Siccome ‘sta cosa ha funzionato nel 2024, l’ho rifatta nel 2025. In pratica da Gennaio ho raccolto in una bozza wordpress le mie impressioni sui dischi usciti che mi è andato di ascoltare, senza velleità di completismo o pose da musicofilo. Per tenere un po’ il conto, diciamo. Sono 46 dischi, neanche pochissimi.
- Gue (Tropico del Capricorno): a me Gue non ha mai fatto impazzire, trovo i dischi piuttosto noiosi musicalmente e direi che non sono un tipo che può apprezzarlo per i testi. Questo nuovo però funziona meglio del solito e almeno per due terzi mi ha divertito.
- Explosions in the Sky (American Primeval OST): ero molto curioso di sentire come avrebbero gestito una OST gli Explosions in the sky, ma devo dire che ne è uscito un disco anonimo come pochi. Giusto per dargli una valutazione propria mi sono guardato anche la serie e con somma sorpresa quello che mi era sembrato l’unico momento buono del disco sostiene alla grande i momenti migliori dello show, quindi forse hanno avuto ragione loro.
- Jake La Furia (FAME): a me
GueJake non ha mai fatto impazzire, trovo i dischi piuttosto noiosi musicalmente e direi che non sono un tipo che può apprezzarlo per i testi. - L.S. Dunes (Violet): Non ho una bella opinione dei supergruppi, nella mia esperienza hanno tutti prodotto roba che di super ha ben poco. Questo disco non fa eccezione, anche se Paper Tigers è una delle reinterpretazioni di Where’s my mind? meno irritanti cui siamo stati sottoposti negli anni in area emocore.
- Discomostro (Oh no!): nel 2018 ho sentito i Discomostro e pensato: “Oh, ecco qualcuno che sa fare bene oggi quello che si faceva bene vent’anni fa!”, ma poi ho scoperto che i regaz erano tutti persone che suonavano anche vent’anni fa e mi è un po’ scesa la poesia. Li riprendo in mano adesso per questo nuovo disco e la sensazione è sempre che facciano gran bene quella cosa lí, che poi è punk-hc in italiano, con l’aggiunta del fatto che ‘sto giro alcuni testi mi hanno fatto malissimo.
- Love Is Noise (To live in a different way): in Friends c’è un episodio in cui Rachel fa la zuppa inglese, ma nel ricettario le pagine sono incollate a quelle dello spezzatino coi piselli, lei non se ne rende conto e alla fine esce un piatto completamente sbagliato fatto di tanti ingredienti che non ha il minimo senso mettere insieme. Poi arriva Joey e se lo mangia. Ecco, io dopo un bel po’ di ascolti non ho ancora capito se sono come Joey.
- 1,000 UK Artists (Is This What We Want?): ho probabilmente un problema perché mi sono sentito davvero tutto questo disco. Magari non rappresenta il miglior modo di mettere sul radar delle persone il problema del diritto d’autore vs. IA, ma è un problema che infastidisce anche me e trovo comunque l’idea più centrata di tirare un minestrone contro la teca della Gioconda.
- Silverstein (Antibloom): non avrei voluto manco metterlo in lista, sapevo sarebbe stato terribile ancora prima di sentirlo e sarebbe stato meglio abbandonarsi ai pregiudizi e lasciar perdere. Fa cagare.
- Coheed & Cambria (The Father of Make Believe): ci sono robe talmente assurde da darci l’illusione di essere geniali. Una di queste è stata scrivere pezzi emo come fossero prog (o viceversa) e i Co&Ca ai tempi riuscirono a vendermela per due dischi pieni, prima che rinsavissi. Per quanto oggi non ci siano possibilità che la loro roba mi possa prendere, questo disco manca anche della cafonaggine necessaria a farmi quantomeno incazzare.
- Gazebo Penguins (Temporale): alla fine mi sa che io ho un problema coi loro dischi dispari. Questo, per dire, non mi è piaciuto. Nonostante le trombe, che sono sempre una buona idea nell’emo.
- Underøath (The Place After This One): torno a sentire un disco loro dopo veramente tanto tempo e devo ammettere di non averli trovati bene. Piuttosto che questa roba metto su gli Electric Callboy, che almeno sono onesti.
- Deafheaven (Lonely People With Power): non credo sia necessariamente un brutto disco, ma io alla terza traccia ne avevo decisamente pieni i coglioni. Mi era piaciuta la svolta shoegaze del disco prima, qui si torna su quella specie di black metal da fuorisalone che è in assoluto meglio del black metal duro e puro, ma che personalmente digerisco a piccolissime dosi. Ci sono un po’ meno blast beat del cazzo, volendo trovarci del buono, ma 12 tracce sono un’infinità e per arrivare in fondo mi sono dovuto fare una certa violenza.
- I cani (Post Mortem): avevo già abbastanza motivi per detestare il prossimo senza che mi ricordaste che vi piacciono I Cani.
- Morningviews (Anedonia): se c’è una scena alternative in Italia che sta gran bene, ad occhio, è quella dello screamo e questo disco ne è un fulgido esempio. Solo cuori per l’amico Rob che ci urla dentro.
- Neffa (Canerandagio – Parte 1): mi sono addormentato alla traccia 3 e non è che quelle che ho sentito mi abbiano proprio messo nel mood di riprovarci. Poi quel “Parte 1” suona un po’ come una minaccia.
- Propagandhi (At peace): una volta ho visto un tipo che per fare una cacio e pepe si metteva col termometro a fare la fonduta di pecorino. Sicuramente buonissima eh, ma perde completamente il senso di quel che è una cacio e pepe. Ecco, secondo me l’unica caratteristica inderogabile del punk-hc deve essere l’immediatezza e questo è un disco punk-hc come lo suonerebbe la PFM. La fatica ad arrivare in fondo, signora mia.
- Salmo (RANCH): forse per tanti Salmo ha fatto IL disco, l’opera di riferimento, e magari il problema sono io che dentro questa confezione mega scintillante e ricolma di idee matte e geniali, non sono riuscito a trovarci un cazzo.
- Histrionic (Architect’s Leap): Make Out Of Tune Emo Great Again. Si ringrazia il Farabegoli per la segnalazione. Bombetta.
- Mclusky (the world is still here and so are we): “Son tornati i Mclusky!!!” poi senti il disco e capisci perchè non ti eri interessato poi molto al fatto che potessero essere andati via.
- Arm’s lenght (There’s a Whole World Out There): quello prima l’avevano presentato con un singolo gigantesco, quindi poi il disco era risultato un po’ spompo. ‘Sto giro hanno fatto l’opposto, sono usciti con delle tracce norm-emo fiacchette così poi senti il disco e SBAM! Il banjo.
- Alien Boy (You Wanna Fade?): nella mia bolla sono un po’ tutti impazziti per questo disco e posso serenamente capirne le ragioni. Io penso sarebbe potuto essere un grandissimo EP di cinque pezzi, invece è un interminabile disco di undici canzoni reali e almeno trenta percepite. Sicuramente il problema sono io. Dovessi dare un riferimento, direi Weezer.
- Charmer (Downpour): dischi come questo non sono mai piaciuti a troppe persone. Quando hanno iniziato ad uscire se li cagavano in pochi, quando é arrivata la fase dell’hype non erano già più dischi come questo. Forse non mi cambierà la vita, ma che ancora qualcuno abbia voglia di suonare così per me è una bella cosa (e cmq anche per quest’anno la quota cover Brand New l’abbiamo portata a casa).
- Turnstile (NEVER ENOUGH): il disco precedente aveva diviso. Successo mega trasversale, ma nel giro del punk-hc già in tanti avevano storto il naso. A me era piaciucchiato. Il problema che avevo io coi Turnstile è il loro puntare ad essere la versione Netflix di una band HC mediocre (diciamo i Cancer Bats), più che la musica che fanno. Dico “avevo” perchè invece questo nuovo lavoro fa cagarissimo anche musicalmente, come tra l’altro implica il CAPSLOCK nel titolo.
- Coez (1998): dice che per scrivere il disco si è ispirato ai Fontaines D.C., ma fortunatamente non è vero. Estate 1998 è un pezzo degli 883, per dire. Per il resto è Coez che torna a fare il Coez pre-COVID e sarà che non lo ascoltavo da quasi dieci anni, ma per me è un dischetto estivo che posso tranquillamente mettermi in cuffia facendo qualsiasi cosa non preveda ascoltare musica come attività principale.
- Landmvrks (The Darkest Place I’ve Ever Been): questi li ho visti suonare allo Slamdunk senza avere idea di chi fossero e live sono stati clamorosi. Devastanti. Su disco però mi sa che non è più roba per me, se mai lo è davvero stata. Non so se i dischi vecchi siano meglio, ma ho idea che non lo scoprirò mai.
- Fabri Fibra (Mentre Los Angeles Brucia): a me pare che faccia sempre lo stesso disco e non è un disco che mi piace.
- Durry (This Movie Sucks): per qualche ragione ignota ero uscito abbastanza di testa per il disco prima di ‘sti qui. L’ho risentito dopo questo e sono ancora convinto avessero azzeccato la ricetta. Questo nuovo prova a rifare la stessa cosa e a tratti annoia perché ci riesce, a tratti indispone perché sbaglia proprio mira. Nel finale recupera qualcosina, ma in generale mi sa che sono sceso una fermata troppo tardi da un treno su cui viaggiavo da solo.
- Hotline TNT (Raspberry Moon): rispetto ad anni fa, internet non è più un posto in cui mi sia facile incuriosirmi verso nuova musica suggerita da persone degne di fiducia. L’eccezione a questa triste regola, nel 2025, sono questi Hotline TNT (thx to: Vez). Parliamo di un bel disco per chi pensa che i Death Cab for Cutie non ne facciano a sufficienza, oppure per chi sostiene che qui, una volta, fosse tutto 2004. Non necessariamente io, quindi, però è un bel disco.
- DJ Shocca (60 hz II): sarà che il rap non è prettamente la mia cosa o forse è che ho i gusti di uno che va per i 50, ma ‘sto disco mi pare giochi completamente un altro sport rispetto alla concorrenza. Gran bello.
- Moving Mountains (Pruning of the Lower Limbs): ascoltando questo disco la sensazione principale è l’incredulità estrema rispetto all’aver potuto campare dieci anni senza nuova musica dei Moving Mountains. In qualità di uno dei pochissimi ad aver apprezzato il loro S/T quando uscì, mentre scrivo credo questo gli sia addirittura superiore. Per me disco fondamentale in questo 2025.
- VV/AA (Paranoia e Potere Revisited): dovrei smetterla coi tribute album, davvero.
- Pennwood Rd. (I Won’t a Friend): che bello l’emo. EP meraviglioso, ci sono uscito di testa. Per dare un riferimento: è uscito solo in cassetta e l’ho comprata.
- Have Mercy (the lonelinets place i’ve ever been): io non lo so come fare a non incazzarmi con dischi del genere. Non è per nulla brutto, ma è un disco dei Jimmy Eat World che non fa niente per sembrare qualsiasi altra cosa. Quando sento sta roba non so mai se siano le prime avvisaglie della musica AI o se sono io che sono troppo vecchio per cascare nel tranello dei cloni wannabe. Credo più la seconda.
- Hot Mulligan (The Sound a Body Makes When It’s Still): il nuovo disco degli Hot Mulligan è esattamente come ci si aspetta che sia un nuovo disco degli Hot Mulligan. A me piacciono, ma non al punto di aver bisogno di nuove variazioni sul tema ogni due anni. Probabilmente questo è meglio di quello prima, ma sono entrambi largamente peggio di “you’ll be fine”, che resta sempre il disco che metto su quando voglio sentire gli Hot Mulligan. I regaz quest’anno hanno anche inciso un pezzo per un wrestler che non è nel disco, ma che è più interessante di metà di quello che ci è finito dentro.
- Deftones (private music): a me i Deftones non piacciono, ma questo disco me lo sono comprato. Il candidato tragga le proprie conclusioni.
- Fine Before You Came (C’è ancora amore): miglior disco dei FBYC dai tempi di SFORTUNA: change my mind.
- Biffy Clyro (Futique): secondo me si riduce tutto a quanto tempo é passato da quando si sono ascoltati con una certa frequenza i Biffy Clyro:
– Più di 5 anni: è un disco godibile. Un filo meno moscio degli immediati predecessori e con qualche idea in più.
– Meno di 5 anni: non scalzerá quello che state già ascoltando. - Motion City Soundtrack (The Same Old Wasted Wonderful World): questi sono un gruppo che ai tempi ho provato in più riprese ad approcciare, senza mai trovarci nulla. Questo disco arriva dopo dieci anni di silenzio, ma per me non fa molta differenza. La cosa se vogliamo strana è che mi è piaciuto. Non sarà il disco della mia vita, ok, ma è uno di quei dischi che se li metti in macchina ti fanno sentire come se stessi vivendo dentro a una di quelle serie americane che la gente si vergogna di ammettere di guardare.
- Thrice (Horizons/West): dopo diversi anni, un disco dei Thrice che mi sono abbastanza goduto. Non aggiunge nè toglie niente alla storia del gruppo, ma centra qualche pezzo e lascia la sensazione abbiano ritrovato un po’ di cazzimma.
- Elephant Brain (Almeno per ora): continuo a sentirli paragonare ai FASK, ma se anche fosse (e non lo è), per me non c’è un disco dei FASK a livello dei loro. Questo é più un disco tipo L’Esercizio delle Distanze dei Minnie’s e per il sottoscritto è un complimento gigante. Forse sto giro ho sofferto un filino i testi, ma è che son vecchio.
- Aurevoir Sòfia (SCUOLA SOFIA): magari sbaglio, ma se i Turnstile stessero facendo davvero quello per cui li stiamo incensando, questi riempirebbero i palazzetti. #Einvece. Stando sul disco: quello prima è meglio, ma gli si vuole comunque bene.
- All-American Rejects (Get this): è una vita che non avevo notizie degli AAR, i pochi pezzi loro che avevo sentito dal 2008 non mi erano piaciuti e fino a quest’anno non avevo idea fossero ancora una band. Poi in estate si sono messi a fare gli house party e mi sono tornati in simpatia, oltre che in testa. Questo EP fa grossomodo la stessa cosa, aiuta a rimetterli sul radar e a ritrovare la voglia di sentirsi i dischi vecchi.
- Militarie Gun (God Save The Gun): il mio social amico Andrea Orio dice “disco dell’anno!” quindi l’ho ascoltato. Not my cup of tea, ma proprio nel senso che io mi interrogo spesso su come possa esistere gente a cui piace il tè.
- Scary Monsters (The March of Hope): cazzeggiavo su FB e trovo ‘sto post di uno degli Explosions in the Sky che nel 2000 aveva una band con altri due amici e stavano per fare un disco, ma poi non lo avevano finito e invece ora si sono ritrovati e lo hanno chiuso quindi ascoltatelo se vi va. Ho ascoltato. Ha mille problemi, tra suoni, mix e voce, ma sai che non è male per niente?
- Stay the Course (Red Flag): suonare un genere più che finito senza annoiare o addirittura indisporre chi ne ha sentito tanto è quasi impossibile, ma un modo c’è e questi Stay the Course l’hanno trovato. Invece di usare un’idea e costruirci attorno un pezzo, ne hanno usate dieci. Il risultato è che tengono alta l’attenzione. Facciamo un po’ di name dropping per darci il tono competente? Ok. Frullate insieme i primi Crime in Stereo, l’esordio dei Pentimento e spruzzateli di qualche breakdown facilone alla ADTR. Ne sapete meno di prima? Esatto.
- Anxious (Bambi): questo l’ho recuperato dopo averlo visto in tante classifiche di fine anno. Volevo capire. Non ho capito.
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