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Noia

14.41
Sono in ufficio. Niente da fare. I laboratori si ostinano a non far pervenire il materiale che mi serve per ultimare il mio lavoro. L’ultimo sollecito ha avuto come unico risultato l’ aver fatto alterare l’arrogante di turno, una di quelle dottoresse convinte di non doversi abbassare ad aiutare noi comuni impiegati perchè è troppo impegnata a salvare il mondo. Se c’è una cosa che questo lavoro mi ha insegnato è che, se mai sarò dottore, non dovrò assolutamente diventare come loro. Non credo che lo sarei stato a prescindere, perchè non è nella mia natura non rispettare il prossimo, tuttavia questa esperienza ha allontanato anche la più remota possibilità, frutto della sovrastima che un eventuale laurea può portare con se. E’ proprio vero che vivere “dall’altro lato della barricata” può aprirti gli occhi.
14.53
Il tempo non passa veramente più. Il mio capo non c’è, è malato. Anna, la collega per cui lavoro, sta poco bene e forse se ne andrà via anche lei. Io continuo a non avere nulla da fare. Due parole in ICQ con Missa riempiono a malapena 30 secondi di questo pomeriggio. La prospettiva di una partita a Spider (ovviamente livello hard) incombe. Sto diventando un mago a quel solitario.
Anna mi chiede se le vado a prendere un caffè con cioccolata alle macchinette del primo piano. Un diversivo. Accetto.
15.04
Eccomi di ritorno. Eccomi GIA’ di ritorno. Questo pomeriggio è ufficialmente buttato. Avrei potuto spenderlo studiando Fisiologia (il libro dovrebbe essermi arrivato proprio oggi), o leggendo il libro “Io Uccido…” di Faletti. L’ho iniziato sabato e sono ancora alle prime pagine. Il suo modo di scrivere non mi entusiasma, ma per il momento ci sono delle buone trovate. Mi è piaciuto molto il fatto che abbia descritto la quotidianità delle prime due vittime, prima di descriverne l’uccisione. Questo le ha rese più vicine al lettore, innescando un meccanismo di dispiacere che solitamente in queste circostanze narrative manca. Di solito le vittime, almeno le prime, sono comparse prive di qualsiasi battuta. Hanno l’unico scopo di evidenziare la presunta perfezione nell’agire del killer e quindi la loro morte non lascia strascichi emozionali nel lettore. Qui invece lo scrittore mi ci ha fatto affezionare quel tanto che basta per accendere la speranza vana che non morissero e per compiangerne la scomparsa. Scelta intelligente, a mio avviso.
Ho un sospetto su chi possa essere l’assassino. E’ probabilmente del tutto infondato e frutto della mia fantasia, visto che ho letto si e no otto dei più di sessanta capitoli del best seller, tuttavia voglio annotarmelo. Per me il colpevole è Pierrot. A farmelo sospettare sono una serie smodata di congetture, tra cui il suo nome collegato al fatto che i capitoli in cui agisce il killer siano intitolati “carnevale”. Più avanti, a fine libro, scoprirò se avevo ragione.
15.33

Paradosso: definizione.

Cos’è un paradosso?
Io l’ho capito appieno oggi.
Paradossale è tenere un diario on-line e reagire male se scopri che tuo padre lo sta leggendo. In effetti non avevo valutato questa possibilità, non pensavo potesse interessarmi. In fin dei conti molta gente, a quel che ne so, si avventura a leggere queste mie pagine e la cosa non mi da assolutamente fastidio. Anzi. Sono felice che qualcuno possa trovare interessante ciò che scrivo. Che siano i contenuti o la forma a suscitare interesse, non mi importa granchè, resta il fatto che gli avventori di questo blog sono molti di più di quel che avrei mai pensato e la cosa mi rende contento. Perchè allora agitarsi se è mio papà a leggere? Mistero. In fin dei conti non è che qui ci sia scritto nulla che i miei genitori non sanno. Ciò nonostante mi ha imbarazzato parecchio.
Sono strano.
Oggi non ho messo muso fuori casa nemmeno per un istante. Sono pigro, è risaputo, ed in giornate come questa esprimo al meglio le mie qualità. Mi sono goduto il famigerato “dolce far niente”. Almeno fino alle 20.30. Poi è iniziata la partita e, con lei, la mia sofferenza. Niente stadio per me, come preannunciato, solo la tv in costante zapping tra Diretta Stadio e QSVS (oggi più che mai “Qui Studio a Voi Stronzi”). Le unghie sono finite, mangiate tutte nei primi 10 minuti. Serve qualcosa per stemperare la tensione, distendere i nervi. L’idea è quindi di provare a scrivere. E’ difficile, però, dannatamente difficile.
Rigore per la Lazio. Gol.
“Intervento scellerato di Stam” dice Crudeli. Lodetti conferma la teoria dal bancone della trasmissione rivale. Corno ride. Melli ride. Sono sconsolato.
I minuti seguenti li ho passati scrivendo e cancellando frasi che non mi piacevano. Troppe distrazioni per elaborare pensieri in maniera apprezzabile.
L’arrovellarmi su possibili concetti fa passare totalmente in sordina l’inizio della pubblicità su Tele Lombardia. Il motivetto del Mercatone dell’Arredamento di Fizzonasco è troppo “già sentito” perchè possa attrarre la mia attenzione. La sua interruzione improvvisa ha quindi lo stesso effetto di un colpo di pistola, in camera mia. Poche frazioni di secondo con il cervello in bilico tra il possibile raddoppio laziale e l’agoniato pareggio rossonero.
Apnea.
Sheva! Pareggio.
Esultanza, legittima. Ormai voglio attendere la fine dei 90 minuti prima di pubblicare la pagina. Crudeli grida, ci crede. Io sono con lui. Dalle bocche degli esperti piovono commenti d’ogni genere. Per me è come brusio indistinto. Sento solo la voce di Tiziano. I minuti di recupero sono quattro. Il milan preme. Il tempo è poco. La speranza nei tre punti sta svanendo.
Poi, un grido.
PALO! GOOOOOOOOOOOOOOL!!!
Hernan “Valdanito” Crespo! E’ delirio puro, in studio e nella mia camera. Abbracci, baci, qualche lacrima. Dal banco della tribuna stampa occupato da Crudeli e Ielpo arrivano immagini di giubilo, forse eccessivo, ma indubbiamente sincero. Passano così gli ultimi secondi. E’ finita! Triplice fischio e tutti a casa. Ho il cuore a mille e un sorriso da paralisi.
Paradossale è anche non voler andare allo stadio e poi stare a casa in queste condizioni.

PS: Tutto ciò che ho scritto, l’ho scritto realmente in diretta durante la partita.

Buona notte.

Ho un dubbio.
Non so se su un diario si debba scrivere anche se non si ha nulla da dire. In realtà credo di si, perchè quando lo rileggerò in futuro vorrò ricordare come mai oggi non avevo nulla di cui parlare, tuttavia il dubbio resta immutato.
Per questo, di proposito, non avevo scritto fino ad ora. Un po’ perchè speravo che capitasse qualcosa che fosse degno di essere raccontato, un po’ perchè oggi pomeriggio ho deciso che avrei fatto altro.
Sarebbe stato, oltre a quello presente, l’unico momento in cui avrei potuto dedicarmi al mio Blog. Stamattina infatti, ho preferito dormire. La festa con i compagni di università di Ambra cui ho partecipato ieri sera è durata più del previsto e non me la sono sentita di alzarmi dal letto prima delle 12.30, orario limite che mi permette di mangiare e raggiungere l’ufficio in tempi leciti. Tornato dal lavoro quindi, pressappoco intorno alle 18.00, sarebbe stato il primo momento buono per sporcare la paginetta odierna con delle parole. Sarebbe però stato anche il momento buono per dedicare del tempo all’adorata Playstation, che ultimamente sto trascurando un po’.
Ha vinto l’egoismo.
Oddio, egoismo. Riflettendoci entrambe le attività sono fatte da me per mia volontà e per mio piacere personale, quindi anche scrivere sarebbe potuta essere una scelta egoista.
Forse quindi ha vinto la pigrizia.
Certo che anche pigrizia è un termine forte, visto che scrivere si è rivelato inaspettatamente un passatempo piacevole e per nulla pesante.
Ha vinto la speranza di poter trovare argomenti nel proseguo della giornata? Non credo, sono piuttosto disilluso verso le possibilità offerte da un mio “Venerdì Sera” tipo.
In conclusione, credo abbia semplicemente vinto la Playstation che ancora una volta ha sfoderato il suo incredibile charme.
Eccomi quindi alle prese prima con GTA San Andreas e dopo cena, in compagnia, con Pro Evolution Soccer 4. Discrete entrambe le prestazioni, anche se la rivalità con Simo sui campi da calcio si è conclusa in pareggio perfetto. Purtroppo anche stasera ho pagato la sindrome da Veron, sempre a segno contro il mio Milan.
E’ finita la canzone che tenevo in sottofondo, era “That I will be Good” di Alanise Morrisette. Che sia un segnale del fatto che è meglio smettere di scrivere e andare a dormire? Non so, ma credo lo interpreterò così. Giusto il tempo di predisporre lo stereo a diffondere la colonna sonora della nottata, che su due piedi direi verrà aggiudicata ai Matchbook Romance, ed indossare il pigiama.
Buona notte Manq.

Fermati un momento e cerca di ricordare: “Perchè stai camminando?”

Ieri ho passato una serata piacevole.
Ci ha fatto visita Giorgio, un cugino di mio padre (NdM: dovrebbe essere anche mio cugino, ma siccome ho sempre avuto problemi nel capire come funzionino i legami di parentela, preferisco non lasciarmi andare a supposizioni magari infondate) che abita in Sicilia. Per la precisione il paese in cui vive è Corleone. Erano un po’ di anni che non lo vedevo, l’ultima volta che le nostre strade si incrociarono è stata almeno 2 o 3 anni fa, quando fui io ad andare a trovarlo. E’ sicuramente una mente geniale. Laureato in Medicina con il massimo dei voti e specializzato in Odontoiatria, ultimamente ha preso a lavorare all’ospedale di Palermo. Neanche a farlo apposta, si è specializzato in biologia molecolare e genomica ed ha iniziato a gestire il laboratorio ospedaliero in queste pratiche scientifiche d’avanguardia. Cosa c’entrano con l’odontoiatria? Niente. Ma proprio niente di niente. Però, stando a ciò che dice lui, questa nuova frontiera della medicina l’ha appassionato enormemente. Si sa, al cuor non si comanda…
E’ stato bello parlare con lui di queste cose, poichè mi ha ricordato il perchè ai tempi scelsi di laurearmi in Biotecnologie Farmaceutiche. Ultimamente infatti avevo perso di vista le mie motivazioni originali. L’università da un po’ di tempo sta diventando una sorta di calvario, una via crucis in cui ogni esame fa da stazione. Non che io stia marciando male, do sempre i miei esami con regolarità e i voti sono quelli di sempre, però fatico a vedere la luce in fondo al tunnel.
Dialogare con Giorgio di farmacologia, diagnosi e cose del genere mi ha riportato alla mente quello che esami e professori mi stavano facendo dimenticare.
Il “perchè”.
Ora non dico di essere tornato motivato o entusiasta, non è così, però la speranza non è più di finire prima possibile per poter dire “E’ finita!”, ma di finire prima possibile per poter dire “Si comincia!”.
Giorgio si è fermato per la notte e gli abbiamo offerto il mio letto. Pur non disdegnando l’opzione “Dormi in macchina” che i miei avevano premurosamente concepito per sistemarmi, ho deciso di farmi ospitare da Aui*. Arrivato da lui dopo cena (appena dopo aver appreso che i ragazzi sono tornati a -5. E andiamo!!) sono stato accolto e sistemato nel letto che una volta era di sua sorella.
Come da me già messo in preventivo, prima di dedicarci all’arte del sonno i discorsi sono stati dei più vari e disparati. Molte le chicche, troppe per riscriverle tutte.
Ho dormito cinque ore.
Ringrazio la mamma di Aui per il caffè, è stato vitale.
Aui
* un vero Amico

Aria di vacanza

L’indiscussa protagonista della giornata di oggi è l’Aria di Vacanza.
Ieri sera ci siamo riuniti per programmare le nostre ferie estive, come succede settimanalmente da un po’ di tempo a questa parte. Finalmente la meta è decisa. Saranno Scozia ed Irlanda ad ospitarci nel caldo mese di Agosto.
Sono entusiasta.
La destinazione è senza dubbio di mio gradimento, per tantissimi motivi. Soprattutto per quanto riguarda la Scozia. La mia passione per quella tipologia di paesaggi è nota a chi mi conosce, esattamente come la mia grande mania per i castelli.
Quando ero piccolo mi piaceva un sacco visitarli. Non appena vi entravo mi catapultavo con la mente in pieno medioevo e rivivevo per gioco le fantastiche gesta dei cavalieri, come fossi anche io uno di loro. Mi bastava sbirciare da una delle feritoie per immaginare scenari d’assedio e battaglie campali. Era divertentissimo. Come stereotipo di ambientazione storica, l’unica capace di appaiarsi, nella mia hit parade personale, a quella medioevale è quella caraibica in cui scorazzavano pirati e bucanieri.
Probabilmente tutto questo è dovuto alla dipendenza da Lego che mi ha colpito in età infantile.
Era forte il Lego.
Tornando sull’argomento centrale, l’idea di base prevede 18 giorni di cui 10 trascorsi in Scozia e 8 in Irlanda. Personalmente dell’Irlanda mi attira soprattutto l’aspetto alimentare/degustativo. Guinnes, Kilkenny, Harp e Irish Coffee finalmente si presenteranno alle mie papille gustative con il loro reale sapore, non più schiave dei meccanismi di importazione.
L’unico lato “negativo”, che poi così negativo non è, di questo itinerario sono i quattro voli che dovrò affrontare: Milano-Glasgow; Glasgow-Dublino; Dublino-Londra e Londra-Milano.
Io non ho mai volato.
Mai.
Ne ho veramente una paura assoluta.
La mia fobia non è influenzata tanto dall’aspetto “malessere fisico”, perchè non è li la questione. Il mio problema è lo stato di assoluta impotenza che caratterizza un passeggero d’aereo. Per me è già molto difficile stare in una macchina in cui non guido io senza diventare insopportabilmente pesante per chi la conduce. Quando non dico nulla è solo perchè mi trattengo. La realtà è che io non sarei tranquillo nemmeno se fossi seduto al fianco di Shumacher.
Patetico, lo so, ma è così.
Per questo, siccome a quanto ne so non sono in grado di volare autonomamente in caso l’aereo avesse problemi, l’idea di consegnarmi in questo modo al destino mi fa rabbrividire.
Meglio non pensarci. Meglio guardare altre foto sulla Scozia e tornare a progettare itinerari da percorrere col Golf 2000 GTI che Missa vuole noleggiare a Glasgow. In fin dei conti, la possibilità di poter vedere dal vivo un paesaggio come questo* è una motivazione sufficiente ad allontanare dubbi e paure. Di fronte ad un paesaggio così, credo che potremmo anche piangere.

 Primo assaggio della Scozia

* Foto presa dalla rete mentre mi documentavo sugli itinerari possibili.

Untitled

Oggi ho fatto un mucchio di cose.
Perchè allora sto avendo un sacco di difficoltà nello scrivere? Non lo so. Basterebbe iniziare a raccontare di quando ho portato le foto di capodanno a sviluppare, del pomeriggio passato con Ambra alla ricerca di un paio di Vans uscite di produzione nel ’73, dell’aver finalmente prenotato il libro di Fisiologia che mi consentirà di sostenere l’esame o semplicemente dei primi tentativi di creazione del tanto agoniato Template. Sarebbe anche piuttosto semplice farlo, se ne avessi voglia.
Non ne ho.
La realtà è che oggi è stata una giornata piacevole a livello di attività svolte, ma raccontarla come tale non le renderebbe appieno giustizia. L’incipit corretto a questa pagina sarebbe indubbiamente dovuto essere questo:
Oggi, oltre ad aver fatto un mucchio di cose, è stata la classica giornata introspettiva.
Non essere dovuto andare al lavoro e non avere alcun impegno impellente mi hanno permesso di dedicare la giornata a me, di fermarmi un momento a riflettere. Come al solito è bastato tenere spenta la televisione, chiudere la porta di camera mia ed accendere lo stereo ad un volume sufficientemente alto da isolarmi dal mondo. Luce spenta, occhi chiusi e canto libero/liberatorio.
Le tracce che si susseguono, diffuse dalle mie casse, sono tra le più eterogenee. Non scelgo mai un unico gruppo quando voglio creare questo tipo di atmosfera, non mi piace auto condizionarmi. Meglio lasciare che sia la funzione “random” del lettore a farlo.
Così, dopo un oretta buona, mi sono ritrovato in uno stato di incapacità totale di descrivere le mie emozioni. Incapacità che persiste tutt’ora.
Probabilmente è la stanchezza, domani passerà.
Vorrei gridare.

[Today] I Feel So

Sometimes
I wish I was brave
I wish I was stronger
I wish I could feel no pain
I wish I was young
I wish I was shy
I wish I was honest
I wish I was you not I

‘Cause
I feel so mad
I feel so angry
I feel so callous
So lost, confused, again
I feel so cheap
So used, unfaithful
Let’s start over
Let’s start over

Sometimes
I wish I was smart
I wish I made cures for
How people are
I wish I had power
I wish I could lead
I wish I could change the world
For you and me

‘Cause
I feel so mad
I feel so angry
I feel so callous
So lost, confused, again
I feel so cheap
So used, unfaithful
Let’s start over
Let’s start over

-Box Car Racer-

Olio di gomito

E’ deciso: mi costruirò il mio Template Personale.
Oggi ho chiacchierato con Massi, webmaster del nostro sito, via ICQ e mi ha dato qualche dritta.
Nozioni acquisite nella conversazione: poche, ma sufficienti per motivare almeno un tentativo.
Ultimamente mi sento frivolo, quindi credo che la grafica ospiterà molte stelline e qualche cuoricino. Il colore di base sarà nero, ma non mancherà del rosa.
Questo è tutto quello che posso dire ora, perchè sto unicamente volando con la fantasia.
Il consiglio più prezioso ricevuto è stato quello di utilizzare Dreamweaver che, a detta del mio consulente, è “facile, veloce, consuma poco e non sporca”. Fossero tutti come Dreamweaver, si vivrebbe meglio.
L’operazione di progettazione/design/realizzazione del templato mi occuperà del tempo. Non so dire quanto perchè non voglio mettermi fretta. Questa cosa del blog mi piace e quindi voglio tentare di farla bene. Certo, magari riuscirò entro breve a realizzare qualcosa che possa rendermi fiero di me, ma non voglio illudermi.
Oggi è una bella giornata. C’è il sole. Ho finito il DVD con la prima serie di Scrubs.
E’ stato un lavoro lungo e faticoso ma secondo me ne è valsa la pena. Quel telefilm lo adoro, almeno quanto adoravo Friends ai tempi del liceo. Scaricare tutte le serie di Friends è purtroppo impossibile. Peccato.
Seppur privo di Chendler Bing, Scrubs è assolutamente geniale. Lo sono il sapiente mixaggio di comicità e drammaticità, lo è la cura con cui è stato realizzato ciascuno dei personaggi, lo è la colonna sonora. Soprattutto lo è il Dottor Cox.
Stasera andrò a Rozzano. Lo farò nei panni di Mike del clan Toreador, Principe di quei Domini e Custode della Camarilla al loro interno. Questo mio alter ego entra in essere ogni due settimane da due anni a questa parte, da quando Aui mi propose di seguirlo in questa esperienza ludica. Mi piacciono i GdR, ne apprezzo soprattutto la sfaccettatura prettamente interpretativa. La recitazione di un ruolo è molto impegnativa, ma sa anche dare discrete soddisfazioni. Spero che Davide si ricordi di portarmi i canini finti. Sono la parte mancante al mio “costume”, che posso garantire essere splendido.
Trash.
Molto molto Trash.
Probabilmente anche molto da sfigati.
Mi piace.
Spero che qualcuno di voi, leggendo questa pagina, abbia pensato:

Forse mi hai scambiato per qualcuno al quale gliene frega qualcosa. Anche mio padre fece lo stesso errore. In punto di morte.

Grande, il Dottor Cox.

Cross my heart with a lemon icicle

Fa freddo.
Di per se non ho mai sofferto il freddo. Ci convivo come convivo con molte persone che mi sono indifferenti.
Tuttavia odio quando non avviene nulla che possa riscaldarmi.
Dov’erano oggi le mie emozioni? Quelle positive, intendo. La gioia, l’euforia, ma anche il nervosismo per un risultato bugiardo o la rabbia per un torto subito. Disperse.
E così ci si ritrova in macchina alle 18.30 di domenica sera, in coda, con il sonno che la fa da padrone e l’ipotermia che avanza.
Filosofeggiare sull’unico tiro in porta effettuato dal Bologna del buon Mazzone e sullo strapotere rossonero in fase di possesso palla è poca cosa. Mancano ardore e convinzione di aver ragione. Lo capiamo subito sia io, che Simo, che la Paola e quindi preferiamo tornarcene in silenzio. La speranza è che il viaggio di ritorno da San Siro finisca presto.
Sicuramente i pochi ultrà bolognesi presenti al Meazza non hanno patito il freddo come l’ho patito io. L’ansia di riuscire a mantenere un risultato assolutamente insperato, l’emozione di averlo conseguito e la sicurezza di poterne gioire con merito dopo averlo acquisito hanno sicuramente combattuto il gelo meglio del termos di the caldo che la Paola ha portato con se. Di quel termos però io ho lodato ogni singola goccia, perchè al terzo rosso era l’unica cosa calda reperibile.
Se dovessi descrivere il Milan lo definirei un ghiacciolo al limone. Buono, per carità, anche dissetante, ma pur sempre inutile quando fuori la temperatura è sotto zero. Per questa ragione ho concluso che non è la stagione adatta per seguire i ragazzi. Domenica prossima il mio abbonamento stazionerà nel portafoglio di qualche mio amico.
Fa troppo freddo.
Meglio riprenderlo tra un po’, con l’arrivo del caldo, quando un buon ghiacciolo trova la sua giusta collocazione. In fin dei conti a maggio/giugno ultimamente mi ha ristorato a dovere…
L'esultanza di Locatelli
Nota: il messaggio sovrastante in prima stesura era molto meglio, ho dovuto riscriverlo da capo per un problema avuto col mio PC prima che potessi pubblicarlo. Peccato.