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Marzo 2006

La realtà

Oggi, intorno alle 12.43, ho potuto osservare l’eclissi.
Questa cosa mi ha permesso di soffermarmi a riflettere su alcuni aspetti della realtà che spesso non valorizzo come vorrei.
Il fenomeno in se non è stato poi così eccezionale.
Ammetto, mi è piaciuto.
La cosa che mi ha realmente affascinato però è stato il blu del cielo.
Non capita spesso di vedere il cielo di Milano blu come lo era oggi.
Veramente strepitoso.
Il sole, il sereno, l’aria del temporale appena andato via, un buon cd in auto a volume discretamente alto e il non trovare il buio all’uscita del laboratorio, sebbene l’ora sia quella di cena: queste cose che all’occhio di molti possono sembrare sciocchezze, oggi mi hanno riempito il cuore.
Eclissi
* Il cielo attraverso una pellicola.

“Andrà tutto bene, fidati.”

Ooooooh – stop!

With your feet in the air and your head on the ground
Try this trick and spin it, yeah
Your head will collapse
But there’s nothing in it
And you’ll ask yourself

Where is my mind?

Way out in the water
See it swimmin’

I was swimmin’ in the Carribean
Animals were hiding behind the rocks
Except the little fish
But they told me, he swears
Tryin’ to talk to me to me to me

Where is my mind?

Way out in the water
See it swimmin’?

With your feet in the air and your head on the ground
Try this trick and spin it, yeah
Your head will collapse
If there’s nothing in it
And you’ll ask yourself

Where is my mind?

Ooooh

With your feet in the air and your head on the ground

Ooooh

Try this trick and spin it, yeah

Ooooh Ooooh

Parentesi

Andare al cinema è stata una cosa molto piacevole.
Una parentesi nella consuetudine.
Non sono un appassionato, ma vedere un film è sicuramente un’attività che apprezzo. Fosse per me ci andrei molto più spesso di quanto in realtà faccio, ma questo non è possibile perchè nel week-end nessuno vuole mai andarci e 7.70 Euri per una serata infrasettimanale non sono certo pochi.
Sta di fatto che l’idea che ho buttato lì questa sera è stata raccolta e così siamo andati al Warner Village alla ricerca di qualcosa che si potesse guardare.
Le alternative rimaste ad un primo screaning degli spettacoli sono state “V per Vendetta”, “Crush” e “Doom”.
Personalmente il mio tifo andava tutto per il primo, mentre Missa spalleggiava caldamente il film di The Rock. Gli altri tre erano piuttosto incerti, non fosse per la leggera simpatia di Simo nei confronti di Crush. Sta di fatto che si è optato per la pellicola dei Wachowski, credo più che altro per scongiurare la possibilità di trovarsi di fronte a Doom.
Il film, a mio parere, non è affatto male.
Chi ne ha curato la fotografia ha fatto un gran lavoro.
A voler essere sinceri, mi è proprio piaciuto.
C’è qualcosa di brutto però in questa cosa, poichè le tematiche affrontate sono tutt’altro che di facile approccio. Più volte durante la visione mi sono trovato a pensare quanto fosse sbagliato apprezzare le cose che stavo apprezzando nel guardarlo. E’ stata una sensazione strana.
Adesso come adesso mi sento proprio di consigliarlo.
Credo faccia molto più riflettere di quel che potrebbe sembrare.
Una citazione:
“I popoli non dovrebbero temere il propro governo. I governi dovrebbero temere i popoli.”
A me, questa cosa, spaventa alquanto.

Domenica sera

Scrivere sul blog sta diventando difficile.
Non ho mai tempo.
In realtà non ho neanche troppa voglia perchè si tratterebbe di parlare sempre delle stesse cose, quelle di cui è composta la mia vita. Non essendo io ultimamente particolarmente eccitato dal viverle, cerco di evitare di soffermarmi a rifletterci sopra ulteriormente per descriverle su queste pagine. Il risultato è che sto perdendo costanza nell’aggiornare questo mio blog e questo non credo sia un bene. Una delle cose migliori del tenere un diario è che permette di analizzare in maniera più lucida le situazioni vissute e quindi forse dovrei farlo più spesso, anche controvoglia.
Ad essere sincero credo che un po’ mi imbarazzi continuare a scrivere deprimenti analisi, perchè qualcuno purtoppo/per fortuna queste righe le legge e questo mi fa sentire vulnerabile.
Anyway, scrivere mi ha sempre fatto bene e quindi è giusto continuare a farlo.
Al contrario di quanto si possa pensare la settimana è stata discretamente densa di avvenimenti che vale la pena raccontare.
Al primo posto nei miei travagliati pensieri c’è come al solito la questione universitaria. In questi giorni, anche alla luce dei risultati che ho ottenuto in lab, alcune premesse su cui si fondava parte significativa del mio progetto di tesi sono cadute. Questo ha chiuso delle porte e ne ha aperte altre. Se c’è una cosa buona in questo stramaledetto lavoro è che anche nel ricominciare da capo si possono trovare moltissimi stimoli dovuti alle intriganti ipotesi che si fanno seduti ad un tavolo e che rendono, sulla carta, ogni nuovo studio potenzialmente rivoluzionario e sicuramente mille volte più interessante di quello che si è stati costretti ad abbandonare. Non credo che chi non ha a che fare con questo ambiente possa capire cosa intendo, ma potrebbe essere solo presunzione.
Sta di fatto che mi sto spaccando la testa in laboratorio come mai prima nel tentativo di cavare il dannato ragno dal suo fetido buco e la cosa mi prosciuga di tutte le energie. Arrivo la sera in uno stato molto simile al coma cerebrale e questo, vien da se, poco si concilia con lo studio.
Questa cosa mi stressa non poco.
Credo di non essere mai stato così nervoso.
Il lavoro mi prende, mi piace, ma mi toglie la capacità di concentrarmi sui pochi esami rimasti e la cosa mi spaventa.
Nella speranza che questo totale assorbimento dal lavoro sia una cosa momentanea, la soluzione che ho cercato di adottare è non pensarci, ma non è facile. Non tanto perchè mi risulti difficile, quanto perchè chi mi sta intorno non fa che parlare di queste cose.
Sempre.
Tutti a dirmi che nel mio lavoro non si guadagna, che si è sfruttati, che farò il borsista a vita e via dicendo. Non è piacevole stare a sentire questi discorsi continuamente, da chiunque, cercando di sembrare superiore e distaccato quando in realtà l’unico desiderio sarebbe alzarsi, bestemmiare e levarsi di torno. Non che queste persone lo facciano per mettermi a disagio, tuttavia forse non si rendono conto che non ho bisogno di essere continuamente sbattuto dentro una realtà da cui cerco, quando posso, di uscire. Questo mi capita anche sentendo i miei amici mentre organizzano il loro viaggio estivo negli States.
Se tutto va come previsto io quest’estate me la passerò qui.
E’ chiaro come sia totalmente egoista e sbagliato anche solo sperare che ne parlino tra loro e non in mia presenza, io per primo non avrei mai la sensibilità di farlo, tuttavia non posso nascondere di vivere piuttosto male questa cosa, nonostante continuino a cercare di coinvolgermi nel progetto. Il loro è un gesto carino e mi fa piacere sapere che mi vorrebbero con loro, tuttavia so che non potrà essere così e, ancor peggio, non posso fare nulla per cambiare le cose.
E’ come se tutto si stesse allontanando da me.
E’ come se mi sentissi tagliato fuori da una relatà che mi aveva sempre avuto come protagonista.
E’ una sensazione orribile.
Comunque sia, anche questo week-end è giunto al termine senza lasciare tracce di se. Come troppo spesso accade non si è fatto nulla che valga la pena ricordare, chiusi nei più insipidi standard che esigono “la birretta” al pub e tutti i restanti clichè. Inizio a capire chi, come Bazzu, cominciava a sentirsi schiacciato dalla cosa. E’ oggettivamente angosciante essere schiavi della routine a 24 anni ed è ancora peggio vedere che molti dei miei amici non se ne accorgano. Arrivare a non avere voglia di uscire è abbastanza emblematico della situazione, soprattutto se a non avere questo desiderio sono io che, in questo momento, necessito di distrazione più che di ossigeno.

Attonito

Da Repubblica.it

Controversa iniziativa del parroco a Castelnuovo di Porto (Roma)
“Denuncia per i politici che hanno dissacrato la Settimana santa”

Domenica delle Palme senza ulivo
“Piccole croci per la par condicio”

ROMA – Niente ulivo benedetto. Don Paolo Perla, parroco della chiesa di Ss. Maria Assunta a Castelnuovo Di Porto, vicino Roma, preferisce celebrare la Domenica delle Palme senza dare adito a malintesi: la festività religiosa che precede di una settimana la Pasqua cade il 9 aprile, giorno di elezioni. L’ulivo, per quanto benedetto, richiama troppo l’Unione.E così il sacerdote ha deciso di bandirlo sostituendolo con piccole croci in nome “della par condicio”. Un’iniziativa che è piaciuta poco a fedeli e abitanti del paesone alle porte di Roma che conta più di settemila abitanti.

In una lettera ai parrocchiani distribuita ieri dopo la messa delle 11:30, don Paolo ha spiegato che si rifiuterà di benedire i rametti di ulivo “in nome della par condicio”, così come i rami di palme “per non dare l’idea che ci stiamo convertendo agli arabi” e che farà deviare la tradizionale processione per le vie del paese “per non farla passare di fronte ai seggi elettorali”.

Una lettera che, nelle intenzioni del parroco romano, “vuole essere una denuncia e una provocazione per gli uomini politici italiani di oggi che senza colpo ferire ci hanno dissacrato la Settimana Santa e anche per tutti noi cristiani, vescovi compresi, che sonnolenti non ci accorgiamo più di niente. I musulmani per un fatto del genere avrebbero incendiato il Quirinale”.

Il vescovo di Porto Santa Rufina, monsignor Gino Reali, ha “apprezzato le finalità dell’iniziativa che è quella di aiutare la gente a riflettere in modo sereno su quest’impegnativo momento”. E ha aggiunto che le piccole croci benedette da don Perla saranno “fatte con rametti d’ulivo”. “Il parroco – spiega monsignor Reali – con quella che appare una provocazione voleva solo far riflettere sui momenti più significativi per la fede della maggioranza degli italiani. Far coincidere la data delle elezioni, il 9 aprile, con la domenica delle Palme a molti è parsa una mancanza di rispetto”.

Ma dal mondo politico locale è arrivato un secco “no” all’iniziativa del parroco. Il sindaco di Castelnuovo Massimo Lucchese dice di capire “il significato del gesto ma di non condividerne la forma”. “Non c’è nessuna correlazione – ha precisato Lucchese – tra il simbolo religioso e quello politico. I fedeli lo sanno bene”.
Assolutamente contrario alla presa di posizione di Don Perla è invece il vicesindaco di Castelnuovo Alberico Guadagnoli che ha definito l’iniziativa del parroco “del tutto personale”.

Anche l’altra parrocchia di Castelnuovo di Porto, la chiesa di Santa Lucia, non si è lasciata coinvolgere dalla decisione di Don Perla, rimanendo fedele alla tradizione religiosa. “Qui le palme le benediremo perché lo prevede la liturgia – assicura il viceparroco – Non riteniamo che ci sia alcun collegamento tra religione e politica”.

E così la pensano anche molti abitanti di Castelnuovo. “Ma stiamo scherzando? E’ una follia, è una pazzia. La politica è la politica. La religione è un’altra cosa” reagisce Daniela. “E’ una trovata controproducente” per la religione” dice Angelo, convinto che la decisione di Don Perla “invece di mettere in primo piano la sacralità dell’evento, mette in luce soltanto le elezioni politiche”. Tra i tanti ‘no’ al gesto provocatorio del parroco anti-palme, arriva, da parte di un’insegnante della scuola materna comunale di Castelnuovo, anche un sostegno: “Non sta affatto prendendo una posizione politica come si potrebbe pensare – afferma – ma sta solo mettendo al centro dell’attenzione di tutti noi la religione e il suo simbolo: la croce”.

(13 marzo 2006)

In sintesi

Grazie.
Who is Aui?
*Here I stand, take my hand and I’ll try to understand you right
the best way I can, cause after all I am your friend.

Eppur si muove

Finalmente, dopo innumerevoli tentativi, il lavoro in laboratorio ha dato i primi risultati.
Ero piuttosto euforico mentre li leggevo.
Tra le altre cose Victor, il luminometro, comunica i risultati facendo trepidare l’attesa come neanche Amadeus saprebbe fare. La schermata del software infatti è una griglia grigia da 24 campi. Quando si da lo start alla misurazione dal corpo dello strumento iniziano a provenire sinistri rumori per una ventina di secondi.
Poi silenzio.
Assoluto silenzio per un tempo che non saprei stimare, in cui fisso il monitor in attesa che il campo correlato al campione misurato si illumini del colore corrispondente al risultato, in base ad una scala progressiva che va dal blu al rosso. Più si è vicini al rosso, più il valore letto è alto.
Più il valore è alto, più la trasfezione delle cellule è andata bene.
Quando d’improvviso compare il colore è quindi un piccolo shock cui segue delusione od euforia in base alla natura del risultato.
Oggi ampio spazio all’euforia.
Marzo è iniziato sotto una luce diversa, sia dal punto di vista dell’umore personale che del contesto in cui vivo.
Segnale importante è per esempio il momento “revival” che sto vivendo nell’ambito degli ascolti musicali. Ascoltando il consiglio prezioso di Bazzu ho ripreso in mano tutti quei dischi targati anni novanta, capaci di recuperare il buon umore anche fosse sepolto nelle viscere del mio subconscio. La scelta degli ultimi “Disco del Momento” ne è una chiara dimostrazione.
Ci sono molte altre cose di cui vorrei parlare, che in questi giorni stanno al centro dei miei pensieri: l’avvicinarsi delle politiche, l’organizzazione della trasferta per i Fenix TX, le cose che ho appreso rispetto al mondo della ricerca e che mi lasciano profondamente perplesso o le ultime dal mondo del calcio.
Tutti questi discorsi però presupporrebbero voglia e tempo di scrivere ancora molto ed io sono piuttosto a corto di entrambi.
Chiudo quindi con due annotazioni.
La prima è che ho molto apprezzato il film “L’uomo perfetto”, eccezion fatta forse per il finale un po’ frettoloso.
La seconda è che la festa della donna è l’esemplificazione massima di come la specie femminile sia imbattibile in fatto di misoginia e [auto]discriminazione. Personalmente faccio fatica a comprendere chi ha bisogno di un giorno dedicato in cui fare bambinate patetiche in nome di assurde dichiarazioni di indipendenza. Faccio fatica a comprendere il perchè la donna possa accontentarsi di un giorno l’anno.
Faccio molta fatica a comprendere perchè basti una ricorrenza squallida a lavare le coscienze per gesti che altrimenti, nella restante parte dell’anno, la donna avrebbe vergogna di raccontare (non parlo dei California Dream Men, sia chiaro).
Forse sono maschilista.
Sicuramente sono antifemminista convinto e radicato.
Probabilmente mi da solamente fastidio l’ennesima dimostrazione di ignoranza della società in cui vivo.

Di nuovo qui

Mi è servito un po’ prima di riuscire a riavvicinarmi a questo blog e trovare le migliori intenzioni per scrivere qualcosa.
Una settimana.
Sette giorni.
Centosessantotto ore in cui non è successo niente di eclatante, se non il fatto che il mio umore si sia ristabilito.
Ho lavorato molto, creando le basi per degli esperimenti che forse mi daranno qualche risultato, o forse non porteranno a nulla. Di sicuro porteranno altro lavoro e questo non è male perchè lavorare mi piace.
Ho appena speso quattro degli otto buoni FNAC che mi sono stati regalati a natale per comprare “What it is to burn” dei Finch (R.I.P.), il quarto CD originale che ho acquistato in questo 2006. Mi è sempre piaciuto acquistare i dischi, anche se ultimamente grazie a/a causa di internet questa operazione era caduta in totale disuso. Con l’arrivo di questi buoni ho però deciso di comprare tutti quei dischi che, per quello che hanno significato o significano tutt’ora per me, devo assolutamente avere in formato non pirata. I prossimi della lista sono indiscutibilmente “Blue Skies, Broken Hearts… Next 12 Exits” degli Ataris e “Smash” degli Offspring, entrambi intramontabili.
Ora vado a vedere l’ennesima brutta partita del Milan e poi al Teatro, con Simo, Peich, Missa e Odri, per mangiare la casöla accompagnata da del vino che spero essere in quantità non eccessiva.
Conoscendo Odri ed il “vecchio” del Teatro, ne dubito.