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Diario dall’isolamento 2: day 14

A me piacerebbe si riuscisse a salvare il Natale.
Ve la dico così, via il dente e via il dolore, almeno potete inveire senza leggervi tutto quel che segue, che tanto è una posizione indifendibile.
Mi piacerebbe salvare il Natale perché vedo i miei solo su whatsapp da un mese e li vedo ogni giorno più depressi e sconfortati, abbattuti dal peso di giornate tutte uguali e troppo lunghe e vuote per essere sopportabili a tempo indeterminato.
Mi piacerebbe salvarlo per i miei figli a cui manca una parte sostanziale dei loro affetti, da tanto tempo, e ogni sera sono più insofferenti di fronte a quel telefono che cerchiamo di vendergli come soluzione accettabile a tempo indeterminato.
Mi piacerebbe salvarlo per me, perché amo il Natale in famiglia, il pranzo di dieci ore, lo scambio dei regali e non poterlo fare è un’ulteriore spiraglio di luce che viene murato.
Poi ci sono i negozzi, l’economia e tutto quel che ci va appresso, ma di cui egoisticamente non mi interessa poi troppo. Al momento ognuno è legittimamente concentrato sui cazzi propri, credo.
Ad ogni modo io credo che salvare il Natale sia possibile, se si fa lockdown prima. Dieci giorni di reclusione e poi Natale in sicurezza. Chi può lavorare da casa lo fa, chi non può lo paga l’INPS e buone feste a tutti.
Provare a dare alle persone uno spiraglio, una boccata d’ossigeno. Magari però è infattibile, magari “mancano le coperture”, che è sempre buona come motivazione. Sempre verde, come gli abeti.
Non lo so.
Quello che so è che tante, troppe persone si stanno accanendo contro il Natale per potersi accanire contro il prossimo. Una misantropia dilagante per cui gli altri (conoscenti esclusi [a parole, ma sotto sotto pure loro]) sono il problema, la causa di tutte le nostre sfighe. La seconda ondata è arrivata a Ottobre, due mesi dopo Agosto, ma per tutti è colpa delle vacanze e degli stronzi che le hanno fatte fottendosene (non come noi che siamo stati attentissimi).
Forse non riusciremo a salvare il Natale, ma dovremmo provare a salvare noi stessi da quello che stiamo diventando.

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