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La volta che ho bevuto una birretta con Pippo Civati

E’ un po’ che non aggiorno il mio blog e il motivo è che aspettavo di poter raccontare questa storia per intero. Oltre al fatto che non avessi in realtà molto altro di cui scrivere, ovviamente.
Tutto inizia più o meno dieci giorni fa, quando girando per i vari social network mi imbatto in un post intitolato “Occupy Civati” che racconta come Pippo Civati, giovane esponente del PD categoria “nuovo che avanza”, abbia anche lui qualche cosina di cui rispondere. Nella fattispecie gli viene contestata la scelta di sottoscrivere una proposta di legge dal titolo: “NORME PER LO SVILUPPO DI METODI SCIENTIFICI INNOVATIVI E TECNOLOGICAMENTE AVANZATI PER IL MIGLIORAMENTO DELLA RICERCA BIOMEDICA E LA SOSTITUZIONE DELLA SPERIMENTAZIONE ANIMALE”.
Incuriosito, ho deciso di leggermi cosa potesse avere di tanto sbagliato una proposta di legge con un titolo così promettente (no sarcasmo, giuro). Ora, assunto che le quattro persone che leggono questo blog ormai sappiano la mia posizione in materia, ho pensato che prima di criticare fosse il caso di chiedere all’interessato il motivo che lo avesse spinto a firmare una proposta come quella e così ho deciso di scrivergli questa email:

Buongiorno
Mi chiamo Manq [NdM: No, c’era scritto il mio nome] e sono, da qualche anno, un ex elettore PD. Non mi dilungherò nello spiegare i motivi che mi hanno portato a essere un ex elettore, tuttavia vedo nelle imminenti primarie un buon momento per provare a ricucire il mio rapporto con il PD e la politica.
Per farlo però, ho deciso di informarmi un po’ riguardo ai candidati.
La presente quindi è una mail volta a chiedere chiarimenti riguardo alla tua (mi permetto di darti del tu) sottoscrizione al progetto di legge PdL n° 151, quello titolato: “NORME PER LO SVILUPPO DI METODI SCIENTIFICI INNOVATIVI E TECNOLOGICAMENTE AVANZATI PER IL MIGLIORAMENTO DELLA RICERCA BIOMEDICA E LA SOSTITUZIONE DELLA SPERIMENTAZIONE ANIMALE”.
Io sono un biotecnologo con un PhD in medicina molecolare e traslazionale e per anni ho lavorato in laboratori in cui la sperimentazione animale era parte fondamentale dell’attività di ricerca. Da sempre, tuttavia, ho sviluppato una certa sensibilità alla questione dell’utilizzo di cavie in laboratorio.
L’idea di un progetto di legge volto alla ricerca e allo sviluppo di metodologie alternative alla sperimentazione animale, o quantomeno ad alcune delle sue applicazioni, è a mio avviso lodevole in linea di principio. Leggendolo, tuttavia, mi è parso scritto con i presupposti più sbagliati.
Non starò a dilungarmi in considerazioni scientifiche lunghe e noiose, però vorrei sottolineare un punto, tra i tanti, per esemplificare i miei dubbi in merito (cito dalla parte riguardante l’embriotossicità):
“Saggi alternativi:
Sono stati sviluppati e validati metodi che consentono di individuare possibili effetti nocivi sull’embrione. Tra questi, un saggio che sostituisce completamente l’uso degli animali è quello chiamato EST (embryonic stem cell test), che si basa sull’uso di cellule staminali (ECVAM, 2002).
(fonte: http://www.enpa.it/it/uffici/ducumenti_av/VIV-Sistemi_alt_IPAM.pdf:
SISTEMI ALTERNATIVI alla SPERIMENTAZIONE ANIMALE Annalaura Stammati
Dipartimento Ambiente e connessa Prevenzione Primaria, Istituto Superiore di Sanità, Roma).”
Mi pare lecito chiedermi, a questo punto, di che cellule staminali embrionali parliamo. Umane? No, perché per lo Stato l’embrione è vita e quindi non lo si può toccare. Animali? No, perché per lo Stato l’embrione è vita e questa è una proposta di legge volta a sostituire la ricerca sugli animali. E allora di che cellule si parla?
Questo per dire che mi pare la questione sia stata affrontata con un po’ di superficialità (avrei davvero molti altri esempi), superficialità che a mio avviso nuoce alla questione.
Io non dubito assolutamente della buona fede e degli ideali su cui si basano progetti di questo tipo. Il punto è che tutto, nel nostro Paese, viene affrontato un po’ come fosse tifo (quanto aveva ragione Churchill ) e si creano facilmente fazioni opposte brandenti una sorta di integralismo che poco riscontro ha, effettivamente, con la realtà dei fatti. Siti come quello più volte citato nel progetto di legge (www.novivisezione.org) seppur mossi da sentimenti assolutamente non deprecabili, hanno in genere ben pochi riscontri scientifici e quei pochi che utilizzano, spesso decontestualizzati e a sproposito, servono più che altro ad imbonire. Di contro, chi sostiene la ricerca scientifica sugli animali, spesso esagera dall’altro lato e si barrica dietro la sua essenzialità, almeno oggi e almeno in certi campi, per celarne le problematiche innegabili.
Partendo dal presupposto che un progetto di questo tipo sia volto a tutelare gli animali e non a far propria quella fetta di elettorato “green-like” che c’è in tutti gli schieramenti, vorrei una tua opinione sulla questione “Sperimentazione animale”. Più importante, mi piacerebbe sapere se per sottoscrivere una proposta come la 151 tu ti sia affidato a qualche tipo di consulenza esterna e, nella fattispecie, a quali.
In qualità di elettore ritengo questa questione abbastanza importante e, onestamente, una richiesta diretta è credo uno dei pochi modi per sentire parlare dell’argomento.
Immagino che tu non possa rispondere a tutti i possibili elettori che ti scrivono facendoti delle domande, ma spero tu possa fare un’eccezione.
Grazie in anticipo per l’attenzione e la disponibilità.
In bocca al lupo per la tua corsa.

La risposta, effettivamente, è arrivata ed è stata di vedersi per discutere della faccenda a quattr’occhi. Ieri sera quindi sono andato in Regione a trovarlo e dopo averne parlato ci siamo bevuti una birretta insieme. Le impressioni che ho avuto sono varie e adesso cercherò di riassumerle, anche perché scriverle mi aiuterà a rifletterci sopra.
Partiamo dalle cose positive. E’ sicuramente apprezzabile che Civati si sia dimostrato interessato alle mie obbiezioni e abbia voluto ascoltarle. Per molti dei punti da me sollevati, che poi son sempre i soliti, mi è parso ci fosse sintonia. E’ venuto fuori che il tutto è nato sull’onda del caso Green Hill, cosa che potevo ampiamente immaginare, e che l’idea fosse fare qualcosa prima che venisse fatto qualcosa di “sbagliato” da altri. Da che ho capito, la proposta è stata presentata senza un particolare studio dell’argomento (quantomeno non da parte di Civati) nell’idea che il tutto sarebbe servito solo a porre una questione, nell’ottica del fatto che si sarebbe ampiamente potuto migliorare il testo in seguito.
Mia nonna mi diceva che a far le cose bene al primo colpo ci si guadagna tutti, ma mia nonna non faceva politica quindi ci sta. Consequenzialmente io ai miei nipoti probabilmente insegnerò che fare qualcosa solo per non farla fare agli altri è poco furbo, ma ho come l’idea che neanche io farò mai politica.
Anyway, la disponibilità ad ascoltare eventuali suggerimenti c’è e questo è indubbiamente positivo. Più o meno implicitamente ci siamo oltretutto ritrovati a riconoscere come una normativa sensata in tema di sperimentazione scientifica non potrà mai essere regionale (io continuo ad avere dubbi anche in chiave nazionale, ma tant’è) e di conseguenza, a mente fredda, ho l’impressione si sia piacevolmente discorso riguardo una proposta che probabilmente morirà in regione, la cui portata è pressochè nulla e che altro non era che figlia di un momento in cui i beagle chiedevano giustizia, anche sommaria.
Mentre scrivo mi sento pure un po’ coglioncello ad averla presa tanto sul serio, sta proposta, ma questo non mi impedirà di continuare a cercare di renderla, a mio modo di vedere, migliore.
Ad ogni modo, finita la discussione in merito alla proposta di legge n° 0151, io e Pippo Civati siamo andati a berci una birretta in un bar zona Pirellone e abbiamo fatto due chiacchiere riguardo al PD, ai suoi esponenti, al nostro Paese e, soprattutto, all’identità politica di Pippo Civati. Son venute fuori tante cose interessanti, diverse idee condivisibili e un quadro complessivo in cui il PD non è ritratto benissimo.
Tutto l’incontro però mi ha ricordato una situazione vissuta in gioventù quando, lasciato l’oratorio, avevo incontrato il mio prete per strada.
“Non ti fai più vedere in oratorio.”
“E’ vero, DonGa, ma ho rivisto un attimo le mie prospettive.”
“Ok. Perchè non vieni su da me che facciamo due chiacchiere?”
“Va bene.”
Quando sono salito però, invece che sederci e discutere, mi ha confessato.

In tutto questo, ringrazio pubblicamente Civati per la disponibilità, la chiacchierata, il libro che leggerò con molta attenzione e la birra che ha insistito per pagare, precisando non ne avrebbe chiesto il rimborso.

6 commenti su “La volta che ho bevuto una birretta con Pippo Civati”

  1. Ciao, sono l’omino che ha scritto Occupy Civati :D

    Apprezzo molto il lavoro che hai fatto e anche che Civati abbia deciso di parlarne a tu per tu, è comunque un buon segno.
    Il problema è che le parole che ti ha detto davanti a una birra rimarranno parole, mentre il disegno di legge è un fatto tangibile, che rimarrà, di una mentalità politica antiscientifica e “buona per la pancia”. In più avere, la conferma che deriva dal caso Green Hill e che è stato fatto per evitare cose peggiori (e cosa ci sarebbe di peggiore di una legge con quelle basi?), mi fa davvero cascare le braccia. E’ sinonimo che chi si candida ad essere la futura classe dirigente, il futuro leader di un partito che ho votato e che mi piacerebbe poter rivotare un giorno, non ha la minima idea di cosa sia la scienza e di come funzioni. Oggi, nei giorni in cui il futuro si dovrebbe giocare sulla ricerca scientifica, ci apprestiamo ad avere come leader gente che, non solo ne ne capisce niente, ma addirittura ostacola la ricerca per assecondare una certa parte di elettorato…mah

    Vabbè, ho scritto il mio pistolotto :)
    Saluti,
    Daniele

  2. @landi: non ho davvero capito la domanda.

    @doppok: Ciao. Grazie per la visita. In realtà la questione è un po’ meno drammatica di come la dipingi, almeno per quanto riguarda lo specifico di questa proposta di legge. E’ stata fatta male, per motivi sbagliati ed in modalità sbagliate. Ok. Ma il fatto che se ne possa discutere è positivo. Proviamo a presentare delle obbiezioni sensate, un testo alternativo, delle correzioni e dei distinguo e vediamo cosa ci dicono.
    Vediamo come si pongono di fronte a dei “fatti”. Io, dopo il colloquio di ieri, credo ci siano buoni presupposti. Vuoi perchè è una cosa regionale che non avrà mai davvero un peso (dubito avessi scritto una mail così ai tempi della legge 40 qualcuno mi avrebbe ricevuto), vuoi perchè è una proposta che è destinata a finire nel niente in un momento così convulso (salvo altri casi Green Hill) credo si possa avere una chances per fare qualcosa di buono.
    A me piacerebbe provarci. Tutto qui. ;)
    Grazie del pistolotto!
    A presto

  3. Ciao [Manq], le mie sono considerazioni sparse (visto che non ho le competenze necessarie per addentrarmi nello specifico della materia): è molto apprezzabile che tu sia riuscito ad ottenere un incontro con Civati, peraltro in così poco tempo, dopo che le premesse iniziali di cui raccontasti su twitter non erano buonissime. Per quanto riguarda il PD, che vuoi che ti dica? Per quella che è la mia esperienza personale, molte volte ho avuto incontri con dirigenti più o meno importanti, pochissime volte sono uscito da un incontro con la sensazione di aver fatto qualcosa di concreto nel mio tempo. Se questo a te è successo, è già cosa buona & giusta. :)

  4. @Rob: In realtà le premesse iniziali erano dovute ad una difficoltà (di cui tutt’ora ignoro le ragioni) nel ricevere la mia mail. Appena ricevuta, mi ha risposto subito e con disponibilità. Questo fa davvero onore.
    Il punto sul PD è complicato. Ne volevo scrivere nel post, ma poi ho pensato di non appesantire troppo. Il punto è: Civati è una personalità di rilievo nel PD. Per alcuni dovrebbe addirittura candidarsi alle primarie, quindi diciamo non propriamente l’usciere della sede di partito. Parlando con lui, il messaggio che mi è arrivato (e che si legge tranquillamente in quello che lui stesso scrive o dice in giro) è che il PD è una bolgia di pazzi. Durante il nostro incontro s’è parlato di politica e di diverse tematiche e non ho problemi nel dire che su alcune questioni, molte in effetti, Civati potrebbe essere un mio personale buon candidato. Se però lui mi dice che dentro il partito lui purtroppo è costretto ai margini, che non ha i numeri per fare di più di quel che fa e che nessuna delle alternative è anche lontanamente passabile, io con che coraggio posso andare a votarlo, il PD? Intendo, anche fossi uscito dall’incontro convinto che Civati sia il messia della politica, in sede di elezioni cosa dovrei votare?
    E’ questo che non capisco.
    Siamo stati seduti più di un’ora dopo la discussione sulla proposta di legge e per tutto il tempo ho più che altro ascoltato i motivi per cui lui è diverso (e meglio) di Renzi e Bersani. Ci sta, siamo in campagna elettorale. Però mentre demoliva non privo di un certo malcelato livore i restanti galli del pollaio (intendiamoci, non a torto su diversi punti) implicitamente ammetteva non solo di non poter essere un’alternativa concreta a causa del gap di seguito, ma anche di non vedere margine per inserirsi in una qualsiasi delle forme che il PD assumerà post primarie.
    L’unica cosa che avrei dovuto chiedere e che, mannaggia a me, non ho avuto la prontezza di fare è: “Ok Pippo, ma QUINDI? Io perchè cazzo dovrei votare sto partito?”
    Chiudo con un’ultima nota. Io non penso di aver perso tempo, perchè per me conoscere Civati di persona e farmi raccontare le sue posizioni senza i filtri che metterebbe una qualsiasi altra fonte è comunque una possibilità. La cosa che mi ha un pochino se vuoi “deluso” è che non ho avuto per niente l’impressione che quell’oretta al bar per lui potesse essere, come dire, utile. Che potesse ricevere qualcosa dall’avermi incontrato. Non dico che per forza sarebbe stato così, ma che non lo sapremo mai perchè non s’è mai messo nell’ottica di valutarlo. Non so se riesco a spiegarmi. Di fronte a lui poteva esserci chiunque altro e lui avrebbe detto le stesse cose. Non vorrei sbagliare, ma non m’ha manco chiesto che lavoro faccio. Non s’è mai messo in condizioni di sapere chi aveva di fronte. E forse è normale perchè magari incontra così tante persone che dopo un po’ spersonalizzare è vitale, ma a quel punto, di nuovo, non capisco a che pro non liquidarmi dopo aver ascoltato le mie ragioni sulla 0151 e invece invitarmi a fare due chiacchiere.
    Per quello finita la serata, mentre guidavo verso caso, montava un aura di perplessità.

  5. @manq: non era una domanda, solo una (amara) constatazione che mi è uscita spontanea sulla perdita dei punti di riferimento ;-)

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