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Film

Una valida alternativa alla TV

Se utilizzata come si deve, Internet è una grande risorsa. Questa sera ad esempio mi sono ritrovato a casa con nulla da fare. La giornata al lavoro è stata letteralmente massacrante e quindi i buoni propositi di studiare l’articolo da presentare Giovedì mattina ai colleghi sono svaniti nonappena messo piede fuori dal laboratorio. Trovare qualcosa di anche vagamente valido da guardare in TV è ormai impossibile e così, dopo aver ascoltato qualche bomba di calcio mercato e aver assistito al divertentissimo siparietto della telefonata di Berlusconi a Ballarò, sono rimasto privo di occupazione. Mi sono così affidato alla rete. Sabato sera scorso ho installato sul mio computer SopCast, un programma di TV streaming che mi ha permesso di guardare i secondi due quarti di Cavs-Pistons dopo che quel vecchio di Simo mi aveva allontanato dalla sua taverna causa sonno. Anche questa sera questo programma si è rivelato quantomai comodo. Spulciando tra i suoi canali infatti ne ho trovato uno che trasmetteva la versione originale di Grindhouse, il film di Rodriguez e Tarantino uscito ad Aprile. Questa versione comprendeva due film, “Planet Terror” di Rodriguez e “Death Proof” di Tarantino, con in più 4 fake trailer di altri improbabili film, la cui regia è stata curata dallo stesso Rodriguez, da Rob Zombie, da Edgar Wright e da Eli Roth. In sostanza la pellicola vuole rappresentare una tipica serata al Drive-In in cui vengono trasmessi B-Movie horror/splatter anni settanta e mi sbilancio subito dicendo che il progetto è riuscito in pieno. Il tutto infatti è realizzato con maestria e dovizia di particolari: c’è l’ effetto rovinato sulle pellicole, c’è lo stile di ripresa dell’epoca, c’è una colonna sonora fatta ad hoc e ci sono perfino chicche come le finte ombre della gente che passa davanti al proiettore e la pellicola che ad un certo punto si inceppa e prende fuoco.
Solo questo varrebbe la visione del film.
La pellicola si apre con il primo trailer: “Machete”, diretto da Rodriguez. E’ bastato questo perchè tutta l’opera si accattivasse le mie simpatie. Una stigmatizzazione perfetta degli action movie anni 70 che personalmente mi ha spaccato dalle risate. A seguire parte il primo lungometraggio: “Planet Terror”, dello stesso Rodriguez. L’opera vuole essere un manifesto del genere splatter e ci riesce al 100% (almeno dal mio profano punto di vista) combinando ondate di sangue palesemente finto a battute demenziali perfette per il contesto. Voto 10 a Rodirguez, quindi per entrambe le sue parti.
A questo punto, prima dell’inizio di “Death Proof”, passano gli altri tre fake trailer: “Werewolf women of the S.S.” di Rob Zombie, “Don’t” di Edgar Wrigh e “Thanksgiving” di Eli Roth.
Il primo ed il terzo sono assolutamente geniali.
Il film si conclude con il secondo lungometraggio, diretto questa volta da Quentin Tarantino. La visione in lingua originale non mi ha permesso di cogliere appieno quello che rende i film di questo regista geniali, ovvero i dialoghi, quindi non mancherò di ripropormelo in italiano quanto prima per poterlo valutare appieno. Posso però dire che Kurt Russell ha dato veramente una grande prova di se.
Dopo aver visto l’intera opera per come era stata pensata non credo sia stata una buona idea quella di spaccarla in due per l’uscita nelle sale. Da quanto ho capito, il film come l’ho visto io è stato un colossale flop ai botteghini americani e questo probabilmente ha protato al cambio di strategia. Il “Death Proof” che gira adesso nei cinema italiani è una versione extended di quello che ho visto io, ma perde i trailer che non credo verranno accorpati nemmeno a “Planet Terror”, quando e se uscirà. Anche li mettessero però, a mio avviso visti separatamente i due episodi perdono di significato, non riuscendo a trasmettere l’idea del tributo a quel certo cinema anni settanta cui tutto ruota attorno.
La speranza è che prima o poi possa uscire un DVD in italiano della versione originale.

Project: WC

A Maggio avevo ripreso un ritmo decisamente buono di pubblicazioni sul blog. La cosa mi faceva molto piacere e speravo di poter insistere su quella strada, eppure è già dieci giorni che non pubblico nulla, classifica delle googolate a parte. Il motivo principale di tutto questo è che sono stato molto impegnato nel fare diverse cose. Tutto ciò riguardo cui avrei voluto scrivere inoltre non mi sembrava fosse così importante da necessitare per forza di cose uno spazio su questo diario, si trattava di faccende del tutto marginali che sarebbero potute essere raccontate in poche righe.
In effetti, già che sono qui a scrivere, potrei anche elencarle prima di passare al tema centrale del discorso.
Lo faccio:
– Ho rivisto American Pie 1 e 2. Definitivi. Credo siano i due film più intelligenti mai girati sui giovani della mia generazione.
– Sulle ali dell’entusiasmo da primi stipendi sto continuando a comprare CD. Il criterio della scelta è di abbinare qualcosa di nuovo, qualcosa che mi ha appassionato recentemente, qualcosa che ho amato in passato e, possibilmente, qualche chicca. La chicca dell’ultimo ordine è “Short Music for Short People”.
– Sono andato in gita con i miei colleghi. E’ stata una bella Domenica, divertente e soddisfacente sia dal punto di vista paesaggistico che da quello enogastronomico. Senz’altro da riproporre.
– Per una volta che la Bri aveva acconsentito ad accompagnarmi al cinema, non abbiamo trovato uno spettacolo che fosse uno ad orari decenti. Se mi girano le scatole, a vedere “Zodiac” ci vado questo Mercoledì alle 19.00 uscito dal lavoro. Da solo.
– In rete ho trovato l’ennesimo filmato sull’11 Settembre. Come sempre, mi ha lasciato senza fiato.
– LeBron James è Dio.

Bene, ora che ho finito con l’elenco puntato è giunto il momento di parlare di ciò che sta occupando gran parte dei miei pensieri: casa mia.
Il meccanismo che mi vede proiettato alla vita da single (in senso mi auguro unicamente domiciliare) si è innescato ed inizia ad ingranare. Devo ammettere che sono molto eccitato e spaventato all’idea del cambio di domicilio. E’, credo, il mio più grande desiderio nonchè la mia massima aspirazione già da qualche anno e sapere di essere ad un passo dall’arrivarci è a suo modo angosciante. Sono felice, però.
Nell’analizzare la questione non riesco a non riflettere su come sia impossibile andare a vivere da solo per qualunque giovane i cui nonni non abbiano lasciato libero un appartamento, loro malgrado convocati da Mrs Death.
Anche senza affitto o mutuo infatti, l’impresa è tutt’altro che facile da approcciare nonappena si compie il primo passo verso l’arredamento. Personalmente ora mi trovo di fronte alla scelta del bagno e la sfida appare titanica.
Un esempio? Castorama, non certo l’emporio di Philippe Starck, mi ha chiesto uno stipendio per un box doccia.
Surreale.
Ciò nonostante sto comunque provando a progettare una roba decente. Per il momento l’unica certezza, se così si può dire, sono water e bidet, entrambi prodotti Ideal Standard. Avrei individuato anche la rubinetteria che fa per me, ma questa va ancora sottoposta alla prova prezzo. Mi piacerebbe avere un bagno dai mobili bianchi laccati, come le ceramiche, in contrasto con delle piastrelle per pavimento e 3/4 parete molto colorate. Al momento la mia idea è di metterle rosse, ma è giusto un’idea.
Voglio un lavabo da appoggio.
Sabato mattina ho un appuntamento con l’idraulico incaricato di fare i lavori. Insieme andremo dal suo fornitore di mobili da bagno per vedere cosa mi propone e, soprattutto, a che prezzo.
I media non fanno che ripetere che i ragazzi ormai sono mammoni e stanno in casa fino ai trent’anni.
Io ora so perchè e li capisco.

Last man standing

Ieri sera un piccolo gruppo di temerari composto da me, la Bri, Aui e Zetter ha deciso di approcciare la sfida alla trilogia del Signore degli Anelli.
Tre film, purtroppo solo il primo ed il terzo in versione extended, visti in rapida successione per avere un quadro completo e definitivo sull’opera cinematografica intenta a riproporre a suo modo l’opera di Tolkien.
La proiezione ha avuto inizio alle 19.00 di Sabato sera e si è conclusa poco dopo le 6.00 di questa mattina, interrotta solo dal cambio dei DVD, momenti in cui ci sì è concessa la possibilità di andare in bagno e di bere qualcosa.
Per reggere fino alla fine mi sono servite tre Redbull ed un caffè, ma in questo modo a tenermi sveglio per la parte finale de “Il Ritorno del Re” è stato il mal di pancia. La vittoria della competizione interna è andata alla Bri, che ha superato l’intero ostacolo somministrandosi unicamente due tazze di te. L’unico ad essersi concesso qualche pisolino è stato Aui, dormiente per la prima metà del secondo e del terzo capitolo della saga.
Devo ammettere che l’opera vista tutta di un fiato acquista un senso che nella visione a puntate non ero riuscito a darle. Prima di ieri infatti, avevo visto i tre episodi singolarmente al cinema, ognuno ad un anno dal precedente. In quella modalità non odiare il film è decisamente impossibile. Stare 3 ore in una sala per vedere “Le Due Torri” non è facile, visto che non succede nulla, il ritmo è lentissimo ed il tutto non ha ne capo ne coda. La visione complessiva invece riesce a coinvolgere abbastanza, anche nei momenti più lenti ed irritanti dei tre episodi. Tutto infatti risulta ben proporzionato all’insieme, cosa che nelle visioni singole non trapela. Cerco di spiegarmi meglio con un esempio. La scalata di Frodo al monte Fato, il calvario su cui è incentrato il terzo episodio, vista al cinema esule dall’intero contesto sembra esasperata nei tempi e nella lentezza, come “tirata per le lunghe”. Ieri invece questa impressione non c’è stata poichè tutto nel film è ben proporzionato. Per concludere quindi devo ammettere di aver rivalutato non poco il Signore degli Anelli, da me sempre considerato un filmaccio. Certamente è assurdo dover utilizzare 11 ore per vedere un film, ma è un’esperienza che vorrei rifare, magari tra un annetto. Per questo motivo credo mi procurerò il maxi cofanetto finale con le tre versioni extended.
Chiudo dicendo che il personaggio migliore della saga è senza dubbio Boromir, l’unico non eccessivamente stereotipato. Il peggiore è senza dubbio Frodo Baggins (aka Frocio Bei Jeans) sempre pronto ad innervosire lo spettatore.
Non posso valutare gli elfi per l’odio raziale che provo nei loro confronti.
Resta l’idea che se l’avessi girato io, in tre ore massimo avrei fatto stare tutto il romanzo.
E frodo sarebbe stato Bruce Willis.

Un fine settimana preciso

A volte capita di passare un week-end preciso, in cui tutto fila come avrebbe dovuto ed alla fine si va a letto soddisfatti, pronti per una nuova settimana di lavoro.
Lo scorso fine settimana per me è andato esattamente così e quindi ho deciso di scrivere un post per ripercorrerne le tappe.
Venerdì sera sono andato a “La Casa 139”, circolo A.R.C.I. di Milano. Ci sono andato con la Bri seguendo questo nuovo trend per cui almeno una sera a settimana cerco di fare qualcosa di diverso. Suonava un tipo Venerdì, tal Fabrizio Coppola. Non sapevamo nemmeno che suonasse, siamo andati lì perchè abbiamo fatto la tessera A.R.C.I. e stiamo cercando di sfruttarla. Il sopracitato cantante stava tenendo un set acustico in cui proponeva in chiave “unplugged” pezzi presi dai suoi due album pubblicati nonchè dal terzo in uscita per Ottobre. Lo show mi è piaciuto talmente tanto che alla fine ho acquistato il primo dei suoi dischi e mi sono ripromesso di andare alla seconda data milanese del suo minitur acustico. Mi piacerebbe proporre ad Aui di venire con me e la Bri a sentirlo, credo che gradirebbe tanto la musica quanto la compagnia.
Sabato mattina mi sono svegliato di buon’ora con diverse commissioni da fare. Il primo punto del programma prevedeva andare in biblioteca a prenotare un libro da leggere dopo Crypto di Dan Brown. L’operazione è perfettamente riuscita perchè ho prenotato “Un nome senza volto” di Ludlum e “Il trono di Spade” di R.R. Martin. A questo punto mi sento in dovere di spendere due parole su Crypto: una merda. Forse due parole sono un po’ pochine, quindi è il caso di argomentare. In sostanza è il classico ed ormai scontato libro di Dan Brown in cui però la tesi cospirativa non appassiona come nelle precedenti circostanze ed in più la trama risulta piuttosto scontata ed incapace di sorprendere. Direi che, visti gli unici intenti che l’autore si pone per i suoi manoscritti, è facile definire il libro come un fallimento.
Seconda tappa della mattinata è stata la questura di Monza, per il ritiro del passaporto della Bri in vista dell’ormai prossima partenza per NY. Tutto ok, documento ritirato e una seccatura in meno a cui badare.
La terza tappa mi ha visto rientrare al liceo “P. Frisi” dopo diverso tempo. L’idea era di dare una copia della tesi alla mia prof. di scienze dell’epoca, ma ho appreso che la totalità dei miei professori è ormai in pensione o in via di pensionamento quest’anno.
Mi sono sentito vecchio.
Sarà perchè sono vecchio.
In tutto questo però sono riuscito a salutare Antonio il bibliotecario e Diario, imperatore del “Mantega”.
Uscito dal mio vecchio liceo con un velo di tristezza mi sono appropinquato all’ultima tappa della mattinata: il Colors Tattoo Studio.
Alle 13.00 di Sabato ho inciso per la terza volta la mia pelle.
Direi che il risultato mi soddisfa decisamente, frocio quanto basta.
La serata di sabato è invece stata all’insegna dello sport: prima spazio alle gesta di Ronaldo sul prato di S.Siro e poi qualche partita a biliardo tra incapaci in un Tatanka inaspettatamente sovrapopolato.
A metà del mio fine settimana ero già ampiamente soddisfatto, ma la situazione è riuscita a migliorare Domenica pomeriggio, quando dopo circa 6 anni di speranze ho potuto assistere alla reunion dei Murder, We Wrote. Cinque pezzi suonati alla festa delle scuole di Cassano d’Adda possono sembrare pochi, ma per i fan che attendevano questo momento da un’eternità, è stato semplicemente magico.
“Falling Down”, cazzo, ho risentito “Falling Down”.
Emozione.
Questo bel week end si è concluso con un aperitivo censurabile al Route 66 e con una visita a casa della Bri.
Ci siamo visti “Lady Vendetta”, un film asiatico che mi aspettavo pesante ed invece si è rivelato bello. Abbiamo anche chiacchierato un bel po’.
Ora chiudo con una chicca scovata Sabato sera su Qoob, il canale pseudo indie di MTV sul digitale.
Mi ha spezzato.

Non di solo pane vive l’uomo

Se volessi aggiornare il diario di bordo della mia vita oggi, non avrei molto da scrivere.
L’ultimo periodo è stato abbastanza avaro di news e si presterebbe ad una facile sintesi di questo tipo:
– Lavoro: ok
– Università: ok
– Bri: ok
– Amici: ok
– Milan: ko
Non molto da aggiungere.
A questo punto mi prendo un po’ di tempo per parlare di alcuni hobbies cui ho potuto dedicare del tempo ultimamente.
Sono essenzialmente tre, in rigoroso ordine di importanza: musica, cinema e playstation.
Ho sentito un sacco di CD ultimamente, alcuni appena usciti altri più datati, alcuni belli ed alcuni meno belli. Quello che più mi sta appassionando è il primo lavoro dei (+44), disco che non riesco a togliere dal lettore e che quindi lascerò su queste pagine come disco del momento ancora per un po’, anche se con una nuova traccia disponibile in streaming.
Cos’ha di speciale?
Tutto e nulla.
Tutto perchè è bello, a sprazzi è originale, è ben suonato ed è piuttosto vario nel suo insieme. Nulla perchè una volta ripulito dalle velleità elettroniche resta un cd di neo-pop-rock come in giro ce ne sono tanti, anche se a mio avviso spesso meno validi. Nel mio stereo stanno passando molto anche i Saosin con il loro omonimo album di debutto. Anche in questo caso zero innovazione, ma standard molto apprezzabili per le mie orecchie e quindi pollice alto. Stessa premessa vale per “The city Sleeps in Flames” degli Scary Kids Scaring Kids, tuttavia in questo caso la solita solfa mi ha stancato dopo pochi ascolti e quindi il pollice cambia repentinamente posizione. Mi sono preso anche la briga di gettare il muso fuori dal solito contesto, perchè spesso amo cercare nuove sonorità che possano colpirmi positivamente. L’ascolto alternativo è stato così dedicato ad “Oceanic” degli ISIS e al “Greatest Hits” dei Faith no More. In entrambi i casi sono rimasto decisamente deluso, ma credo soprattutto perchè ascolti troppo oltre i miei standard. So che molti mi tacceranno di eresia, ma uno scoglionamento come quello datomi dagli ISIS l’avevo provato solo ascoltando i Tool, il che è tutto dire.
Per chiudere il primo dei tre fronti, mi sono anche dedicato al disco di cartello di questo periodo. Il CD più chiacchierato di questa fine 2006, almeno per il momento, è “The Black Parade” dei My Chemical Romance. Definirlo in una parola è quantomai semplice: vergognoso.
Non credo di poter salvare una traccia, nemmeno il singolone super trasmesso da radio e TV, perchè sentendolo mi viene in mente che i Green Day fecero un lavoro migliore con Minority, estratto del loro peggior album in assoluto.
Credo di aver detto tutto.
Passando al cinema, mi sono tolto la soddisfazione di vedere alcuni film che mi intrigavano da un po’ di tempo.
Forse di alcuni ho già scritto, ma non ricordandomelo farò un breve riepilogo, per punti.
– Match point: siccome tutti mi dicevano di guardare assolutamente un film di Woody Allen, ho scelto questo. Bello. Fino a mezz’ora dalla fine l’ho odiato, ma ai titoli di coda mi sono detto molto soddisfatto.
– Clerks: non ho resistito oltre i quindici minuti.
– Memento: rivisto per caso su Rai Due sere fa. STRE-PI-TO-SO.
– Three Kings: consigliatomi da Orifizio, molto carino. Direi bello, in verità.
– Jerry McGuire: si fa guardare. Niente di che, ma nemmeno brutto.
Ora mi restano da vedere “Munich”, “Syriana” e “Le Relazioni Pericolose”.
Mi piacerebbe andare al cinema a vedere “Babel” e “The Departed”, ma tanto vale rassegnarsi.
Per concludere andiamo all’argomento playstation. Come tutti gli autunni è venuto anche quest’anno il momento di comprare Pro Evolution Soccer, unico motivo per cui in casa mia risiede la console.
Dopo due settimane il giudizio è piuttosto negativo. In primis perchè c’è la Juve nonostante sia in serie B, in secondo luogo perchè lo trovo abbastanza ingiocabile e giocare senza mai vincere alla lunga stanca.
Bene, è pronta la pasta ed è il caso che vada a mangiare altrimenti non esco più e la Bri mi uccide.

Cinema

Sono andato a vedere Slevin* al Warner Village.
Mi è decisamente piaciuto.
Credo sia stata la prima volta in cui sono andato al cinema convinto di vedere un certo tipo di film ed invece ne sono rimasto realmente spiazzato.
La scenografia è stratosferica, geniale.
Bruce Willis è sempre Bruce Willis.
Lucy Liu è bella, forse per la prima volta.
Josh Harnett in questo film è l’uomo per cui potrei abbandonare l’eterosessualità.
Sopra ogni cosa però ci sono assolutamente i dialoghi.
Slevin - Patto Criminale
* “Ma è una storia assurda!”
“Una volta Charlie Chaplin partecipò ad un concorso di sosia di Charlie Chaplin e arrivò terzo. Questo è assurdo.”

Summertime…

…and the living is easy…
Una canzone del passato recitava così ed è difficile darle torto.
Da ieri sono ufficialmente in vacanza.
Questo non vuol dire che io sia al mare o che abbia smesso di lavorare, tuttavia la sessione estiva dell’Università si è conclusa ieri pomeriggio alle 14.30 con l’esame di Analisi dei Farmaci II, prova per altro superata con discreto successo.
Questa cosa, che per molti potrebbe non significare molto, per me invece è cruciale.
Andare in laboratorio a fare un lavoro che mi piace non pesa se una volta a casa posso finalmente spegnere il cervello e dedicarmi al niente più assoluto, anzi, è un ottimo modo per non annoiarmi.
Prendiamo oggi.
Sono arrivato in lab alle 8.30, con trenta minuti di anticipo, un po’ perchè ormai ero sveglio, un po’ perchè attendevo il risultato di un esperimento importante.
Come da copione, il risultato non è arrivato.
Pazienza, ormai ho capito che in questo lavoro ci dovrò fare l’abitudine quindi guardo avanti, si rifarà il tutto cambiando qualcosina e forse andrà meglio.
Forse no.
In ogni caso non è il momento per fasciarmi la testa visto che il problema non è dovuto a miei errori e che, soprattutto, anche stare a disperarsi non ha senso e non cambia le cose.
Via quindi a nuovi esperimenti, diversi, sperando di avere più fortuna.
Uscito dal lavoro, sono giunto a casa in poco più di venti minuti, arricchiti da una massiccia opera di “sing along” su freschi e giovani pezzi estivi.
Una volta avvolto nella privacy della mia cameretta, rigorosamente in mutande, mi sono guardato il primo Fast and Furious.
Decisamente un filmone.
Direi che sono stato seduto al compiuter anche troppo.
Vado a farmi una doccia.
Anzi, un bel bagno.
Tanto oggi ho tempo.
Fico.

Tokio drift

Sono appena stato a vedere il terzo episodio della serie Fast and Furious.
Per l’occasione ci siamo concessi la sala Mega Theatre del Warner Village di Vimercate, non tanto perchè il film la richiedesse, quanto perchè era l’unica sala dagli orari accettabili.
Il film è, come da pronostico, piuttosto pessimo.
Mi dispiace parlarne così male perchè il primo capitolo sul mondo delle corse clandestine a me era piaciuto tantissimo. Possedeva tutti gli ingredienti per inserirsi nella categoria dei cult senza sfigurare. Già la seconda prova mi era risultata abbastanza scadente, sebbene la presenza di Brian e di un filo conduttore, per quanto ridicolo, che lo legasse al precedente aveva saputo limitare i danni non poco.
In Tokio Drift vengono a mancare anche queste ancore di salvezza, lasciando così sprofondare il film nell’oblio dell’action movie di serie B.
Come detto non mi aspettavo niente di diverso da quanto visto per il 90% della durata della pellicola e quindi ho seguito la trama con visibile distacco e rassegnazione.
Questo fino alla scena finale.
La comparsa totalmente inaspettata di Dominique Toretto nell’ultima sequenza mi ha lasciato piacevolmente sopreso e mi ha permesso di valutare il tutto in maniera positiva.
Quel personaggio era ed è rimasto assolutamente geniale.
Ora credo sia giunto il momento di andare a nanna.
Domani mi attende una giornata di studio impegnativa e irrinunciabile, causa della mia latitanza alla seconda grigliata stagionale.
Peccato, la prima era stata forse la meglio riuscita di sempre e avrei replicato volentieri.
Sarà per la prossima volta.
Quello che ho appena scritto è il primo post battuto dalla tastiera del mio nuovo portatile.
Ho deciso di aggiornare da qui perchè ho cominciato le lunghe e meticolose procedure di installazione e aggiornamento dei software, che credo si protrarranno per tutta la notte e che quindi mi vedono costretto all’utilizzo di questa piattaforma.
Per il momento ho rimosso Norton e Works, discretamente inutili, installato Office 2003, installato Winrar, installato il modem, installato AVG Antivirus e iniziato l’aggiornamento online del tutto.
Sono solo all’inizio, ma già adoro questa macchina.

Codice d’onore e codice Da Vinci

Sono molto deluso.
Ho appena finito di vedere l’ultimo tappone dolomitico del Giro d’Italia e l’atteggiamento di Basso mi ha veramente indisposto. Il buon vecchio Gibo Simoni meritava di giocarsi almeno la volata dopo tutto il lavoro che ha fatto, soprattutto in discesa.
Quest’anno la corsa rosa mi è proprio piaciuta, devo ammetterlo. L’ultima settimana ha riservato agli appassionati tappe di notevole livello tecnico e grande spettacolo. Se non fosse per l’eccesso di protagonismo di oggi anche la prestazione di Ivan il terribile sarebbe stata da incorniciare, una netta dimostrazione di superiorità che lo lancia verso una stagione di probabili successi. Nota positiva perfino il finale di corsa di Cunego che negli ultimi due giorni ha fatto un grande lavoro, tanto da superare Savoldelli e portarsi al quarto posto in classifica generale.
Insomma, questo finale amaro non ci voleva proprio.
Per quel che mi riguarda lo sport nell’ultimo periodo è foriero di notevoli delusioni.
Col calcio nella bufera, la partenze di Manuel e, notizia fresca, quella del flauto magico Shevchenko la passione per lo sport nazionale è tenuta viva solo dalla speranza di un campionato senza Juve e dalla solita febbre da calciomercato.
Poca roba, insomma.
Parlando d’altro, ieri sera ho visto finalmente “Il Codice Da Vinci”.
Sono andato al multisala Medusa di Rozzano. L’hanno aperto da poco e volevamo provare a vedere come fosse.
Giudizio lapidario sul cinema: una merda.
Posto brutto, gestito male e, soprattutto, con la fastidiosa abitudine dell’intervallo a metà film.
Premesso questo, il film mi è piaciuto. Per quanto possa piacere un film di cui si è letto il libro e si conosce ogni singolo passaggio, ovviamente. Non credo mi sia mai capitato di vedere una pellicola dopo aver letto il libro da cui è stata tratta, anche perchè non leggo molto. In questo caso tuttavia il romanzo l’avevo letto all’uscita, nel 2004, e mi era veramente molto piaciuto. Di conseguenza ero molto incuriosito dall’opera di Ron Howard. Credo che il lavoro fatto sia decisamente di buon livello anche se non posso dire quanto avrei apprezzato e capito il tutto senza essere già a conoscenza della storia e delle trame. Il finale soprattutto è stato girato in tempi troppo stretti, rendendolo a mio parere piuttosto confuso. In conclusione il prodotto è buono, ma il consiglio che darei a chiunque voglia avvicinarsi a questa storia è ovviamente di leggere il libro. In giro c’è una versione illustrata che deve essere splendida.
Il template contest intanto annovera la terza vincitrice, Bri, che ha stanato un po’ di errorini di battitura che avevo sparso in giro. Anche lei avrà così diritto ad un premio, ma prima ho bisogno che Max ritiri il suo, per giustizia e correttezza. La lista dei vincitori, intanto, si allunga.
Inizia a fare caldo.
Inizio ad avere sonno.
Stacco.

Sublime

Ieri sera io e la Bri siamo andati alla serata Chuck Norris organizzata al Goganga di Milano.
Sebbene io abbia perso quasi totalmente la voglia di leggere uno dei blog più chiacchierati della rete dopo i primi 5 o 6 giorni dall’esserne venuto a conoscenza, ho deciso di andare al party per conoscere Dietnam, co-autore di Roundhouse Kicks, ma soprattutto blogger da me linkato per la sua pagina personale.
Il posto non è niente male, un po’ troppo fighetto forse, ma nulla di eccessivo.
Menzione assolutamente d’onore per il Basito, cocktail pestato simile al mojito da cui si discosta solo per la vodka al posto del ruhm ed il basilico al posto della menta. Me l’hanno servito con tanto di pomodorino pugliese.
Sublime.
Anche la musica non era male. Tutto indie ben selezionato che per le due orette che ho passato nel locale non ha pesato troppo e si è lasciato ascoltare, regalando perfino qualche chicca ignota che mi piacerebbe risentire.
Conoscere Dietnam mi ha fatto piacere. E’ bello parlare con qualcuno di cui quotidianamente ti ritrovi a leggere la vita.
L’incontro rende i blog entità meno astratte.
In conclusione non aver visto “Il codice Da Vinci” mi è pesato meno passando la serata in questo modo. La voglia di vedere questo film resta alta e l’ultimatum lanciato alla Bri è per domani sera.
No way out.
Resta solo una cosa da fare prima di chiudere: parlare di “We Don’t Need to Wishper”.
Non è facile.
Non lo è per nulla.
L’attesa per questo lavoro è stata spasmodica e l’adorazione che provo per Tom Delonge non è quantificabile. Con questi presupposti restare delusi non è affatto improbabile.
Solo che deluso non è il termine adatto.
Deluso è quando ti aspetti qualcosa di bello ed ottieni una cosa che non ti piace.
In questo caso non mi aspettavo nulla, ero solo terribilmente curioso. L’anteprima datami da “The Adventure” mi aveva colpito in positivo: singolone finto, lento, plasticoso, ipermelodico e terribilmente orecchiabile.
Tamarro.
Molto tamarro.
Come piace a me.
Purtoppo o per fortuna, il disco è tutto così. Letteralmente. Effetti e riff di chitarra si trascinano identici per tutte dieci le tracce dando al tutto uno scorrimento quasi cinematografico. Facendo un paragone azzardato è come sentire un CD di musica classica. In quest’ottica diventa vitale ascoltare il tutto dall’inizio alla fine, senza interruzioni. Devo ammettere che la cosa non è facile perchè la traccia numero due, “Distraction” è decisamente la più brutta del disco e compromette pesantemente le possibilità di proseguire nell’ascolto. Se si ha la forza di superarla però si può essere oltremodo sicuri del fatto che da lì in avanti sia tutta discesa.
Ora sono curioso di vedere cosa mai potranno propormi dal vivo. Con soli dieci pezzi all’attivo mi aspetto qualche sorpresa.
Vedremo.
Concludo scrivendo l’unico fact su Chuck Norris che ho pensato ieri sera. Non fa ridere, non è immediato, ma a me piace molto e lo trovo piuttosto azzeccato alla serata.
Ne vado discretamente fiero.

“Chuck Norris non ascolta Indie perchè sa già dov’è l’Arca perduta.”