Me vs. Joseph. Again.
Ennò, cazzo.
Così non va.
Sta sera il mio capo mi ha accennato questa cosa e appena sono giunto a casa, non ho potuto evitare di leggermi l’articolo.
Proverò per una volta ad evitare di fare il mio classico (ed ormai famigerato) discorso in cui annovero episodi come questo tra le prove dell’inesistenza o tutalpiù del totale menefreghismo di Dio.
Mi limito a fare qualche breve ragionamento terra terra.
Per quanto il nostro paese sia vergognoso io non credo si corra il rischio di vedere modificare le leggi in questione. Non è capitato con l’aborto e non sarebbe capitato nemmeno con la procreazione assistita se in tempi non sospetti si fosse legiferato in maniera intelligente. L’Italiano medio di certe cose non si interessa e se non viene adeguatamente strumentalizzato difficilmente si esprime in merito.
Essendo la classe politica ricolma unicamente di italiani medi il discorso vale anche e soprattutto per loro.
Questo però non risolve il problema perchè in Italia esiste l’obbiezione di coscienza.
E allora cosa accadrebbe se tra i rianimatori-anestesisti iniziasse a prendere piede l’usanza di rifiutarsi di dichiarare il decesso in caso di morte cerebrale?
Lo scenario che si dipinge ai miei occhi non è bellissimo, ma non lo descriverò perchè può essere che io sia il solito pessimista.
In testa al momento mi girano tutti i continui slanci di fondamentalismo etico di cui quotidianamente mi ritrovo spettatore.
I miei preferiti sono gli appartenenti al club: “Io ho la malattia di Welby e voglio vivere!”.
Premettendo che sono felice per loro, seriamente, perchè se mai dovesse capitarmi di trovarmi in quella situazione vorrei avere la loro forza d’animo, forse non è chiaro che l’idea non è quella di mandare in giro una squadra di killer ad ammazzare chiunque sia ridotto a un vegetale dalla malattia.
L’idea è semplicemente quella di lasciare la scelta a chi non vuole più continuare ad essere costretto a vivere, di smettere di farlo.
Il concetto tuttavia non passa.
A quanto pare Dio può lasciare il libero arbitrio all’uomo, ma l’uomo non riesce a fare altrettanto con se stesso.