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Assistenza tecnica blogger.com: a true story

Tempo fa avevo creato un blog per gestire la campagna di D&D in cui facevo il master (sono un nerd, what a surprise!).
Ai tempi ero un felice utente di blogger.com, così decisi di creare un nuovo account a nome del cattivone della campagna e iniziare a gestire la cosa in quel modo. Era un blog privato, accessibile unicamente a me e ai giocatori.
Sta di fatto che la campagna finisce un paio di anni fa ed io smetto di accedere al blog in questione fino a quando, giorni fa, mi torna la curiosità di voler leggere qualcuno di quei post. Decido così di effettuare il log in.
Purtroppo non ricordo più la casella email che avevo utilizzato per generare l’account di blogger, ma ingenuamente penso che questo non dovrebbe essere un problema. Casomai più ostico sarebbe non ricordare la password, ma solitamente non sono così originale e quindi mi sento abbastanza tranquillo e vado ad approcciare la questione.
Scopro che blogger è stato assorbito da google e che quindi devo accedere tramite account google. Per accedere, mi si richiedono email e password. Normale. Io però l’email non la ricordo, così clicco sul link “non riesci ad accedere al tuo account?” e finisco sulla pagina per il recupero dei dati. Easy.
Ci sono due opzioni. La prima, richiede l’inserimento dell’indirizzo email cui verranno inviate tutte le specifice come password, indirizzo,ecc…. La seconda opzione è quella che serve a me: “Hai dimenticato nome utente o password? Inserisci l’URL del tuo blog!”. Perfetto, io l’indirizzo del blog lo ricordo eccome, quindi riempio il campo indicato e clicco felice e speranzoso su “cerca”.
Questo è ciò che compare:

L’impressione è di essere finito in una barzelletta sui carabinieri.
Mi ci sforzo un po’, provo mille mila combinazioni di indirizzi hotmail.it, ma proprio non mi viene in mente qualse sia. Ok, non bisognerebbe mai registrare un servizio con un’email che non si controlla. Avete ragione. Però se non avessi fatto una cazzata non avrei necessità del centro assistenza. Non so voi, ma se io chiamo il fabbro perchè son rimasto chiuso fuori casa accetto che mi dia del pirla, però mi deve ANCHE aprire la porta. Altrimenti mi incazzo.
Tirate le mie mille o duemila madonne, provo ad approcciare il “centro assistenza“, che si rivela essere una sorta di forum, nel tentativo di avere qualche info. Scopro con somma sorpresa di non essere l’unico al mondo ad aver dimenticato la mail connessa al suo account, anzi, ci sono moltissime discussioni aperte che riportano una domanda come la mia. Ed è così che faccio la conoscenza di tal Fabrizio Castelli, genio assoluto ed eroe indiscusso. Fatico a capire se lavori per blogger o se sia semplicemente un caritatevole benefattore, sta di fatto che quest’uomo, con serafica pazienza, risponde a tutti la stessa cosa.
“Usa il form per il re-invio dei dati”.
Probabilmente è convinto di avere a che fare con suoi simili. Io lo capisco che, magari, a lavorare all’assistenza nella gran parte dei casi ci si trovi al cospetto di gente che, autonomamente, non sa nemmeno allacciarsi le scarpe. Ci sta quindi che la prima risposta sia nell’ambito dell’ovvietà. Se però il 99.9% delle persone ti risponde cose tipo: “certo che ho provato, il problema è che quel sistema l’ha pensato una scimmia visto che cercavo l’indirizzo email e mi han mandato l’informazione al mio indirizzo email”, forse qualche informazione in più dovresti darla. Invece niente. Tutte le discussioni che ho letto (e son tantissime) partono con l’utente X che espone il problema, Super Fabio che risponde di usare il form automatico e l’utente che replica di averci già provato, ma di necessitare un sistema alternativo.
La cosa assurda, è che sto tizio pare l’unica voce di blogger. Non c’è un servizio email da contattare, non c’è un referente con cui parlare. C’è solo il forum in cui la gente posta mille mila volte la stessa domanda e nessuno risponde nulla di vagamente utile.
Ora, io posso pure vivere senza poter accedere ai riassunti delle mie vecchie sessioni di D&D. Mi gira il cazzo, ma posso andare avanti. Il punto qui è un altro. Non è possibile, se ti chiami Google, mettere in piedi un servizio di assistenza tecnica così.
Il fatto che ormai la maggior parte delle aziende che forniscono prodotti non abbiano più da relazionarsi fisicamente col cliente, ha generato mostri terrificanti.

Drive

Lo dico subito, sto post arriva fuori tempo massimo e, anche per questo, può facilmente diventare un plagio di molte delle robe che ho letto in giro a riguardo. Lo dico prima, perchè sono una persona onesta.
Giorni fa mi son deciso a guardare Drive proprio dopo aver letto robe varie in giro per la rete. In realtà neanche tanto varie, perchè chi ne parla peggio grida all’equivalente cinematografico della venuta di Gesù, tuttavia ne ho lette diverse e se la statistica significa ancora qualcosa nel mondo del web 2.0 (cosa di cui a volte dubito) ho pensato che potesse valere la pena di approcciare il film in questione.
La prima cosa da sottolinerare è che questo film ha una colonna sonora eclatante. Che poi son tre pezzi eh, ma son tre pezzi TOTALI. Il primo è quello qui in alto, quello che apre il film, quello su cui vanno i titoli rosa shocking ad inizio pellicola. Diciamo che al sottoscritto è bastata la sequenza iniziale con l’intro, il pezzo in questione e quelle scritte assurde per farsi prendere dall’atmosfera. Non saprei dire perchè, ma è un mix che coinvolge subito.
Il resto sono novanta minuti di immagini e poche, pochissime parole.
Adesso ci scrivo sopra due cose, però prima è bene che vi faccia sentire il secondo pezzo della colonna sonora.

Dicevamo dei novanta minuti di immagini. Io di cinema non è che ne capisca poi tanto. Guardo film che ogni tanto mi piacciono ed ogni tanto no, mi piace commentarli e dire la mia, ma tecnicamente ne so ben poco. Forse per questo non posso dire che Drive sia il mio film dell’anno, perchè novanta minuti che paiono novantamila, i tempi dilatatissimi ed i grandi silenzi, a uno come me onestamente dopo un po’ rompono il cazzo. Le immagini son bellissime, la fotografia ha dei colori assurdi (che però dai titoli rosa shocking in poi, è una cosa che t’aspetti), c’è un sacco di pathos (davvero), ma ogni tanto cadono i coglioni.
Detto questo potrei forse dire di cosa parla questo film, ma non sono sicuro di saperlo fare. Il riferimento che viene in mente al volo guardandolo è Grand Theft Auto: macchine rubate, inseguimenti, violenza estrema e, proprio per non far mancare nessuno degli elementi chiave, ad un certo punto pure qualche stripper in topless. Se però dovessi riassumere la trama farei un po’ fatica. Per quello che mi riguarda Drive è la storia di una persona malata che si innamora, ma che resta una persona malata. Lo so che probabilmente non è sta gran lettura critica, ma come dicevo da me non è che possiate aspettarvi altro.
In giro per la rete non si può evitare di imbattersi in qualcuno che parla della scena del bacio, nell’ascensore, ma a me non ha detto tantissimo. La scena successiva, invece, quella con lei che esce dall’ascensore, secondo me è la roba più figa del film.
Ci ho messo dei giorni a decidermi a scrivere un pezzo su Drive, perchè non sapevo cosa dire e come dirlo. Alla fine, rileggendo, si capisce che metà delle cose che ho scritto le avevano già dette altri e meglio e prima di me, mentre l’altra metà probabilmente non sarà condivisibile per nessuno.
Però un post volevo proprio scriverlo, non per altro, ma per avere una scusa per linkare i pezzi della colonna sonora. L’ho già detto che è la roba più GROSSA del film? Lo ribadisco va.

Tema: La mia collezione di dischi. Svolgimento:

Come al solito, appena vista l’iniziativa lanciata da Kekko su Bastonate avevo deciso di prendervi parte scrivendo due righe pure io sull’argomento. Poi, una volta letto il pezzo previa linkato ed individuato il seguente passaggio:

…Conosco persone che si sono spese migliaia di euro per esporre in bacheca un paio di cento album, tutti messi bene in fila con la costoletta in vista e l’ordine alfabetico e quelle robe lì. Conosco persone che aggiornano un file excel con tutti i dischi in loro possesso…

avevo desistito.
Un po’ per quell’imbarazzo tipo scaccolamento colto in flagrante (non che mi sia mai successo, parlo per sentito dire), un po’ perchè all’inizio pensavo che il mio pezzo non sarebbe stato altro che una diluizione in millemila battute di quella frase lì.
Riflettendoci meglio però, la mia storia con i dischi è decisamente più articolata e può quindi essere raccontata con un senso, così questa mattina, quando su twitter ho letto una nuova richiesta di Kekko in merito, ho avuto la presunzione potesse parlare con me e ho messo mano alla tastiera ed inizato a scrivere la mia storia.
Io con la musica ho sempre avuto un rapporto particolare. Non ricordo infatti nessun’esperienza di vita fatta o subita cui non possa immediatamente ricollegare una canzone o un disco. Forse non è poi così particolare o fuori dal comune, questa cosa, però per quanto riguarda il mio giro di frequentazioni persone con questo attaccamento alla musica ne conosco pochissime. Esempio? A sette anni mi operano al cuore e per me quell’esperienza è una cassetta con “The final countdown” degli Europe sul lato A e “Al di là del muro” di Barbarossa sul lato B. E così a scendere: viaggi, morose, amici e via dicendo son tutti mentalmente connessi a qualche ricordo musicale. Il primo CD che ricordo di aver comprato io risale alle elementari. Dopo scuola vado in piscina e passo l’intera sessione in vasca a canticchiare in testa “Ridere di te” di Vasco. Non so perchè, ma è così. Uscito dalla vasca, vado coi miei a fare la spesa al Carrefour e chiedo di comprare un disco di Vasco che contenesse il pezzo. L’unico reperibile era il doppio live “Fronte del palco” e così procediamo all’acquisto. Seguiranno, nel giro di qualche anno, “Greatest Hits II” dei Queen, “Nord, Sud, Ovest, Est” degli 883 e finalmente “The final countdown” degli Europe, che la cassetta s’era ormai distrutta (e di Barbarossa chisseneincula).
Iniziano le medie. Io ho una mancetta che arriva ogni mese dai nonni e sono uno sfigato. Un bambino inserito a forza in un contesto pre-adolescenziale in cui è tutto un ragazze, sigarette e motorini. Io non fumo, non rimorchio e il motorino non lo voglio perchè mi fa paura. I miei soldi li spendo in CD, dischi che ora non ho nemmeno più. Erano i tempi di Albertino, del DJtime e della DJparade. Compravo compilation a ruota libera, ascoltandole a nastro fino all’uscita della successiva. Oggi di quei dischi non credo di aver più traccia, tra regali e prestiti mai riavuti indietro.
Cambio palco e si passa agli anni del liceo. La mancetta resta quella, ma le spese aumentano (“Hi Manq, my name is beer.” “Nice to meet you, Beer!”) e tutta sta liquidità per comprare i dischi inizia a venir meno. Però la musica mica si ferma, anzi, scopro il punk-rock e l’HC-melodico. Inizio a vestirmi come un deficiente (imbarazzo), tingo i capelli e duplico cassette come non ci fosse un domani. Qualche disco ancora lo porto a casa, ma più che altro i soldi li tengo per andare ai concerti e comprare magliette di gruppi imbarazzanti (tipo Frenzal Rhomb, ma forse ho pure di peggio). I dischi presi a quei tempi sono perloppiù Offspring e Nofx, ma la roba di cui mi riempivo la camera erano le cassettine dei demo con le copertine fotocopiate e tutto il resto. Li ho ancora tutti, anche quelli inascoltabili.
All’università la solfa non cambia moltissimo: stesse entrate, stesse uscite. Arriva però Internet ed io inizio a scaricare e masterizzare senza freni. Non ho mai comprato ne venduto album pirata, ma sono stato produttore e consumatore assiduo per anni. Il momento più basso della mia vita di acquirente di musica, ma probabilmente il mio più alto dal punto di vista del consumo. Napster 1, Metallica 0.
Credo di avere tendenze ossessivo/compulsive. Di tutti i miei CD masterizzati stampavo le copertine, a colori, e li mettevo su una mensola (che in breve diventò molte mensole) con le band in rigoroso ordine alfabetico ed i dischi di uno stesso gruppo in ordine di uscita. Avrò cambiato almeno cinque o sei volte la posizione dei gruppi col “the” davanti, alternandoli da sotto la T a sotto la lettera che avrebbero dovuto avere se l’articolo non ci fosse stato.
A quel punto ho iniziato a lavorare e nella mia testa è diventato un dovere morale comprare i dischi, soprattutto quelli vecchi per rimpiazzare le copie self-made. Ovviamente negozi di dischi neanche l’ombra, dalle mie parti, e di andare a Milano per rischiare di non trovare quello che cercavo non ho mai avuto voglia. Scopro “Interpunk” ed inizio a comprarci dischi a botte di cinque la volta. L’opera di rimpiazzo procede abbastanza lenta, mi serve metodo e così nasce il foglio excell. La lista. Quella su cui riporto i dischi da comprare e i dischi che ho in scaffale, ma che devo rimpiazzare.
Ogni ordine ha qualche disco vecchio e qualche disco nuovo, che non significa necessariamente appena uscito, ma semplicemente appena scoperto. Appena il disco arriva lo apro, sfoglio il libricino, e me lo sento dall’inizio alla fine almeno una volta, prima di riporlo nella libreria.
Metodo. Tipo serial killer, ma usato senza nuocere.
Inoltre, compro sempre qualche disco quando viaggio (se vado in posti in cui ancora ci sono negozi di dischi). Non per forza dischi che potrei trovare solo lì, ma anche solo dischi che quando riascolterò dirò: “questo l’ho comprato in quel posto” ed il ricordo del viaggio sarà classificato a dovere nello scaffale delle mie memorie.
Al momento la mia collezione comprende più o meno duecento dischi, che non sono molti, ma che per chi ha un bilocale sono sufficienti a creare un problema di location. Non smetto di comprarli e, anzi, sto tentando di recuperare roba abbastanza di nicchia con discreto successo. Sono feticista del compact disc e schiavo degli oggetti. Vittima di una società consumistica per cui possedere le cose rende le persone più felici.
Forse un giorno incontrerò Tyler Durden.

Google Hit List [Novembre 2011]

Ho fame, ho sonno e sono in ritardo di 24 ore.
Se io mi faccio una ragione delle prime due cose, voi potete farvela della terza.
Ultima classifica da cittadino tedesco, se può valer qualcosa.

1 – papera con le mutande
2 – tette grossissime
3 – trofeo da appendere al muro animali finti
4 – repubblica dei leoni
5 – punk in seno a cl
6 – dove posso comprare un costume da cheerleader
7 – cozza calza pesca
8 – fa male piastrare le cellule subito dopo averle scongelate?
9 – come cucinare le bistecche di pancetta
10 – sarubbi

Un po’ meno bene di prima

Negli ultimi due giorni son successe due cose grosse in ambito musicale.
La prima è che i Thrice si prendono una pausa indefinita.
La seconda è che i Thursday smettono di essere una band.
L’intento di questo post è provare a dire in due parole perchè queste due brutte notizie sono un male non tanto, o meglio, non solo per il sottoscritto, ma per la musica tutta. I punti di contatto nella storia delle due formazioni son talmente tanti che fare un unico discorso viene quasi spontaneo non solo per la concomitanza delle due notizie, ma proprio per il parallelismo tra le due storie.
Più di dieci anni di attività che ha contribuito a dare all’HC una faccia nuova, una nuova identità. Sono entrambi sopravvissuti ad una scena di cloni letteralmente esplosa loro attorno, in cui bastava copiare le loro mosse per finire nell’iPod di milioni di ragazzini, a volte ignari delle reali origini di quel suono. Eppure questo fenomeno non li ha mai scalfiti e non ha mai intaccato il loro percorso, l’evoluzione artistica continua comune solo alle band che hanno davvero qualcosa da dire. Strade che, parallele, li hanno portati in questo 2011 a buttar fuori due dischi destinati a ridefinire di nuovo l’HC, darne nuove sfaccettature e gettare le basi per una nuova stagione di cloni.
Dico tutto questo non tanto da fan, perchè soprattutto nel caso dei Thursday (che pur indicherei come una delle band che più mi hanno impressionato dal vivo) non ho mai apprezzato particolarmente il prodotto e, anzi, solo con quest’ultimo disco erano riusciti a guadagnarsi un posto nella mia collezzione. Per i Thrice il discorso è un po’ diverso, perchè bene o male gli album per quanto diversi tra loro li ho apprezzati quasi tutti. Anche in questo caso però, è con gli ultimi due che si è giunti ad un livello superiore, ad un nuovo stato di “punto di riferimento”.
E qui entra in gioco un’altra parte dell’analisi. Entrambe le formazioni mollano se non all’apice, sicuramente in un momento di creatività e qualità non indifferente, lasciando un vuoto grande non solo per quanto riguarda la loro musica, ma per la musica tutta, priva di due punti di riferimento capaci come detto di far evolvere un suono. Di band con questa importanza, secondo me, non ce ne sono molte ed averne due in meno così, nel giro di ventiquattro ore, mi porta a pensare che stiamo un po’ meno bene di prima. Magari non tanto, ma sicuramente un po’.
La cosa migliore per chiudere e mettere un po’ di musica, perchè alla fine ok il dramma, ma è pur sempre di quello che si parla.
Ce ne sono parecchi tra cui scegliere, faccio un po’ fatica (soprattutto, come dicevo, nel caso dei Thrice), ma la cosa migliore è forse mettere due robe recenti tratte dai due dischi usciti quest’anno. Sicuramente due dei dischi migliori di questo 2011.

Thursday – Magnets Caught In A Metal Heart (“No devoluciòn”, voto 7.5)

Thrice – Promises (“Major/Minor”, voto 9)

Io voto la fiducia

Che io non sia un particolare sostenitore di banche e assicurazioni non è un segreto.
La finanza ha generato questa crisi folle costruita in anni di speculazioni, dubito si possa dissentire in merito, ma per farlo ha potuto usufruire di decenni di lasciva noncuranza (ndM: eufemismo) da parte della politica. Per usare dei numeri, tanto cari agli economisti, ripartirei in questo modo le responsabilità: 60% finanza, 30% politica e 10% alla gente che, per quanto si cerchi di nasconderlo al fine di non generare dissenso, le sue gravi responsabilità ce le ha sempre.
Questo popò di cappello introduttivo ha lo scopo di chiarire la mia posizione nei confronti della questione, nonchè per dare un’idea all’ipotetico lettore di quanta stima io possa mai avere nei confronti di Monti.
Però.
C’è un gigantesco PERO’.
Innanzi tutto al “premier to be” va riconosciuta competenza. Lo so bene che è triste essere contenti di una cosa come questa, che dovrebbe essere lo standard, però io arrivo da diciotto anni di Berlusconi (DI-CIOT-TO. Uno, otto. Quasi due decenni. Ecc.) quindi con buona pace di tutti mi rallegro nell’avere un po’ di competenza laddove serve.
In secondo luogo, andando al nocciolo della questione, mi pare sia un po’ tardi per stravolgere le regole del gioco. Siamo in una situazione critica in cui la finanza ci ha trascinati e non se ne può uscire, credo, esautorando la finanza ora. Siamo arrivati fuori tempo massimo ai vari “Occupy Wall Street” e via dicendo. Era un sistema di merda, lo è tutt’ora, ma finchè si stava bene nessuno è parso accorgersene ed ora che sta per implodere non c’è semplicemente modo di uscirne illesi. Facciamocene una ragione. E non è una questione Italiana, ovviamente, ma di economia globale per cui anche sperare nella nomina di qualcuno che possa rimuovere l’italia da questo meccanismo economico e ridonarle nuova vita, come fosse un’entità a sè stante rispetto al mondo e alla world economy, mi pare oggettivamente segnale di scarsissima adesione alla realtà.
E allora, dal mio ignorantissimo punto di vista, non ci resta che affidarci a uno come Monti nella speranza che, essendo ben conscio di come la partita viene giocata, possa farci fare qualche punto e tenerci in gara fino all’ultimo, invece di uscire in prima mano. E’ chiaro che questo comporterà manovre impopolari e che bisognerà valutare effettivamente cosa questo nuovo esecutivo proporrà prima di potergli dare o meno fiducia, tuttavia c’è una cosa su cui mi piacerebbe puntare l’attenzione: io sarò contento se Monti saprà scontentare tutti. Non solo i precari. Non solo gli operai al minimo salariale. Non solo i pensionati. Tutti. E l’impressione che ho, almeno al momento, è che voglia andare in quella direzione, anche solo per la guerra che vedo muovergli dalle pagine de Il Giornale.
Il problema però è che per governare c’è bisogno di una maggioranza parlamentare, eletta dai partiti (e non dal popolo) che fa il gioco dei partiti e che rischia di far saltare il banco ancora una volta non nell’interesse del Paese, ma nell’interesse di un establishment che nonostante tutto non vuole rinunciare al proprio status.
In questa direzione vanno lette le dichiarazioni di chi vuole un governo “a tempo”, di chi chiede a Monti ed ai suoi ministri la garanzia che “non si ricandidino in seguito” e di chi chiede di non avvalersi di esponenti politici o di partito, ma solo di tecnici. Il messaggio, chiaro e tutto sommato bipartisan, è: “Facciamo fare a Monti il lavoro sporco e le riforme sega-consensi, ma stiamo attenti in caso davvero riesca a risollevare l’Italia, perchè potrebbe diventare un avversario politico.”.
Questo baillame ovviamente si ripercuote sui mercati, perchè è ovvio che non basti dire “Incarichiamo Monti” per far rialzare le borse e segare lo spread, se poi guardando bene le possibilità che Monti governi davvero son ridotte al minimo.
Tirando le somme quindi, quello cui stiamo assistendo è in parole spicce un golpe da parte dei cosiddetti “poteri forti” che, utilizzando i mercati, hanno fatto in due settimane quello che il PD (colpevole) e la giustizia (incolpevole) non sono riusiti a fare in quasi vent’anni e hanno messo al timone uno di loro.
La politica in toto esce sconfitta dallo scontro e spara le ultime cartucce per difendere lo status quo.
L’Italia continua la sua rotta verso la deriva.
A questo punto faccio una lista dei pro e dei contro e valuto la mia posizione.
Contro: E’ parte del sistema che ha generato la crisi, non è stato eletto dal popolo.
Pro: E’ competente, non piace alla politica, non è stato eletto dal popolo.
A conti fatti, Monti ha la mia fiducia. Ora rilasciasse un programma di governo sarei felice di leggerlo.

Google Hit List [Ottobre 2011]

Tra due mesi rientro in Italia a tempo indeterminato. Si conclude un’esperienza lavorativa durata sei anni che mi ha dato molte soddisfazioni e tanti bei momenti. Ora tuttavia sto lavorando come un matto per cercare di chiudere i progetti prima di andarmene. Niente week-end, niente ponti, niente festività, complice anche l’esigenza di prendere continui giorni di ferie con la scusa di trovarmi un lavoro.
Insomma, momento abbastanza pesante dal punto di vista professionale. La stanchezza è tanta, ma c’è da farvi fronte.
Intanto però eccoci al consueto appuntamento di fine mese, che regala a questo Ottobre non solo il record di chiavi di ricerca (ben 420), ma anche il giorno in cui, in assoluto, ho fatto più contatti (155 il 16 Ottobre).
Insomma, mese pregno che va omaggiato con la consueta classifica che sarà molto gradita, credo, alla Polizia Postale.

1 – malavitoso
2 – siti dei black block italia
3 – uomo con bel pacco
4 – che minchia guardi
5 – autoconvincersi di essere innamorati
6 – domanda per informare i colleghi di scienze di chi ha le chiavi del laboratorioio di scienze
7 – chris martin non si droga
8 – gesu rock
9 – pseudo emo
10 – “siamo tutti allenatori”

Il nuovo avanza, ma io non lo voto comunque

La politica di Matteo Renzi e la questione interna al PD che ne consegue offrono diversi spunti di riflessione su cui ho deciso di fermarmi e scrivere due righe.
Il fulcro della vicenda è il consenso che il sindaco di Firenze sta ottenendo portando avanti una serie di idee e progetti che, io, fatico a definire “di sinistra”. Ora, può benissimo essere che nel 2011 i concetti destra e sinistra siano da considerarsi superati e che si debba provare a guardare oltre le terminologie ed analizzare le proposte senza fossilizzarci sulle loro classificazioni. Benissimo. Il problema però è la cultura politica Italiana che, da sempre, è vissuta con spirito di fede cieca (sia questo un retaggio del Vaticano o della Serie A mi è davvero difficile stabilirlo). L’elettore medio di sinistra vota e voterà a sinistra. Se la nuova liena politica del PD dovesse prenderla in mano Renzi portando avanti il suo programma, molti degli elettori lo voterebbero come hanno votato Prodi, Bersani, Veltroni e Rutelli. Il PD potrebbe arrivare alle primarie candidando, per assurdo, Vendola e Renzi e facendo passare il concetto che siano parte della stessa cosa. Gran parte dell’elettorato resterà fedele e voterà il vincitore a priori. Per capire dove il sindaco di Firenze può guadagnare, in termini di consenso, bisonga quindi spostare il piano dell’analisi sui programmi. A conti fatti, quello che Renzi propone è una versione mild del pensiero Berlusconiano, limata un po’ dall’assenza di così tanti interessi personali in gioco e forte di una capacità operativa, almeno in potenza, molto superiore a quella dell’attuale maggioranza. Tradotto significa che, senza dover passare tutto il tempo ad escogitare modi per sfuggire ai processi, gestire i propri scandali privati e far fruttare le aziende di famiglia, dovrebbero esserci le potenzialità per un vero governo del fare che porti avanti questo tipo di politica. Comprendo quindi che ci siano diversi elettori PdL stufi dei loro attuali “rappresentanti”, ma che ancora credono nel progetto iniziale, disposti a fare il salto.
Ecco quindi spiegati i “voti rubati alla destra”, fiore all’occhiello dei sostenitori del rottamatore. Questi voti, pare, sarebbero molti di più di quelli persi per via delle persone che, pur storicamente “di sinistra”, non si ritroverebbero per nulla nel programma di Renzi. Questa discrepanza si spiega essenzialmente per via di due fattori: mancanza di alternative e costante spauracchio del Berlusconi da battere ad ogni costo a.k.a. voto al meno peggio.
E’ possibile quindi, anzi probabile, che la ricetta sentita in questo Big Bang possa vincere.
La domanda che mi pongo è: sarebbe una vittoria reale?
Lo scopo, per quel che mi riguarda, non è ottenere la maggioranza, ma ottenerla per portare avanti un progetto in cui mi rispecchio. Se per vincere si deve abbracciare l’ideologia dell’avversario, vincere non mi interessa più. O meglio, il successo non potrei mai considerarlo mio. Ecco perchè io Renzi non lo voterei mai, perchè non rispecchia i miei ideali politici. Questo non toglie che sia probabilmente uno dei migliori politici attualmente nel Paese, che sia forse uno dei pochi con la capacità e la forza per attuare un piano di governo e che sia indubbiamente il meno peggio in circolazione.
Dovesse vincere ovviamente gli augurerei il meglio, per lui e per l’Italia, ma è un augurio estendibile a tutti, perchè è anche del mio futuro che si parla e quindi sperare che i miei avversari falliscano, una volta al governo, sarebbe come sperare in un mio fallimento.