilizzando i mercati, hanno fatto in due settimane quello che il PD (colpevole) e la giustizia (incolpevole) non sono riusiti a fare in quasi vent’anni e hanno messo al timone uno di loro.
La politica in toto esce sconfitta dallo scontro e spara le ultime cartucce per difendere lo status quo.
L’Italia continua la sua rotta verso la deriva.
A questo punto faccio una lista dei pro e dei contro e valuto la mia posizione.
Contro: E’ parte del sistema che ha generato la crisi, non è stato eletto dal popolo.
Pro: E’ competente, non piace alla politica, non è stato eletto dal popolo.
A conti fatti, Monti ha la mia fiducia. Ora rilasciasse un programma di governo sarei felice di leggerlo.