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Viaggi

Heaven is a place on Earth

Londra è semplicemente fantastica.
Non servirebbero altre parole.
Io ho però molta voglia di raccontare questo bellissimo week end e quindi userò molte altre righe di questo blog che tuttavia saranno unicamente in grado di rendere ridondante il concetto espresso qui sopra.
Annoterò tutto.
Domani.
Ora ho bisogno di riposare, sono letteralmente a pezzi.

Foto del giorno n°1 – Hyde Park
Bri
* nel raccontare questi bellissimi due giorni, non avrei potuto scegliere un punto di partenza diverso.

Tre e mezzo all’alba

L’esame di NMR è andato bene.
Questo vuol dire che, se tutto va come previsto, nella mia vita non avrò mai più a che fare con spettri di protoni o altri nuclei, spettri bidimensionali Cosy ed Hetcor, effetto N.O.E. e costanti di accoppiamento che siano geminali, vicinali o a lungo raggio.
Non è una cosa da poco.
Anche in questa circostanza non è mancata tuttavia la goliardia che permea questi miei ultimi periodi da studente. Arrivato in sede d’esame infatti la professoressa ha iniziato a sostenere che io abbia saltato i laboratori durante il corso e che questo sarebbe stato un problema.
Con la calma che mi contraddistingue ultimamente ho chiesto cosa avrei dovuto fare e, arrivandomi risposte molto vaghe, ho manifestato come a mio avviso la mia laurea non dovesse dipendere dal loro stramaledetto laboratorio.
La docente era inaspettatamente della mia stessa idea. Si preoccupava solo di doverla fare in barba alla collega il cui modulo devo ancora sostenere. Alla fine abbiamo chiuso con un patteggiamento che prevedesse due punti meno al voto per questo esame e l’autorizzazione di fare palesemente finta di nulla con l’altra professoressa, sperando nella svista. Essendo che, sottratti i due punti, il mio voto era 28 ho pensato di sottoscrivere l’accordo.
Una piccola dose di fiducia mi ci voleva proprio in questo periodo.
Per festeggiare io e la Bri abbiamo deciso di regalarci il week-end insieme che ci promettiamo da una vita. La meta scelta è Londra.
Facendo due rapidi calcoli sul sito di Ryanair abbiamo trovato un offerta da 154.14 euro in due tasse incluse, che ci consentirebbe di partire Sabato 10 Giugno e atterrare a Stansted per le 7.45 facendo ritorno in quel di Orio al Serio il Lunedì mattina seguente per le 9.30.
Giusto in tempo per andare in laboratorio.
Onesto.
Ora mi sto informando da vari conoscenti per localizzare un buon giaciglio per la prima sera, possibilmente con colazione inclusa e senza spendere un patrimonio. Speriamo di trovare qualcosa che faccia al caso nostro.
La stanchezza e lo stress accumulati iniziano a farsi sentire.
Andrò a sdraiarmi un po’.

“So this is the New Year…

… and i don’t feel any different.”
Così recita la canzone dei Death Cab for Cutie che apre “Transatlanticism” e così voglio aprire il primo post del nuovo anno solare. Finita la vacanza dovuta ai festeggiamenti per il nuovo anno eccomi di nuovo qui a scrivere su questo diario virtuale. Innanzi tutto, non so come mai, l’ho ritrovato con un template diverso dal mio, ma credo che sia stato un problemino dovuto al cambio di anno e conseguente riarrangiamento dell’archivio. Analizzando questa cosa mi sono reso conto che l’attuale grafica è oggettivamente fatta male ed appare presentabile solo ed esclusivamente a 1280×1024 e a schermo intero. Le cose cambieranno presto, spero, poichè mi secca che chi viene a leggere quanto scrivo debba vedere questo schifo.
Tornando alla mia vacanza, che finirà domani mattina alle 9.00 col mio ingresso in laboratorio, devo dire essere stata piacevole. Non che si sia fatto nulla di particolare, ma è stato rilassante e rilassarmi era l’unica cosa di cui avevo bisogno quindi pollice alto per questi quattro giorni a base di playstation, scopone, briscola chiamata e tanto riposo.
Come fatto per quest’estate, pubblicherò qualche foto qui sopra durante i prossimi giorni.
Bene, la stanchezza preme ed il tempo di andare a dormire è giunto, quindi meglio chiudere qui e tornare a fischiettare “The New Year” visto che di differenze al momento ce ne sono veramente poche e quelle che si prospettano, non sono certo positive.

Foto n°1 – Il Gruppo
La cumpa di S. Piero
* In senso orario a partire dalla Bri (maglioncino bordò): Ambra, Odri, Dani, Peich, Orifizio, Aui, Simo, la Vera, la Ersaz e l’Ali (maglione rosso).

Kilt

L’unico aspetto delle mie vacanze rimasto in sospeso senza che ne raccontassi gli effettivi risvolti è quello riguardante il kilt “selfmade” e l’abbigliamento scozzese.
Ebbene tutto è andato come previsto.
Il gonnellino folkloristico è stato indossato per l’intera permanenza sul suolo scozzese, senza alcuna interruzione di sorta, suscitando anche fervida stima nella gran parte degli autoctoni. In loco abbiamo scoperto che i colori del nostro Tartan sono quelli di un gruppo militare antico, i Black Watchers, sentinelle che monitoravano gli spostamenti degli eserciti nemici dalle mura dei fortini e dei castelli.
Devo ammettere che la gonna, come indumento, è realmente molto comodo. Anche portata senza mutande, come è stato rigorosamente fatto durante l’escursione sulle highlands, non è per nulla di impaccio e permette di fare persino lunghe camminate.
Visto sui soggetti in questione può far ridere, ma in realtà il kilt e tutto l’abito di rappresentanza scozzese sono di una bellezza e di un eleganza riscontrabili in pochi altri capi d’abbigliamento.

Foto del giorno N°8 – Highlanders
Libertà!
* a 60 ° F, sulle Highlands, solo alcuni uomini possono permettersi di stare a torso nudo e senza mutande sotto il loro kilt: gli immortali e i pirla…

L’insostenibile leggerezza di un boeing

La mia prima esperienza con gli aerei merita di essere raccontata, poichè, come tutte le prime volte in generale, è stata un assurdo. L’idea di stare in una trappola da cui è impossibile fuggire, sospeso a 10k metri dal suolo, totalmente impotente, è stata un tarlo terribile nel mio cervello per le ore precedenti a tutti e quattro i voli effettuati. Forse è solo la mia arroganza, o magari è tutto dovuto al fatto che io nutro fiducia pari a zero nell’operato del prossimo, tuttavia ho scoperto quanto sia odioso non essere artefici del proprio destino. Non so nemmeno bene come spiegarlo, ma stare in un posto in cui non si ha la minima possibilità di perpetrare l’autoconservazione è angosciante come poche altre cose. Pensandoci, in quante altre situazioni si è totalmente impotenti in caso di imprevisti che minino la sicurezza di noi stessi? Non me ne viene in mente nessun’altra. Questa è stata la mia paranoia principale. Una volta a bordo però, la situazione è diversa. Lo spettacolo che si vive vale in toto il prezzo del biglietto, basta unicamente non focalizzarsi sull’idea di essere in un aereo. Non è semplice, ma se la vista lo consente, si viene rapiti a tal punto da ciò che si vede che allontanare i pensieri poco stimolanti non è poi così complesso. Anche le sensazioni dovute all’incremento o alla diminuizione della forza di gravità sul mio corpo mi sono piaciute un sacco. L’ultimo dei quattro voli l’ho passato interamente incollato al mio oblò/finestrino come fossi un bambino su una giostra. A pensarci bene Povia ha ragione: è bello stupirsi delle cose come fanno i bambini. Io però, a differenza sua, riesco ancora a farlo e quindi mi reputo fortunato. Chiudendo l’iniciso, scrivere cose intelligenti non lo autorizza certo a metterle in musica in maniera pessima.
Tirando le conclusioni del discorso, viaggiare in aereo è bello se si ha la forza, la sfrontataggine e l’incoscienza di farlo. Certo che se sceso dal velivolo il primo pensiero è quello che ho avuto io, ovvero: “E’ andata, sono vivo!”, evidentemente quelle tre caratteristiche non sono poi così presenti.

Foto del giorno N°5 – L’insostenibile leggerezza di un Boeing
Posto finestrino
* da ovunque lo si guardi, il cielo è sempre bello.

Le mie vacanze

Finalmente fresco, pulito e riposato, mi appresto a scrivere un po’ di righe sulla mia vacanza, attendendo con gioia le 12.30, ora in cui Bri passerà a prendermi per portarmi non so dove.
Ho fatto veramente un bel viaggio, uno di quelli che si ricordano per tutta la vita. Scozia ed Irlanda sono due paesi molto diversi, ad accomunarli ci sono solo il clima ipervariabile e la cucina nefanda, ma sono indubbiamente due lati negativi per entrambi. I due paesaggi non sono assolutamente confondibili nè paragonabili, ognuno presenta caratteristiche proprie che lo rendono spaventosamente affascinante. La Scozia è semplicemente commuovente. Nuvole bassissime, spesso grigie e incombenti, lasciano nel cielo finestre di un azzurro che pare irreale, il tutto a suggellare scorci di natura incontaminata ricchi di storia. Aprendo gli occhi all’improvviso pare di essere tornati indietro nel tempo, catapultati in un era lontana ed irreale. Mentre la fantasia galoppa creando immagini surreali nella mia mente, di fronte al mio sguardo restano quelle montagne coperte di nubi e dalla malinconia palpabile. Senza dubbio quanto di più emozionante io abbia visto nella mia vita. Non pensavo fosse vero potersi commuovere di fronte alla bellezza di un paesaggio, ma giuro che se non ho pianto è solo pura casualità. Credo di essere mentalmente regredito ai miei dieci anni immerso in quei paesaggi e quelle rovine di roccaforti, castelli e cattedrali.
Stupendo.
In Irlanda invece è tutto molto meno cupo. La mia visita a quel paese non è stata approfondita quanto quella alla Scozia, per diversi motivi tra cui il clima e la stanchezza accumulata spiccano per merito, tuttavia da quello che ho visto l’ho trovato un posto irrealmente pacifico, dove l’unica cosa da fare è soffermarsi in silenzio, guardare il panorama e restarsene un po’ soli con i propri pensieri. Spicca in quest’ottica la vista sbalorditiva che mi hanno offerto le scogliere di Moher, capaci di farmi rendere conto di quanta bellezza sconfinata ci sia in giro e di come questa sia sproporzionata rispetto a noi piccoli uomini. Per un credente non credo ci possa essere dimostrazione più esaltante della potenza di Dio. Per me che non lo sono resta comunque lo stupore reverenziale di fronte ad una cosa che l’uomo non riuscirebbe a ricreare nemmeno ci lavorasse da qui all’infinito. E non credo affatto che questo sia un male, tutt’altro.

Foto del giorno N°2 – L’Equipaggio dell’Enterprise
La truppa al completo
* Grazie a tutti (nell’ordine da sinistra a destra: Capitan Peich, Fà, la Eli, *io*, Missa, Bazzu e Simo) per le belle vacanze trascorse. You guys rule!

A casa

Eccomi rientrato dalle ferie. Il viaggio è stato uno dei più belli della mia vita perchè il posto visitato è sbalorditivo da ogni punto di vista. Per questo motivo ho deciso che per trenta giorni a partire da oggi, 25 agosto, posterò una foto quotidiana ritraente parte delle mie ferie. Avrei mille cose da raccontare, ma adesso sono stanco. Notte.

Foto del giorno N°1 – L’infinita bellezza di ciò che è triste
Highlands
* Ecco la scozia di cui mi sono innamorato: paesaggi che trasudano malinconia…

E’ ora

Si parte.
Destinazione: Regno Unito.
Tutto è al suo posto, la casa è in ordine e Norge, il mio zaino, è pieno e operativo.
Resta solo da vedere se avrò il coraggio di salire sull’aereo.
Buone Vacanze.

Preparativi

Mancano pochi giorni alla partenza per le vacanze ed i preparativi sono nel pieno del loro fermento. Ad oggi manca nell’ordine: qualcuno che ci porti all’aereoporto di Orio, un itinerario preciso del giro turistico che si voglia intraprendere in Scozia, un’idea anche solamente vaga di quanto le macchine ci verranno a costare e di come fare a raggiungere il posto dove ce le noleggeranno, la certezza che la nostra patente sia riconosciuta dall’Enterprise e quindi atta al “renting” delle autovetture ed un accordo anche sommario tra le sette parti in causa su priorità di visita e stile di vita da tenere oltre manica. Nella speranza che queste piccole lacune possano venir colmate mi sono adoprato per risolvere i miei problemi di style durante il soggiorno sulle Highlands. Il kilt è ormai pronto, necessita unicamente dei due bottoni che me lo terranno in vita. E’ bello, molto bello e approfitto per ringraziare del lavoro svolto la Kla e la nonna di Simo. Può essere vestito in due modalità principali: alto in vita o altissimo. Io credo che propenderò per la prima, anche se la seconda che ne porta l’orlo superiore fin sopra l’ombelico ne esprime la vestibilità migliore. Devo ancora fare qualche prova con l’abbigliamento superiore prima di ufficializzare la scelta, quindi vedremo. Intanto ho imbracciato anche io ago e filo e poc’anzi ho finito di rivestire del medesimo tartan del Kilt, la prima spallina del mio Eastpack. Il lavoro, pur essendo stato svolto da me non è male e mi ha reso piuttosto soddisfatto. Domani lavorerò sulla seconda così che il mio zaino diventi perfettamente abbinato al gonnellino intriso di folklore. Vorrei mettere una foto dell’operato su queste pagine prima di partire, ma non so se sia meglio attendere e sceglierne una da quelle che farò in loco. Nulla esclude che io opti per entrambe le soluzioni. Oltre ai problemi di look, sto riarredando con calma il mio lettore Mp3 in modo da renderlo perfettamente funzionale alla vacanza. Dalle stime fatte credo non avrò problemi ad ultimare il lavoro entro breve, ma nulla vieta che io venga in possesso di qualche altro CD meritevole prima di martedì e che quindi ci debba rimettere mano.
Ora vado a leggere un po’ di “Niente di vero tranne gli occhi”, seconda fatica del Faletti scrittore. Rispetto a “Io Uccido” lo stile di scrittura mi pare molto migliorato e questo me lo sta facendo apprezzare nonostante lo scorrere un po’ più lento degli avvenimenti narrati. Vedremo. C’è da dire che a differenza del libro d’esordio in questo non si percepisce ancora chi possa essere l’assassino, anche dopo le prime 200 pagine. Io nutro un sospetto nei confronti del Sindaco di New York, ma credo sia più corretto definirla antipatia che reale sospetto. Spero di finire la lettura prima della partenza poichè in vacanza vorrei dedicarmi a qualcosa di Ken Follet, di cui tutti non fanno che tessermi le lodi.
Intanto, da qualche parte della spagna in una qualche spiaggia per surfisti, Ambra si sta godendo mare, tavole e tutto ciò per cui io impazzisco mentre io sono qui in guerriglia con le stramaledette zanzare.
Vorrei essere con lei.
Credo tuttavia lo vorrei anche se qui non ci fossero le zanzare e lei non fosse immersa in un ambiente che ai miei occhi potrebbe ricordare l’immaginario paradisiaco.

Pur di non studiare

Non ho per nulla voglia di studiare.
Sono stanco ed annoiato e quindi provo a scrivere un po’ qui e vedere se mi torna l’ispirazione per tornare sui libri. In sottofondo mi accompagna “Under the Radar” dei Grade, gran bel CD per altro, e il ventilatore è azionato a velocità Schumacher nel tentativo di alleviare un po’ della calura che fa il suo ingresso dalla finestra di camera mia.
Questa è la mia situazione e riassumerla ha occupato solo qualche riga. Serve un argomento di cui scrivere se voglio tenere la patologia lontana ancora per qulache minuto. Al momento me ne vengono due, uno più serio ed il secondo nettamente più frivolo. L’idea è di iniziare da quello serio e chiudere poi in leggerezza.
Ho compilato e inviato il “modello unico” per la dichiarazione dei redditi in seguito a quest’anno di lavoro. Tra cinque anni lo stato mi restituirà i settecento euri che si è tenuto indebitamente dai miei stipendi e che, vista la totalità del mio introito e la fascia in cui si colloca, non avrebbe dovuto prendersi. Superato l’ingenuo stupore dovuto all’apprendere che il fisco trattiene preventivamente una percentuale di guadagni che verificherà se dover tenere o eventualmente restituire negli anni a seguire, solo dopo che il malcapitato l’abbia versata nelle sue tasche, mi sono soffermato a riflettere su un particolare: l’ottopermille. Credo si scriva proprio così, tutto attaccato, come si pronuncia quando se ne parla tra amici. Effettivamente non mi ero mai posto il problema di scegliere chi omaggiare dello 0,8% dei miei sudati risparmi fino ad oggi, anche perchè non avevo mai avuto sudati risparmi di sorta. Arrivato al capitoletto specifico la mia ferma convinzione era di devolvere questa somma a qualcuno che ne avesse realmente bisogno, evitando possibilmente di donarlo alla Chiesa Cattolica. Questo non perchè io non rispetti la previa citata istituzione, quanto perchè ritenevo e ritengo tutt’ora che da laico mi sarebbe spettata la possibilità di fare questa “beneficienza forzata” presso le casse di Telethon, Emergency, della Croce Rossa, dei Pompieri, della LILA, dell’AVIS e via dicendo di tutti i possibili enti socialmente impegnati che l’italia possiede. Invece no. Ecco l’elenco delle possibilità:
– Stato
– Chiesa Cattolica
– Unione Chiese Cristiane Avventiste del 7° giorno
– Assemblea di Dio in Italia
– Unione delle Chiese Metodiste e Valdesi
– Chiesa Evangelica Luterana in Italia
– Unione Comunità Ebraiche in Italia
Ora, passi anche il fatto che lo stato debba obbligarmi a liberarmi di una parte dei miei guadagni in favore di enti che possono fare del bene nella società in cui vivo, trovo tuttavia assurdo limitare questi possibili versamenti extrastatali ad alcune rappresentanze religiose. Innanzi tutto cosa significa darli allo stato? Per cosa li userà? Se per gli ospedali, le scuole, gli ospizi sono ben lieto di darglieli, ma dove posso trovare le indicazioni ed i progetti per cui lo stato stanzia i fondi dell’otto per mille? Per quel che ne so potrebbe usarli per finanziare l’esercito e questa cosa mi andrebbe già molto meno bene.
Nel dubbio, passo oltre.
L’idea che anche solo un’esigua parte dei miei soldi vada nelle casse di chiese come la “mia” parrocchia a Brugherio (la S. Paolo di piazza Don Camagni) mi da il nervoso. Mai vorrei finanziare una comunità religiosa settaria, che distingue credenti di serie A e di serie B certamente non in base alla fede. Tuttavia ammetto che l’italia è piena di parrocchie che tolgono i ragazzini dalla strada, che aiutano chi ne ha bisogno e che svolgono mansioni socialmente validissime che finanziare non può che essere un bene.
Dilemma.
Tralasciando le altre comunità elencate (tra cui spicca l’Assemblea di Dio. E’ lecito chiedersi chi siano?) per totale assenza di motivazioni che possano spingermi a finanziarle, per questa volta ho deciso di dare il tutto alla Chiesa Cattolica, sperando che finisca nelle mani di chi ne fa buon uso. Il mio approccio è lo stesso del fuciliere del plotone d’esecuzione che spara sperando che sia proprio il suo fucile l’unico caricato a salve. Ultima nota, goliardica ma nemmeno troppo: se fossi rappresentante della Comunità Italiana Buddisti mi seccherebbe alquanto non beccarmi lo 0,8% degli introiti di Baggio solo perchè la mia religione per lo Stato Italiano non è abbastanza meritevole di attenzioni.
Il secondo argomento, quello frivolo, riguarda il mio kilt scozzese. Ho deciso di farmelo da me perchè comprarlo in loco potrebbe essere dispendioso. Il necessario consta di tartan economico 1,5mX2m (il cui colore è ancora da definirsi), poco materiale di merceria come filo e bottoni, una sarta (ruolo occupato con entusiasmo dalla Kla) e un po’ di lavoro. Inoltre, per darmi un aspetto ancora più elegante, rivestirò con parte del medesimo tartan le spalline del mio Eastpack.
Se non mi arrestano sceso dall’aereo, sarà una gran vacanza