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Fotografia

Le vacanze in Italia

Sono una merda.
No, non è vero. Il problema è più che altro mio, le soffro, per una serie di fattori soggettivi, ma non sempre opinabili. Volendo partire dai dati oggettivi, essere forzati a viaggiare nel nostro Paese ha due limiti enormi, specie per chi come me è vincolato a fare il grosso delle proprie ferie le due settimane centrali di Agosto.
Il primo è di carattere economico.
Ho letto in giro che nella prima estate post-COVID le strutture nazionali hanno tutte implementato un “adeguamento” dei prezzi al rialzo, vuoi per massimizzare gli introiti dopo una stagione disgraziata, vuoi per approfittare della mancanza di alternative per i viaggiatori. Non so se questa cosa sia vera o vada annoverata tra le leggende dell’internet. L’unica struttura italiana che frequento routinariamente da diversi anni non ha alzato i prezzi, ma io ci vado a Giugno e, soprattutto, un singolo esercente non fa statistica. Quel che posso dire di mio invece è che tra l’anno scorso e quest’anno ho adattato le mie vacanze al contesto sanitario facendo viaggetti piccoli in diverse regioni italiane e, di certo, i prezzi in Agosto sono fuori da ogni logica comprensione, semplicemente non competitivi con qual si voglia alternativa estera paragonabile. Questo credo sia un fatto.
Il secondo limite invalicabile delle vacanze in Italia in Agosto è il traffico.
A meno di volersi muovere in aereo, cosa applicabile solo per le grandi isole o il profondo sud, andare in vacanza in Italia implica prendere la macchina e fare ore di coda. Quest’anno ho avuto la malaugurata idea di partire lunedì 9/8 per la riviera e ho impiegato tre ore per arrivare da Gessate a Parma. Volevo morire. Ok, ho preso un caso limite, ma in generale che si tratti di andare al mare in Liguria, in Toscana o in Romagna come di optare per le montagne di Valle d’Aosta o Trentino, toccherà mettersi l’anima in pace e fare almeno un po’ coda. Sempre.
Più dei costi, per me questo è il deterrente maggiore.
Per finire, ci sarebbe una mia tendenza personale al viaggio che è proiettata in tutt’altra direzione.
Per me viaggiare, in questo momento, vuol dire andare lontano. 
E’ una questione psicologica, ma fatico a definire viaggio qualcosa che non implichi studio, organizzazione, pianificazione e dieci fottutissime ore di aereo. Non è che pensi che il nostro Paese non abbia niente da offrire eh, non sono idiota, è che ho questa idea per cui di stare in zona avrò tempo più avanti, che finchè posso e riesco sia meglio provare a spaziare. Per questo, per me, le vacanze in Italia semplicemente non sono vacanze, sono un placebo.
Che, come sicuramente ormai saprete anche voi, a volte fa comunque effetto.
Tipo:

La mia settimana in Val Gardena è stata stupenda.
E’ vero, probabilmente è la valle del Trentino coi prezzi più alti in assoluto e con la maggior affluenza di turisti, ma volendo usare il rasoio di Occam sono portato a pensare che probabilmente siano conseguenze del fatto che è la valle più bella. Il panorama offerto nella foto qui sopra, scattata all’Alpe di Siusi, se la gioca tranquillamente con i migliori parchi naturali americani. Esci dalla cabinovia che ti porta su e rimani letteralmente senza parole. 
In sette giorni abbiamo fatto diverse passeggiate, dalle più semplici alle più difficoltose (più che altro per i bambini), e l’offerta è davvero variegata e capace di soddisfare tutte le esigenze. Senza contare la grande attenzione che hanno per le famiglie ed i bambini. Occhio, non parlo dei faraonici Family Hotel che si possono trovare da quelle parti e che spesso hanno prezzi fuori dalla grazia di Dio, parlo delle piccole cose, del fatto che ogni 500 metri ci sia un parco giochi o che ogni rifugio/malga abbia attività per i piccoli all’aperto, così come del fatto che siano tutti disponibilissimi a venire incontro alle esigenze alimentari dei più piccoli. Insomma, la Val Gardena è un posto che consiglierei a tutti e che vale i (non proprio pochi) soldi spesi per andarci.
Discorso analogo, anche se completamente diverso, vale per la Romagna.
Non ero mai stato in riviera in estate e, in tutta sincerità, mai avrei pensato di andarci, eppure esserci passato due giorni mi ha immediatamente fatto capire perchè sia un posto così frequentato nonostante il limite oggettivo di quel che può offrire in termini “naturalistici”. Le persone sono stupende. Ristoratori, albergatori, negozianti: ognuno di loro ti tratta come se fossi il più prezioso dei clienti o il più affezionato, anche se ti fermi solo per un giorno o due. Le strutture non sono per forza sfarzose (ne esistono di super anche lì, ovviamente, ma se trovo assurdo spendere tantissimo per un posto bello come la Val Gardena, potete immaginare cosa pensi all’idea di spendere 3K euro a settimana per stare a Rimini), ma sanno essere accoglienti ed offrire quel che davvero conta: qualità e cortesia. In due giorni ho mangiato benissimo spendendo cifre con cui a Milano se va bene prendi una pizza. Certo, se si cerca la tranquillità una spiaggia chilometrica dove ogni bagno conta 400 ombrelloni forse non è the place to be, io avevo costantemente paura di perdere i figli in spiaggia per dire, ma credo sia più questione di abitudine. E c’è la questione mare, che non è terribile come immaginavo, ma che è pur sempre noto per essere quel che è. Sapete cosa però? Non è peggio del mare che ho trovato l’anno scorso nella ben più acclamata Toscana.

E infatti oltre alle note positive, ci sono le note tristemente negative.
Dodici mesi fa infatti, cercando di far fronte a tutte le limitazioni vigenti, ma volendo comunque evitare di fare tutto Agosto a Gessate, abbiamo fatto una settimana a Marina di Castagneto Carducci e posso tranquillamente dire che il mare è una merda tanto quanto quello della Riviera, con la differenza del fatto che non te lo aspetti prima di partire (noi, almeno). In più, il trattamento ricevuto lo scorso anno lo definirei ligure e spero sappiate tutti che, per quanto mi riguarda, la Liguria se la dovrebbe prendere il mare.
Tre esempi, conscio del fatto che anche in questo caso una singola esperienza pesi il giusto:
1) Prenoto appartamento da 4 posti letto, precisando le età dei due figli (Olivia aveva 2 anni e mezzo). Arrivo e vedo che Oliva ha un normale letto ad una piazza, da cui sarebbe probabilmente caduta ogni singola notte. Quindi chiedo se al posto di quello si potesse avere una culla. Risposta: “Certo, sono 15 euro a notte.”. Dopo aver provato a spiegare che in quel caso avrei preso un appartamento da tre posti letto con culla aggiunta, risparmiando parecchio, ma che in fase di prenotazione non mi era stato concesso farlo, l’unica cosa che sono riuscito ad ottenere è stata una spondina per il letto in questione.
2) L’appartamento era in un campeggio sul mare, il cui parcheggio stava 2km nell’entroterra. Per muoversi dalla macchina a casa, serviva la navetta. Lo sapevamo e quindi ci eravamo informati perchè ci fosse una tavola calda interna a cui prendere da mangiare. Il problema è che il cibo andava prenotato per forza di cose la mattina, per tutto il giorno. Coi bambini, almeno coi miei, non è mai chiaro quanto mangeranno e quindi, per evitare sprechi, noi stiamo sempre indietro e al limite mangiamo meno io e Paola. Un giorno però, particolarmente affamati, Olivia e Giorgio hanno spazzato tutta la cena, lasciandoci a digiuno. Ho chiamato per chiedere se potessi avere una margherita. Una singola cazzo di pizza margherita del cazzo. Risposta: “Eh no, ormai è tardi”. Erano le 19:30.
3) Un giorno, giovedì per la precisione (quindi neanche weekend) abbiamo pensato potesse essere bello cenare fuori. Ho chiamato 17 ristoranti. DICIASSETTE. Tutti pieni, primi posti liberi due settimane dopo. Per me, un posto dove non posso decidere di uscire a cena l’indomani, non è vacanza.
Non so se sia stata un’esperienza sfortunata o cosa, ma l’impressione generale è che la Toscana si sia un po’ troppo abituata, almeno in estate e nelle località più gettonate, ad infiocinare turisti stranieri che non mancheranno mai, never ever. Quindi perchè sbattersi ad essere accoglienti? 
Per quel che vale, non scommetterei sul mio darle una seconda possibilità.

Tirando due somme quindi, l’Italia è il Paese che amo, dove ho le mie radici etc. e sa offrire tantissimo ad ogni livello. Non so se sia davvero il Paese più bello del mondo, ma ce n’è tantissimi più brutti di sicuro, così come non so se sia dove si mangi meglio in assoluto, ma di certo in almeno mezzo mondo si mangia peggio. 
Io però spero davvero di poter tornare a fare le vacanze che mi piace fare, presto. 
Magari già da questo inverno.
Ammicco ammicco.

 

#VacanzeAlFresco

In passato mi è capitato di fantasticare all’idea di poter fare il “travel blogger” di mestiere. Fare del viaggiare il proprio lavoro, girare il mondo a spese di altri. Mi sembrava davvero uno di quei sogni che si fanno ogni tanto, tipo quelli in cui si pianifica come spendere vincite milionarie ottenute tramite lotterie a cui neanche si gioca.
Ultimamente ho cambiato idea.
Credo che fare il viaggiatore professionista finirebbe con l’uccidere la mia passione, soffocandola di doveri che limitazioni che sono comuni a tutti i lavori. Seguo un paio di travel blogger sui social e li vedo sempre entusiasti, impegnati in 15 viaggi all’anno tutti magnifici e incredibili. Non ho il dubbio siano sinceri, o meglio non mi interessa stare a sindacare sul fatto che lo siano, è più un vedersi in quella situazione e pensare che, al posto loro, probabilmente inizierei ad odiare quella vita. Qualcuno penserà sia un discorso di volpe ed uva, ma in realtà è che probabilmente quello che sognavo era che qualcuno mi pagasse le vacanze, non di viaggiare per lavoro.
La mia passione per i viaggi non è limitata al momento in cui sono in viaggio. A me piace proprio tutta la parte in cui valuto le mete, approfondisco, studio, mi confronto, pianifico itinerari e, solo alla fine, parto. E mi piace sia il frutto di un lavoro, sì, ma che nessuno mi chiede di fare. Mi piace poter decidere se e quando viaggiare, come farlo e dove andare. Sotto sotto credo mi piaccia anche non avere tutte le mete sempre a disposizione, dovermi fare i conti dei viaggi che posso e non posso fare ed eventualmente pensare ai “sacrifici” da mettere in atto per arrivare a mete che, senza qualche “rinuncia”, sulla carta sarebbero fuori portata. Non credo di dover spiegare il perchè delle virgolette.
Mesi fa stavo meditando di aprire un account Instagram dove mettere le foto migliori dei posti in cui sono stato, corredate da didascalie ricche di consigli, #hashtag e link in bio. Poi ho pensato che anche no. L’uso che ho sempre fatto di instagram è “immortalare ricordi di vita”, un po’ come ho sempre usato il blog più che altro per un bisogno personale. Mi fa piacere se a qualcuno interessa, ma vivo bene anche se così non è.
Alla fine quindi è bello viaggiare per vocazione. Fare delle tue passioni il tuo lavoro per me è un buon modo per ucciderle, quelle passioni. L’obbiettivo dovrebbe essere trovarsi un lavoro che ti permetta di avere delle passioni che esulano dallo stesso.

Va beh, dopo ‘sta pippa inutile andiamo al succo del discorso. Quest’anno in vacanza Manq e famiglia sono andati otto giorni in Giordania ed è stato davvero molto bello, al netto di esserci per la prima volta confrontati con una cultura non solo molto distante dalla nostra, ma anche non esattamente propensa a non far pesare questa distanza. 
Come tutti gli anni ho messo insieme una paginetta coi dettagli del viaggio e qualche dritta per chi fosse interessato. Questa è una delle poche cose che faccio espressamente per il prossimo e la faccio con piacere perchè mi capita che amici e conoscenti mi chiedano indicazioni su come muoversi, specie da quando lo faccio coi figli. Se posso essere utile, perchè no? Io pagine come quelle che scrivo ne leggo tantissime mentre pianifico i miei viaggi, quindi è un po’ come contribuire ad un servizio che uso. A corredo ovviamente non può mancare la solita gallery di foto brutte.
Ora è tempo di pensare alla prossima meta.

#AiBimbiServeIodio

Anche quest’anno le vacanze sono finite e anche quest’anno sono state l’occasione per fare un bel viaggio insieme alla famiglia.
Come nel 2016, un viaggio grosso, impegnativo, ma soprattutto psicologico: per me era importante certificare che l’arrivo di Olivia non ci avrebbe fermati e che, con tutte le limitazioni e le accortezze del caso, dal 12 dicembre scorso viaggiare sarebbe stato ancora possibile. Nell’organizzarlo, ora posso dirlo, ho avuto paura di aver fatto il passo più lungo della gamba e per quanto attento e preciso sia stato in tutta la gestione organizzativa, ci sono arrivato con un livello di ansia impareggiabile. Ancora adesso non me la sento di dire che è andato tutto benissimo troppo ad alta voce, eppure è stato così.
Ci siamo divertiti un sacco, tutti e quattro, ed è un ricordo che mi rimarrà per tutta la vita. Il nostro primo viaggio in quattro.
“I bimbi però non ricorderanno nulla, è un peccato.”
Me l’hanno detto in tantissimi. E’ vero. Per me però la cosa è andare in posti in cui loro possano stare bene e divertirsi, vivere bene il momento. Spero che la vita dia a loro le possibilità che sto avendo io, quindi se vorranno torneranno in posti che hanno visto con noi in modo più consapevole, da adulti. Io devo costruire le mie memorie, non le loro, pur avendo sempre presente al cento per cento che loro ci sono e che hanno esigenze diverse dalle mie. Poi magari viaggiare non sarà una loro passione, non è affatto detto che lo sia perchè viaggiare piace a tutti solo quando se ne parla a cena tra amici (l’ho spiegato qui). Della loro vita decideranno loro. Io intanto mi vivo la mia, che ora li vede certamente al centro, ma che pur sempre mia rimane.
Come di consueto ho raccolto i dettagli dell’esperienza in una guida, ma sto giro sono stato credo ancora più dettagliato e meticoloso del solito. Mi son preso gli appunti mentre ero lì, per dire. Ho pensato infatti che tutto lo sbattimento che mi sono fatto in fase organizzativa potesse tornare utile a qualche altra persona. 
Poi oh, magari qualcuno decide che ho un futuro come travel bloggher. Sai mai. Dubito però, perchè ancora una volta le foto che ho fatto non rendono sufficiente giustizia al posto. Sto giro almeno ho evitato di stare in ballo con la mia macchina fotografica ingombrante e complicata, male per male ho preferito scattare con il cellulare. Ho portato giusto la GoPro per le situazioni umide. Scattare con la mia GoPro (una vecchissima Hero3) è un po’ tornare ai tempi della pellicola perchè non ha il display, quindi fotografi alla cieca e speri ne esca qualcosa di decente, conscio del fatto che lo scoprirai comunque troppo tardi. E’ a suo modo un’esperienza anche quella.

L’hashtag di queste vacanze è #AiBimbiServeIodio, con le maiuscole ad inizio parola in modo che fosse leggibile per tutti. Credevo. Invece per molti ai miei figli servirebbe l’odio e forse, dopo aver dovuto spiegare cento volte questa cosa, inizio a pensare che gli serva sul serio.

Quella volta che ho creato un account di meme

Se seguite questo blog sapete che ogni tanto faccio meme che non fanno ridere (ref.). Ovviamente intendo che non fanno ridere gli altri. Io mi ci spacco. 
Ad ogni modo, giorni fa uno dei miei contatti twitter se ne esce con l’idea di un meme di Di Maio con una frase presa da un pezzo dei Tiny Moving Part. L’associazione in se non mi aveva spostato più di tanto, però hanno iniziato ad apparirmi in testa immagini di politica con didascalie prese da pezzi emo. E boh, mi sembrava una cosa divertente.

Così ho aperto un account twitter che si chiama @emocrazia e ci ho messo dentro un po’ di queste creazioni. Pensavo sarebbe passato via inosservato… e infatti è passato via inosservato, salvo per un breve momento di gloria che mi ha portato a raccimolare una settantina di follower (#ChiaraFerragniScansati), che amo tutti come fossero figli miei.
L’immagine che ha raccolto maggior successo (e me lo aspettavo) è quella dei Pixies, ma per quel che mi riguarda, la più bella è quella con la Boschi e i Taking Back Sunday che sta in copertina alla gallery qui sotto. 
Non so quanto andrò avanti, sull’onda dell’entusiasmo ne ho creati una decina immediatamente e altrettanti il giorno dopo, postandoli poi via via nella settimana. Ora li ho finiti, magari settimana prossima mi ci rimetto, magari no, ma in ogni caso continuo a trovarla una cosa divertente.

#GiorgioGoesToHollywood

Alla fine ci siamo davvero andati, a Hollywood.
Siamo stati anche in un sacco di altri posti, macinando una roba come 4200 km in due settimane. Come sempre ho messo online la classica paginetta coi dettagli del viaggio e un album con le solite foto brutte (sto giro ancora più brutte perchè credo la mia macchina abbia un problema di autofocus).
Quello che mi andava di scrivere qui sopra però riguarda più il fatto che la California è grossomodo da vent’anni la mia personale Terra Promessa. Ci sono cresciuto io, idealizzando la west coast. Tutto ciò a cui tendevo, l’immaginario con cui ho vissuto la mia adolescenza e post adolescenza arriva da lì e poterci finalmente andare, seppur con colpevolissimo ritardo, per me è stata una roba importante e ovviamente carichissima di aspettative.
La cosa che più mi spaventava era che finirci a 35 anni da padre di famiglia mi facesse sentire vecchissimo o comunque fuori contesto.
L’ultimo giorno me ne stavo in bici sul lungomare che collega Venice a Santa Monica, Giorgio nel seggiolino dietro di me. Il sole, le palme, l’oceano. Ad un certo punto arrivo ad uno skate park, così mi fermo. In rampa tra gli altri c’è un ragazzino che stimo sui sei anni. Ovviamente alterna salti assurdi a cadute clamorose e un po’ tutti lì intorno tifano durissimo per lui, soprattutto due signori sulla quarantina. Un uomo e una donna che gli danno il cinque e gli scattano tonnellate di foto.
Vedo questa scena e non posso che pensare la California sia una figata anche quando hai quarant’anni e dei figli.
E’ stupido vero?
Temo di sì, ma penso anche chissenefrega.
Ho visto posti bellissimi, ma alla fine il cuore l’ho lasciato a San Diego, che non saprei descrivere se non come la città dello stare bene. E a me piace stare bene.
Mi piace da morire.

Ci sono persone che ci hanno seguiti durante il viaggio grazie all’hashtag del titolo. Tantissimi cuori per voi.
Ancora più cuori ai Galmotz per il supporto tecnico e logistico impagabile.
Record di cuori alla Polly che mi ha permesso di realizzare il sogno di una vita.

“…living in the perfect weather, spending time inside together
Hey, here’s to you, California…”

Rientro

Rientrato da una settimana, questo sarebbe il tempo di scrivere due righe sul viaggio da poco concluso, ma non ne ho tanta voglia.
Ho fatto il classico reportino del tour di Maui, che sta come tutti gli altri nella sezione itinerari. Ci sono anche delle foto, ma fanno cagare. Manq che fotografa le Hawaii è un fail clamoroso. Tipo quelli che hanno vestito Bar Rafaeli a Sanremo e l’han fatta sembrare un cesso.
Con le foto di NYC è andata un po’ meglio, ma credo sia anche e soprattutto perchè ho optato per la tecnica Jay Z, ovvero il bianco e nero. Il punto era che a New York ero già stato e le cose che mi erano piaciute le avevo tutte già fotografate. Sto giro le ho ovviamente fotografate di nuovo, ma ripubblicare gli scatti mi faceva tristezza.
E basta, non c’è molto altro da dire. Ho ascoltato i dischi che mi avevano consigliato, apprezzandone ben pochi. Jets to Brazil bello, Halestorm divertente nella misura in cui può esserlo un disco di Pink suonato da dei metallari (quindi a volte tanto), Godspeed you, Black Emperor! a tratti interessanti, Mogwai quasi sempre noioserrimi, Thee Silver Mt. Zion ecc… mi son sembrati una roba vicinissima a certi Brand New in certi punti e lì li ho apprezzati, Mikal Cronin carino. Il resto semplicemente non mi ha convinto o non mi è piaciuto o non fa per me (come se fossero tre cose differenti). Potrei non aver ascoltato tutto, ad onor del vero, ma se ho saltato qualcosa non è molto.
That’s it.
Ah no, dimenticavo.
Sette anni e interdizione perpetua dai pubblici uffici.
Forse non era la nipote di Mubarak.

Piccole novità post ferie

Rientrato ieri dalla Turchia, non ho perso tempo e mi son messo subito a lavorare a quelli che di solito sono gli appuntamenti fissi post ferie.
Il primo è la classica mini guida che redigo ogni volta che faccio una vacanza itinerante. Il link è questo, ma la si può trovare come al solito nella sezione “itinerari” del sito.
La seconda cosa è l’annesso album con le foto migliori del viaggio. Anche in questo caso, il link è qui, ma ci si può arrivare tanto dalla sezione foto del menu qui a destra, quanto dalla previa citata miniguida.
Già che ero in ballo ad aggiornare e ricaricare parti di questo sito, ho deciso di mettere mano anche alla sezione musica che era priva di aggiornamenti da più di un anno (chi se ne fosse accorto vince la mia simpatia). Al momento quella parte del menu è quindi stata rimossa e verrà reintrodotta presto (indicativamente) all’interno di quel progetto sulle monografie di cui ho tanto parlato, ma che non ho ancora iniziato.
Il progetto però c’è, non si scappa.
Ecco, queste le novità principali.
Per il resto io ho passato delle ottime, seppur brevi, vacanze e sono rientrato abbastanza riposato.
Di tutto quel che ho fatto in queste due settimane però, vorrei scrivere solo del secondo libro di Josh Bazell, “A tuo rischio e pericolo”, perchè è semplicemente un capolavoro. Gli dedicherò un post in questa settimana. Vi basti sapere che è un libro su un mostro lacustre che cita “Science” e il “New England Journal” come referenze qua e la, e che alla fine ha una bibliografia chilometrica. Ah, e che fa letteralmente morire dal ridere.
Nient’altro da dire.
Domani sera probabilmente andrò a vedere “The Expandables 2”, con ben due giorni di ritardo. Se tutto va bene, scriverò anche di quello.
Si preannuncia una settimana ricchissima di aggiornamenti.

Budapest

A Capodanno sono andato a Budapest e ho fatto delle foto.
Alcune di queste, poche per la verità, sono visibili qui.
Il viaggio è stato bello, la compagnia è stata bella.
Non è che ci sia dell’altro da scrivere, ad essere onesti.

About honeymoon trip (pt.2)

Ci ho messo un po’, ma alla fine sono riuscito selezionare, correggere e riorganizzare le foto del viaggio di nozze. Ho creato il solito albumino che, oltre ad essere linkato nell’apposita sezione di questo blog, è visualizzabile anche a questo link.
La selezione non è stata facile. Volevo metterci le foto che mi piacciono, ma anche dare un overview su tutto l’itinerario fatto e, purtoppo, non sempre era possibile farlo con foto che mi piacciono. Al contrario poi, paradossalmente, ho tenuto fuori alcune foto che apprezzo non so neanche bene per quale motivo. Forse perchè sono quasi tutte di animali e non volevo creare un album alla Piero Angela.
Ho escluso anche i merge panoramici, perchè tanto visti a video non sono apprezzabili. Dovrei decidermi a stamparne qualcuno, anche dei viaggi passati, perchè ne ho di carini. E vabbè, che se comincio ad elencare le cose che dovrei/vorrei fare non finisco più.
Tornando alle foto, la prova provata che sono un mentecatto è che son partito per il viaggio di nozze con una fotocamera nuova di pacca, senza leggere neanche una riga delle istruzioni e settandola ovviamente in modalità “completamente manuale”. Le conseguenze più drammatiche della cosa sono state tre: la prima è l’aver necessitato dai tre ai sei scatti per ogni inquadratura prima di trovare le impostazioni che andassero bene (comma uno della conseguenza uno è che molti animali, su tutti il tucano ed il dannatissimo colibrì, non hanno manifestato la pazienza necessaria ad aspettare che azzeccassi le impostazioni.), la seconda è l’aver scattato tutto, ma proprio tutto, in 4:3, formato che odio. Per le operazioni di stampa, quindi, si prevede ampia opera di taglia e cuci. La terza è aver realizzato solo una volta a casa di aver segato una cifra inenarrabile di scatti.
Preciso però che ci sono alcune foto che mi piacciono veramente tanto, nell’album, e che per una volta ed in casi limitati mi sono concesso di correggere in photoshop la saturazione (shame on me).
Oltre all’albumino, ho anche finalmente trovato il tempo di realizzare la classica miniguida all’itinerario da noi svolto. Anche quella è da ogi ritrovabile nella sezione apposita del sito, che per l’occasione è stata anche riveduta e corretta una minima. Per i pigri, sempre presenti, il link è questo.
Non che sia importante o di qualche utilizzo, ma da questo giro ed in maniera retroattiva, le schede itinerario possiedono dei fantastici pulsantoni per lo sharing, nonchè il classico “Like it” dei facebook addicted. Siccome come programmatore sono scarso, le pagine degli itinerari non sono indicizzate nei motori di ricerca. Essendo le uniche del sito che possono, se vogliamo, essere di qualche utilità al prossimo ho ritenuto che permettere la loro divulgazione fosse cosa buona e giusta.
Sbrigate queste formalità, che comunque mi hanno richiesto diversi giorni, credo inizierò finalmente le operazioni di montaggio del famigerato filmino che ho la presunzione di riuscire a cavar fuori dalla montagna di giga di materiale che ho rimpatriato dal centro america. Se mai ce la farò, credo che su questo sito ne verrà data notizia.

Nota: aggiornate le sezioni “Foto” e “Itinerari”.