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Buoni propositi 2024: Febbraio

A fine anno scorso ho deciso che per la prima volta avrei stilato una lista di buoni propositi da provare a centrare in questo 2024. Siccome mi conosco e so di essere particolarmente incapace nel portare a termine qualsiasi piano sul lungo periodo, specie se richiede sacrifici, ho anche deciso che mensilmente avrei esposto i progressi conseguiti in maniera trasparente ed onesta su questo blog. Non perchè la cosa interessi davvero a qualcuno, ma perchè forzarmi ad una rendicontazione pubblica mi impedisce quantomeno di fingere di essermi dimenticato dell’impegno.

Sono passati due mesi, alcune cose bene e altre malissimo. Vediamo.

Voglio ridurre la mia dipendenza dal telefono.
La situazione continua ad essere in salita. Mi sembra di usarlo meno, ma non poco quanto vorrei. Le statistiche del telefono non aiutano più di tanto a tenere traccia dell’utilizzo, ma da quel poco che ne viene fuori direi che non sto facendo chissà quali progressi. Se non trovo una strategia concreta, fatta di azioni tangibili, mi sa che non ne esco.

Voglio prendere l’abitudine di fare attività fisica 3 volte alla settimana.
Sul piano dell’allenamento continuo incredibilmente a tenere botta e ad essere in linea coi miei programmi. Sono passato al programma successivo del mio tapis roulant e l’ho potenziato, seguendo lo stesso schema di crescita del mese scorso. Le volte che ho corso col programma enhanced sono marcate con * nello schemino qui sotto. Le gambe sembrano tenere, le pulsazioni iniziano a regolarizzarsi, ma ancora faccio davvero poco in termini di percorrenza e prestazioni, siamo a 3.2km su 25 minuti. E’ tuttavia fondamentale non farsi male e non perdere la voglia, quindi procedere per step ed incrementi sequenziali è una strategia giusta.

Voglio perdere qualche chilo. Diciamo 7-8.
Incredibilmente, anche su questo fronte si continua a procedere bene. I kg persi a fine Febbraio sono 6 in totale, -1,5 da inizio mese, cosa che mi proietta a poco più di 2kg dall’ipotetico traguardo. Questo mese però ho anche fatto i controlli annuali per la tiroide e mi sono stati aumentati i dosaggi dell’Eutirox, cosa che probabilmente sta contribuendo alla perdita di peso visto che sto mangiando in maniera più controllata, ma senza fare una vera e propria dieta. Se continuo così, potrei decidere di rivedere il traguardo al ribasso, ma cerchiamo di non farci prendere la mano da facili entusiasmi.

Voglio chiudere un pop shove it e/o un ollie in skate.
Disastro totale. Mio figlio è uscito da quei due mesi di passione sfrenata in cui era finito tra Novembre e Gennaio e io, senza di lui, di massima non prendo in mano lo skate. E’ un peccato perchè credo davvero con un po’ di impegno e costanza potrei farcela o per lo meno andarci vicino, ma non così. In tutto il mese non sono mai salito sullo skate, se non rimedio a Marzo probabilmente perderò i pochi progressi fatti in precedenza. Vicino a casa dovrebbero inaugurare uno skate park più comodo di quello di Agrate, magari mi aiuterà. Molto pessimista, al momento.

Voglio andare almeno 6 volte al cinema (+2 rispetto al 2023).
La prima volta l’abbiamo timbrata, sono andato a vedere Argylle. Ne ho letto malissimo, ma io per due orette mi sono anche divertito nonostante sia il primo a sapere che è un film pieno di difetti. Ho altre cose nel mirino, per l’anno, ma non so quando/se usciranno al cinema. Per il momento siamo in media con l’obbiettivo, quantomeno.

Voglio tornare a vedere almeno 12 concerti (+4 rispetto al 2023).
Con febbraio mi sono portato a 3, quindi bene bene.
Brevemente sui due che ho visto:
– Deafheaven @ Live (Trezzo). Ci sono andato perchè ero curioso di sentire live i pezzi del disco nuovo (Infinite granite) e non li hanno suonati. Non bastasse, si sentiva di merda ed erano di spalla a tali Knocked Loose, seconda band di sempre capace di farmi uscire a metà di un concerto (costato neanche poco, oltretutto). Non il concerto della vita, ma loro sempre belli da vedere.
– Cabrera release party @ La Tenda (Modena). Io ho il cuoricino gonfio d’amore per i Cabrera e nell’occasione presentavano il disco bello bellissimo che hanno cacciato fuori post reunion. Di spalla i Quercia in semi acustico, a cui continuo a volere bene nonostante cerchino costantemente di farmi incazzare, e i Morningviews di Rob che dal vivo mi son piaciuti davvero un botto. E’ stato molto molto bello, felice di essermi fatto la vasca.

Voglio finalmente riuscire a (ri)fare il rifugio Quintino Sella.
Questa è on hold per ovvi limiti climatici: non si possono fare 3 ore di arrampicata fino a 3600 metri di altezza quando c’è la neve ed il rifugio è chiuso. Ho iniziato a sondare il periodo di apertura, però, e quest’anno sarà limitato alla finestra che va da da metá Giugno a metá Settembre, cosa che complica un filo la questione. Va pianificato per bene.

Voglio chiudere/congelare qualche account social.
Sto usando twitter un pochino meno, no?

Questo articolo non verrà inviato tramite newsletter perchè sono sicuro non interessi a nessuno fuorchè il sottoscritto.

Occupy Spento

Spento è una newsletter che parla di dischi, ma soprattutto di noi che li ascoltiamo.
Più precisamente, citando il disclaimer:

Questa è Spento, una newsletter che parla di dischi, e del modo in cui impattano sulle nostre vite, belli o brutti che siano, piene o deludenti che siano.

Prima di essere una newsletter è stata un blog e prima di chiamarsi Spento si chiamava “Il Fragolone”, ma ha sempre ruotato attorno a quel concetto lì.
L’altro giorno ho scritto una cosa piuttosto intima e sentita, che mi covavo dentro da un certo qual lasso di tempo e che avevo necessità di far uscure. Dopo averla riletta ho pensato che se c’era un posto giusto in cui farla leggere, sarebbe stato proprio Spento e così l’ho mandata a Marco, che è il ragazzo che cura il tutto.
E’ uscita oggi.

Se vi va, ci si iscrive qui.

Sanremo 2024: le canzoni

Io non seguo il Festival di Sanremo inteso come show televisivo perchè non mi interessa vedere John Travolta che balla il ballo del qua qua, ma da qualche anno dopo la seconda serata mi ascolto tutte le canzoni in gara seguendo la playlist Spotify e le commento al primo ascolto. Di solito introduco la cosa con un mini preambolo, ma quest’anno le canzoni sono ben 30 e quindi direi di non stare troppo a cincischiare.
Mi prendo giusto un paio di righe per gioire del fatto che la presenza de LA SAD tra i partecipanti ha paradossalmente annullato l’esigenza (solo mia) di fare punk-checking, ovvero smattare per verificare l’uso improprio del termine associato a qualsiasi “stramberia” arrivasse sul palco dell’Ariston. Paradossalmente infatti, l’anno in cui si palesano individui con la cresta e i capelli colorati è il primo in cui diventa necessario ribadire ogni secondo che NON C’E’ IL PUNK A SANREMO. Per quel che vale, sono d’accordo.
Nota fondamentale, che riprendo pari pari dai post degli anni scorsi: per me Sanremo è La Canzone di Sanremo™ (da qui CdS™), archetipo che non ha senso di esistere mai, ma che in quel contesto trova la sua collocazione naturale. Potrei provare a spiegarvi in cosa consiste, ma sarebbe più noioso delle canzoni stesse e quindi mi limito a puntare il dito quando la riconosco in scaletta.
Cominciamo.

  1. Annalisa – Sinceramente
    Mi piace questa cosa fatta anche da Elodie l’anno scorso (a memoria) di arrivare con un pezzo in linea con la proposta consueta e non con una CdS™ posticcia. Non mi sembra abbia il tiro di Mon Amour quindi forse potrò evitarmi di risentirla alla nausea causa figli e poi gli manca l’elemento essenziale per il tormentone italico, ovvero il cowbell in entrata di ritornello, ma tutto sommato dignitosissima. “Mi sento scossa-ah” chiara omaggio ai Prozac+ e quindi forse il punk quest’anno lo troviamo dentro una cover di Kylie Minogue.
  2. Geolier – I P’ ME, TU P’ TE
    Il pezzo internazionale (gag). A parte il capslock e il fatto che ‘sta roba non sia evidentemente nello spettro dei miei gusti, mi sembra il secondo pezzo su due che ha un suo senso di esistere nel panorama musicale odierno, inteso come tutto ciò che sta fuori dalla bolla Sanremese. Non conosco lui, non saprei dire come sia rispetto al resto della sua produzione, ma piuttosto che approfondire mi strappo le unghie dei piedi, quindi mi fermo al giudizio isolato e approssimativo.
  3. Angelina Mango – La noia
    Ero pronto a fare la gag con il titolo del pezzo, ma invece sai che ci sta? Questo Sanremo versione Festivalbar non mi sta dispiacendo, al momento, anche se io resto pur sempre una vedova della CdS™ e ogni volta che non si presenta un po’ ci resto male. Comunque al momento se una di queste prime tre vincesse potrei quasi starci.
  4. Alessandra Amoroso – Fino a qui
    ECCOLA! Mi prostro e mi dolgo dell’aver dubitato, perchè la CdS™ si presenta subito in tutta la sua maestosità. E chi meglio di Sandrina Amoroso per farle fare il suo ingresso in pompa magna? L’artista giovane a detta dei vecchi spara una CdS™ perfetta in ogni parte, senza la minima sbavatura o licenza poetica, un pezzo immortale nel suo essere identico a mille altri suonati nelle edizioni passate. A cazzo durissimo. Grande Sandrina, non mollare mai!
  5. Mahmood – TUTA GOLD
    Madonna se fa cagare Mahmood. Con un pezzo grossomodo identico (Soldi) ha vinto, spero vivamente valga la regola del “fool me once etc. etc.”
  6. Irama – Tu No
    Io Irama l’ho capito, vuole essere il Massimo Ranieri della sua generazione. Non fosse che la carica screamo di Massimo Ranieri se la sogna e, soprattutto, che la sua generazione non credo abbia la minima voglia di avere un proprio Massimo Ranieri. Per statistica registriamo la seconda CdS™ in gara.
  7. Loredana Bertè – Pazza
    Ma è una cover? La canzone scorre ma io impazzisco se non mi viene in mente da dove cazzo arrivi quel riff ad inizio strofa. Niente, è finita e non mi è venuto in mente.
  8. Gazzelle – Tutto Qui
    Io posso capire se una CdS™ del genere la porta una come Alessandra Amoroso, ma perchè dovrei sciropparmi Gazzelle che fa una porcheria del genere? Perchè? E, soprattutto, perchè Gazzelle in qualche modo gode di uno stret cred superiore a quello dell’onestissima Alessandra Amoroso?
  9. The Kolors – UN RAGAZZO UNA RAGAZZA
    Questi ancora devono capire come cazzo hanno fatto a far funzionare ITALODISCO e quindi provano a replicare paro paro a partire dal capslock. Solo che da bravi babbi cambiano l’unico ingrediente davvero cruciale, ovvero i colpi di cowbell in ingresso al ritornello, mettendoci una roba che per loro “tanto è uguale” e invece li condannerà al fallimento. Oppure a farlo sarà che il pezzo è oltremodo inutile.
  10. Ghali – Casa Mia
    Non so per quale ragione mi ero (auto)convinto questo potesse essere il vincitore a sorpresa. Sentendo il pezzo direi che è poco probabile, anche se non mi sembra terribile. Ho ascoltato il testo proprio il giusto per intuire ci siano dentro anche un po’ di spunti di impegno sociale facilone, che insomma fanno comunque curriculum a Sanremo, ma non mi ci soffermerei. Non la peggiore sentita fino a qui.
  11. Emma – APNEA
    Tu quoque Emma con sto cazzo di capslock. Sono andato a controllare, la volta scorsa aveva puntato sulla CdS™ e non era andata benissimo, quindi a questo giro prova con un pezzo più radiofonico. Secondo me continua a non funzionare qualcosa, ma il risultato non è proprio da buttare. Anche qui il riffettino nel ritornello puzza tantissimo di cover, ma mi diranno essere un omaggio e chi sono io per?
  12. Mr.Rain – DUE ALTALENE
    Io posso capire se una CdS™ del genere la porta una come Alessandra Amoroso, ma perchè dovrei sciropparmi Mr.Rain che fa una porcheria del genere? A differenza di Gazzelle almeno non c’è lo street cred. Ogni anno Sanremo ci ricorda che siamo il Paese a cui non basta Fedez, ci servono addirittura i suoi cloni/emuli.
  13. Alfa – Vai!
    Ah, ma aspetta, abbiamo anche la quota Pinguini Tattici Nucleari. Evviva.
  14. Rose Villain – CLICK BOOM!
    Tocca incazzarsi. La CdS™ non è qualcosa che si può svecchiare o rivisitare. Non me ne fotte un cazzo, non si fa. Piuttosto metti la panna nella carbonara.
  15. Dargen – Onda Alta
    A me Dargen che finisce ad essere schiavo del personaggio fa un po’ tristezza, ma capisco anche che sputare sui soldi venga facile solo se sono i soldi di altri. Probabilmente il testo ha una sua importanza, ma se ne pensassi qualcosa di diverso/meglio rispetto a quanto detto per Ghali sarebbe solo sulla base di un affetto personale e non credo sia giusto.
  16. Diodato – Ti muovi
    Per me è una bella canzone, sinceramente, ma non riesco a levarmi dalla testa il meme che sosteneva fosse, dopo “Fai rumore”, il secondo atto di una trilogia dedicata alla compagna molesta con cui condivide il letto.
  17. LA SAD – AUTODISTRUTTIVO
    Che mega delusione. Non è che mi aspettassi un bel pezzo eh, ma un po’ più di caciara sì. Sanremo doveva essere la cartina di tornasole della poseraggine di ‘sti tre ragazzi e direi che ci siamo levati il dubbio. Son tre ragazzi che sanno benissimo come comportarsi.
  18. Il Tre – FRAGILI
    Una CdS™ brutta. Non in senso generale eh, perchè implicherebbe ne esistano di belle, ma proprio brutta anche per gli standard della CdS™. Siccome sfrangia parecchio i coglioni ho commesso l’errore di andare a guardare quanti pezzi mi mancano e adesso sto pure peggio di quando il mio problema principale era il pezzo de Il Tre.
  19. Negramaro – Ricominciamo tutto
    Fino a trenta secondi fa pensavo non ci potesse essere nulla peggio dei Negramaro, ma sottovalutavo i Negramaro che fanno una CdS™. Santissimo il signore, senti l’epica che ci stanno mettendo. Senti quanto ci credono. “Siamo una canzone di Battisti all’alba” certo, come no. Ma cosa cazzo è il conto alla rovescia in mezzo? MA RITIRO TUTTO, HA APPENA FATTO IL GIRO DIVENTANDO UNA ROBA MAGICA! Non è vero, però quella cosa lì mi ha fomentato.
  20. CLARA – DIAMANTI GREZZI
    Quota “tocca cercarla su google”, ma anche quota “Elodie”. Soprattutto quota “ragazza che biascica”, che in effetti ancora mancava. Boh, mi pare le manchi tutto quello che serve a farne la hit che credo volessero tirare fuori quando l’hanno messa insieme.
  21. bnk44 – GOVERNO PUNK
    Voi dovete andare affanculo. E non parlo dei bnk44 (che comunque, ci andassero, male non farebbero), ma di voi stronzi che continuate a tirare in ballo il punk a Sanremo creando mostri tipo questo. Non ha senso niente. Non ne faccio una questione musicale, magari il problema fosse quello. Il problema è che il ragionamento di sti scappati di casa è stato: “Oh, ogni anno il punk fa notizia a Sanremo. Mettiamolo nel titolo, a caso.”. VOI DOVETE ANDARE AFFANCULO.
  22. sangiovanni – finiscimi
    Ahhhhh, ma questo è quello che usa solo le minuscole! Considerati tutti i capslock del cazzo visti fino a qui è una scelta che continuerò a supportare e stimare. Poi va beh, sta CdS™ è davvero terribilissima, ma non è che possiamo pretendere troppo da sangiovanni, direi. Le minuscole sono già grasso che cola.
  23. Fred De Palma – IL CIELO NON CI VUOLE
    Eh, dagli torto.
  24. BigMama – La rabbia non ti basta
    Secondo me non è malaccio, mi piace il ritornello alla Paola&Chiara. Non sto gridando al miracolo, ma diciamo che tutta la vita un pezzo come questo rispetto a tanta della merda sentita fino a qui. A partire dalla monnezza immediatamente precedente targata Fred De Palma.
  25. SANTI FRANCESI – l’amore in bocca
    Qui vado in cortocircuito perchè il nome del gruppo è in capslock e poi nel titolo sono tutte minuscole. Cosa volete dirmi? Che gioco state giocando? Va beh, una CdS™ con velleità di raffinatezza che farebbe anche incazzare, perchè per quanto assurdo su questi due avevo qualche aspettativa. Va detto che il tipo si chiava Matilda De Angelis e non credo di essere titolato a muovere critiche a uno che chiava la Dua Lipa di Bologna.
  26. Il Volo – Capolavoro
    Chiamare una canzone “Capolavoro” supera in fosbury la sfiga degli artisti emergenti che titolano i loro pezzi con nomi di cantanti di grido votandosi al clickbait. Per il resto CdS™ standard, ma diventa complesso fare finta che il Volo potesse anche solo ipotizzare di presentarsi con qualcos’altro.
  27. Fiorella Mannoia – Mariposa
    Andiamo serenamente oltre perchè non credo abbia senso discutere Fiorella Mannoia che presenta la sua musica nell’unico calderone in cui può stare. Il pezzo non è neanche tremendo.
  28. Ricchi E Poveri – Ma non tutta la vita
    Presente quando qualche pezzo di merda delle poste o della banca fa firmare qualche investimento ventennale a tua nonna novantenne? Ecco, è il manager dei Ricchi E Poveri.
  29. Renga Nek, Francesco Renga, Nek – Pazzo di te
    Giuro che in Spotify è scritto così: Renga Nek, Francesco Renga, Nek. Non fa riderissimo? Vorrei parlarne perchè dopo quasi due minuti del pezzo non ho trovato davvero nient’altro da scrivere. Se l’ultima sera fanno cantare questa canzone a Il Volo e danno a Renga Nek, Francesco Renga, Nek (non riesco a smettere, sorry) “Capolavoro” non se ne accorge nessuno.
  30. Maninni – SPETTACOLARE
    E la chiudiamo giustamente così, con la dodicesima CdS™ di questa edizione, che registra per l’ennesima volta la sconfitta della CdS™ a Sanremo. Mentre andava ho risposto ad una mail di lavoro e adesso che è finita e sto scrivendo non ricordo come facesse. Meglio così.

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Buoni propositi 2024: Gennaio

A fine anno scorso ho deciso che per la prima volta avrei stilato una lista di buoni propositi da provare a centrare in questo 2024. Siccome mi conosco e so di essere particolarmente incapace nel portare a termine qualsiasi piano sul lungo periodo, specie se richiede sacrifici, ho anche deciso che mensilmente avrei esposto i progressi conseguiti in maniera trasparente ed onesta su questo blog. Non perchè la cosa interessi davvero a qualcuno, ma perchè forzarmi ad una rendicontazione pubblica mi impedisce quantomeno di fingere di essermi dimenticato dell’impegno.

Dopo i primi 30 giorni, eccoci a fare i conti con la realtà.

Voglio ridurre la mia dipendenza dal telefono.
Ci sto provando, ma ammetto che la strada è parecchio in salita. La strategia con cui ho pensato di portare a casa il risultato mi richiedeva di implementare essenzialmente due azioni:
1) mettere il telefono fisicamente in un’altra stanza da quando rientro dal lavoro fino a quando vado a letto
2) forzarmi a non prendere MAI in mano il telefono in auto.
Al punto uno mi sono attenuto per qualche giorno nell’immediato post vacanze di Natale, ma la mancanza di una vera routine dovuta un po’ alle trasferte e un po’ all’alternanza tra ufficio e home working ha fatto saltare il banco abbastanza in fretta. Col punto due è andata grossomodo uguale perchè la app di streaming musicale che utilizzo si incarta ogni due per tre quando collegata al bluetooth e va riavviata, ma soprattutto perchè in macchina ci sto principalmente all’ora di punta e durante le code mi viene tuttora automatico (purtroppo) afferrare il telefono e iniziare a scrollare. C’è da dire però che questo proposito che mi sono dato mi fa rendere conto del problema ogni volta in cui lo faccio e quindi, a differenza di prima, riesco a rimettere quasi subito giù quello strumento maledetto dicendomi: “Smettila idiota”. E’ un primo passo per la disintossicazione, ma non è ancora sufficiente. Se riuscissi a cementare queste due abitudini poi potrei concentrarmi sull’eliminare l’utilizzo del telefono a letto prima di dormire. Qui c’è davvero tanto da lavorare, ancora.

Voglio prendere l’abitudine di fare attività fisica 3 volte alla settimana.
Oh, qui sono partito bene. Conscio di sapermi attaccare ad ogni possibile scusa per evitare di mantener fede al programma, mi sono preso un tapis roulant che ho montato in taverna nell’ufficio di mia moglie. Non è uno di quei modelli da migliaia di euro, ovviamente, ma fa il suo e ha anche una trentina di programmi precaricati che aiutano chi come me deve costruire un’attività sportiva da zero (non per dire eh, non faccio sport con regolarità dalle scuole medie.). Ci sono ad esempio 10 programmi dedicati a chi vuole bruciare calorie e sono partito da quelli. Non dal primo, per una mera questione di autostima, ma dal numero due. Dopo un paio di settimane l’ho “potenziato” aumentando leggermente i tempi nell’ottica di avvicinarmi al programma successivo, a cui dovrei passare da Febbraio. Le volte che ho corso col programma enhanced sono marcate con * nello schemino qui sotto.

Corro la mattina alle 6:30 e devo dire che questo cambio di ritmo di vita, sostanziale, al momento mi ha portato grande benessere. Dormo di più e meglio, inizio la giornata più carico e mi sento mentalmente meno appesantito. Di contro, durante ogni singola sessione di corsa rivaluto la morte.
Come si può vedere nello schemino, sto anche andando a skateare, ma ci torniamo dopo.

Voglio perdere qualche chilo. Diciamo 7-8.
La bilancia dice che in un mese ne ho persi 4, ma è una pia illusione. Un po’ perchè il mio peso iniziale post vacanze di Natale non è, grazie a dio, il mio peso “forma” e quindi almeno un paio di chili li avrei comunque persi tornando ad un’alimentazione normale e senza fare nient’altro, un po’ perchè quando si inizia un percorso di perdita peso i primi chili che si buttano giù sono essenzialmente di liquidi e sono abbastanza semplici da smaltire. Il grosso del casino è continuare la discesa.
Va anche detto che non mi sono messo propriamente a dieta, non come ai tempi della dieta di Sparta del 2018 in cui persi 15 chili in sei mesi (ripresi tutti in lockdown). Ho solo rimesso un po’ a posto il mio piano alimentare settimanale stando attento a quanto mangio e a cosa mangio. Unica vera rinuncia è la birretta serale, che per me e mia moglie sarebbe tranquillamente abitudine quotidiana, per il resto è davvero solo prestare attenzione e mangiare in maniera più ordinata perchè, so che sembra incredibile, ma non siamo due persone che mangiano tanto o che pasticciano regolarmente.
La speranza è che continuando con l’esercizio e la dieta attenta, una vera e propria dieta ferrea non serva.

Voglio chiudere un pop shove it e/o un ollie in skate.
Non ce la farò mai. Io però ci continuo a provare perchè il pop shove it per me è come l’utopia di Galeano. Intanto sono migliorato molto nella confidenza con cui sto sullo skate e questo già non è male. A skateare vado principalmente nel corsello dei box insieme a mio figlio, cosa che mi rende sostenibile la pressione sociale di farmi vedere sopra uno skate dai vicini di casa, oppure allo skate park di Agrate (indicato con P nello schemino sopra) che però è piuttosto scomodo logisticamente. Questi ritmi di allenamento, associati alle mie doti atletiche e al senso di paura che si prova a 42 anni, rendono le possibilità che io riesca nell’intento davvero prossime allo zero, ma non voglio mollare. Guardando un po’ di tutorial ho compreso il movimento e ormai riesco abbastanza bene a “scoopare” la tavola nel modo corretto perchè compia la rotazione voluta, solo che saltando non ci finisco sopra se non con un piede, credo perchè istintivamente l’altro cerchi l’asfalto per mettermi in sicurezza. Ho visto che aiuterebbe provare il movimento attaccati con le mani ad una ringhiera, ma non ne ho una che faccia al caso.

Voglio andare almeno 6 volte al cinema (+2 rispetto al 2023).
Sto ancora a zero. Avrei voluto vedere Adagio, ma ho scoperto fosse uscito solo dopo che l’avevano tolto dalle sale che mi stanno in zona. Adesso ho nel mirino Argylle, vediamo se riesco.

Voglio tornare a vedere almeno 12 concerti (+4 rispetto al 2023).
Dodici concerti sono un concerto al mese e a Gennaio sono riuscito a stare in media, beccando i The Singer is dead live a Busto Arsizio il 26/01. Concerto figo, loro bravi come sempre. Il disco nuovo è uscito a fine 2023 e non l’avevo ascoltato abbastanza da metterlo tra i top dell’anno, ma è davvero figo e in questo gennaio l’ho abbastanza tritato.
Questo proposito mi ha rimesso nel mood di stare vigile per le date che capitano in zona e oggi ho tipo 5 concerti segnati in agenda per i mesi futuri. Credo non mi capitasse dal 2019.

Voglio finalmente riuscire a (ri)fare il rifugio Quintino Sella.
Questa è on hold per ovvi limiti climatici: non si possono fare 3 ore di arrampicata fino a 3600 metri di altezza quando c’è la neve ed il rifugio è chiuso. Se ne riparla in primavera inoltrata.

Voglio chiudere/congelare qualche account social.
Prima di scrivere questi propositi avevo deciso di congelare Threads, poi ho fatto lo stesso con Blue Sky. Non credo di riuscire a staccarne altri, ma va detto che tantissimi tra i profili che seguivo e con cui interagivo hanno mollato X Twitter quindi potrei iniziare ad usare meno anche quello. Al momento però non riesco ad immaginarmi senza.

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NBA All-Star Game 2024

Quest’anno sto seguendo pochissimo l’NBA.
Credo dipenda tanto dall’aver mollato Dunkest, che vuoi o non vuoi mi costringeva a provare a stare al passo con i record delle squadre, gli stati di forma dei giocatori e, soprattutto, le statistiche individuali. Senza quella leva e senza più tanta voglia di guardare le partite di regular season, il mio è il voto dell’utente disinformato, che segue quelle due o tre pagine di basket sui social e si fa un’idea in merito ai post che legge, agli highlight delle giocate e ad una base di simpatia e preconcetto che da sempre pesa sulle mie scelte.
Fatta questa dovuta precisazione, ecco le mie selezioni per l’All-Star Game 2024.

Quest’anno, come intuibile, la spiega sarà più facile del previsto.
WEST:
Ho votato in blocco tutto il quintetto di OKC, compreso quello che va con le ragazzine, perchè tifo durissimo per loro. Sono giovanissimi, cazzutissimi e con dei margini di miglioramento e crescita spaventosi. E poi hanno Shai, che è un giocatore meraviglioso e quasi unico nel panorama dell’NBA attuale. Ultra curioso di vederli quando la palla inizia a farsi pesante, ma per il momento sono la cosa che mi piace di più dell’NBA e quindi ce li porto tutti. Tra i rimpianti per questa scelta su tutti forse Fox è il più grosso, anche più di Edwards.
EAST:
Qui la situazione è più complessa perchè mi tocca fare delle scelte e, soprattutto, giustificare delle esclusioni. I Celtics mi stanno sulle palle, tutti, tranne Porzingis e White. Visto che era lecito pensare che Porzingis fosse ormai un ex giocatore, porto volentieri lui. Inoltre, non esiste che io possa votare quello del “Non esiste fallimento nello sport”. Quindi come si va avanti? Non potendo andare con 4 guardie più Porzingis, che sarebbe stata la mia scelta ideale, ho dovuto pescare qualche ala che prendesse il posto della guardia che avrei scelto. Con Phila è stato facile, perchè Embiid merita un posto e quindi portare lui al posto di Maxey ci sta. Con NY è più complesso lasciare giù Brunson per Randle, ma neanche così scandaloso. A questo punto le tre pedine del froncourt le ho, quindi devo solo scegliere una guardia da affiancare ad Haliburton, che per la precisione secondo me quest’anno dovrebbe andarci senza neanche far votare le persone, con un posto assegnato di diritto. E allora via di doppio playmaker e butto dentro LaMelo, un po’ per la quota Hornets e un po’ per la solita questione di portare al circo il principe dei giocolieri.


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One more time

Se è giusto che la Meloni risponda di quel che combina Giambruno e che il Milan risponda di quel che combina Tonali, a me tocca rispondere di quel che combinano i Blink.
E’ un ruolo che mi sono in qualche modo auto-ritagliato in maniera semi involontaria, ma ormai tocca viverci dentro. Quindi prendiamo come sempre un pretesto e infiliamoci di testa in questo nuovo capitolo della rubrica: “Non ho più voglia di scrivere dei Blink”.

Ancora una volta, one more time. Vale per loro e vale per me.
Mi sono già sentito tutto il disco un paio di volte e la sensazione principale è che ci siano dentro più pezzi del necessario, quindi forse un modo interessante per scriverne è fare il track by track e vedere alla fine cosa resta. Poi magari tiro due somme.
Iniziamo.

ANTHEM PT. 3: togliamoci subito il primo sasso dalla scarpa dicendo che il Travis produttore fa largamente più danni del Travis batterista, cosa che non pensavo possibile. I suoni sono tutti sbagliati, il mix fa schifo. Il pezzo però è buono. Ci sono le strizzatine d’occhio, ma sono ben dosate e nel suo complesso funziona. Come opener per me fa ampiamente il suo mestiere.

DANCE WITH ME: non avrei mai pensato potesse succedere, ma nel 2023 i Blink hanno tirato fuori un singolo pazzesco, che per quanto mi riguarda non ha nulla da invidiare agli episodi di punta della loro carriera “mainstream”. Suonato dritto, con un bel tiro e un ritornello killer, ma soprattutto con quella capacità di farmi prendere bene ogni volta che lo sento e che di massima è il motivo per cui io voglio bene ai Blink. Non pretendo possa piacere a chi i Blink non li ha mai amati, ma non ho capito in che misura il loro parere possa o debba essere rilevante. Diciamo che fino a qui il disco vola tre ordini di grandezza oltre ogni ragionevole aspettativa.

FELL IN LOVE: purtroppo tocca andare avanti e ridimensionarci. Brutta? Per me sì, ma in senso assoluto non è questa la traccia filler con cui avere dei problemi.

TERRIFIED: “Ehi ChatGPT, scrivimi un pezzo dei Box Car Racers”. La storia vuole sia una traccia rimasta nel cassetto dai tempi e può anche essere, ma probabilmente l’avevano segata perchè è un patchwork di tre tracce che nel disco ci erano finite. Sentita oggi pare uno di quei canali YT che coverizza i pezzi “in the style of…” e, se me lo chiedete, non ha la minima dignità di esistere.

ONE MORE TIME: qui la questione si fa complicata, perchè mettersi a parlarne come di una canzone non ha il minimo senso. E’ una roba nostra, affari di famiglia, non vi riguarda. Mollateci, che ci è finita una bruschetta nell’occhio.

MORE THAN YOU KNOW: a me non fa impazzire, quel ritornello con la doppia cassa a nastro mi urta parecchio, ma è di nuovo un pezzo che riflette una volontà compositiva più che il tentativo di accontentare qualcuno con il fan service, quindi per me va bene.

TURN THIS OFF!: “Ehi ChatGPT, scrivimi un pezzo per Short Music For Short People”. Inutile ed irrilevante.

WHEN WE WERE YOUNG: Rispetto a TERRIFIED qui almeno il tentativo di riprendere certi aspetti dei BCR è ben dosato e si può anche far apprezzare. Non dico debba piacere, ma può avere un suo senso.

EDGING: semplicemente la cosa più orrenda mai incisa da quei tre lì, il che a suo modo è un traguardo ragguardevole. Per me però è giusto metterla tra quelle che si salvano perchè quantomeno ha una personalità. Orrenda ed indifendibile, ma propria.

YOU DON’T KNOW WHAT YOU HAVE GOT: “Ehi ChatGPT, scrivimi la Adam’s Song di questo disco”. Sarebbe stato bello l’AI avesse risposto: “Anche no.”

BLINK WAVE: vale un po’ il discorso di FELL IN LOVE. Mi disgusta profondamente, ma in un disco dei Blink può starci perchè, che mi piaccia o meno, parliamo di una band che ha 25 anni di carriera dopo Dude Ranch con cui tocca fare i conti e che per tanti è inspiegabilmente stata rilevante.

BAD NEWS: esercizio di stile, filler dimenticabilissimo, ma non sarà certo questa la traccia di cui mi lamento.

HURT (INTERLUDE): “Ehi ChatGPT, scrivimi un pezzo degli AVA, magari meno brutto della media dei pezzi degli AVA.” “Non riesco, scusa. Posso al massimo allinearmi allo standard”. “Eh, va beh, ok.”

TURPENTINE: vale un po’ il discorso fatto per MORE THAN YOU KNOW. Non mi piace, ma può stare nel disco e quantomeno posso credere sia una cosa uscita dalla loro voglia di esprimersi piuttosto che da un algoritmo.

FUCK FACE: “Ehi ChatGPT, scrivi un pezzo punk per come lo intende Tom.”

OTHER SIDE: c’era sto gruppo nel giro della Monza punk-rock che si chiamava Videoneve. I loro pezzi li scrivevano Dani e Roby Burro e bastavano i primi tre accordi per capire chi dei due lo avesse fatto perchè quelli di Roby erano tutti iper riconoscibili. Ecco, con Mark è la stessa cosa e dopo trent’anni non trovo davvero il modo di poter dire qualcosa di nuovo.

CHILDHOOD: brutta che più brutta non si può, ci porta in fondo alla discesa continua che è questo disco, che forse ha nell’aver settato le aspettative così in alto coi primi due pezzi il suo problema principale. Mi piace immaginare Tom e Mark in studio che sul finire delle incisioni del pezzo e del disco dicono a Travis: “Ok, fai un po’ quello che cazzo vuoi adesso” e se ne vanno mentre lui inizia a sbrodolare sulla chiusura della traccia, nel disinteresse collettivo.

Questo è quanto.
A conti fatti il nuovo disco dei Blink sarebbe potuto essere di 12 tracce, certamente non tutte memorabili, ma con almeno un senso d’essere. Le ho messe insieme in una playlist e, se davvero vi interessa il mio parere, è quel che dovreste ascoltare se davvero avete voglia di un nuovo disco dei Blink 182 nel 2023.
Io, di mio, non so se lo farò. Sarei un ipocrita però nel negare che da qualche settimana in macchina con mio figlio cantiamo OLE’ OLE’ OLE’ OLE’ ogni volta che ne abbiamo la possibilità e che questa cosa mi fa stare davvero bene.
Che poi, non vorrei ripetermi, ma se non è per stare bene allora per cosa andrebbero ascoltati i Blink?


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Occupy Extended Play

Tra le cose per cui internet e i social si sono fatti volere bene nella mia vita è l’avermi fatto conoscere alcune belle persone. Una di queste è Felson, blogger musicale di lungo corso che da qualche tempo ha deciso di fondare una webzine chiamata Extended Play. L’obbiettivo della rivista è parlare di musica in maniera approfondita, prendendosi i propri tempi e cercando di dare al lettore materiale in controtendenza rispetto a tanti dei media attuali, soprattutto online.
Cito dal loro disclaimer:

Extended Play è una webzine indipendente nata nel 2021. Raccontiamo la musica da una prospettiva diversa, senza banner pubblicitari, clickbait e sensazionalismi.
EP è rivolta ai curiosi, a chi ha voglia di approfondire, a chi sa che per comprendere un tema non ci si può fermare al titolo, agli ascoltatori appassionati.
EP non è rivolta a chi chiude la pagina se l’articolo è lungo, ai professionisti delle polemiche prive di argomentazioni, a chi pensa che la musica sia solo un sottofondo o un passatempo.

La domanda, spontanea, sarebbe: “Ok, ma te cosa c’entri con un progetto del genere?”
Niente, lo so.
Felson però in un paio di occasioni mi ha chiesto se avessi voglia di mandar loro qualcosa di mio e così, qualche settimana fa, ho pensato che potesse essere un’idea scrivere qualche riga sulla fine che ha fatto l’emo post MTV.
Ho proposto il tema e mi hanno detto di provarci, quindi ci ho provato.

Mi era già capitato in passato di mandare cose scritte da me a siti/pagine altrui, ma si trattava sempre di persone a cui inviavo il materiale in prima stesura e che lo utilizzavano o così com’era, oppure modificandolo loro stessi. Precisiamo: nulla di male con un processo del genere, anzi, però questo giro è stato diverso.
Questa volta ho avuto modo di confrontarmi con un vero e proprio “editore”, che mi ha dato input costanti per rendere il testo più fruibile o scorrevole, così come spunti per approfondire le parti del discorso che risultavano meno accessibili da fuori.
Per me, che il più delle volte butto fuori i post senza nemmeno rileggere, è stata un’esperienza formativa molto interessante, che rifarei volentieri qualora ce ne fosse l’occasione. Perchè è bello avere un posto come questo, dove scrivere quello che mi pare senza porsi troppo il problema di come venga recepito da fuori (salvo poi restarci male quelle tre o quattro volte in cui mi sono preso il tempo per provare a mettere giù approfondimenti veri senza ricevere mezzo riscontro), ma è anche bello trovare qualcuno che ti aiuta a rendere una tua cosa “migliore possibile”.
E niente, qui sotto metto il riferimento al post per chi volesse leggerlo, anche se l’ho ormai spammato ovunque e questo blog è l’antitesi della visibilità, ma il punto centrale di questo post è annotare l’esperienza.


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Quella cosa dell’ad di Tommy spiegata bene

Succede che sto scrollando il feed di Facebook e mi appare questo ad di Tommy Hilfiger che, come credo nell’intenzione di chi l’ha pensato, mi fa bestemmiare.
Così apro wordpress e inizio a mettere insieme i pensieri al fine di argomentare la mia bestemmia, solo che ad una certa penso: “E se, invece, la buttassi in vacca?”. Mi capita spessissimo di pensarlo, ma direi che da qualche anno a questa parte 9 volte su 10 desisto, inseguendo il miraggio del mio quieto vivere. ‘Sta volta no.
Questa volta chiudo wordpress, apro i social e me ne esco con questa cosa qui:

Detesto essere quello che spiega le barzellette, anche quando non fanno ridere, ma tocca provarci: credo sia evidente il patriarcato sia ancora esattamente dov’era quando Tommy nelle pubblicitá ci metteva Gigi Hadid. Non sono peró neanche qui a darmi il tono di quello che “era un esperimento sociale”, “era solo una provocazione” o, peggio, “mi avete frainteso”.
Sono davvero convinto che la scelta di modellǝ distanti dai canoni comuni di bellezza (e, precisiamolo, non é tanto/solo questione di taglia) sia una stupidata e adesso elencheró le mie ragioni per punti.

1) Mi dá profondamente fastidio l’ipocrisia di base. Non dei brand peró, delle persone. Di quelli che se Volkswagen pubblicizza ormai solo modelli ibridi o elettrici é greenwashing, mentre Tommy fuckin’ Hilfiger che piazza una ragazza selezionata appositamente per non risultare bella a nessuno (perché se non é trasversale, la campagna non funziona) sia da applaudire. O cavalcare certe lotte per ritorno commerciale é sbagliato sempre, o non é sbagliato mai. Solo i Sith vivono di assoluti, ma Yoda diceva: “do or do not, there is no try” quindi mollatemi, che anche in questo caso mi pare si stiano usando due pesi e due misure sulla base del tifo.
Dei brand che si appropriano di valori non necessariamente loro per vendere avevo parlato qui tempo fa, quindi non sto a ripetermi e vado avanti.
2) Smantellare i canoni di bellezza é una chimera del cazzo. Mi sembra assurdo doverlo stare a dire, ma in una societá in cui siamo costantemente esposti a dei modelli, chi sceglie questi modelli ci plasma sulla base del costruire in noi delle aspirazioni a cui omologarci, possibilmente acquistando ció che serve. Nel momento in cui ci andiamo tutti meravigliosamente bene cosí come siamo, finisce che non ci serve piú niente e, da dove la sto guardando io (AD 2023) non siamo destinati, come specie, all’assenza di necessitá.
Appurato questo, io credo che il problema non sia mai nel tipo di modello a cui ci chiedono di tendere, ma nella nostra capacitá di accettare il nostro esserne distanti, ma qui andiamo a dove bestemmio piú forte, ovvero il punto
3) L’EDUCAZIONE NON LA FA LA PUBBLICITA’. Non é e non sará mai il suo ruolo e, anzi, sarebbe dannosissimo delegarle quella funzione. Ci servono gli strumenti per comprendere il ruolo della pubblicitá e per costruirci la self confidence necessaria a guardare un poster con Cristiano Ronaldo o Jennifer Lawrence senza sentirci dei falliti. E lo strumento non é convincersi che su quel poster potremmo/dovremmo starci anche noi. Perché?
4) Perché ci saranno sempre ambiti in cui ognuno di noi funziona meglio o peggio. Stare in mutande su un cartellone ha un’unica valenza ed é estetica. Non c’é merito nell’avere quella dote come non c’é merito nell’essere alti due metri o avere una mente piú brillante della media. Sono fortune, che volendo richiedono anche un certo impegno/sacrificio per non essere vanificate, ma che di fatto apriranno alcune porte con piú facilitá. Di nuovo, lo scopo dovrebbe essere avere porte per tutti ed essere capaci di scegliere le proprie, non pretendere di passare tutti dalle stesse.
5) Dovremmo anche smetterla di raccontarci che la bellezza abbia qualcosa a che vedere con il patriarcato. Il patriarcato ha a che vedere solo col potere.
Questa cosa la spiega benissimo il porno, che é (anche giustamente) accusato di essere uno dei fattori che contribuiscono a radicare un certo tipo di mentalitá negli uomini. Nel porno ci sono categorie di ogni tipo, per fantasie di ogni tipo. Il porno é maschilista perché fallocentrico e costruito attorno al piacere maschile, quando lo si accusa perché “alimenta fantasie verso standard di bellezza stereotipati” si manca clamorosamente il bersaglio. Anche fosse, peró…
6) Dovremmo assolutamente smetterla di criminalizzare la fantasia o, peggio, costruire una societá che per evitare delusioni ci forzi a sognare in piccolo. Vaffanculo. La fantasia é un paradiso che esiste davvero, a comando, per compensare qui ed ora un’esistenza non sempre all’altezza di essere l’unica che avremo a disposizione. 

Per questi motivi, quando vedo quel tipo di ad, mi monta il nervoso. Sono tutti punti ampiamente dibattibili e non condivisibili, ci mancherebbe. Senza togliere che l’uscita con cui ho provato a esplicitare il dissenso possa essere considerata “infelice”. La cosa che, come sempre, mi fa un po’ sbarellare é la reazione social a questo tipo di uscite.
Su FB, dove di massima conosco le persone che vedono quel che scrivo, c’é un po’ piú di propensione al dubbio e meno tendenza al giudizio tranchant. In tanti avranno letto quel post pensando “che cazzata”, ma se qualcuno pensa che io sia un coglione non lo pensa (solo) per via di questo post cosí come non sará un post a fargli cambiare idea domani. Conoscendomi, qualcuno di quelli che ha pensato fosse una cazzata si é premurato di dirmelo, anche solo per incasellarla nell’idea che ha di me.
Su twitter la cosa é ovviamente diversa, ma io sono un cretino e penso che non lo sia.
Penso che chi mi segue un po’ mi conosca e che quindi non mi giudichi ogni volta da zero, ad ogni tweet, sfanculandomi alla prima uscita “non conforme all’atteso”, eppure so benissimo che non é cosí che funziona da quelle parti. Mi ostino a cercare in quel posto interazioni/relazioni che non sono nella natura del contesto (salvo eccezioni che peró rientrano nel tipo di persone simili al profilo che ho descritto per FB).
E quindi finisco sempre nello stesso loop, a ragionare di come si possa avere aspettative cosí alte nei confronti di chi ci sta intorno, responsabile di dover dire sempre e solo cose condivisibili.
Boh, io non ce la faccio.


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Occupy il basso sfasciato

Il basso sfasciato è un account instagram molto figo, che racconta momenti rilevanti della musica tramite immagini. L’account lo cura Francesco, che è anche il principale responsabile di quel che era BASTONATE, forse il mio posto preferito online per leggere di musica che, nove su dieci, mi fa cagare.
Se vi interessa la musica anche per le storie che le gravitano attorno, dovreste seguire il basso sfasciato. Ci sono racconti pazzeschi scritti benissimo. Di norma.

L’altro giorno cazzeggiavo su facebook come capita sempre più raramente e mi è saltata fuori una pagina che ripostava un vecchio video dei Blink 182. Non saprei dire perchè, ho pensato che la storia dietro quel video potesse essere interessante e forse non conosciutissima, quindi ho scritto a Francesco per chiedergli se gli interessasse raccontarla. Non gli interessava.
Però mi ha chiesto se volessi raccontarla io e ho pensato di accettare, non solo per infilare i Blink in un contesto in cui non sarebbero probabilmente mai finiti, ma anche per provare a fornire un’inquadratura diversa rispetto alla narrazione che è sempre girata intorno al gruppo.
Ne è venuto fuori il post che trovate qui sotto, uscito su Il basso sfasciato 25 anni esatti dopo quella performance televisiva.

La mia personale storia col disco da cui è venuta fuori la canzone del video sta in un post uscito ormai sei anni fa che si chiama I vent’anni del disco dei miei vent’anni e credo sia una delle cose che mi sono uscite meglio da quando butto il tempo a scribacchiare su internet.


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One twenty two

È uscito un pezzo nuovo dei Botch dopo vent’anni tondi.
Si potrebbero dire molte cose, ma l’unica che viene a me è che non c’è mai stato un momento in cui si sentisse più il bisogno di un nuovo pezzo dei Botch.
Che, per inciso, è una mina.