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Manq

Il suono della linfa

Il suono della linfaCome promesso agli autori, mi appresto a scrivere qualche riga riguardo a “Il suono della linfa”, primo lavoro su lunga distanza dei Seventy Times Seven, o 70t7, che dir si voglia.
Per prima cosa devo ammettere che l’oggettino in se è veramente ben fatto. Ok, la copertina è un po’ troppo “tool” per i miei gusti e forse anche per il contenuto musicale del disco, però le grafiche interne mi piacciono: pulite, lineari e con dei bei colori. Molto figa anche l’idea di inserirmi nei ringraziamenti, se devo essere onesto.
Dopo averlo guardato per benino è però giunto il momento dell’ascolto. Degli ascolti, anzi, prima in macchina e poi a casa. Sentire il disco di una band che hai sempre visto dal vivo è strano. L’impatto coi pezzi ti lascia spiazzato perchè il tutto sembra troppo pulito e quindi meno “carico”, ma è solo una prima impressione. Al secondo ascolto la qualità del lavoro fatto in fase di registrazione e mixaggio viene fuori tutta e quindi il disco prende la forma di ciò che è e non di ciò che si è già sentito ai concerti. La parola che mi viene in mente ascoltando “Il suono della linfa” è cura. Cura nei particolari di tutti i suoni. Ogni accordo, ogni riff, ogni coro è esattamente dove deve stare ed ha un perfetto senso nel contesto. Bello. Anche quando le scelte non coincidono con il mio gusto, con i suoni a cui sono più familiare. Capita, ascoltando i dischi, di sentire passaggi e pensare “io qui avrei usato suoni diversi”. Se si ascolta un disco rock con il mio orecchio, abituato da sempre alla sporcizia sonora, è normale trovare questi dieci pezzi troppo poco ruvidi. E’ tuttavia unicamente un problema di abitudine e si risolve con gli ascolti, cosa a cui sto già provvedendo. Tra l’altro, rispetto all’EP uscito un paio d’anni fa, mi pare siano stati fatti in questa direzione dei passi giganteschi poichè l’aggressività, quando serve, questi pezzi ce l’hanno e la tirano fuori bene. Una pecca, a voler essere pignolo, sono i volumi delle voci che a volte rimangono troppo imprigionate nella musica e non risaltano a sufficienza. Sempre personalmente parlando, s’intende. In sostanza a me il disco piace parecchio. Dieci tracce tra cui non saprei ancora scegliere una preferita, nè indicarne una che non mi piaccia. “Asfalto Bagnato” è un bel singolone e si fa cantare sempre, “Time to explode” e “All inside my head” suonano decisamente bene ad alto volume, “Scivolo piano” credo sia il pezzo più rappresentativo del disco e pur non avendola mai sentita prima già mi piace un bel po’, così come “Piove su di te”. “Dance of the shadow” è un pezzo che non può non piacermi, con archi e tastiere a manetta e “Cenere e anima” ha un minuto finale da pelle d’oca. Restano da commentare “Il suono della tua linfa” e “Too much paranoid” per cui credo di necessitare di qualche ascolto in più e “Burning again” che è ormai una certezza, pur essendo il pezzo che più soffre la trasposizione palco/stereo.
Il mio giudizio quindi è decisamente positivo: il disco mi piace, non mi stanca e continua a regalarmi qualcosina ad ogni nuovo replay.
Ecco, questo è il mio parere in merito.
Ah, ascoltato in cuffia è un’atra cosa, rispetto alla macchina.

Google Hit List [Marzo 2009]

Con una prima in classifica del genere, non serve scrivere null’altro.
Sono commosso.

1 – sprazzi di quotidiana libidine italiana
2 – leggere in alternativa alla televisione
3 – non ho la forza di oppormi
4 – accoppiare cravatta e camicia
5 – alternativismo
6 – righe regimental
7 – chi sono i giovani d’oggi?
8 – frase acida x msn
9 – prodotti farmaceutici per eliminare le occhiaie
10 – new era si lascia etichetta?

Nota: aggiornata la sezione “musica”

Manq @ Vans Warped Tour?

Non sono morto.
Sono stanco, quello sì, ma è solo per quello che la mia attività di blogger sta subendo dei ritardi gigantoscopici.
Potrei fare di questo post, il post delle parole inesistenti.
Ma anche no.
Userò questa pagina per parlare del primo obbiettivo della mia esistenza in questo momento: la florida.
Pur non essendo affatto sicuro che riuscirò ad andarci, alla fine, ormai sono proiettato in quel di Miami.
La frommer è arrivata e da un primo sguardo ci sono già un monte di cose che rientrano nella lista degli appuntamenti imperdibili.
Alcuni esempi:
– Cape Canaveral
– Il circuito di Daytona
– Walt Disney World
– Everglades (ovvero il parco naturale dove si gira in hovercraft per vedere gli alligatori)
– Miami
– Lo stadio dei Dolphins a Miami
– Miami Beach
– Le tipe in rollerblade a Miami Beach
Questo solo dopo un primo sguardo alla guida.
Quello che sulla guida non c’è scritto è che dal 24 al 26 Luglio in florida sosterà il Vans Warped Tour.
Per me questo ha l’importanza che potrebbe avere per un credente sapere che nei giorni in cui sarà in vacanza in un certo luogo, comparirà la Madonna.
Il Vans Warped Tour è stato per tantissimi anni il sogno nel cassetto, il desiderio segreto e la fantasia proibita.
Tutto insieme.
Solo l’idea di poterci andare mi rende euforico.
La cosa buffa è che non ho la più pallida idea di chi potrebbe suonarci, quest’anno.
Chissenefrega.
Io ci vado uguale.
Anzi, mi sa che mi prendo il biglietto del VWT prima ancora del biglietto aereo.
Alla peggio, ho buttato 30 dollari.
Riuscire a piazzare il concerto all’interno del tour della florida è ormai il mio primo obbiettivo, con buona pace della Polly che fino a ieri doveva lottare contro il precedente capolista: il noleggio di una cabrio.
Adesso torno a guardarmi la seconda serie di Dexter, che guardacaso è ambientato a Miami.
Ho visto il primo episodio e già sono in dipendenza.

100% Niko Belic

Dopo due mesi e mezzo di gioco intenso, questa sera ho finito GTA 4.
Per finito non intendo solo la conclusione della trama principale, ma il completamento di tutte le parti del gioco.
La caratteristica di questo titolo infatti, come dei suoi predecessori, è quello di unire ad una trama piuttosto lunga ed articolata, un sacco di altre sottoquest che allungano di tantissimo la longevità del videogame.
Personalmente preferisco sempre completare tutto il “contorno” prima di ultimare le missioni finali della storia principale, così da completare simultaneamente la trama ed il gioco.
Amo questa serie e ho amato questo capitolo come i suoi predecessori, anche se all’inizio ritenevo che rispetto al precedente capitolo si fossero fatti alcuni passi indietro.
Non si possono comprare edifici, non si può modificare il proprio aspetto fisico se non per una “ristretta” gamma di abbigliamenti e non si possono avviare attività che con l’andare del gioco portino a degli introiti.
Questo per citare alcune delle cose che avevo particolarmente apprezzato del precedente “San Andreas”.
Le novità introdotte che ho amato di più invece sono state il cellulare con la gestione delle amicizie e delle love stories, la rete internet interna al mondo di Liberty City, la possibilità di scegliere se uccidere o meno alcuni dei personaggi ed il doppio finale.
Oltretutto alcune delle possibilità che c’erano in passato e che sono state tolte non mi piacevano granchè, quindi ho apprezzato non dover più compiere consegne per le pizzerie, soccorrere i malati ed estinguere gli incendi.
GTA 4 in sostanza si sviluppa come una nuovo gioco, rispetto ai capitoli PS2, e lascia ampio spazio alle novità, poichè ho l’impressione che con questo titolo non siano state sfruttate appieno le potenzialità della nuova console e del supporto blueray.
Vedremo cosa riserveranno i prossimi titoli della saga.
Una menzione particolare, per chiudere, voglio darla alla storia del gioco (che da qui in avanti potrei anche spoilerare) che mi è piaciuta veramente tanto.
Appassionante, mai troppo scontata e coinvolgente perchè sempre coerente con il profilo del personaggio protagonista.
Per me che nasco come giocatore di ruolo questo è un aspetto molto importante.
Proprio in base a quello che secondo me era il personaggio, ho preso tutte le “decisioni” interne al gioco cercando di essere sempre coerente con quel che secondo me è il vero carattere di Niko Belic.
Per questo alla fine non ho risparmiato la vita a Darko Brevic, sfogando su di lui il rancore che il protagonista si portava dietro dall’inizio del gioco e per lo stesso motivo al bivio finale ho scelto di rinunciare ai soldi pur di vendicarmi di quella merda di Dimitri Rascalov.
Peccato che questa scelta abbia portato alla morte di Kate.
L’altro finale l’ho comunque giocato, ma non l’ho apprezzato perchè lo ritenevo incoerente.
Forse non mi è piaciuto anche perchè in questo secondo caso a morire è Roman, il cugino di Niko, un personaggio che ho amato fin dal principio.
Ora che il gioco è completo, non mi resta che decidere se approcciarlo in modalità multiplayer, oppure riporlo sullo scaffale.
Vedremo.
Intanto da domani credo si tornerà sui campi di PES a provare di diventare un mito.
Certo, a meno che decida di regalarmi l’altro gioco che mi incuriosisce da che ho questa console: “Assassin Creed”.

Consigli per dormire sereni

E’ vero, a quest’ora dovrei andare a dormire.
Invece mi ascolto i Propagandhi.
Perchè? Perchè è uscito il disco nuovo e perchè per leggere certe notizie serve la giusta base musicale.
Quando leggo certe cose mi passa la voglia di dormire.
Ho paura dei terribili incubi che potrei fare.
Questo CD non mi sta aiutando.
Cambio.
Ora va molto meglio.

“…and you pigs will pay…”

Broken promise ring?????

Non l’ha suonata.
Bastardo.
Però ha suonato “Boys of summer”.
Bastardo due volte, visto che tagli il pezzo che sogno di ascoltare live da 10 anni per fare una cover.
Questo dovrebbe portare ad una valutazione negativa del concerto di ieri sera al Tambourine, ma così non è.
“I won’t spend another night alone” acustica vale, da sola, l’intera serata.
Pelle d’oca di diverse spanne. L’ho cantata tutta a squarciagola insieme a più o meno tutti quelli che c’erano intorno a me e alla fine ero relamente commosso. Dopo quel pezzo avrebbe potuto suonare anche l’intero repertorio dei Cannibal Corpse a cappella che sarei stato soddisfatto ugualmente.
Dall’album di cui questo tour dovrebbe essere il tributo ha poi suonato altri quattro pezzi: “Losing streaks”, “1*15*96”, “Your boyfriend sucks” e l’immancabile “San dimas high school…”.
Tutti eclatanti, ovviamente, per l’emozione generata.
Per il resto poi è stato quasi tutto “So long astoria”, album preferito dall’80% dei presenti al concerto, da quel che mi è parso, e che per me ha segnato la fine degli Ataris.
Ieri sera mi sarei aspettato una maggiore presenza di gente della mia età ed invece mi sono ritrovato semicircondato da teenagers che hanno di Kris Roe un concetto molto, ma molto diverso dal mio.
Per esemplificare meglio: sulla previa citata “Boys of summer” la gente ha dato di matto.
Io volevo tirargli una scarpa.
Da citare, per chiudere il quadro sul live acustico del frontman degli Ataris, l’esecuzione di “Fast times at drop-out high”, unico estratto da “End is forever” e “The cheyenne line”, unico estratto nonchè unico pezzo decente di “Welcome the night”.
Che dire quindi, forse è stato il più bel live che ho visto fare a Kris Roe e questo la dice molto lunga.
Io però lo amo e mi sono fatto una foto con lui (che ricordo a Bazzu di spedirmi, essendo sul suo cellulare) e gli ho pure comprato una stampa autografata della foto usata per la copertina di “Blue skies, broken hearts… Next 12 exit”.
Me la appenderò in casa nonappena riuscirò ad incorniciarla.
Chiudo con una citazione d’onore alle due band di spalla.
I “My own rush” non mi hanno convinto appieno. Credo abbiano fatto sei pezzi: due carini, due orrendi e due di nuovo carini. Facevano molta fatica a suonare assieme, non so perchè, forse a causa delle spie. Lui però a mio avviso ha una bella voce.
Discorso diverso per i “Minnies” che mi son proprio piaciuti un sacco. Sono uno di quei gruppi che sento nominare in giro da dieci anni e che non mi sono mai cagato. Senza un reale motivo, ad essere onesti.
Ieri però mi hanno proprio impressionato, seppur suonando in chiave “acustica”. Ho apprezzato molto il cantato in italiano con testi che ad una prima analisi mi son sembrati belli e per nulla banali.
Approfondirò il discorso.
Non sono sicuramente uno che arriva per primo sulle cose, però c’è da riconoscermi una certa propensione a rimediare agli errori e alle sviste.

Genetica

Se io e la Polly avremo mai un figlio c’è un 25% di probabilità che nasca terrone.
Dopo averlo pensato, oggi al lavoro, abbiamo riso ore.
Poi, a casa, ho disegnato gli alberi.

*Sì, “terrone” è un carattere recessivo e sì, sono un deficiente.

Google Hit List [Febbraio 2009]

Per quanto siano ormai diversi anni che stilo questo genere di classifica ogni mese, non mi abituerò mai a leggere le ricerche di chi tratta google come fosse un amico abile nel dare consigli, un astrologo che legge nel futuro o un analista.
Alcuni esempi?
Come si fa a cercare in google “le uniche cose di cui sono certo”?
Oppure: “come voto di laurea ho preso 104, com’è?”.
O anche: “Madonna avete trovato biglietti di san siro?”.
“Se non sono stata ammessa all’ universita’ perche’ mi hanno inviato la borsa di studio?”.
Potrei metterne anche molte altre.
Forse devo aggiornare il browser perchè col mio, se ci parli, di solito non risponde.
Ecco la classifica.

1 – figa budget
2 – odore del caffè descrizione
3 – cl chi sono
4 – a volte è bello
5 – idee arredamento salotto avendo il pavimento grigio
6 – canzone sui giovani
7 – pompini strazianti
8 – quadro che cade significato
9 – venire a pettine
10 – bazzu punk

Nota: aggiornata la sezione “musica”

Piangina

E’ un po’ di tempo che non uso questo diario per lamentarmi della mia vita.
Ad essere onesti, è un po’ di tempo che non lo faccio perchè non ne ho sentito la necessità.
Oggi però, rientrato dal lavoro, sento il bisogno di lagnarmi un po’.
Sono stanco.
Fisicamente sono veramente a tocchi e mentalmente non vado molto lontano dal crollo.
E’ un periodo in cui soffro il lavoro in maniera particolare.
Il problema è che non credo di riuscire a gestire tutto quello che devo fare. Troppe questioni aperte, troppi progetti, troppe cose da fare, da gestire e su cui riflettere. Il mio è un lavoro su cui è importantissimo pensare a ciò che si sta facendo. Gli esperimenti vanno pensati, eseguiti, ma soprattutto valutati. Per fare tutto questo servono calma, lucidità e possibilità di focalizzare l’attenzione su ciò che si sta facendo.
Oggi io questo non riesco più a farlo, salto come una rana da un progetto ad un altro, da un esperimento ad un altro, senza riuscire a soffermarmi su quel che sto facendo e questo è pericoloso nonchè dannoso per chi fa un mestiere come il mio.
Forse avrei bisogno di un aiuto.
Forse dovrei parlare col mio capo.