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Febbraio 2013

Italia, un Paese buono per i test nucleari

La vignetta, profetica, del sempre geniale Makkox qui a lato è un po’ la base di questo post, fatto essenzialmente di commenti che inevitabilmente per molti odoreranno di senno del poi. Ad onor del vero però, io non credo che Bersani questa volta possa far sua la classica giustificazione del “dopo son buoni tutti”, perchè, se avesse ascoltato bene, che le cose stessero andando maluccio qualcuno aveva iniziato a dirglielo ben prima di ieri. Si potrebbero fare molti esempi, ma credo che tutti possano essere raccolti dall’appello di Crozza a Ballarò e quel suo: “avete ancora un mese per riuscire a perdere le elezioni, pensate di farcela?“.
Sì.
Ad ogni modo, questo post non vuole parlare del PD nè delle cause della sua sconfitta. Una bella analisi sul voto io questa mattina l’ho letta ed è quella pubblicata su I hate Milano. Mi preoccupa di più parlare di ciò che viene adesso. Sostanziale parità PD-PDL, ingovernabilità di fatto, M5S primo partito con tutte le implicazioni del caso. Che si fa? Ecco, gli scenari che vedo sono essenzialmente due:
1- Il PD propone accordo a Grillo, che non essendo scemo rifiuta. Motivo: a parte che tutta la campagna grillina si basa sull’essere altro e quindi difficilmente si assisterà ad un alleanza formale, il M5S non ha alcun interesse nel fare parte di un governo ora. Ha ottenuto ciò che voleva, ovvero la morte della “vecchia politica” che, oggi, non è in grado di gorvernae il Paese. Si nascondono dietro il “voteremo le idee” senza dire (o in alcuni casi senza sapere, secondo me) che per avere delle idee da votare serve un governo e che per avere un governo servono i numeri. Che non ci sono. Quindi prima di poter votare le idee serve che qualcuno formi un governo, cosa che senza di loro, apre all’unica possibilità del punto 2.
2- L’asse PD-PdL. Leggi anche il chiodo che manca per chiudere la bara. Io già le sento circolare queste voci, al grido di responsabilità e bene del Paese. In realtà l’intento, ormai davvero impossibile da non vedere, è l’autoconservazione. Cercare in tutti i modi e con tutte le forze di non darla vinta a Grillo, il quale, lungimirante e per nulla fesso, auspica proprio uno scenario di questo tipo che, di fatto, gli consegnerebbe l’Italia. Un maxigoverno oggi, oltre a privare Pd e PdL di qual si voglia credibilità (Ok, solo il PD, perchè il PdL ha dimostrato di poter sopravvivere a tutto), avrebbe durata molto molto limitata se non a patto di restare nell’immobilismo che condurrà senza se e senza ma alla deriva.
Comunque vada, insomma, Grillo vince.
Il punto quindi è decidere come. Leggevo su Twitter una proposta di Civati (di cui ho già avuto modo di dire male in passato, ma che riconosco essere una delle personalità più avanti, oggi, nel PD) di un governo di minoranza PD, concetto che onestamente mi è poco chiaro, che possa traghettare l’Italia al voto previa riformulazione della legge elettorale e altre cose. Volendo ancora una volta credere all’intenzione seria di riformare una legge elettorale che dal 2006 è sopravvissuta a qualunque tipo di maggioranza, io penso che la soluzione sia davvero in quella direzione. Un governo ad interim, a questo punto con grossa partecipazione M5S, che si prefissi l’attuazione di due o tre punti in un anno, uno dei quali dovrebbe proprio essere la riformulazione della legge elettorale. Questa, pensandoci, è la cosa più vicina al votare le idee. Ci si accorda a tempo determinato per fare qualcosa che possa portare l’Italia a votare in condizioni decenti tra un anno. Alla fine, rifare la legge elettorale e tagliare i parlamentari sono proposte centrali del progetto di Grillo, quindi non vedo perchè dire di no. A meno che l’intenzione non sia fare il bene della nazione, ma solo il proprio tornaconto, cosa che poi andrebbe comunque spiegata ai propri elettori. Mi spiego: se ci fosse la possibilità di attuare due punti del programma, una risposta del tipo: “Non lo facciamo perchè vogliamo farlo solo se possiamo farlo da soli, senza allearci con nessuno” a me elettore di Grillo non andrebbe giù. Poi oh, io Grillo non lo voto quindi posso anche sbagliare.
Insomma, la questione adesso è aperta e nel mio piccolo voglio sperare che l’intento di tutti gli aventi diritto sia arrivare ad avere un governo che faccia qualcosa, perchè dopo vent’anni di immobilismo è anche ora di dire basta. In quest’ottica io sarei disposto anche a dare a Grillo una chances di dimostrare sappia davvero ciò che fa e non sia solo uno strillone.
Chiudo il post con la considerazione da cui tutto è partito, titolo compreso. Io ieri, quando ho visto i sondaggi attribuire il 37% al PD ero comunque basito per il 30% di Berlusconi. Trentapercento. Io posso accettare tutto, ma c’è una soglia oltre cui non si può andare. Ora potrei anche star qui ad elencare tutti i motivi per cui rivotare Berlusconi nel 2013 vuol dire avere la merda nella scatola cranica, senza se, senza ma e con un sonoro fanculo a chi ritiene questa esternazione poco democratica, ma non ne vedo davvero più l’utilità.
Settimana scorsa Bastonate si preparava alle elezioni con la settimana grindcore e io ho voluto dare il mio contributo con un video.
Le mie indicazioni di voto.
Dai, provate a dirmi che avevo torto.

The universe window

Tempo fa avevo scritto del mio tentativo di approccio a Fringe fatto, sostanzialmente, della visione dell’intera prima stagione. Avevo anche scritto che quella mi era bastata per decidere di mollare tutto e dedicarmi ad altro.
Son passati anni e vuoi per il continuo sentire più o meno da tutti che avevo mollato troppo prematuramente, vuoi per l’hype generato dalla messa in onda del season finale, io e la Polly abbiamo deciso di imbarcarci di nuovo nell’impresa e ci siamo recuperati, in una ventina di giorni, tutti i restanti episodi della serie.
Oggi, dopo la visione dell’ultimo atto, non posso che sedermi, tirare le somme, e ringraziare chi mi ha spinto ad andare avanti. Fringe è una serie bellissima, che nei momenti più alti forse risulta addirittura inarrivabile e che, pur non priva di moltissimi difetti, si fa apprezzare anche per la volontà di chiudere tutto.
E qui, il parallelo non può che essere con Lost.
Andiamo però con ordine. La prima stagione mi aveva fatto schifo essenzialmente per due ragioni. Uno: l’andamento era troppo procedurale a scapito di una trama orizzontale potenzialmente interessante, ma eccessivamente diluita credo anche a causa del fatto che gli autori stessi non sapessero dove andare a parare (vedi Massive Dynamics che, al principio, sembrava davvero dover’essere la causa di tutti i mali). Due: ci ho visto un atteggiamento “stronzo” nei confronti della fantascienza e della scienza in generale, fatto spesso di espedienti spicci e giustificazioni sommarie che io proprio non riesco a digerire. In questo la serie è migliorata tanto con l’andare delle stagioni (non sto a fare noiosi esempi), dimostrandosi più accurata nelle basi su cui fondare le proprie teorie fantascientifiche e quindi più gradevole per chi la guarda con il mio approccio. Dal punto di vista ideologico resta comunque difficile sorvolare sulla demonizzazione costante di scienza e scienziati, immortalati nel corso delle stagioni in tutte le loro possibili derive malvagie fino a diventare, nella stagione conclusiva, addirittura artefici di una dittatura. Come per altri telefilm (o film, musica, ecc…) tuttavia, un messaggio di base del tutto non condivisibile non pregiudica il mio apprezzamento al prodotto e quindi non mi ha impedito di amare ciò che alla prima stagione è seguito.
Il momento migliore di Fringe, se di momento si può parlare, per il sottoscritto va dall’episodio finale della season one a circa metà/tre quarti della terza. In questo arco di tempo viene fuori davvero il meglio del prodotto, sia in termini di personaggi, che di archi narrativi. L’antagonismo tra universo blu ed universo rosso, la caratterizzazione di tutti gli alter-characters, la magistrale prospettiva data allo spettatore che si immedesima nell’abitante dell’universo blu e percepisce come “nemico” l’universo rosso, seppure a conti fatti quest’ultimo non abbia mai fatto nulla di ostile nei confronti del primo e, anzi, stia collassando proprio a causa di quelli che questo taglio sublime ci porta ad identificare come i buoni.
Tutto molto bello.
Con la fine della terza stagione però arrivano i primi guai, intesi come momenti non proprio altissimi. Il finale della season three è credo il punto più basso toccato dallo show, tra incongruenze evidenti (o perlomeno percepite come tali) e personaggi alla Sam Wise messi lì unicamente a giustificare svolte narrative inspiegabili. Tutto confuso, tutto tirato assieme in malo modo. E’ un po’ uno spartiacque visto che da lì in avanti lo show si concederà diverse infrazioni alla sacrosanta regola dell’acquario (cit. Darth Von Trier), che riporto di seguito:

Da appassionato di fantascienza ho sempre notato che una costante dei buoni lavori del genere, vuoi letterari e fumettistici o cinematografici, è la coerenza deterministica degli assunti dell’opera, per tutta l’opera e indipendentemente da quanto possano essere assurdi: se stabilisci delle regole quelle sono e rimangono per tutta la durata della faccenda. Un po’ come in un acquario, in cui l’ecosistema è chiuso e perfettamente auto-sufficiente, a prescindere da quanto siano strane le cose che ci stanno dentro, palombari di plastica e casse del tesoro compresi. Un buon acquario, oltre ad essere bello, deve anche avere la sua coerenza interna, altrimenti i pesci muoiono. Allo stesso modo in un buon progetto di fantascienza, nel mondo inventato di sana pianta che racconti, non devono esserci falle di ragionamento o sospesi non desiderati, sennò sei Lindelof.

Appunto.
Con la questione viaggi nel tempo, le timeline gestite a volte come veri e propri universi paralleli e a volte no e mischiando a piacimento le due più accreditate teorie sul viaggio nel tempo (Terminator e Ritorno al futuro, per intenderci), quello che ne esce è spesso un mezzo pastrocchio. Come fu per Lost quindi, la fortuna dello show è che questo casino succede a serie inoltrata, quando le storie dei personaggi son già molto radicate nel cuore di chi guarda e quindi con un po’ di puntate di assestamento e qualche taglia e cuci privo di apparente logica, il plot può essere rimesso sui binari senza troppi danni e senza smantellare la passione di chi sta seguendo. Così dopo i primi episodi della quarta stagione, il tutto riprende quota e pur non arrivando ai picchi precedenti, si assesta comunque su livelli assolutamente discreti. Ad onor del vero ho apprezzato moltissimo anche il drastico cambio di rotta per la stagione finale, che sposta tutto da un piano più investigativo, ad uno più action. Non sembrerebbe quasi nemmeno la stessa serie, le dinamiche vengono completamente stravolte, ma l’effetto per me è stato comunque molto interessante e piacevole.
La cosa però che più di tutto va riconosciuta a Fringe è il tentativo di chiudere i cerchi. Bene o male che fosse, con scelte condivisibili o meno, io ho visto un grande sforzo degli autori nel tentare di non lasciare nulla in sospeso, di tirare i fili della continuity e chiudere quindi senza che lo spettatore avesse voglia di mettere loro le mani in faccia.
Tutto quello che è mancato a Lost, insomma.
Quindi niente “Chissenefrega delle spiegazioni, l’importante sono i personaggi”, ma invece una gestione del tutto più attenta, volta a dare all’intera opera e non solo alle parti più easy da manipolare una chiusura dignitosa. Poi le scelte possono piacere o meno, sia chiaro, perchè il punto non è lì. Non lo è mai stato.
Per chiudere, quindi, Fringe è una serie bellissima con tanti difetti e chiunque dovrebbe guardarsela tutta.
Soprattutto “White tulip“.

A bad day for Die Hard

Se molteplici indizi fanno una prova, credo di aver capito dove sta il problema.
Non sanno più scrivere i film d’azione. Il problema è solo quello, a pensarci bene, perchè i mezzi ci sono, gli attori pure e nella maggior parte dei casi c’è anche un certo stile nel costruire le scene fracassone. In questo film, ad esempio, le scene di inseguimento, sparatoria e esplosioniglobbali son fatte più che discretamente. Anzi, son proprio belle. Però a vederle mi viene il forte dubbio che chi ha realizzato questo film si stia prendendo gioco di me e quindi alla fine, pensandoci, tendono a farmi incazzare. E non perchè siano inverosimili, quello non è mai stato un problema, ma perchè danno proprio l’idea di essere quello su cui si fonda il film. L’idea alla base, secondo me, è questa: “Chi viene a vedere Die Hard nel 2013 vuole vedere i botti, quindi diamogli i botti, ma senza prenderci la briga di contestualizzare. Botti di per sè stessi e lo portiamo a casa.”. E invece un cazzo.
[NOTA: da qui potrebbero entrare spoiler come piovesse. Non credo guastino nulla, ma meglio avvisare] Prendiamo la sequenza che in sostanza apre il film, quella dell’inseguimento in piena Mosca. Come sequenza io non credo ci sia nulla da eccepire. Non sono un tecnico, ma secondo me è una roba gigante, con un sacco di botti ed esplosioni e spari e testacoda e altri scontri. E pure che John McClane con una cazzo di jeep fa ribaltare un blindato grosso cinque volte e venti più pesante non c’è problema, già dal passato episodio il buon detective di New York da eroe per caso s’è trasformato in una sorta di Superman e quindi non sta davvero lì la questione. Il problema è che nel centro di mosca, senza sapere cosa sta succedendo, Bruce ruba prima un camion e poi una macchina gettandosi in una mischia di cui non sa nulla. Manca anche una minima idea di base per cui tutto possa succedere senza che il pubblico si chieda: “Ma che cazzo succede?”. Non ci hanno neanche provato a fare un film. A me Die Hard 4 era piaciuto parecchio perchè pure con un poliziotto al limite del pensionabile ferma un’organizzazione criminale addestrata e senza scrupoli praticamente da solo, c’era una storia. Semplice, lineare, di contorno ad elicotteri abbattuti a colpi di utilitarie, ma pur sempre una storia con un capo ed una coda che potesse avere un senso, estrapolata da quello che ci succede dentro, e che tutto sommato aveva anche buoni rimandi ai capitoli precedenti. Il furto mascherato da terrorismo, McClane che ci si trova in mezzo per puro caso, grandi classici del marchio contestualizzati quella minima per dare alle esplosioni quell’alone di verosimiglianza che basta a sospendere l’incredulità. A questo giro invece c’è un Bruce Willis che parte apposta per Mosca con intenzioni dubbie (nel senso che sono probabilmente bellicose, ma non si capiscono perchè gli arrestano il figlio e lui va senza un’idea di che cazzo fare una volta lì. Farlo evadere? Salutarlo? Ucciderlo? Mah.), scende dall’aereo e si trova in mezzo ad un inseguimento e da lì tutto prende il via. Pure il plot twist, se vogliamo definirlo tale, è non solo ovvio, ma pure completamente decontestualizzato e privo di qual si voglia senso. Non entro nei dettagli che non c’è davvero bisogno e, comunque, è difficle spiegare una roba che non sta in piedi, comuqnue il grosso, enorme problema di sto film è che non è un film. E io scrivo sta cosa essenzilamente per dire che me ne sono accorto e che non mi si compra con un dito medio fatto lanciandosi da una finestra mentre un elicottero guidato da una passera in vena kamikaze si schianta dentro il palazzo. E’ una scena che apprezzo, ma non mi ci vendi il film. Perchè non sono un coglione. Anzi, inzio a pensare che chi non capisce sei tu che questo film l’hai scritto convinto di aver centrato l’obbiettivo solo perchè hai messo insieme delle buone sequenze action e del basso fanservice ammiccando a The Last Boyscout in un paio di sequenze.
Vai affanculo, va, che mentre scrivo mi sto proprio incattivendo.
Chiudo dicendo che prima del film ho visto il trailer di Gangster Squad. Quello che ho colto è che han fatto il remake degli Intoccabili.

Indicazioni di voto

Mi si segnala questo test facile e veloce che dovrebbe più o meno indicare da che parte ci si trova, in termini programmatici, rispetto ai partiti che si presentano alle prossime elezioni politiche. L’ho trovato interessante e quindi ve ne parlo.
Poi magari nei prossimi giorni scrivo un post sulle mie intenzioni di voto, ma magari no.
Sicuramente scriverò un post su Fringe e sul suo avermi privato di qual si volgia tempo libero.

THX to: Voi Siete Qui.