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Musica

Buona la seconda

Dopo la delusione Jimmy Eat World e il sold out della coppia New Found Glory/Paramore avevo decisamente bisogno di un buon concerto per ritirarmi su e dare finalmente inizio alla stagione live 2008.
Oltretutto, grazie al pacco recapitatomi dal BU alle ore 19.00, ho anche rischiato di dover rimandare nuovamente l’inaugurazione, non fosse che Bazzu e Max hanno deciso di accompagnarmi in quel di Mezzago.
Quello dei Canadians al Bloom è stato molto più che un buon concerto.
Il quintetto veronese mi ha impressionato e appassionato come non pensavo riuscisse a fare. Su disco mi piacciono molto, ma dal vivo, col suono che diventa più ruvido e potente, sono addirittura strepitosi.
Non c’è molto altro da aggiungere, solo applausi a scena aperta e conversione della soddisfazione post live nell’acquisto dell’accoppiata CD+Spilletta.
Spero di poterli rivedere presto, magari ancora insieme ai Bobbit Uncut, il gruppo che ha aperto molto brillantemente la serata nonostante i disguidi con l’ampli del bassista.
Per il momento il Week end è andato alla grande. La cena di ieri con gli ex-compagni è stata spettacolare e oggi la Ilo è passata a bere un caffè da me per vedere la casa, omaggiandomi tra l’altro di sei splendide tazzine.
E’ stata molto carina.
Bene, ora vado a letto che domani si va a Chivasso.

Primo concerto dell’anno

Hanno suonato “Hear you me”.
Alla fine, nel bis, appena prima di “Dizzy” e io ho troppo di me legato a quel pezzo per non commuovermi.
Questo tuttavia è l’unico motivo che mi porta a desistere dal dire che mi hanno rubato diciotto euri.
Difficilmente mi spacco le palle durante un concerto. Anche quando ciò cui sto assistendo non mi piace è difficile che arrivi ad annoiarmi.
Sta sera è successo.
La cosa brutta è che non me lo sarei mai aspettato. Come già ho avuto modo di dire reputo l’ultimo lavoro dei Jimmy Eat World il loro miglior disco. Difficilmente mi capita di vedere dal vivo una band durante il tour del disco che preferisco, di solito arrivo in ritardo e mi ritrovo ad andare ai concerti sperando che il gruppo suoni la “roba vecchia”. Oltretutto di solito rimango molto deluso perchè ciò non avviene. Per una volta quindi ero euforico all’idea che gli estratti dall’ultimo lavoro avrebbero dominato all’interno della scaletta, ma neanche a dirlo questa serà ho assistito all’unico live della storia in cui questa consolidata tradizione non viene rispettata.
Quattro pezzi da “Chase this Light”.
Forse cinque, ma non ne sono neppure sicuro.
Decisamente troppo pochi.
A rendere il concerto pessimo però non è certo stata la scaletta.
Sono stati i volumi.
E i suoni.
Potevo parlare con Luca, Uippo, Dario e il BU senza gridare, potevo coprire il gruppo se decidevo di cantare qualche pezzo e riuscivo a sentire chiunque battesse le mani all’interno del locale. Credo di poter affermare di tenere volumi più alti di quelli di sta sera quando ascolto la radio in macchina e non ho nemmeno un impianto particolarmente raffinato. Difficile tirare in mezzo il pubblico suonando in sordina, anche se hai dalla tua una scaletta rimpinzata di ballatone e pezzi simil acustici. Ad un certo punto, se decidi di suonare “Bleed American” o “Big Casino” il volume lo devi tirare fuori, se no fai ridere.
E poi i suoni. Dopo i primi quattro pezzi l’impressione generale era che il batterista non ci fosse (non si vedeva sul palco, incastrato com’era sul fondo) e che l’avessero sostituito con una drum machine. La sezione ritmica, ridicolizzata dagli effetti, pareva quella di una base preregistrata che andava ad unirsi alle già molte basi preregistrate che avrebbero credo dovuto riempire il suono e che invece hanno solo dato l’idea di un maxi playback.
Imbarazzante.
Distorto inesistente, suoni finti, interazione col pubblico vicina allo zero, tenuta del palco modesta.
In sostanza un vero e proprio “fake” live.
Sembrava di assistere ad uno di quei video di MTV in cui si vede la band su un palco con in sottofondo il singolone estratto dal disco.
Al ritorno in macchina il BU, al telefono con la Vero, ha detto: “A me non è spiacuto, il mio socio invece è deluso. Voto medio direi quindi 5,5”.
Io ho risposto: “Cazzo, gli hai dato 8 tu.”
Non ci sono storie, alla fine di gruppi che dal vivo non deludono mai ce ne sono pochi.
Io continuerò ad ascoltare i Jimmy Eat World in macchina e continuerò ad apprezzare le melodie che solo loro sono in grado di tirar fuori, ma per andare ad un concerto sicuro di non restarne deluso ci sarà da aspettare ancora.
Ci sarà da aspettare il 21 Aprile, ad esempio.
In quell’occasione, per quanto il gruppo non produca nulla di decente dal 2002, so che mi divertirò.

Interni ed esterne

Mi sto dando alla sistemazione di casa.
Oggi sono andato ritirare gli ultimi accessori da bagno ancora mancanti: la mensola, i due porta asciugamani ed il porta carta igienica. Non ho ancora ben capito quando, ma vedrò di installarli a breve così da chiudere la questione toilette una volta per tutte.
Fatto questo sono andato a verificare i progressi del mio salotto dal mio mobiliere di fiducia. Il divano dovrebbe essere in arrivo, mentre per quanto riguarda il preventivo della libreria e dell’eventuale mobile TV ancora non ho avuto notizie.
In settimana mi sono reso conto che dovrò assolutamente avere una televisione, e quindi un mobile ove appoggiarla, prima di Giugno.
A Giugno ci sono gli Europei, cosa che ho erroneamente omesso di valutare al momento di attribuire le priorità dell’arredamento.
Occore rimediare alla svelta.
Dulcis in fundo, ho quasi ultimato l’allestimento delle prime due decorazioni da parete che affiggerò in casa. La prima è stata ultimata oggi e prenderà posto all’ingresso, sopra il calorifero.
La seconda è ancora in fase embrionale, anche e soprattutto a causa del fatto che fino a quando non avrò chiaro come sarà allestito il mio salotto non ho idea di dove collocarla.
Il DVD comunque è arrivato ed è pronto ad essere incorniciato.
Sono un po’ cotto.
Ultimamente non sto riposando moltissimo e questo mi priva dell’energia necessaria a vivere, tuttavia grazie ad alcuni colleghi caparbi che mi tengono costantemente sulla corda (Paola huber alles), sto comunque cercando di uscire di casa.
Fare cose e vedere gente.
Soprattutto fare cose.
Sta sera non so cosa mi riserverà il destino, ho appena paccato una serata al Magnolia ed una festa di carnevale nel condominio di Elena.
Va bene uscire, ma proprio non potrei farcela a reggere nessuna delle due situazioni.
Oggi pomeriggio sono stato al funerale del mio proff di italiano del liceo ed è stato strano. Strano rivedere molti miei ex compagni, strano sapere che gran parte dei miei ex professori non se la passa propriamente bene, strano ritrovarsi a pensare se fosse giusto o meno andare al funerale di un docente con cui ho condiviso un rapporto di onesta indifferenza lungo tre anni. Ora come ora tuttavia sono contento di aver scelto di andarci.
Oggi è stato anche il pomeriggio della terza sessione di prove per il matrimonio di Carlo. E’ tornato Orifizio e quindi io sono tornato a non fare supergiù nulla, cosa che alleggerisce un po’ il divertimento di andare in sala. Non troppo però, perchè alla fine si ride sempre un sacco.
Oltretutto oggi ho contattato il primo plausibile offerente di lezioni di batteria.
So di non essere molto credibile, ma penso proprio di iniziare.
E’ ora di mettersi in gioco.

Un po’ di musica

Scrivere della mia vita ultimamente non è un’operazione particolarmente esaltante quindi ho deciso di cambiare discorso.
Ho comprato un po’ di CD.
Come spesso capita mi sono rivolto ad Interpunk, sito il cui nome non deve trarre in inganno. O almeno non totalmente. Si tratta infatti di uno store online che vende dischi e merchandise di più o meno tutte le band punk (e fin qui uno se lo aspetta), ma anche di tantissimi gruppi che con il punk c’entano poco o nulla.
Fino ad oggi mi ci sono sempre trovato molto bene, anche perchè io di dischi “punk” ne compro ancora un bel po’.
I miei ultimi acquisti sono stati:

  • Bad Astronaut – Houston, we have a drinking problem

  • Fenix TX – Fenix TX

  • No Use For a Name – Live in a Dive

  • From Autumn to Ashes – The Fiction We Live

  • The Ataris – End Is Forever

  • Propagandhi – How To Clean Everything

  • Biffy Clyro – Puzzle

  • Jimmy Eat World – Chase this Light

Come spesso accade la strategia che utilizzo nell’ordinare i dischi è quella di dare spazio sia a cose che desidero da molto tempo, sia a CD da poco usciti e che tuttavia mi piacciono molto. Cerco anche di variare un po’ con i generi, perchè i neoacquisti vanno a comporre la playlist della mia auto e quando guido non ho sempre le stesse esigenze.
All’interno dell’ultimo ordine credo vada fatta una menzione speciale per Chase This Light dei Jimmy Eat World, già disco del momento su questo sito dalla messa on-line della nuova versione. Il perchè è semplice: credo sia un disco della madonna e, attirandomi critiche da tutte le parti, credo sia una spanna sopra anche a Bleed American, disco considerato più o meno universalmente il capolavoro del quartetto dell’Arizona.
Dizzy è un pezzo della madonna.
Always Be è un pezzo della madonna.
Big Casino è un pezzo della madonna.
Firefight è un pezzo della madonna.
Le restanti tracce invece sono solo bellissime.
Per quanto riguarda gli altri dischi che ho preso, ci si trova un po’ di tutto. C’è il mio best album del 2007 (Puzzle, che ha vinto facile anche perchè nel 2007 ancora non avevo mai sentito il nuovo dei Jimmy), c’è il primo CD metalcore che io abbia mai sentito (The Fiction We Live, che poi metalcore non è), c’è il miglior live album mai prodotto (NUFAN Live in a Dive), c’è uno dei migliori dischi pop-punk di sempre (Fenix TX) e c’è la quinta essenza di quello che dovrebbe essere un CD politicamente impegnato (Propagandhi).
Ah, poi c’è End is Forever.
Ma gli Ataris, quando sto un po’ così, saltano sempre fuori.

L’importante è crederci

Una volta suonavo in un gruppo.
Anzi, una volta cantavo in un gruppo, perchè non sono mai stato capace di suonare niente.
Erano i tempi del liceo ed eravamo quattro pirla a cui serviva una scusa (in più) per bere birra e fare casino.
Oltre a me, la band comprendeva Orifizio alla batteria, Peich al basso e Bazzu alla chitarra. A parte quest’ultimo (e non è che sto dicendo Jimmy Hendrix), gli altri due musicanti non avevano mai suonato prima della nostra prima sessione in sala prove.
Era il 1997.
Ricordo che il nostro primo pezzo fu composto nella mia cameretta, con Orifizio che per tenere il tempo si batteva sulle cosce la custodia di un CD.
L’avventura musicale degli H’S’P finì quando si iniziava a suonare in maniera accettabile, dopo aver dovuto ristampare le nostre magliette causa esaurimento copie e aver suonato solo ben due volte dal vivo.
A distanza circa dieci anni però, Uazza ha deciso di sposarsi e di invitarci a suonare al suo matrimonio.
Abbiamo accettato.
Ieri siamo tornati in sala prove (ed è bello ricordare che l’ultima volta ci ero andato in bicicletta, non avendo la patente), ci siamo fatti dare la saletta più piccola e brutta ebbiamo rimesso mano ad un po’ di materiale.
Più che altro, ci siamo divertiti un sacco.
Purtroppo non c’era Orifizio, così ho dovuto cimentarmi con la batteria.
Io non l’avevo mai toccata una batteria, però è da sempre un mio grosso rimpianto quello di non aver mai imparato a suonare.
Dopo ieri sera ho deciso di informarmi nel tentativo di prendere lezioni.
Ieri sera ho infatti realizzato che a 26 anni devo smetterla di reputarmi troppo vecchio per fare queste cose.
Questo però non c’entra con la band, perchè gli H’S’P per la reunion contano molto sulla presenza alle pelli del quarto membro storico.
Senza di lui non può essere la stessa cosa.
In barba al mio senso del pudore, chiudo con un video registrato ieri sera.
E’ una cover dei Ramones, da sempre uno dei nostri cavalli di battaglia.

Stasera prende così

Da un paio d’ore mi dico di voler andare a letto.
Non lo faccio.
Sto al pc a sentire musica e guardare video, riflettendo su come potrebbe stare un coniglio tatuato sul lato sinistro della mia cassa toracica, tra gomito e spalla.
Rido molto, rifletto e mi crogiolo in quello stato di malinconia che ogni tanto mi prende.
Un po’ me ne vergogno, solo un poco e forse per molti non abbastanza.
Non mi importa.
In serate come questa tutto ha un peso relativo.
Cazzo.
La miglior band di sempre.
E se mi incidessi sul serio?

Impossibile tacere

In questi giorni di silenzio sono accadute molte cose di cui avrebbe senso parlare.
Ferrara, Ruini e Bondi, protagonisti del celebre film di Sergio Leone “Il Brutto, Il cattivo e… il brutto l’ho già detto?”, stanno sollevando un polverone riguardo alla Moratoria sull’Aborto. Non avendo la televisione in casa mi sono perso [credo] accesi dibattiti televisivi ricolmi di nulla e probabilmente sono arrivato sul pezzo con un filo di ritardo, tuttavia grazie a Repubblica.it ho potuto farmi un’idea della questione.
Ora so, ad esempio, che il Papa è dalla loro.
Nessuna sorpresa.
So anche che la Binetti è dalla loro.
Della Binetti io non so nulla, a parte il fatto che è una Senatrice del “centrosinistra” e che quindi è lì a rappresentarmi.
Ho solo visto questa foto. Ho riso delle ore e ho capito che Livia Turco, che stimo ogni secondo di più, ha subito utilizzato il giusto approccio alla questione. Il suo commento: “Sì al dibattito, ma la legge non si tocca!”.
Parafrasando: dite un po’ quel cazzo che vi pare, tanto son parole al vento perchè non ho minimamente intenzione di perder tempo con voi e le vostre stronzate.
Mi sento già più rappresentato.
Prevedo un imminente mobilitazione di piazza.
Potrebbe chiamrssi feto day e potrebbe portare alla discesa in campo dei migliaia di embrioni congelati che la legge 40 costringe nei freezer al grido di “ricerca=morte, ibernazione=spasso”.
Se lo indicono ci vado.
Alla fine se Berlusconi, Fini, Casini, Formigoni e gli altri possono andare al Family Day, non vedo perchè io non possa stare in piazza a gridare: “Ricercatori criminali giù le mani dalle staminali!”.
Spero sia di Domenica, perchè altrimenti devo lavorare.
Cambiando discorso, ma restando nell’ambito dell’attualità politica, sto seguendo le primarie U.S.A. con discreto interesse. Mi sto illudendo che questa volta i candidati di Repubblicani e Democratici (quali che siano alla fine) possano essere persone con idee e programmi differenti.
Mi schiero subito: io tifo Obama.
Il motivo principale è che non vedo l’ora di leggere le milioni di vignette tipo “Obama vs. Osama” che lo vedrebbero protagonista in caso di elezione alla Casa Bianca. In secondo luogo credo che gli americani si meritino un presidente nero e mussulmano molto più di quanto il povero nero mussulmano si meriti come popolo gli americani. Infine, mi pare sia giovane, capace e abbastanza motivato a cambiare le cose. Stiamo in fin dei conti parlando di una persona che dopo il primo, secondo molti non indicativo successo nell’Iowa ha dichiarato: “Il tempo del cambiamento è arrivato: sarò il presidente che riporterà a casa i soldati dall’Iraq, che garantirà la sanità a tutti gli americani e metterà fine ai regali fiscali alle grandi multinazionali”.
Ok, non vincerà mai.
Però è bello sperare che ce la faccia, che mantenga la parola e che, soprattutto, non gli sparino durante qualche parata.
Ok, direi di chiudere con le notizie frivole e passare alla vera patata bollente.
Ciò riguardo cui è impossibile tacere.
La rivoluzione.
I Finley saranno tra i Big a S.Remo.
Questo evento è storico ed io l’avevo predetto in tempi non sospetti, quando uscì “Tutto è possibile” (il singolo), nessuno ancora li conosceva ed io scoprii che erano nelle mani di Cecchetto. Allora dissi: “Tempo un paio d’anni e vanno a S.Remo”. Ce ne hanno messi tre, ma mi reputo soddisfatto.
Musicalmente parlando non ho una posizioneriguardo ai Finley. Non li ascolto, ma non mi irritano. Diciamo che all’interno del festival di S.Remo probabilmente la loro canzone sarà quella che mi piacerà di più, ma per ovvi motivi di concorrenza inesistente. Per i gusti musicali che ho avessi 10 anni di meno magari mi piacerebbero pure. Cantassero in inglese magari di anni indietro ne basterebbero 5, non essendo costretto a comprendere i testi.
Chissà.
Comunque sia spero vincano perchè mi stanno simpatici.
E perchè per la prima volta arriva sul palco dell’Ariston qualcosa le cui radici, per quanto lontane, non sono così diverse dalle mie.
Il mio sogno perverso però rimane un’edizione di S.Remo vinta dai Derozer.
E presentata dal Paletta.

Ciò che il 2007 è stato

E’ giunto il momento di tirare due somme riguardo quanto è accaduto in questi dodici mesi. Ovviamente la valutazione esula da ciò che è stata la mia vita, basandosi unicamente su quanto ho visto/sentito/letto da gennaio a questa parte.
Le classifiche, insomma, quelle che ogni buon blogger alla fine di un anno deve per forza di cose stilare.
Io sono un buon blogger.
Ecco i verdetti.

Migliori 3 dischi:
1 – Biffy Clyro – Puzzle
2 – The Used – Lies for the Liars
3 – Darkest Hour – Deliver Us

Peggiori 3 dischi:
1 – The Ataris – Welcome the Night
2 – Nofx – They’ve Actually Gotten Worse Live
3 – Mae – Singularity

Migliori 3 concerti:
1 – GAMBEdiBURRO @ bloom Mezzago
2 – Brand New @ Rainbow Club Milano
3 – Funeral for a Friend @ Musicdrome Milano exequo Enter Shikari @ Rainbow Club Milano

Peggiori 3 Concerti:
1 – Rise Against @ Rainbow Club Milano
2 – Turbonegro @ Idroscalo Rock Milano
3 – The Used @ Estragon Bologna

Rivelazione dell’anno:
Canadians

Scoperta dell’anno:
Fabrizio Coppola

Ritorno dell’anno:
Murder, We Wrote

Non si vive però di sola musica, quindi ecco anche qualche nota di merito/demerito riguardo altri campi dell’intrattenimento.

Miglior libro:
Le cronache del Ghiaccio e del Fuoco – R.R. Martin

Peggior Libro:
La Casta – S. Rizzo e G.A. Stella

Migliori 3 film:
1 – Die Hard 4 – Vivere o morire
2 – 300
3 – Transformer

Peggiori 3 film:
1 – Shrek III
2 – I Pirati dei Caraibi – Ai Confini del Mondo
3 – Harsh Times

Miglior Serie TV:
Dr. House – Medical Division

Peggior serie TV:
Grey’s Anatomy

Fake metal

Ok, è da Domenica che non do notizie di me e questo non è bello.
Però è anche vero che è da Domenica che vivo da solo e questa è la principale motivazione per il mio assenteismo.
Troppa roba da fare e troppo poco tempo, come al solito nella mia vita, e questo non può non avere ripercussione sulla mia attività di blogger.
Sta sera però, nonostante il sonno devastante, ho deciso di farmi forza e buttare giù qualche frase. All’inizio volevo scrivere qualcosa riguardo il mio nuovo lifestyle, tuttavia la mia condizione è stata testata ancora troppo poco perchè possa sbilanciarmi in un giudizio.
Certo che se fossi stato ancora dai miei l’essere uscito per la prima sera in questa settimana non avrebbe compromesso l’avere un pranzo domani a mezzogiorno, tuttavia trattasi di mere questioni organizzative che troppo poco pesano sulla valutazione della singletudine.
Volendo però scrivere qualcosa in questo post torno sulla mia serata in società.
Sono andato al Rainbow a sentire Atreyu e Still Remains.
Una bella serata fake metal insomma.
I secondi non li avevo mai nè visti nè sentiti e mi hanno fatto una bella impressione. Roba che difficilmente ascolterei su disco, che però dal vivo ha reso parecchio. Trattasi di tamarri, nè più nè meno, che però hanno dimostrato di saper tenere palco e pubblico in modo più che decoroso.
Poi a me i tamarri piacciono sempre.
Insomma, decisamente pollice alto.
Per gli Atreyu la definizione di tamarri è invece riduttiva.
Preparazione del palco e check che nemmeno i Metallica (per citare un gruppo che non ho mai visto live, ma che è noto essere abbastanza cagacazzo), scenografia raccapricciante e tempistiche iperdilatate sono troppo da sopportare per un gruppo che ha all’attivo quattro dischi di cui almeno tre identici tra loro.
Questo mi ha indisposto non poco.
Il set però è stato abbastanza divertente, per quanto conoscessi credo 4 soli pezzi di tutta la scaletta e persino questi siano stati suonati in maniera irriconoscibile. Il check faraonico non ha aiutato molto i suoni e questo, col senno del Poi, lo rende ancor più irritante. Il gruppo però intrattiene bene la folla, forse per via del fatto che tre dei cinque siano di una bruttezza leggendaria o forse per il fatto che tre dei cinque siano degli zarri da autoscontro durante la festa del paese.
Più probabilmente perchè il cantante possiede un oggetto magico arcano noto come “la canotta della virilità” che quando indossata rende il proprietario un figo d’altri tempi, ma una volta tolta lo trasforma nel peggiore dei ricchioni. C’è da dire che con il fisico sfoderato dal frontman e vista l’esigenza di mostrare i moltissimi tatuaggi, è comprensibile che questa sia durata indosso giusto due o tre pezzi.
In sostanza la serata è stata divertente seppur non abbia certo visto suonare gruppi le cui performance resteranno scolpite nella memoria. La Bri mi ha pure fatto una foto insieme al migliore degli atreyu, il bassista, che ha regalato veramente un gran live. Avrei voluto postarla, ma ho sonno e non ho voglia/tempo di ritoccarla per cancellare la mia faccia.
In quella foto oltretutto indosso la maglietta della futura ricchezza ed i tempi non sono ancora maturi perchè io la mostri.
Ora vado a nanna.

Manq, per te l’avventura DIMET…

…continua!
Prova scritta dell’esame di dottorato passata.
Giovedì sarà il momento dell’orale, il momento in cui tutto può essere riscritto da raccomandazioni e spintarelle del caso.
L’altro giorno, dopo lo scritto, parlando con il mio capo c’è stato un simpatico siparietto.
Capo: “Ma qualcuno in commissione sa che lavori qui da me?”
Manq: “Io non ho detto niente.”
Capo: “Beh, da curriculum dovrebbe vedersi.”
Manq: “In effetti sul curriculum è scritto.”
Capo: “Speriamo che vedendo questa cosa non ti gambizzino.”
Manq: “…”
Personalmente non faccio una malattia dell’entrare o meno in dottorato, mi piacerebbe ottenere il più possibile a livello di riconoscimenti dal lavoro che sto facendo, ma non è certo quella la molla che mi spinge a proseguire.
Insomma, vediamo un po’ cosa ne esce.
Ora, mentre l’idraulico si appresta a finire i lavori della mia casa, io mi appresto a partire per Bologna.
Stasera suonano gli Used e io non ho intenzione di perdermeli.
Questo si traduce come al solito in 400 chilometri di pura solitudine, immerso nei miei pensieri e imbottito di caffè come nemmeno un pocket cofee.
Se suonano Tragic Poetry piango.
Non credo ci sia pericolo.
Come sempre quando mi appresto ad una trasferta di questo tipo ho necessità di selezionare con cura la musica che mi accompagnerà.
Questo mi porta a poter riflettere sulla mia scaletta per il cofanetto. Faccio subito una precisazione: per me gli anni novanta sono andati dal maggio 1996 al maggio 2001 e sono stati anni ignoranti.
In rigoroso ordine di ascolto.

01 – The Offspring – Genocide
02 – Nofx – Release the hostage
03 – Derozer – No Surf!
04 – Millencolin – Lozin’ must
05 – Persiana Jones – Cosa pensi
06 – GAMBEdiBURRO – La ragazza che io amo
07 – The Ataris – I won’t spend another night alone
08 – No Use For a Name – Not your savior
09 – Blink 182 – Josie
10 – Strung Out – Gear Box
11 – Propagandhi – Middle finger response
12 – Fenix TX – All my fault
13 – Lagwagon – Alien 8
14 – Diesel Boy – Titty Twister
15 – Useless ID – Out of tune
16 – Murder, We Wrote – Look inside my heart

Rileggendola ho un solo aggettivo: settoriale.
Grazie ad Ale e Federico per aver partecipato.
Attendo The O, perennemente in ritardo, e Manowar, impegnato a far nascere il primogenito.
Ah, l’altra volta l’ho dimenticato, ma inserirei anche Fili tra gli autori del cofanetto.
Spero si produca in una bella lista.