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The dark knight rises

  • Manq 
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ATTENZIONE. Per quanto immagino che ormai chiunque fosse interessato abbia già visto il film, non essendo io come al solito particolarmente sul pezzo, mi preme chiarire che nel post a seguire potrebbero esserci SPOILER di ogni tipo e modo sul terzo capitolo del Batman di Nolan. Non avendo io ancora scritto il pezzo, non so dire quanti e quanto grossi, ma preferisco tutelarmi a priori.

Nel parlare di questo film, mi piace partire dal titolo.
In lingua originale questo film si chiama “The dark knight rises” e, dopo averlo visto, non posso che sottolineare l’adeguatezza del titolo scelto. Per quasi tre ore infatti si parla del cavaliere oscuro che si rialza, dopo essere stato abbattuto fisicamente o psicologicamente da amici e nemici vari. Il cavaliere oscuro, per chi non lo sapesse, è quel personaggio che di volta in volta interpreta ruoli che vanno dal miliardario egocentrico, al ninja, al super eroe, all’eremita, al filantropo. Bruce Wayne è una delle sue interpretazioni, Batman un’altra, ma contrariamente a quanto si possa pensare, la somma di questi due elementi non ci restituisce il 100% del protagonista. Qui, secondo me, sta uno dei due punti di forza di quest’opera, intesa come trilogia. C’è un percorso umano, tutt’altro che rettilineo, che vuole il nostro cavaliere impegnato nel dare un senso alla sua vita ogni qualvolta le circostanze lo mettano di fronte al fatto che, effettivamente, non tutto gira benissimo. Da qui i continui scivoloni da cui, puntualmente, il nostro eroe si rialza. Intendiamoci, a volte il processo di “rising” è strettamente legato al rimettersi in piedi dopo aver preso talmente tante botte da aver compromesso il fisico, ma le cadute emotive e quelle fisiche si intrecciano così tanto che, nell’allegoria generale, diventano di fatto la stessa cosa. E quindi chissenefotte se il ginocchio marcio non guarisce in otto lunghi anni di nulla in cui ci sarebbero tutto il tempo e i mezzi per farselo fare nuovo, mentre le stesse articolazioni e le vertebre rimescolategli da Bane vanno a posto senza cure in una fossa chissà dove nel mondo in soli tre mesi e con una catastrofe nucleare incombente che mette quella certa pressa. Il film parla di rialzarsi dopo le scoppole e delle motivazioni che portano a farlo. Con la leva giusta ci si può sollevare il mondo. Piaccia o meno, come messaggio, una volta che lo si spalma alla base dell’opera non c’è davvero nulla che fatichi ad incastrarcisi.
Analizzato ciò di cui parla il film, il punto due e vedere come ne parle e secondo il sottoscritto, ne parla bene. La parola parla, in questo caso, andrebbe sottolineata più volte. Il film infatti è un megagigantesco spiegone del concetto di cui sopra, ripetuto in talmente tante salse e circostanze che, davvero, non può non arrivare. Per i più veloci il film può arrivare al ridondante, per i più lenti è comunque chiaro. Dietro al DVD scriveranno “Film per tutti” e vuol dire questo. Infatti ce l’ha in mano uno che non è propriamente noto per lasciar spazio alle interpretazioni, uno che tra un chiarimento in più ed uno in meno sceglie sempre il chiarimento in più.
Prima parlavo dei due grossi meriti di questa trilogia. Uno l’ho spiegato, quindi andiamo al secondo. Non sono uno di quelli che parlerebbe di “realismo” dovendo descrivere questa trilogia. Secondo me c’è solo maggiore spessore nel definire il male. Spessore che viene fuori bene nel primo film, superbamente nel secondo e che segna, secondo me, il vero passo falso di questo terzo round. “Gotham merita un criminale di maggior classe”, direbbe il Joker.
Stringi stringi infatti, qui siamo a livelli infimi di caratterizzazione del villain. La sceneggiatura, parafrasata, sta a livelli di “La figlia di un precedente cattivo vuole vendicarsi di Batman e si fa aiutare da un ex galeotto affetto da pedofilia platonica”. Che. Merda. Insomma, mi infili tutto quel gigantesco sottotesto sul caos, l’indole umana, l’anarchia, il bene attraverso il male, Gotham come unica artefice della salvezza di Gotham e poi brutalizzi tutto con la tipella e il fidanzatino che vogliono vendetta? Ok, io ho capito caro Nolan che qui non volevi togliere spazio e neuroni alla comprensione del cavaliere oscuro che si rialza. La comprendo la necessità di non infilare ulteriori livelli di comprensione che poi, conoscendoti, avresti dovuto passare ore a spiegare. Però dai, esistono le vie di mezzo.
Grande spreco, insomma, delle potenzialità che la Gotham anarchica avrebbe potuto esprimere sullo schermo. Io che settimana scorsa mi son visto il secondo film e che ho ben presenti scene tipo quella dei due traghetti, con sto terzo episodio mi ritrovo in mano pochino.
Ok, queste a grandi linee le mie personalissime letture dell’opera. Ora chiudo con i dettagli.
– Sorpresona Anne Hathaway. Il personaggio viene fuori gran bene, lei mi pare brava brava e per qualche secondo ci si dimentica abbia il sex appeal di un termosifone. Era una delle cose su cui nutrivo più dubbi, direi che se ne esce bene.
– Il discussissimo finale della Firenze smarmellata sponsorizzato Fernet Branca a me non è piaciuto. E non è perchè Batman sopravvive, cosa che stando alla mia lettura sul rialzarsi è unica conclusione possibile, ma per come è messo sullo schermo. Qui secondo me Nolan toppa alla grande. Non passa il messaggio della leggenda che sopravvive all’uomo, dell’importanza del simbolo e della continuità. Questo capitolo doveva essere conclusivo e conclusivo non è, nel momento in cui metà della sala si alza dicendo “mo’ faranno Batman e Robin”. Servivano più palle, serviva una parola FINE scritta grossa così. Quindi ok il bat-segnale ricostruito, ok la statua, ok Robin che scopre la bat-caverna, ok Wayne che sopravvive (ecco, magari omettendo tutta quella parte sul pilota automatico perchè è imbarazzo vero). Tutto giusto. Solo, andava fatto vedere in maniera diversa. Non m’è piaciuto, insomma.
– Ho letto in giro che per molti il film è noioso. Sono due ore e quaranta e a me è passato via facilissimo. Io però non faccio testo, quindi uso il mio solito riferimento: alla Polly non solo è passato di bestia, ma le è pure piaciuto un bel po’. La Polly s’è addormentata durante The Avengers. Quindi no, non credo si possa definire noioso. Poi certo, dura come il secondo e succedono un terzo delle cose, ma questa è un’altra faccenda. Io alla fine mi son chiesto come fossero passate due ore e quaranta visto che succedeva poco e un cazzo, ma durante il film non ho mai pensato, neanche per un minuto, “che palle”.
– Io non so nulla di cinema a livello tecnico, sono semplice fruitore, quindi magari dico ovvietà. Però una delle cose più fighe di questo film è l’uso dei silenzi unito all’assenza di musiche in molte scene in cui, di solito, la musica troneggia. A me l’effetto che ne esce è piaciuto notevolmente.
Ok, questo direi che è quanto ho da dire riguardo a “Il ritorno del cavaliere oscuro”. Altre recensioni belle, che dicono a volte cose diverse ed altre le stesse, ma dette meglio, sono questa, questa e questa. Ah, c’è anche questa.
Per il sottoscritto non il film dell’anno, ma sicuramente una cosa che non fa male vedere.

“Rest in pieces”

  • Manq 
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Premessa:
Se vai al cinema a vedere “The Expendables 2” e non esci con il cazzo sotto il mento ci sono un problema e due possibili spiegazioni.
Il problema non serve nemmeno esplicitarlo.
Le due spiegazioni sono che o ho qualcosa che non va io, o ha qualcosa che non va il film.
Nel primo caso, che considerato il film in questione non mi sento di escludere, da scrivere rimarrebbe poco quindi provo ad ipotizzare quali possono essere le motivazioni alla base di un ipotetico scenario B.
Prima di tutto però, è doveroso avere chiarissimo ciò di cui stiamo parlando:

Il mio discutibilissimo parere:
A me il primo Expendables era piaciuto parecchio. E vorrei vedere. Prima della visione di sta sera quindi io e Bazzu eravamo fuori dall’Arcadia di Melzo ed era tutto un “E’ resuscitato il film d’azione”, basandoci unicamente su due principi di cui il primo è proprio che nel film di partenza tutto funzionava e il secondo è che l’unica cosa nota del sequel era l’averci messo ancora più gente grossa. E invece, paradossalmente, l’equilibrio si spacca e ti ritrovi a pensare che, col cast della foto qui sopra, è possibile fare qualcosa di meglio. E lì tutto inizia ad andare a rotoli, ti senti sporco che più sporco non si può e hai bisogno di giustificare ogni due righe il tuo non essere convinto.
Che poi è quello eh, perchè non puoi scrivere “non mi è piaciuto” parlando di un film come The Expendables 2. Bastano i primi quindici minuti, con tutto che esplode e/o sanguina (non necessariamente nell’ordine) e tu sei lì che leggi le varie scritte sui tank e hai già tutto il sangue convogliato in un’unica parte del corpo. [SPOILER: non è il cervello]. Poi i conti però iniziano a non tornare. Lungi da me dire che tutto vada a rotoli eh, perchè le due scazzottate finali son roba grossissima, ma ci son cose che onestamente non capisco e che adesso elenco per punti visto che scrivere male di sto film mi sta mettendo a disagio:
– Fai un film in cui Stallone, Shwartzy, Willis e compagnia non fanno che sparare ad ogni cosa si muove. Mi vuoi davvero dire che serve infilarci del fan service? Il film stesso è un cazzo di fan service. Se ci piazzi battute tipo “ti termino” rivolta ad Arnie, “Yippie-Ya-Yee” rivolta a Bruce e compagnia secondo me caghi fuori dalla tazza. Poi oh, Norris che recita uno dei celeberrimi facts m’ha ucciso sul momento, ma a rifletterci boh… no vabbeh dai, quella ci stava, ma per il resto confermo la mia tesi.
– Il punto precedente è parte di un macropunto più ampio: la comicità. Per come la vedo io il film d’azione ha una sola comicità plausibile al suo interno, ovvero quella sarcastico/smargiassa che ha toccato il suo punto massimo con “l’ultimo boyscout”. Se Sly crivella di colpi un tizio e poi gli dice “Rest in pieces” (dio ci salvi dal doppiaggio, davvero squalificante ammesso questa parola esista) io mi gaso e la cosa funziona. A non andare sono invece i momenti da sitcom di cui è infarcito questo film. Un po’ perchè spesso non fanno ridere e tendono al patetico e un po’ perchè dei sessant’enni che fanno il culo al mondo sono un soggetto che è ad un niente dal diventare grottesco. L’autoironia ci sta (bella la battuta alla fine sui pezzi da museo) ed è necessaria nel contesto, ma buttare tutto in vacca no.
– Anche la comicità è parte a sua volta di un terzo macropunto ulteriore: il film. Qui non c’hanno nemmeno tentato di fare un film. E non ci provate a dirmi che anche negli action anni ’80 era così perchè la risposta è “STOCAZZO”. Qui han buttato assieme un po’ di scenette a cazzo di cane, incollate tra loro a volte con lo sputo e a volte nemmeno con quello. Poi è chiaro che se le scene sono di botti, morti e calci in faccia uno magari lo nota meno, ma a voler ben guardare qui ci sono pure un montone di scene inutili incollate tra loro alla cieca e in cui non succede un bel cazzo di niente se non qualche perculata tra Stallone e Statham. Battutine che oltretutto non fanno un cazzo ridere, mannaggia a loro. Non è che mi aspetti un plot lineare e inattaccabile eh, da un film così, ma cazzo almeno il tentativo di tirare in piedi una mezza sceneggiatura secondo me era auspicabile. Nel primo film c’era una trama. Di dieci righe eh, scritte grosse, ma almeno composta di frasi consequenziali e con capo e coda. Qui buio pesto, da sto punto di vista, e ritorno a dire che se fai una cosa del genere devi mettermici talmente tanti schiaffi dentro che non me ne devo accorgere. Cosa che evidentemente non è successa.
Insomma ecco, questi sono i dubbi che ho dopo aver visto il film e che, a costo di ripetermi, uno che vede un film con il cast della foto sopra non dovrebbe avere. Mai. E quindi niente, spero di avere qualcosa io, perchè pensare che “The Expendables 2” non sarà il mio film dell’anno è una roba troppo brutta.

The Avengers: un film con gli schiaffi

Venerdì sera sono andato, finalmente, a vedere The Avengers.
Io non sono un fan dei fumetti Marvel, non ne ho mai letti in realtà, e non sono tantomeno fan dei film che fino ad ora hanno tratto dai vari albi di supereroi. Per contestualizzare: al cinema credo di aver visto solo il Batman con Denny De Vito che fa Penguin e quello con Shwarzy che fa Mr. Freeze (sempre che non si tratti dello stesso film). In home video ho ampliato la mia cultura guardando i primi tre X-men, il primo Spiderman, l’Hulk con Edward Norton e i due Batman di Nolan. Ah, al cinema ho visto pure Watchmen, bellissimo, ma credo non sia una roba del tutto inerente.
Questo il mio background.
Riguardo The Avengers però ho sentito parlare tantissimo e solitamente sono tipo da non restare indifferente ai casi cinematografici di massa. Di conseguenza ho deciso di andare a vedere questo film ignorando bellamente chi fossero Iron Man, Capitan America, Thor, Occhio di Falco (SPOILER: non è Marotta) e la Vedova Nera.
Onestamente ero convinto di sapere solo chi fosse Hulk, perchè con mia nonna da piccolo guardavo un telefilm (ai tempi non si chiamavano serie tv) che ce l’aveva come protagonista. E’ tuttavia evidente che mi sbagliassi, perchè chi è Hulk io l’ho scoperto solo Venerdì.

Ora, viste le premesse e sommate alla mia totale ignoranza tecnica in ambito cinematografico, sono forse la persona meno adatta a scrivere di questo film. Se volete leggere qualcosa di fatto sicuramente meglio potete rivolgervi o a Junkiepop o a i 400 Calci, che è gente preparata.
Io però dico la mia da spettatore che si reca al cinema per vedere un film con i botti e le esplosioni e tonnellate di effettoni speciali e si ritrova di fronte a The Avengers. Il risultato è bocca spalancata, risate, applausi e tantissimo gasamento.
The Avengers infatti è, essenzialmente, un film con gli schiaffi. Tanti. Tantissimi. Tutti si menano con tutti in qualsiasi scena e contesto. Buoni con buoni, cattivi con cattivi, buoni con cattivi. La sequenza finale è un’insieme di pizze gigantesco ambientato in piena Manhattan, già candidata all’oscar come “Miglior attirce non protagonista” nel ruolo della demolita. Si sfonda tutto, senza ritegno e senza troppe remore, con Hulk ancora una volta padrone delle scene e nume tutelare delle mani in faccia. Che ok finchè si è tra simili, ma quando le appone ad una sorta di mega bacherozzo alieno grosso dieci volte lui sono applausi a scena aperta. E ancora non s’è visto tutto, a quel punto lì.
Quindi ok, Hulk capo supremo e dominatore della scena, ma il supporting cast non fa certo schifo. Iron man riesce ad interpretare agevolmente in un unica prova il 98% dei ruoli presenti in Independence Day. Buca solo Liv Tyler, ma per ovvi motivi di appeal sessuale (e solo da un punto di vista maschile, credo). Simpa, tarro e con il cazzo durissimo è quello che tutti pensano essere il protagonista fino a quando arriva Hulk a spiegare come stanno le cose sul serio. Perchè, forse non l’ho ancora detto, ma ad un certo punto dal nulla arriva Hulk. In moto. Secondo me c’è un buco gigantesco nel plot a quel punto del film, ma mentre scorrono quei dieci secondi in cui ti chiedi se davvero il buco c’è e di conseguenza come ci sia finito lì, lui è già verde e sta prendendo a sonori schiaffoni alieni colossali. E allora il dubbio ti passa e te ne fotti ampiamente. Almeno, io ho fatto così.
Dicevamo degli altri comprimari. Capitan America è sicuramente il più sfigato. Dotato dell’elasticità mentale di un talebano e provvisto di solida e massiccia scopa in culo, ad un certo punto fa quasi tenerezza col suo vestitino vintage e i suoi principi morali di sto cazzo. A fine film la Polly mi ha detto che era il suo personaggio preferito. La polly, per metà film, ha dormito (seriously). Ho detto tutto.
Quarto della lista è Thor, il semidio. Un pagliaccio che fa bella figura solo perchè di istinto lo si paragona a Capitan America, nei confronti del quale ha chiaramente una marcia in più. Hulk e Iron man però giocano un altro sport e questo deve saperlo anche lui. Certo che se, in un gruppo di sei, il semidio passa in secondo piano, non è che ti vien tanto da riconoscergli una bella figura, nel film. Ok, sali sul Chrysler building e attizzi fulmini a destra e a manca, ma quello verde sta già parcheggiando le cinque dita sui musi alieni da un po’ e dei fulmini nessuno in sala si cura più. Anzi, si ride quando Hulk trova due o tre secondi di pausa nella sua opera di devastazione per umiliarti.
Si chiude con i due sfigatz del gruppo, quelli che non hanno neanche il film introduttivo allegato. Una è Vedova Nera, aka Scarlett Johansson, per cui un qualsiasi film introduttivo non porno non avrebbe aggiunto niente alla questione. Ogni volta che la si vede in scena vien solo da pensarla intenta in qualche pratica zozzissima ed è bello che sia così. Non ho neanche capito bene perchè portarla in mezzo al macello, ma credo che sotto sotto tutti volessero semplicemente provarci. Bizzarramente però lei pare avere una simpatia di riguardo nei confronti di Occhio di Falco. Per evitare che a fine film la gente neanche si ricordasse di avercelo visto, gli sceneggiatori si inventano lo stratagemma di farlo giocare coi cattivi per un po’, dove fa anche la figura del crasto. Buon trucco, tutto sommato, anche perchè non è certo l’ultimo dei pirla. Vederlo tirare le frecce con un no look degno del miglior Chris Paul da un certo senso di godimento, nei momenti in cui Hulk non distrugge nessun grattacielo. Se poi, a contorno del contorno, ci sono un Fury arrogantissimo, un Loki più che degno nel ruolo del cattivo, e una portaerei volante invisibile (!!!), beh, è difficile chiedere di più.
Filmone, punto e basta.
La sua unica sfiga è che con tutta probabilità non sarà film dell’anno.

J. Edgar

  • Manq 
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Ieri sera siamo andati a vedere J. Edgar, ultimo film di Clint Eastwood. Film imbarazzante.
Ora, che sarebbe stata una pellicola lenta me lo aspettavo, ma non così. La storia della vita di un cagacazzo (parafrasando Nixon) raccontata più o meno in tempo reale. A questo si aggiunge la personalissima sensazione che il film sia stato montato completamente a caso, con buchi di sceneggiatura notevoli e passaggi temporali indefinibili capaci di rendere confuso il nulla cui si stava assistendo. Di Caprio buono, però mi è piaciuto di più Hammer nel ruolo del suo braccio destro. Secondo me come prova vince su tutti. Unica nota positiva comunque, su un film che a mio avviso ha ben pochi lati positivi.
Mi spiace però, perchè mi aspettavo decisamente di più dal vecchio Clint. Di solito i suoi film non sono male, pur non brillando per ritmo, ma in questo caso la sensazione è di un vero e proprio buco nell’acqua.
Insomma, senza girarci intorno, una cagata.
Fortuna che pomeriggio, su Sky Cinema HD, mi sono sparato “The Expandables”.

Manq’s Awards 2011

Di solito questa cosa delle classifiche la butto fuori gli ultimi giorni dell’anno perchè non voglio perdere neanche un minuto di quelli a disposizione per collezionare materiale, valutare e decidere di conseguenza.
Quest’anno però ho deciso di pubblicare tutto in largo anticipo, convinto del fatto che quasi certamente non vedrò, leggerò o ascolterò nulla di nuovo in queste ultime due settimane. Oltretutto, dal mio rientro in patria non è detto io abbia una connessione internet disponibile nel breve, quindi il tutto rischia di saltare. Certo, potrei scrivere il post e programmarne la pubblicazione per fine anno, ma non vedo l’utilità di attendere sconnessa dalla possibilità di implementare.
Insomma, le classifiche le faccio oggi perchè l’unica cosa che mi premeva era finire un paio di serie TV, cosa che ho fatto.
Ok, il gioco è quello di sempre, quindi bando alle ciance e via con le classifiche, che tra categorie e spieghe di materiale da buttar giù ce n’è in abbondanza.

Migliori dischi
1 – Murder, We Wrote – Life
2 – Thrice – Major/minor
3 – Defeater – Empty days & sleepless nights
4 – Crash of Rhinos – Distal
5 – Face to Face – Laugh now, laugh later
Spiega:
Dal basso. I F2F buttano fuori nel 2011 un disco anni novanta come nulla fosse, come se ad essere fuori posto fossimo noi che siamo andati avanti, e certa arroganza va premiata. I COR fanno più o meno la stessa cosa, ma usando due bassi e centomila linee vocali, quindi step up. I Defeater pubblicano un disco violentissimo ed emozionante dalla prima all’ultima traccia, nonchè l’unica cosa urlata ascoltata quest’anno che non mi sia sembrata inutile. I Thrice sono la miglior band post-hc oggi in circolazione e mettono a referto undici prove documentate che avvalorano questa tesi. I MWW registrano “Falling Down” dopo dieci anni che la aspetto e avrebbero vinto a prescindere contro chiunque.

Peggiori dischi
5 – Blink 182 – Neighborhoods
4 – New Found glory – Radiosurgery
3 – Silverstein – Rescue
2 – Aiden – Some kind of hate / Disguise
1 – Get up kids – There are rules
Speiga:
Dall’alto. Dopo tutto quello che è stato (e che non gli perdonerò mai) nessuno sentiva il bisogno di una reunion, figuriamoci di un disco dei Blink182. Il disco dei NFG non contiene un solo pezzo che si incolli in testa, il che lo priva dell’unico suo possibile significato. I Silverstein hanno semplicemente fatto un disco dei Silverstein e tanto basta. Gli Aiden fanno peggio dei Silverstein perchè addirittura di dischi ne fanno due a distanza di otto mesi e li riempiono pure di cover offensive. I GUK sono stati rapiti dagli alieni e rimpiazzati da dei cloni biorobotici malvagi che, non informati dello scioglimento, hanno buttato fuori un disco raccapricciante facendo crollare la loro copertura e salvando il mondo dalla loro stessa minaccia. Nota a margine: girando per youtube in cerca degli orrendi video per questa categoria ho scoperto “Hoppus on music”, programma di interviste condotto da Mark Hoppus e decisamenete carino. Motivo in più per deprecare la scelta di continuare a fare dischi. Nota a margine 2: Matt Pryor, quello vero, smaschera definitivamente i replicanti.

Migliori libri
Premessa: quest’anno ho letto pochissimo, meno di un libro al mese. Da Novembre mi sono imbarcato in “A Dance with Dragons” in inglese e la cosa si sta rivelando più dura del previsto. Non che io abbia scuse eh.
1 – Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte – Mark Haddon
2 – Belve – Don Winslow
3 – God hates us all – Hank Moody
Spiega:
Dal basso. Io amo Californication e questo libro/tributo dovevo proprio leggerlo, visti questi presupposti poteva essere molto peggio. Don Winslow è il capo. Il libro di Haddon è la cosa più tenera e commuovente che possa portare un uomo a riflettere su condizioni diverse dalla propria.

Peggiori libri
3 – Un po’ più in la sulla destra – Fred Vargas
2 – Cavie – Chuck Palahniuk
1 – American tabloid – James Ellroy
Spiega:
Dall’alto. Il secondo capitolo della trilogia degli evangelisti di Vargas non è all’altezza degli altri due e l’averlo letto per ultimo non lo ha aiutato. Siccome a Palahniuk voglio bene, mi sento in dovere di dirgli che nello specifico ha scritto una cagata. Ellroy non lo commento nemmeno, non avendo superato il traguardo delle cento pagine prima di sassarlo lontano dal mio comodino.

Migliori serie TV
Premessa: anche quest’anno ne ho viste tantissime, molte delle quali ho scoperto in ritardo e ho recuperato in corsa. In questi casi la valutazione non si attiene solo all’ultima serie, ma a tutto il prodotto che per me è di conseguenza interamente targato 2011.
1 – Game of throne stagione 1
2 – Homeland stagione 1
3 – True Blood
4 – How I met your mother
5 – Romanzo criminale
Spiega:
Dal basso. Le storie della magliana sono un vero capolavoro nostrano e vanno segnalate. “HIMYM” l’ho scoperto tardi, ma fa riderissimo (anche nelle ultime controverse stagioni). “True Blood” è LA droga. “Homeland” unisce terrorismo, complotti, follia, e impulsi anti americani e fa recitare il tutto all’attore di Life. “GOT” vince perchè se aprissero delle cliniche per riabilitare i Martin-dipendenti, io sarei il loro paziente incurabile.

Peggiori serie TV
5 – Grey’s Anatomy stagione 7
4 – The wire stagione 1
3 – Dexter stagione 6
2 – Fringe stagione 1
1 – Breaking bad stagione 1
Spiega:
Dall’alto. “Grey’s Anatomy” è sempre uguale a se stessa, quindi fa sempre schifo ed è al momento l’unico lato negativo del mio matrimonio. “The wire” parla di Baltimora e questo legittima il disinteresse. “Dexter” è diventato un “True Blood” che ha la pretesa di non essere affatto come “True Blood” (sì, il link è uno spoilerone enorme, sorry, è che voglio il male per questa serie). “Fringe” è il modo sbagliato di fare fantascienza. “Breaking bad” prende veramente troppo male.

Migliori film
Premessa: quest’anno, a sorpresa, ne ho visti un bel po’. Giusto per dire che per una volta ho potuto scegliere chi escludere dalle classifiche.
1 – Fast Five
2 – Boris il film
3 – RED
4 – Drive
5 – C’è chi dice No!
Spiega:
Dal basso. Da ricercatore precario, mi piace autocommiserarmi, quindi apprezzo film come “C’è chi dice no”. “Drive” è un film assurdo con una colonna sonora epica e delle scene splendide. “RED” mi ha gasato. “Boris il film” riporta il prodotto ai livelli della prima serie. “Fast Five” è, dopo il primo, il migliore della saga.

Peggiori film
5 – Transformer III
4 – True Grit
3 – Machete
2 – Super 8
1 – Pirati dei Caraibi oltre i confini del mondo
Spiega:
Dall’alto: “T3” è meglio del secondo, ma ancora troooooppo lungo per non stracciare i coglioni. “El Grinta” l’ho visto al cinema in lingua originale e non c’ho capito mezza parola, pur cogliendo la trama appieno. “Machete” è peggio del trailer. “Super 8” ricorda al mondo che Spielberg dovrebbe fare il pizzaiolo e che JJ Abrams, a conti fatti, ci prende meno volte di quante scazza. L’ultimo capitolo dei “Pirati dei Caraibi” l’ho mollato dopo venti minuti e mi sento di avergli già concesso troppo.

Miglior concerto
Premessa: quest’anno ho visto solo tre concerti. Tre. Credo non avvenisse dal 1993.
Millencolin @ E-werk (Koeln)
Spiega:
Tutto “Pennybridge pioneers” dal vivo rende. Poi però è saltata corrente.

Peggior concerto
Persiana Jones @ Carroponte (Sesto S. Giovanni)
Spiega:
Spiace dirlo eh, perchè gli ho voluto bene, ma rivisti oggi il giudizio è impietoso.

Ed eccoci quindi alla fine. A scrivere tutto sto post, con tutto che le classifiche fossero praticamente già pronte, ci ho messo delle ore. Il risultato però mi appaga. Ora posso finalmente andare a letto.

Drive

Lo dico subito, sto post arriva fuori tempo massimo e, anche per questo, può facilmente diventare un plagio di molte delle robe che ho letto in giro a riguardo. Lo dico prima, perchè sono una persona onesta.
Giorni fa mi son deciso a guardare Drive proprio dopo aver letto robe varie in giro per la rete. In realtà neanche tanto varie, perchè chi ne parla peggio grida all’equivalente cinematografico della venuta di Gesù, tuttavia ne ho lette diverse e se la statistica significa ancora qualcosa nel mondo del web 2.0 (cosa di cui a volte dubito) ho pensato che potesse valere la pena di approcciare il film in questione.
La prima cosa da sottolinerare è che questo film ha una colonna sonora eclatante. Che poi son tre pezzi eh, ma son tre pezzi TOTALI. Il primo è quello qui in alto, quello che apre il film, quello su cui vanno i titoli rosa shocking ad inizio pellicola. Diciamo che al sottoscritto è bastata la sequenza iniziale con l’intro, il pezzo in questione e quelle scritte assurde per farsi prendere dall’atmosfera. Non saprei dire perchè, ma è un mix che coinvolge subito.
Il resto sono novanta minuti di immagini e poche, pochissime parole.
Adesso ci scrivo sopra due cose, però prima è bene che vi faccia sentire il secondo pezzo della colonna sonora.

Dicevamo dei novanta minuti di immagini. Io di cinema non è che ne capisca poi tanto. Guardo film che ogni tanto mi piacciono ed ogni tanto no, mi piace commentarli e dire la mia, ma tecnicamente ne so ben poco. Forse per questo non posso dire che Drive sia il mio film dell’anno, perchè novanta minuti che paiono novantamila, i tempi dilatatissimi ed i grandi silenzi, a uno come me onestamente dopo un po’ rompono il cazzo. Le immagini son bellissime, la fotografia ha dei colori assurdi (che però dai titoli rosa shocking in poi, è una cosa che t’aspetti), c’è un sacco di pathos (davvero), ma ogni tanto cadono i coglioni.
Detto questo potrei forse dire di cosa parla questo film, ma non sono sicuro di saperlo fare. Il riferimento che viene in mente al volo guardandolo è Grand Theft Auto: macchine rubate, inseguimenti, violenza estrema e, proprio per non far mancare nessuno degli elementi chiave, ad un certo punto pure qualche stripper in topless. Se però dovessi riassumere la trama farei un po’ fatica. Per quello che mi riguarda Drive è la storia di una persona malata che si innamora, ma che resta una persona malata. Lo so che probabilmente non è sta gran lettura critica, ma come dicevo da me non è che possiate aspettarvi altro.
In giro per la rete non si può evitare di imbattersi in qualcuno che parla della scena del bacio, nell’ascensore, ma a me non ha detto tantissimo. La scena successiva, invece, quella con lei che esce dall’ascensore, secondo me è la roba più figa del film.
Ci ho messo dei giorni a decidermi a scrivere un pezzo su Drive, perchè non sapevo cosa dire e come dirlo. Alla fine, rileggendo, si capisce che metà delle cose che ho scritto le avevano già dette altri e meglio e prima di me, mentre l’altra metà probabilmente non sarà condivisibile per nessuno.
Però un post volevo proprio scriverlo, non per altro, ma per avere una scusa per linkare i pezzi della colonna sonora. L’ho già detto che è la roba più GROSSA del film? Lo ribadisco va.

Il post demagogico-populista

A quanto pare, finanziariamente, in giro c’è un gran casino.
La crisi.
Sta cosa della crisi è il fenomeno mediatico più longevo che io ricordi. Ha seppellito guerre, tsunami, terremoti e pandemie varie. Resta sempre lì, in prima pagina, alternando giorni in cui tutti dicono che non c’è o che è finita a giorni in cui dicono che siamo tutti spacciati.
Io, in economia, sono ignorante come una capra. Davvero, non ci capisco nulla. Però mi pare di non essere il solo a vivere la cosa con forse eccessivo distacco.
Insomma, mi pare ci sia un baratro tra il paese reale che vive, produce e consuma, rispetto agli indici di borsa con i loro più e meno.
Non lo so. Sarà che l’altra sera ho visto “Capitalism: a love story” di Michale Moore. Che poi lo so anche io che quel film va preso con le pinze, che racconta una verità e non LA verità e via dicendo, ma mi resta fortissima la percezione di presa in giro costante cui tutti i giorni mi sento sottoposto.
Tipo oggi, Tremonti che si presenta ai giornalisti e dichiara che il metodo migliore per uscire dalla merda è, in sostanza, esasperare i principi che nella merda ci hanno buttato. Mercato ancora più libero, mercato del lavoro ancora più flessibile, tasse sproporzionate alle entrate (che in italia diventano addirittura opzionali per chi supera un certo reddito) e via dicendo. Sarà veramente che non capisco un tubo, però mi pare la tattica di chi usa tequila come anti-sbornia.
Ad ogni modo la situazione che mi dicono essere crollata in questi giorni a me non pareva rosea nemmeno prima. Ricordo addirittura che quando questa storia della crisi è incominciata la gente mi diceva: “Cazzo, non è possibile, non assume più nessuno. Solo contratti a termine, neanche fossimo utensili.” e io, scienziato wannabe, pensavo: “Scusate, ma che cazzo è cambiato? Benvenuti nel mio mondo.”.
Poi però cos’era cambiato l’ho capito guardando in giro e vedendo quante aziende, piccole e grandi, hanno iniziato a marciarci sopra a questa situazione generando un rinculo decisamente più dannoso del colpo che l’ha causato. Di punto in bianco la gente si è sentita in diritto di non pagare i fornitori dicendo che: “Ehhh, c’è la crisi”, oppure di lasciare a casa metà dei dipendenti in cassa integrazione per far fare gli straordinari all’altra metà (che tanto di avere ancora uno stipendio dovevano essere solo che grati). Il capolavoro vero lo facevano quelle aziende che riuscivano a non pagare le tasse, non pagare i fornitori e far pagare allo Stato una parte degli stipendi senza avere il benchè minimo passivo, se non sulle proiezioni di bilancio. Che tradotto vuol dire, faccio il cazzo che mi pare perchè avevo previsto di chiudere a +11% ed invece probabilmente chiuderò a +5%. Sarà la mia ignoranza nel campo, ma a me pare comunque un guadagno chiudere a +5% e se io fossi nella posizione di decidere non lascerei che dipendenti venissero lasciati a casa solo per poter incrementare l’attivo ai livelli delle aspettative.
Mi piacerebbe davvero qualcuno mi spiegasse A) cosa sta succedendo e B) se davvero non c’è modo di evitare che chi ha causato il casino lo incrementi ulteriormente.
Ad ogni modo tutto questo fa da sfondo al mio tentativo di trovare un lavoro. Forse avrei potuto scegliere un momento migliore, o forse no visto che come accennavo per me la situazione è sempre stata una merda. E mi fermo qui, perchè se penso a cosa deve fare uno per ottenere anche solo uno di quegli schifidi contratti, beh, mi viene il voltastomaco. Prima ti pagavano per lavorare. Poi si è passati a farti lavorare gratis. Poi c’è chi ha iniziato a chiederti di pagare per lavorare (viva i master e gli stage a pagamento.). Ora pare che si debba addirittura pagare solo per poter sostenere un colloquio. Lo dico adesso, se dovessi finire sui quotidiani per aver massacrato di pugni in faccia un ventenne laureato in, chessò, filosofia/sociologia/cazzivari che seduto di fronte a me forte della sua laurea triennale pretende con supponenza (perchè son supponenti sti pezzi di merda) di poter valutare le mie capacità nello svolgere il mio lavoro, beh, gradirei mi venissero perlomeno concesse delle attenuanti.
Su tutte l’esasperazione.
Chi non si esaspera invece pare essere la gente che, proprio per via del fatto che questa crisi è immensa sui giornali, ma ancora (sottolineo ANCORA) quasi impalpabile per gran parte della popolazione, se ne resta tranquilla in casa.
Magari smadonna quando legge il menù del risotrante del Senato ed i relativi prezzi, quando si parla di casta e di costi indecorosi della politica, ma ancora non ha la convinzione necessaria a raccogliere i tasselli del proprio parquet o i bulloni della propria cassetta del bricolage e partire per Roma all’idea di lanciarli uno ad uno in faccia alla feccia che esce dal parlamento.
Che poi io spero che quel momento non arrivi mai, perchè inutile girarci intorno: la mia vita è meglio adesso che in un ipotetico scenario da guerra civile o rivoluzione armata che dir si voglia. Però ecco, sarà che l’odio ormai è viscerale, ma un po’ della mia serentià la sacrificherei per vedere i forconi alla gola di un ministro dell’economia che spara le dichiarazioni di oggi.
“Si formula anche l’ipotesi di tagliare gli stipendi dei dipendenti pubblici. Anche questo non è detto debba essere oggetto dell’attività di Governo.”
Sono loro, i dipendenti pubblici di cui si parla?

Machete

Ieri sera, causa impegni di lavoro, mi sono ritrovato a casa in modalità single e ho deciso di sfruttare l’occasione per guardare finalmente Machete di Rober Rodriguez. Per chi non lo sapesse, l’idea di questo film nasce anni fa ai tempi di que capolavoro assoluto che è Grindhouse, in cui appariva come uno dei trailer disseminati nella pellicola. Lo dico giusto per la cronaca: per me Grindhouse resta un film unico composto da Planet Terror, Death Proof e i vari trailer. Solo così ha senso, spezzettarlo come è stato fatto in due film separati secondo me toglie molto all’opera.
Ad ogni modo, il trailer di Machete tra tutti era certamente uno dei più riusciti e così si è deciso di farne un film vero e proprio tenendo comunque al suo interno le scene già presentate nel trailer. L’operazione, lo disco subito, non è particolarmente riuscita. Uno perchè le scene del trailer sembrano davvero incollate dentro al film in maniera spesso troppo evidente, due perchè il tutto poteva essere realizzato molto, ma molto meglio.
Insomma, le trashate attese ci sono tutte, con picchi di genio tipo [SPOILER] lo sbudellamento di un tizio e la fuga dalla finestra del quinto piano usando il di lui apparato digerente a mo di liana [/SPOILER], però il tutto tende a diventare ripetitivo troppo in fretta, togliendo entusiasmo in chi guarda e soprattutto gusto per la possibile sorpresa. Insomma, decisamente molti i passi indietro rispetto a Planet Terror.
Nel finale, non si sa se per goliardia o con reali intenti cinematografici, si apre la porta a due possibili sequel, intitolati con somma genialità “Machete kills” e “Machete kills again”. Wikipedia li presenta come già scritti dal buon Rodriguez e quindi c’è forse da aspettarsi di trovarseli di fronte, prima o poi, auspicandoci che vengano realizzati con un po’ più di cura e, perchè no, creatività anche a livello di trama. Insomma, ci si aspettava qualcosa di meglio da sta baracconata che ritorna sui livelli posticci di roba tipo “C’era una volta in Messico”. Che poi, diciamocelo, è anche lì che sta il genio di Rodriguez. Perchè se io provassi a scrivere film così e proponessi di farli recitare a, chessò, Rober De Niro o Johnny Depp, probabilmente mi internerebbero.
Quindi bravo lui e discorso finito. Ah, certo, se nell’ipotetico film da me scritto ci fosse anche [SPOILER] una donna nuda infingarda che tradisce il protagonista e avvisa i cattivi estraendo da se stessa un cellulare [/SPOILER], beh, altro che manicomio…

Teaser

Giusto perchè il video del mio viaggio di nozze sarà il “Chinese Democracy” dei video amatoriali e giusto perchè non si dica che non ci ho nemmeno provato, ecco una piccola anticipazione di quel che sto facendo.
Lo so, qui di video non c’è nulla, son solo foto, ma questa cosa mi serviva per familiarizzare un po’ coi vari After Effects e Premiere. Il difficile, ovviamente, arriverà adesso.
Ovviamente va visto in HD.

Camera Mask


Il primo film realizzato con la fantastica Camera Mask.
E’ ovviamente un film muto, perchè la Camera Mask non ha microfono, ma come prima prova direi che sono soddisfattissimo.
Alla faccia di chi sosteneva fosse una cagata!