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Aprile 2007

Google Hit List [Aprile 2007]

Ultimamente la classifica delle googolate mi delude un po’.
Ha perso un po’ di smalto.

1 – foto negri spacca culo
2 – lepecoso
3 – vivere bene l omossessualita
4 – popoli che vivono allo stato primitivo
5 – cinghiale in salmì in barattolo
6 – cassano d’adda gay
7 – corso fidanzati a brugherio
8 – scuola per ricostruzione unghie monza
9 – brugherio
10 – canzone più bella di di scrubs

Last man standing

Ieri sera un piccolo gruppo di temerari composto da me, la Bri, Aui e Zetter ha deciso di approcciare la sfida alla trilogia del Signore degli Anelli.
Tre film, purtroppo solo il primo ed il terzo in versione extended, visti in rapida successione per avere un quadro completo e definitivo sull’opera cinematografica intenta a riproporre a suo modo l’opera di Tolkien.
La proiezione ha avuto inizio alle 19.00 di Sabato sera e si è conclusa poco dopo le 6.00 di questa mattina, interrotta solo dal cambio dei DVD, momenti in cui ci sì è concessa la possibilità di andare in bagno e di bere qualcosa.
Per reggere fino alla fine mi sono servite tre Redbull ed un caffè, ma in questo modo a tenermi sveglio per la parte finale de “Il Ritorno del Re” è stato il mal di pancia. La vittoria della competizione interna è andata alla Bri, che ha superato l’intero ostacolo somministrandosi unicamente due tazze di te. L’unico ad essersi concesso qualche pisolino è stato Aui, dormiente per la prima metà del secondo e del terzo capitolo della saga.
Devo ammettere che l’opera vista tutta di un fiato acquista un senso che nella visione a puntate non ero riuscito a darle. Prima di ieri infatti, avevo visto i tre episodi singolarmente al cinema, ognuno ad un anno dal precedente. In quella modalità non odiare il film è decisamente impossibile. Stare 3 ore in una sala per vedere “Le Due Torri” non è facile, visto che non succede nulla, il ritmo è lentissimo ed il tutto non ha ne capo ne coda. La visione complessiva invece riesce a coinvolgere abbastanza, anche nei momenti più lenti ed irritanti dei tre episodi. Tutto infatti risulta ben proporzionato all’insieme, cosa che nelle visioni singole non trapela. Cerco di spiegarmi meglio con un esempio. La scalata di Frodo al monte Fato, il calvario su cui è incentrato il terzo episodio, vista al cinema esule dall’intero contesto sembra esasperata nei tempi e nella lentezza, come “tirata per le lunghe”. Ieri invece questa impressione non c’è stata poichè tutto nel film è ben proporzionato. Per concludere quindi devo ammettere di aver rivalutato non poco il Signore degli Anelli, da me sempre considerato un filmaccio. Certamente è assurdo dover utilizzare 11 ore per vedere un film, ma è un’esperienza che vorrei rifare, magari tra un annetto. Per questo motivo credo mi procurerò il maxi cofanetto finale con le tre versioni extended.
Chiudo dicendo che il personaggio migliore della saga è senza dubbio Boromir, l’unico non eccessivamente stereotipato. Il peggiore è senza dubbio Frodo Baggins (aka Frocio Bei Jeans) sempre pronto ad innervosire lo spettatore.
Non posso valutare gli elfi per l’odio raziale che provo nei loro confronti.
Resta l’idea che se l’avessi girato io, in tre ore massimo avrei fatto stare tutto il romanzo.
E frodo sarebbe stato Bruce Willis.

Non sono morto

Non ancora, perlomeno.
Sono tuttavia stato malaticcio, ovviamente proprio a cavallo del dì di festa, per dirla alla Leopardi.
Temperatura corporea di Manq il 24 Aprile alle 22.30: 39° C.
Ecco, forse senza l’aiuto di Rooney sarebbe stata 38 ° C, ma tant’è.
Di passare a casa la festa della liberazione proprio non avevo voglia e così ho comunque deciso di prendere parte alla grigliata organizzata (egregiamente, per altro) da Bazzu in quel di Vimercate. Nella mia testa due tachipirine, quattro o cinque morettoni ghiacciati, un paio di hamburger ben grigliati, qualche lancio di freesbee ed un po’ di vita all’aria aperta avrebbero dovuto costituire un sano e vigoroso rimedio al malanno.
Temperatura corporea di Manq il 25 Aprile alle 16.00 (dopo la grigliata, insomma): 38.5° C.
Come brillantemente previsto, la cura ha dato i suoi frutti. Il problema di questo rimedio sta prettamente nell’impossibilità di perpetrare il trattamento oltre la singola giornata, ovvero nel non poter prendere parte alle 4 grigliate necessarie a riportare la mia temperatura sui 36,5° C. Oggi ho provato con un rimedio sostitutivo, somministrandomi 8 comode ore di lavoro, ma questa volta la situazione non ha subito miglioramenti.
Così, a causa febbre, ho dovuto perdermi il live dei Lagwagon. Nulla di mai visto, per carità, ma pur sempre qualcosa che fa bene agli occhi, alle orecchie e al cuore. Sicuramente dopo la scandalosa prova di Sabato al Rainbow dei Rise Against avrei apprezzato molto. I Rise Against mi hanno rubato 15 euro. Concerto molle, sciapo, suonato male e cantato peggio, incapace di coinvolgere chiunque badi alla musica oltre che ad alzare il pugnetto. Per chi come me ha avuto i Good Riddance, i Rise Against sono decisamente superflui. In versione live, quantomeno, perchè su disco qualcosa la sanno regalare e questo va loro riconosciuto.
Ora però è bene che me ne torni sotto la copertina, perchè stare qui a scrivere mi ha messo freddo.
Il fatto che chiunque intorno a me sia mezzo nudo e imprecante per il caldo da una chiara immagine del mio stato di salute.
Appena starò meglio voglio andare in giro per Brugherio di notte e scattare delle fotografie.

I wanna pull and shoot the N.R.A.

Diventa difficile lasciar passare inosservato, o meglio incommentato, il tragico evento accaduto negli Stati Uniti d’America. Mi riferisco all’ennesima strage avvenuta all’interno di un college per mano di uno studente armato fino ai denti ed intenzionato a farsi finalmente notare dagli altri.
Risulta tuttavia parimenti complicato commentare la dichiarazione dell’NRA (National Rifle Association) secondo cui la tragedia poteva essere evitata se il campus non fosse stato “gun-free”, perchè gli studenti sarebbero potuti essere sufficientemente armati da fermare il loro collega prima che questi uccidesse 33 di loro.
Un quadretto da puro far west, come sottolineava la mia collega Paola oggi.
Non c’è molto da stupirsi, visto che l’associazione di cui sopra è stata presieduta per anni da Charlton Heston.
Certo che sentire in televisione Ferrara appoggiare la tesi dei pistoleri fa riflettere non poco sulla televisione italiana, sul giornalismo italiano, su Ferrara e su tante cose riguardo alle quali riflettevo già a sufficienza senza che mi venisse dato questo ulteriore motivo per farlo.
Probabilmente cercare di limitare l’accesso alle armi da fuoco non è una strategia sufficientemente intelligente per essere presa in considerazione.
Molto più furbo aumentarne la distribuzione in modo da arrivare ad armare ogni singolo cittadino ed autorizzarlo a freddare chiunque intorno a lui abbia intenzioni ostili, comportamenti sospetti, ideologie sovversive, aspetto non conforme agli standard o si ostini a palesare differenze di qualunque tipo con i modelli autorizzati in voga al momento.
Probabilmente solo così si potrà arrivare ad una società perfetta.
Certo potrebbero servire diversi anni ed innumerevoli vittime, ma nessuno pretende di ottenere risultati senza sacrifici.
Tornando al massacro della Virginia Tech, mi stupisce che ancora non siano stati messi sotto accusa i gusti musicali del killer, le sue abitudini ludiche, i suoi gusti sessuali o la sua religione. Sia mai che per una volta un ragazzo che impazisce e trucida diversi suoi coetanei possa essere etero, cristiano, non avezzo ai GdR e fan, chessò, di Robbie Williams. Non credo si saprà mai, tutto ciò che ci è dato sapere di lui è che era di origine coreana.
Meglio ripeterlo.
Era coreano, non americano.
Devo ammettere che dopo essere stato a New York fatico a comprendere come delle persone così gentili possano sopportare una politica tanto rivoltante.
Certo che se ti abbattono sotto il naso due palazzi di dimensioni letteralmente inimmaginabili (io non riuscivo a figurarmi le torri gemelle arrivato in Ground Zero, lì è tutto talmente enorme che immaginare qualcosa di ancora più grande è impossibile) e cominciano a farti avere paura di qualunque cosa ti stia attorno è facile che inizi a perdere il senno.
Indubbiamente gli U.S.A. hanno perso la guerra contro il terrorismo e nessuna bomba sganciata su nessun paese medio orientale potrà lenire la paura che serpeggia in quella nazione.
Se andiamo a guardare a chi questa situazione fa più comodo poi, non servo certo io per dire che è tutta gente senza barba nè turbante che vive ben lontana dalle grotte afghane.
Sto divagando, quindi non è il caso di continuare a scrivere.
Non voglio sembrare uno di quei vecchi che partono per la tangente ogni volta che tentano di affrontare un discorso serio.
Chiudo precisando che il titolo del post è una [dotta] citazione.

Enter Shikari

Meditandoci un po’ il live è stato enorme.
Musicalmente ottimi.
Tecnicamente validi.
Padronanza del palco egregia.
Matti furiosi.
HC tirato intervallato da tesissimi interludi techno.
Ho comprato una finger-light della band, merchandise ufficiale.
Ognuno di loro ne aveva una durante il concerto.
Delle circa cinquanta persone presenti al live, il 100% ne aveva almeno una all’uscita.
Sono anche degli ottimi managers.
La mia è blu e ha tre tipi di luce: intermittente veloce, intermittente lenta e fissa.
Decisamente tamarra.
Ora volo alla ricerca del CD.
Al rientro dal concerto mi sono fermato al Libra con Aledoni e abbiamo incontrato Ciccio.
Abbiamo parlato soprattutto delle nostre esperienze newyorkesi e ne è emersa una sola verità: Starbucks rules.

Call me elettro-hc

Se non scrivo è perchè tutto il tempo che ho da dedicare a questo blog lo uso per sistemare le foto e metterle on-line.
Tutte le pagine fino ad ora prodotte sono accessibili dall’archivio.
Ho aderito alla cieca al concerto degli Enter Shikari propostomi da Aledoni.
Ho aderito perchè me li ha definiti così: elettro-hardcore a due voci.
Dopo aver accettato, mi sono documentato.
Questo video spacca.

Il dannato jet lag mi perseguita

Mi sono svegliato.
Non riesco più a dormire.
Tanto vale sfruttare questo momento per scrivere due righe.
Grazie all’aiuto di Max e di Beo, ho iniziato a lavorare alla sezione foto di questo sito. Ho creato la pagina delle foto di New York, per iniziare a familiarizzare col mezzo. E’ stata un’operazione lunga, ma tutto sommato decisamente semplice. Il problema più grosso è stato scremare le foto per non doverne “uploadare” troppe. Ho deciso che non ritoccherò le foto che pubblicherò in queste sezioni per due essenziali motivi: non ne sono capace e non amo le manipolazioni. A questo punto il difficile sarà creare una pagina in cui ci siano link a tutte le sezioni fotografiche che genererò. L’idea che ho in mente è tutt’ora ampiamente oltre le mie conoscenze informatiche, tuttavia fino a questa mattina lo era anche creare la pagina che ho linkato poc’anzi e quindi è poco logico non essere ottimisti.
Oggi ho ripreso a lavorare e devo ammettere che la vacanza, per quanto fisicamente stancante, ha non poco disteso la mia mente.
Ho ripreso con nuove energie, approcciando un esperimento che fino ad ora non mi è mai venuto. Non so se questa volta le cose andranno diversamente, non credo, però lo spirito è quello dei tempi migliori e questo è già un bel risultato.
Sono quasi alla fine de “Il grande inverno”, secondo libro della saga di R.R. Martin. La faccenda inizia a farsi molto appassionante. Se dovessi esprimere un commento su due piedi direi pollice alto per Tyrion Lannister e pollice verso per Sansa Stark, ma è decisamente presto per formulare delle simpatie. Inoltre vista la facilità con cui i protagonisti muoiono da un momento all’altro, preferirei non affezionarmi a nessuno.
La Bri sul suo blog ha postato una sorta di classifica riassuntiva del viaggio a NY. L’idea mi è piaciuta molto e non è detto che faccia anche io una cosa del genere prossimamente.
La Betta sul suo blog ha postato un link ad un test che ha generato per vedere quanto la gente la conosca veramente. L’idea mi è piaciuta molto e non è detto che faccia anche io una cosa del genere prossimamente.
I post che scrivo di notte sono sempre drasticamente frammentati e sconclusionati.

Back from NY

Eccomi a casa.
I miei sette giorni nella grande mela sono stati fantastici.
Al momento il jet lag mi sta distruggendo quindi andrò a letto senza scrivere molto di quanto è avvenuto oltre oceano.
E’ stato un viaggio perfetto pieno zeppo di imperfezioni.
Un viaggio in cui tutto è andato liscio nonostante milioni di contrattempi.
D’altra parte è di questi continui controsensi che vive NY e quindi se non mi fossi trovato anch’io totalmente immerso in questo clima non potrei certo dire di averla vissuta appieno.
Ancora ho negli occhi immagini incredibili.
Colori incredibili.
Situazioni incredibili.
Persoanggi incredibili.
Tutto si mescola come in una delle opere esposte al MoMA e ciò che ne scaturisce è la gioia di aver fatto questo viaggio esattamente così come l’ho fatto.
Oggi pomeriggio ho guardato la mia parte di foto.
Di alcune di queste sono decisamente fiero.
Una delle mie priorità ora sarà creare una sezione foto su questo sito.
Devo trovare il modo di creare questa benedetta pagina in flash.
Devo decidermi a chiedere al fratello della Bri come abbia creato la sua.
Io la vorrei fare esattamente così, con magari una pagina iniziale tipo questa.
Se ora non vado a dormire però, domani in laboratorio non sarà facile.

Si parte

Avrei voluto scrivere del film 300 dopo averlo visto.
Avrei voluto scrivere del concerto dei Linea 77 di ieri sera al Rolling Stone.
Avrei voluto scrivere di tante cose, ma ormai non c’è più tempo.
Si parte.