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Maui – 2013

Con questo viaggio io e la Polly abbiamo veramente deciso di esagerare e, sfruttando alcune circostanze favorevoli, siamo riusciti a coronare uno dei miei sogni di sempre: le Hawaii. Per questioni strettamente economiche non ci era possibile visitare tutto l’arcipelago, così abbiamo pensato che la cosa migliore fosse visitare solo un’isola, ma goderla in toto. Per quanto riguarda la scelta dell’isola, invece, i dubbi sono stati pochi e nonostante leggendo in giro non fosse considerata la migliore, Maui si è imposta un po’ per l’immaginario che da sempre la circonda ed un po’ perché comunque come tipologia di attrattive risulta piuttosto variegata.

La prima cosa che abbiamo fatto, per valutare la fattibilità di questo viaggio, è stata esaminare il prezzo dei voli e, sorprendentemente, questi si sono rivelati molto meno impegnativi di quanto pensassimo. Per esigenze personali abbiamo unito questo viaggio ad uno già programmato per New York, dove saremmo stati ospiti di un amica. In queste condizioni, con lo scalo a NY forzato e le date non flessibili, il prezzo del volo si aggirava sui 1200 euro. Facendo un controllo sui vari motori di ricerca però, è possibile volare alle Hawaii con anche trecento/quattrocento euro in meno, specie se si vola su Honolulu (Oahu) invece che su Kahului (Maui). In generale però, se si vogliono evitare scali improbabili e viaggi della speranza su un tragitto che è già di suo abbastanza lungo ed impegnativo, è bene considerare mille euro come budget per il solo viaggio aereo. Noi abbiamo volato con British Airways e American Airlines, facendo scalo a Londra e Los Angeles. Ancora una volta, come mi era già capitato in passato, devo riconoscere che le tratte intercontinentali della British offrono un servizio notevole anche in economica, con un confort molto superiore a quello riscontrato ad esempio con Lufthansa o Iberia in passato. Le ore di volo sono tante, nel nostro caso sono state 17, ma se si vola bene risultano ampiamente affrontabili.

Come ultimamente siamo soliti fare, prima di partire abbiamo prenotato albergo e automobile. L’isola non è grandissima, anzi, ma girarsela tutta è un dovere e quindi avere una macchina a disposizione fa molto comodo. Noi ci siamo affidati ad Alamo che con duecento dollari ci ha noleggiato una berlinetta senza pretese che ci ha permesso di fare, in sette giorni, quasi mille chilometri. In loco le agenzie di noleggio spingono molto per proporre fuoristrada o SUV, puntando sulla tortuosità di alcuni tratti stradali, ma il mio consiglio è di non starli a sentire. Le strade di Maui sono eccellenti, con l’unico problema che ogni tanto diventano strette e con numerosi sensi unici alternati. In quelle circostanze, avere una macchina piccola piuttosto che una grande è veramente un vantaggio. Per quanto riguarda la sistemazione invece ci siamo affidati all’ormai insostituibile booking.com, cercando però appartamenti o stanze suggeriti anche sulle guide in nostro possesso. I prezzi di gran parte delle strutture a Maui sono inavvicinabili, ma con un po’ di pazienza si possono trovare strutture accettabili a prezzi del tutto onesti. Noi abbiamo optato per la Makai Inn di Lahaina. Gli appartamenti sono veramente carini, stra economici per il posto (abbiamo speso meno di cinquanta euro a notte a testa, tasse incluse) e vicinissimi non solo alle spiagge più belle dell’isola, ma anche all’unico vero centro abitato carino e piacevole per passare le serate. Cosa fondamentale, inoltre, sono provvisti di parcheggio privato gratuito che sull’isola è cosa assai rara. Ecco, la pulizia non è la loro caratteristica migliore, per usare un eufemismo, ma il gioco a mio avviso vale assolutamente la candela.

Passiamo quindi a descrivere il nostro viaggio. Consultando diverse guide abbiamo identificato tre itinerari giornalieri che andavano assolutamente fatti e questo ci lasciava la possibilità di occupare i restanti tre giorni pieni a disposizione per visitare altre spiagge e completare il tour dell’isola. Il clima estivo alle Hawaii è abbastanza ballerino: fa caldo e c’è sempre vento a spazzare le nuvole dal cielo, però qualche pioggerella in qualche parte dell’isola la si becca sempre. Per questo, anche nella stesura degli itinerari, ci siamo basati molto sulle previsioni del tempo, associando a ciascuna attività il clima che ci sembrava più adatto. Il nostro piano principale era di visitare spiagge e insenature, sia per fare snorkeling che per provare a cimentarsi con la famosa boogie board (surfare è abbastanza improbo da quelle parti, se non si è capaci). La cosa che più ci ha aiutati nel nostro tour è stata, paradossalmente, il jet-lag. Il sole a Maui sorge intorno alle 5.30 del mattino e cala alle 19.30. La cosa bella è che i negozi aprono tutti molto presto, permettendo di iniziare la propria giornata in spiaggia alle prime luci del giorno e di godersi tanto il sole prima che diventi assassino. Noi di norma uscivamo di casa intorno alle 6.00, con la luce già alta, ed eravamo in spiaggia tra le sette e le otto, a seconda delle distanze da percorrere, riducendo di molto i problemi di parcheggio (unico vero scoglio, perché le spiagge non sono mai affollate). Il primo giorno, ancora un po’ scombussolati dal viaggio, ci siamo dedicati ad un po’ di relax in una spiaggetta vicino a noi chiamata Wahikuli. Ci siamo andati senza alcuna aspettativa, non essendo segnalata da alcuna guida, ma una volta lì abbiamo subito capito in che paradiso avremmo trascorso le nostre vacanze. Sabbia fine, acqua trasparentissima, fondale quasi subito fondo e ricco di rocce e coralli. Ma soprattutto pesci, tantissimi pesci di ogni colore e forma, e tartarughe marine anche molto grandi. Veramente meraviglioso. Ogni spiaggia sull’isola è pubblica, anche quelle collocate di fronte ai grossi hotel e residence. Di conseguenza, spessissimo sono attrezzate non solo con docce gratuite e bagnino, ma anche con zone verdi completamente allestite per pic-nic e grigliate. Girando in macchina dopo il tramonto, è veramente suggestivo vedere su tutte le spiagge gruppi di surfisti e famiglie che grigliano in compagnia di fronte all’oceano. Ha un che di magico e mette davvero in pace con se stessi e con il mondo. Il pomeriggio dello stesso giorno siamo andati al primo spot segnalato per lo snorkeling, nei pressi di Kapalua. Una piccola baia a fondale roccioso, priva di spiaggia, in cui è davvero possibile vedere qualsiasi tipo di pesce tropicale o animale marino vi possa venire in mente. Per arrivarci si percorre un tratto in auto su un promontorio da cui si può ammirare la baia dall’alto. Il fondale è visibilissimo anche dove l’acqua diventa veramente profonda, un vero spettacolo.

Il secondo giorno ci siamo invece dedicati al primo degli itinerari suggeriti, la road to Hana (unico itinerario segnato sulla cartina in alto). Si tratta di una strada costiera di cinquanta e più miglia, che permette di vedere non solo paesaggi da film, ma anche di visitare diversi parchi e spot di natura incontaminata che presentano spesso cascate e vegetazione rigogliosa. In tutta onestà, questa è stata forse l’unica cosa ad averci parzialmente deluso, anche perché essendo stati in Messico e Guatemala abbiamo potuto vedere altri paesaggi simili e ben più impressionanti. Tuttavia il viaggio vale sicuramente almeno alcune delle tappe che propone. Subito all’inizio, mi pare intorno al miglio 2, ci sono le Twin Falls, due cascate gemelle con tanto di laghetto e possibilità di fare il bagno. Sono molto carine, anche se le abbiamo trovate un po’ affollate, e valgono sicuramente la pena. Inoltre nel parcheggio da cui inizia il sentiero c’è un fantastico baracchino che fa degli smoothies di ananas e canna da zucchero che sono letteralmente divini. Come dicevo, non mi sentirei di suggerire nessun’altra tappa precisa lungo il percorso se non randomici spot da cui godersi la vista sulla costa, fino alla spiaggia nera del Waianapanapa State Park, ormai nei pressi di Hana. Questo posto invece varrebbe da solo tutto l’itinerario. Si tratta di una piccola insenatura di spiaggia lavica circondata da fitta vegetazione e con un mare blu profondo dovuto al colore del fondale. Descriverlo non rende l’idea e, posso garantire, nemmeno guardare le foto (che, per inciso, una volta rientrato ho trovato tutte bruttissime. Ma credo che oltre alle mie colpe di scarso fotografo, ci sia anche un materiale di partenza che riprodurre è davvero impossibile). Lasciata la spiaggia nera noi abbiamo proseguito sulla road ancora per diverse miglia, superando Hana. Ci siamo avventurati in sentierini assurdi per riuscire a trovare la famigerata spiaggia rossa sotto Hana, ma una volta arrivati ci ha molto deluso anche per via della presenza di diversi senza tetto che l’hanno presa come dimora. Per carità, nulla contro di loro, ma ammazzano un po’ la poesia del luogo. Prima di rientrare ci siamo spinti fino alle Seven Sacred Pools, racchiuse in un parco naturale a pagamento che, tutto sommato, può anche non essere visto. Noi ci siamo andati anche perché il biglietto di ingresso sarebbe stato valido anche per il vulcano che avevamo intenzione di visitare due giorni dopo, ma forse saremmo anche potuti rientrare direttamente dopo la spiaggia nera.

Per il terzo giorno il nostro planning prevedeva la seconda escursione, ovvero la gita di snorkeling al cratere sommerso di Molokini. Per organizzare la cosa, ci siamo affidati a Snorkel Bob che ci ha prenotato un tour giornaliero che prevedesse la gita al cratere, una seconda sessione di snorkeling a Turtle Town, colazione e pranzo inclusi e servizio di free bar. Il prezzo era allettante (80 dollari a persona), soprattutto per via del fatto che i costi per cibo e bevande sull’isola sono piuttosto alti e si deve mettere in conto ogni giorno almeno una quindicina di dollari a testa anche solo per prepararsi dei panini al sacco. Il nostro tour era gestito dalla Lani Kai friendly charters ed è stato superlativo, anche e soprattutto per il fatto che la barca non conteneva troppe persone, eravamo una ventina abbondante, e che le condizioni meteo della giornata, tra sole e mare, erano perfette. La compagnia forniva anche un servizio aggiuntivo di snuba diving, immersioni con bombola fuori dall’acqua stile palombaro, ma anche in questo caso sconsiglio la scelta (50 dollari extra) perché sapendo nuotare e con un po’ di capacità di tenere il fiato li si poteva tranquillamente seguire senza necessità dell’ossigeno. Interessante invece è sicuramente l’opzione immersioni vere e proprie, ma è una pratica per cui ovviamente è necessario un brevetto e che di conseguenza non ho potuto fare. Finito lo snorkeling e mangiato un buon sandwich, il viaggio di ritorno è stato scandito dal ritmo incessante dei Mai-Tai che abbiamo bevuto in compagnia della ciurma. Piacevole nota a margine: Snorkel Bob per ringraziarci della prenotazione ci ha noleggiato for free una boogie board per tutta la settimana.

Quarto giorno, ultimo itinerario. Questa volta si tratta di andare in cima al vulcano spento del parco naturale di Haleakala per godere dell’alba. La partenza è presto, perché la strada è lunghetta e i limiti di velocità impietosi, quindi usciamo di casa intorno alle 3.00 fermandoci unicamente al supermercato aperto 24/7 per recuperare un po’ di generi alimentari per la colazione. Il nostro progetto era di vedere l’alba e poi visitare le spiagge del sud dell’isola, così siamo partiti in tenuta da mare, con giusto una felpa nello zaino. Quello di cui non tenevamo conto, è che in cima al vulcano la temperatura era intorno ai 4° C. Un freddo allucinante. Però, anche in questo caso, quel che abbiamo visto ci ha ampiamente ripagati del freddo, della levataccia e delle miglia percorse. Uno spettacolo naturale impressionante, col sole che sorge sopra le nuvole che circondano il cratere. Come dicevo il costo dell’ingresso, 10 dollari, comprendeva anche l’ingresso al parco delle Sacred pools, ma inutile precisare che sarebbero soldi ben spesi anche senza questa opzione. Visto sorgere il sole e consumata la colazione nel caldo dell’auto, ci siamo rimessi in macchina e abbiamo visitato le spiagge della parte sud-ovest dell’isola lungo tutta la costa che porta a Kihei. Abbiamo deciso di fermarci a Big Beach, una lunghissima striscia di fine sabbia gialla. Quel giorno, per la prima volta, abbiamo visto cosa vuol dire mare mosso alle Hawaii e di conseguenza abbiamo ridefinito il nostro concetto di onde. La giornata in spiaggia è passata bene, ma entrare in acqua era oggettivamente impossibile nonostante la sicurezza fornita dall’avere il classico cabinotto dei baywatch a pochi metri. In compenso, abbiamo potuto ammirare le imprese di un sacco di baldi giovani locali che si cimentavano con le boogie board in evoluzioni notevoli. Oltre a Big Beach, tutta quella costa presenta molte spiagge bellissime tra cui forse spicca Ulua beach che però noi abbiamo visto solo di sfuggita.

Finite le escursioni, abbiamo utilizzato gli ultimi due giorni per finire di visitare le spiagge dell’isola che ci mancavano e dedicarci ad un po’ di sano relax. Abbiamo così visto Kaanapali beach e Kapalua beach, decretando la vittoria schiacciante della seconda sulla prima, e ci siamo goduti per gli ultimi giorni l’acqua, il sole e la fantastica fauna marina del luogo. Kaanapali beach è dove risiedono tutti i grossi complessi alberghieri. La spiaggia come detto è libera ed è anche qui completamente sabbiosa, dando al mare dei colori fantastici e molto più “caraibici” rispetto ad altri luoghi. Le strutture alberghiere sono grandi, ma non così disturbanti da vedere, soprattutto rispetto ad altri punti dell’isola. Mi fa sempre uno strano effetto vedere stormi di americani sguazzare in una piscina a dieci metri da quell’oceano fantastico e difficilmente capirò come possano farsi ore e ore di viaggio (perché son tante anche per loro, visto che da Los Angeles ci vogliono cinque ore) per fare cose che potrebbero fare ovunque e senza spendere tutti quei soldi. Io stesso, in passato, prediligevo la piscina al mare quando andavo in vacanza. Ma non era questo mare. Kapalua beach invece è spettacolare. Piccola, raccolta, poco frequentata e fornita come tutte di ogni servizio. Si trova all’interno di una sorta di centro residenziale tenuto benissimo, con viali di palme, prato all’inglese e campi da golf, ma col fatto che il litorale è tutto composto di piccole baie in questa porzione di costa, non si ha l’impressione di essere in mezzo agli alberghi, ma anzi di essere in una sorta di piccola baietta privata. Il fondale è sabbioso solo a riva, dove la spiaggia entra in acqua, e subito vira a roccioso con annesso spopolare di fauna ittica e marina. Ci abbiamo passato gli ultimi due giorni praticamente senza più spostarci e, al solo ripensarci, mi viene nostalgia.

Tutte le sere, la nostra vita si concentrava nella cittadina di Lahaina dove andavamo a fare una bella passeggiata sul lungo mare, con annesso shopping, prima di concederci una bella cenetta ed il meritato riposo. Tra i posti in cui abbiamo cenato, sicuramente consiglierei Cheeseburger in Paradise per l’ottimo hamburger, il fantastico contesto e la genialità del tizio che suona dal vivo, e poi la Lahaina fish Company dove ho mangiato dell’ottimo pesce, provando anche la famosa salsa di accompagnamento al mango che tanto va negli States. Pesce buono l’abbiamo trovato anche alla Mala Ocean Tavern, anche se in questo caso il rapporto qualità/prezzo ci ha fatto storcere un po’ il naso. Assolutamente da evitare invece, perché oltremodo pessimo, l’Alhoa Mixed Plate. Durante il giorno infine, le poche volte in cui non avevamo con noi i panini, la tappa obbligata era Maui Tacos che alla parola d’ordine di “Mexican with mauitude” forniva eccellenti tacos di pesce. In ogni caso, va prestata assoluta attenzione quando si ordina al terribile cilantro a.k.a. l’erba sapone, mentre è doveroso almeno una volta al giorno sorseggiare la bevanda tipica del luogo, ovvero il Mai-Tai (che tipico non è, ma che bevono tutti. Ovunque. Sempre.).

In conclusione, come credo si sia anche capito dalla recensione, il viaggio è stato clamoroso e ne siamo tornati entusiasti. Come dicevo all’inizio, con sei giorni pieni a disposizione abbiamo preferito concentrarci su un’unica isola, invece che farne due come suggerito da diversi tour operator, perché in questo modo abbiamo potuto non solo vederla tutta, ma godercela davvero. Da quel che si legge in giro Maui forse non è la migliore, ma a noi ha fatto letteralmente innamorare e, a questo punto, non ci resterà che mettere nel cassetto la voglia di vedere le altre isole e valutare coi nostri occhi. Chissà mai che un giorno…


Team:
Manq e la Polly
Durata: 8 giorni
Km percorsi: 860 indicativamente, tratte aeree escluse.
Mezzo di locomozione: Hyundai Elantra
Spesa: 1800 euro (A persona, indicativamente)
Sponsor*: Maui Tacos

VALUTAZIONE:
5-stelle

*Con Sponsor si intende il o i prodotti che si sono distinti per presenza costante durante il viaggio. Nessuno mi ha mai dato un euro per viaggiare, mai.

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