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Novembre 2006

Google Hit List [Novembre 2006]

E’ vero che non ho assolutamente tempo di aggiornare il blog, ultimamente, ma questo non mi autorizza a privarlo dell’immancabile classifica di fine mese.
Volendo come al solito fare un breve commento sulle ricerche che conducono qui devo dire che questa volta sono rimasto abbastanza agghiacciato da alcune di queste.
Oltre alle foto di persone menomate, che ho inserito in classifica ritenendola ironica, qualcuno ha cercato “diapositive di malati terminali”. Non voglio sapere perchè qualcuno dovrebbe mai cercare diapositive di malati terminali, la cosa mi raccapriccia, tuttavia questo mi da modo di fare una veloce riflessione su quello che è internet.
Internet è lo specchio della malattia dell’uomo.
L’altro giorno ho avuto la brillante idea di cercare su yahoo immagini “Suicide Girls”.
Quello che cercavo erano semplicemente le nuove pin-up, quelle ragazze ipertatuate e pirsate (nell’80% dei casi orribili) che giocano a fare le dive e sono tanto di moda ultimamente.
Non è quello che ho trovato, con mio sommo disgusto.
Vorrei realmente sapere chi e perchè mette certe cose su internet.
Ecco la classifica.

1 – brugherio comunità gesù vivo
2 – volti da fotografia con poser
3 – “capodanno estremo”
4 – foto persone molto menomate
5 – adesivi animali cinghiale
6 – come fare una buon concerto
7 – lavoro litigare con “la figlia del capo”
8 – gamba ingessata pesante
9 – taizee
10 – probabile

Nel tunnel

Ebbene sì, sono entrato nel tunnel di Myspace.
Non mi è mai interessato avere un “miospazio” oltre a questo blog, tuttavia ci sono eventi per cui vale la pena mettere in discussione anche i principi più saldi e ferrei.
Tornano i Murder, We Wrote.
Per quella che è sicuramente la reunion dell’anno vale la pena di abbassarsi all’utilizzo di uno spazio web che non ha mai destato in me particolari simpatie.
Lo trovo utile solo perchè permette di ascoltare un sacco di musica, tuttavia questo non compenserà mai il fatto che abbia una grafica realmente ripugnante.
Ora però ci sono pure io e quindi tanto vale cercare di utilizzarlo nel modo più poser possibile.
Nel piano di battaglia c’è come prima cosa l’aggiungere alla lista degli amici tutti i gruppi musicali che conosco e che hanno uno spazio lì.
Come seconda, procurarmi la maglietta “Tom is not my friend” tanto in voga negli states.
Chiudo saltando di palo in frasca e regalando una personale standing ovation ad Alex Zanardi, a mio parere uno degli uomini più grandi della storia dello sport.

Perchè non vado a dormire invece di stare al PC?

Certo che uno, almeno in casa propria, dovrebbe poter guardare il telegiornale e dire la propria senza venire additato come il peggior delinquente del mondo.
Sarebbe bello, almeno.
Sarebbe anche il caso di smetterla di chiedersi come mai un ragazzo voglia avere una propria vita da solo a 25 anni, senza una lira e senza certezze.
“Ma cosa ti manca?”
“Ti diamo così fastidio?”
Domande fuori luogo, perhè le risposte sono ovviamente “Nulla.” e “No.”.
Questo non vuol dire che allora si possa andare avanti così per sempre.
Io l’ho capito e credo pagherò questa mia consapevolezza a caro prezzo nei prossimi anni.
Ora è il caso che venga fatto lo sforzo di comprendere anche dall’altra parte.
Non nego di pensare spesso al fatto che questa possa essere solo un’esigenza dettata dall’essere un giovane viziato.
Quando uno ha un’esigenza e nessuna certezza di poterla soddisfare, tuttavia, diventa difficile focalizzarsi sul perchè la si ha, mentre rimane molto più semplice sbattere la testa sulle miriadi di problematiche che si frappongono fra se e l’obbiettivo.
Perchè, alle 2.17, sto scrivendo tutto questo?
Perchè è due notti che non dormo causa sogni agitati e convulsi e quindi tanto vale stare al monitor e buttare me stesso in frasi ancora per un po’.
Perchè come sempre scrivere dei problemi è molto più semplice che parlarne.
Perchè sono esasperato dallo stress, dall’angoscia dell’ultimo esame e di una tesi che nessuno sa se mai riuscirò a finire e dal continuo scorticarmi traendone insano piacere.
Spero, conscio di illudermi, che tutto questo possa per un po’ sparire e lasciarmi a riposare come da mesi ormai non sono più in grado di essere: tranquilo.
Vorrei starmene in piedi sotto il diluvio dei miei problemi e sentirmeli scorrere addosso senza che possano bagnarmi.
Quel che accade invece è che sento l’acqua filtrare da ovunque attraverso i vestiti e la pelle, scivolando fino alle ossa e, cosa ancora peggiore, rifletto su come quello che a me pare essere uno tsunami dall’esterno appaia tutalpiù come una pioggerella primaverile.
Pagherei per dormire per due settimane e svegliarmi senza l’ansia di aver perso tempo, ma anzi con la gioia di averlo guadagnato.
Sospiro.
Era un po’ che non lasciavo libero sfogo ai pensieri e, come sempre accade dopo averlo fatto, sono decisamente pentito di averlo fatto.
Sono io, schiavo dell’idea che terzi possano farsi di tutto questo.
Domani però mi attendono le visite mediche per il proseguo dell’attività in laboratorio, comprese di test per l’HIV di cui ignoro uno scopo che non sia discriminatorio, altre ore passate a leggere “tecniche e legislazione” tentando di ricordare anche solo qualcosa ed una nuova giornata in laboratorio.
Domani l’idea che terzi potrebbero farsi di tutto questo non troverà spazio nelle mie preoccupazioni quindi è bene che ne esca anche ora.
Chiudo ringraziando le persone con cui sono uscito questa sera per l’ottima serata che mi hanno fatto trascorrere.
Ora spero di mettere insieme almeno quattro ore di sonno.

Attento, Uomo Radioattivo!

Oggi sono stato introdotto all’utilizzo di sostanze radioattive.
Ho lavorato per tutto il pomeriggio con UTP*, ovvero marcato con fosforo 32, in quella parte del laboratorio nota come camera calda.
Probabilmente si chiama così perchè con camice, copriscarpe e due paia di guanti lì dentro pare di stare in una sauna.
Tra le persone con cui lavoro esistono due tipologie di approccio alla questione “radioattivo”.
Alcuni non se ne curano, altri ne sono terrorizzati.
Io faccio parte della prima categoria, convinto però che prima o poi l’aver lavorato con tutti questi reagenti tossici darà i suoi effetti.
D’altra parte questo è ampiamente tenuto in considerazione nel fatto che un ricercatore lavori per massimo mille euro al mese, rigorosamente a tempo determinato e per di più senza la benchè minima previdenza sociale.
Credo che il problema stia nel fatto che chi si avvicina a questo tipo di professione lo fa perchè vorrebbe nel suo piccolo poter essere utile.
Sicuramente lavorare tanto prendendo poco e senza l’ardire di avere una pensione in futuro o una minima tutela se dovesse ritrovarsi un giorno malto magari della stessa malattia che per anni ha cercato di combattere, è un bel modo di essere utile a qualcuno.
A chi se ne approfitta.

Gnocco fritto

Ero partito con lo scrivere un resoconto della serata di ieri sera, ma poi non mi piaceva e quindi l’ho cancellato.
Non ho neanche intenzione di riprovarci, perchè un po’ sono stufo di riempire questo spazio con riassunti di episodi della mia vita.
Una riflessione tuttavia la voglio fare: non ho più l’età per fare certe cose.
Ieri sera ci siamo uccisi.
Abbiamo mangiato talmente tanto che avevo il reale timore potesse venirmi un infarto.
A parte l’abbuffata di gnocco fritto, salumi e zola abbiamo pensato bene di ordinare anche un paio di primi ed un secondo.
Gnocchi coi fagioli, tagliatelle al ragù di lebre e cinghiale in salmì per altro, tutta roba di un certo peso specifico. Persino la cameriera si è lasciata andare ad un: “Cazzo ragazzi…” quando ha compilato le ordinazioni.
Non che poi sia avanzato niente, tolto un po’ di dessert che nessuno voleva e che abbiamo preso solo perchè la cameriera di cui sopra altrimenti ci avrebbe dato dei chiacchieroni, però alla fine della cena i pantaloni abbottonati si contavano sulle dita di una mano.
Il test di ieri è stato sicuramente un buon banco di prova per l’appuntamento con Mafalda ed il suo menù che, a detta di alcuni, sarebbe addirittura “impossibile da finire”. La prestazione piacentina infatti può definirsi buona e questo farebbe ben sperare, ma basterebbe anche solo una fetta di prosciutto in più rispetto a quanto servitoci ieri, per incappare in una clamorosa disfatta.
Comunque vada, è il caso che mia madre compri un’altro barattolo di Brioschi visto che coi due bicchieri di ieri sera ne ho esaurito le scorte.

Non di solo pane vive l’uomo

Se volessi aggiornare il diario di bordo della mia vita oggi, non avrei molto da scrivere.
L’ultimo periodo è stato abbastanza avaro di news e si presterebbe ad una facile sintesi di questo tipo:
– Lavoro: ok
– Università: ok
– Bri: ok
– Amici: ok
– Milan: ko
Non molto da aggiungere.
A questo punto mi prendo un po’ di tempo per parlare di alcuni hobbies cui ho potuto dedicare del tempo ultimamente.
Sono essenzialmente tre, in rigoroso ordine di importanza: musica, cinema e playstation.
Ho sentito un sacco di CD ultimamente, alcuni appena usciti altri più datati, alcuni belli ed alcuni meno belli. Quello che più mi sta appassionando è il primo lavoro dei (+44), disco che non riesco a togliere dal lettore e che quindi lascerò su queste pagine come disco del momento ancora per un po’, anche se con una nuova traccia disponibile in streaming.
Cos’ha di speciale?
Tutto e nulla.
Tutto perchè è bello, a sprazzi è originale, è ben suonato ed è piuttosto vario nel suo insieme. Nulla perchè una volta ripulito dalle velleità elettroniche resta un cd di neo-pop-rock come in giro ce ne sono tanti, anche se a mio avviso spesso meno validi. Nel mio stereo stanno passando molto anche i Saosin con il loro omonimo album di debutto. Anche in questo caso zero innovazione, ma standard molto apprezzabili per le mie orecchie e quindi pollice alto. Stessa premessa vale per “The city Sleeps in Flames” degli Scary Kids Scaring Kids, tuttavia in questo caso la solita solfa mi ha stancato dopo pochi ascolti e quindi il pollice cambia repentinamente posizione. Mi sono preso anche la briga di gettare il muso fuori dal solito contesto, perchè spesso amo cercare nuove sonorità che possano colpirmi positivamente. L’ascolto alternativo è stato così dedicato ad “Oceanic” degli ISIS e al “Greatest Hits” dei Faith no More. In entrambi i casi sono rimasto decisamente deluso, ma credo soprattutto perchè ascolti troppo oltre i miei standard. So che molti mi tacceranno di eresia, ma uno scoglionamento come quello datomi dagli ISIS l’avevo provato solo ascoltando i Tool, il che è tutto dire.
Per chiudere il primo dei tre fronti, mi sono anche dedicato al disco di cartello di questo periodo. Il CD più chiacchierato di questa fine 2006, almeno per il momento, è “The Black Parade” dei My Chemical Romance. Definirlo in una parola è quantomai semplice: vergognoso.
Non credo di poter salvare una traccia, nemmeno il singolone super trasmesso da radio e TV, perchè sentendolo mi viene in mente che i Green Day fecero un lavoro migliore con Minority, estratto del loro peggior album in assoluto.
Credo di aver detto tutto.
Passando al cinema, mi sono tolto la soddisfazione di vedere alcuni film che mi intrigavano da un po’ di tempo.
Forse di alcuni ho già scritto, ma non ricordandomelo farò un breve riepilogo, per punti.
– Match point: siccome tutti mi dicevano di guardare assolutamente un film di Woody Allen, ho scelto questo. Bello. Fino a mezz’ora dalla fine l’ho odiato, ma ai titoli di coda mi sono detto molto soddisfatto.
– Clerks: non ho resistito oltre i quindici minuti.
– Memento: rivisto per caso su Rai Due sere fa. STRE-PI-TO-SO.
– Three Kings: consigliatomi da Orifizio, molto carino. Direi bello, in verità.
– Jerry McGuire: si fa guardare. Niente di che, ma nemmeno brutto.
Ora mi restano da vedere “Munich”, “Syriana” e “Le Relazioni Pericolose”.
Mi piacerebbe andare al cinema a vedere “Babel” e “The Departed”, ma tanto vale rassegnarsi.
Per concludere andiamo all’argomento playstation. Come tutti gli autunni è venuto anche quest’anno il momento di comprare Pro Evolution Soccer, unico motivo per cui in casa mia risiede la console.
Dopo due settimane il giudizio è piuttosto negativo. In primis perchè c’è la Juve nonostante sia in serie B, in secondo luogo perchè lo trovo abbastanza ingiocabile e giocare senza mai vincere alla lunga stanca.
Bene, è pronta la pasta ed è il caso che vada a mangiare altrimenti non esco più e la Bri mi uccide.

Caro Prodi, corri a pagina 153

E’ un po’ di giorni che per radio e televisione continuo a sentire parlare di questa iniziativa della LAV e questo mi da modo di tratare un argomento che già da molto tempo avrei voluto affrontare.
Premetto fin da ora di non essere mai stato e di non essere tutt’ora animalista/vegano/sXe/verde o quant’altro. Da un anno a questa parte tuttavia vivo in un laboratorio di ricerca che lavora anche su modelli animali e questo mi ha permesso di vivere più strettamente a contatto con la problematica di cui voglio andare a parlare, almeno per quanto riguarda la parte inerente a cavie e ricerca scientifica. Non ho idea di cosa il programma elettorale dell’Unione abbia promesso in merito, nella fatidica pagina 153, tuttavia credo che un problema etico morale in questo ambito ci sia. Prima di iniziare il mio progetto di tesi, durante i vari colloqui, ho sempre risposto che non avrei avuto problemi a lavorare con gli animali. La mia inesperienza faceva sì che basassi la mia risposta prettamente sul pensare di non avere problemi alla vista del sangue o delle interiora di un topo.
Adesso, alla stessa domanda, risponderei “sarebbe meglio di no”.
Il cambio di posizione in merito tuttavia non è dettato dall’aver scoperto che non sopporto la vista delle operazioni sugli animali, anzi sono molto “affascinato” quando mi capita di osservare alcuni colleghi che operano i topi, li dissezionano o li perfondono (NdM: trattasi di un operazione piuttosto complessa in cui al topo anestetizzato ed incosciente, viene aperto il torace e mandata in circolo Paraformaldeide al 4% tramite iniezione diretta nel cuore. La “para” è un fissativo che, raggiunti i tessuti, li rende sezionabili ed analizzabili per microscopia. Il topo deve essere vivo al momento della perfusione, perchè viene sfruttata l’azione del muscolo cardiaco per la messa in circolo della “para” stessa, tuttavia è inutile sottolineare che l’animale non sopravvive al trattamento.) perchè le operazioni chirurgiche richiedono una cura ed un abilità notevole. La maggior parte di queste pratiche avvengono su cavie assolutamente anestetizzate, oppure già uccise tramite metodi stabiliti e volti ad annullare la sofferenza sull’animale, come ad esempio la decapitazione o la dislocazione, e quindi a mio avviso il problema etico in questi frangenti non sussiste.
Ben diversa è la questione sulla creazione di modelli animali volti ad esempio a riprodurre la patologia in esame nella cavia. Prendiamo ad esempio animali K.O. in cui il gene responsabile della malattia che si sta cercando di studiare viene tolto dal patrimonio genetico della cavia, portando alla nascita di bestie malate nel tentativo di caratterizzarne il fenotipo (in sostanza gli effetti visibili della malattia) e magari di individuare possibili trattamenti di cura. In questo caso vengono messe al mondo creature anche molto menomate e con gravi disfunzioni che spesso muoiono precocemente e dopo aver passato un’esistenza di sicuro poco piacevole. Assodato che questo tipo di ricerca sugli animali è lecita e di conseguenza ritenuta eticamente valida, a me resta il dubbio di quanto in realtà il tutto mi sembri piuttosto crudele. E’ chiaro che se sul piatto della bilancia viene messa la possibilità di alleviare le sofferenze di tante persone tramite le sofferenze di un topo/coniglio/cane/quant’altro, risulta difficile non essere favorevoli alla cosa. In fin dei conti, cinicamente parlando, è un sacrificio che mi sento pronto a compiere. Però vedere questi piccoli topini (perchè da noi fortunatamente teniamo solo topi) che nascono incapaci di muovere le zampe e che passano la loro breve vita in preda a chissà quali sofferenze non perchè la sfortuna li abbia voluti gambizzare dalla nascita, ma perchè un uomo ha scelto di proposito di farli nascere così è abbastanza brutto.
Anzi no, è proprio orribile.
Purtoppo non ci sono moltissime alternative all’utilizzo degli animali per quanto riguarda la ricerca e quindi non credo si potrà poi fare molto, a meno di decidere di precludere alla scienza la possibilità di salvare delle vite in virtù della certezza della sofferenza delle cavie. Per quanto ci sia pieno in giro di gente che si sciacqua la bocca con frasi fatte sulla tutela degli animali, difficilmente l’uomo, se costretto a scegliere tra la sua vita e quella di un topo, opterà per quella del topo. Forse è anche giusto che sia così, tuttavia mi chiedo come si possa generare un cataclisma su diritti di qualcosa che “non è un essere vivente” ed ignorare invece chi vivente e sofferente lo è davvero.
Forse a Dio non piacciono gli animali.
Più probabilmente risultano solo indifferenti al Vaticano.