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Gite

Sapore di confusione

Ebbene sì, mi sono fatto la vasca tremenda casamia/estragon ieri.
In solitaria.
Una sorta di Giovanni Soldini emoposer, al volante della mia fantastica autovettura, spinto dal cuore verso un festival che, sulla carta, somigliava molto ad un evento imperdibile.
La giornata è stata progettata al millimetro, tanto che nonostante gli immancabili inconvenienti il tutto si è svolto secondo copione.
Sono uscito prima da laboratorio, intorno alle 13.30, così da arrivare a casa e darmi un paio di ore di sonno prima di partire. Il tutto ovviamente nell’ottica del ritorno.
Così è stato e per le 16.30 mi sono allacciato la cintura e ho preso la via per Bologna.
Tempo per arrivare a melegnano: 45′. Passo d’uomo.
Tempo di percorrenza Melegnano-Bologna Borgo Panigale: 1h e 30′. Velocità di crociera di 120/130 km orari, traffico praticamente nullo.
Tempo tra l’immissione in tangenziale dopo il casello di Bologna e l’uscita 7 bis: 1h e 15′. Record di bestemmie battuto senza sforzo.
Ho parcheggiato la macchina all’Estragon per le 20.10, ho rintracciato la Betty ed i suoi amici e sono entrato in tempo per sentire la performance dei Saosin.
Il loro set è stato decisamente positivo. Il cantante ha una voce altissima, ma precisa e ben in evidenza per tutto il concerto. Il genere non offre nulla di nuovo, tuttavia dietro alle pelli si trova un tizio veramente impressionante e questo, si sà, per una mia valutazione positiva vale tantissimo.
Hanno suonato mezz’ora, come da copione, ed alla fine sono stato contento di non essermeli persi.
Concluso il primo round ho avuto occasione di valutare il posto e l’affluenza.
Mi rincresce dirlo, ma un posto come l’Estragon a Milano manca proprio: grande, fuori dall’abitato e con una buona acustica. Se fossi un’agenzia che organizza concerti e che ama la qualità del prodotto che offre ne organizzerei più lì che al Transilvania Live, tuttavia da brugherese apprezzo molto che Milano resti la capitale dei concerti italiani.
Sulla gente pervenuta all’evento invece le sorprese sono poche: media affluenza e livello di poseraggine incalcolabile. Tutti gli ingredienti per fare di un concerto un buon concerto.
I tempi sono stati piuttosto serrati, per mantenere fede alla scaletta prevista dall’organizzazione, così dopo soli 15 minuti hanno fatto il loro ingresso sul palco i Senses Fail, uno dei due gruppi che hanno innescato la mia voglia di trasferta.
Grande delusione.
Il frontman della band è veramente un incapace. Su tutte le parti di cantato pulito, che sono un buon 80% nei loro pezzi, manca di voce, intonazione e tempo.
Io avrei potuto fare meglio.
Spiace perchè la loro scaletta è risultata veramente ben concepita e tutto sommato la band ha suonato in modo decoroso. Il cantante riesce solo a limitare i danni con un siparietto in cui ha esclamato: “This one goes out to Red Hot Chili Peppers. Thank you for making music I hate for over twenty years!” facendomi molto ridere.
Alla conclusione c’è stata una nuova pausa e così ne ho approfittato per un salto al banco del merchandise. L’assurdità è stata che non vendessero i CD, la cosa ormai consueta è stata che le magliette fossero scandalosamente brutte. L’unico indumento che valesse realmente la pena acquistare era la t-shirt dei TBS a righe orizzontali, che come sempre accade per le magliette più belle, era esclusivamente formato donna.
Ho comprato così un kit di adesivi e pins in cui è contenuta una spilletta fantastica, giusto per avere un ricordo della trasferta.
A salire sul palco a questo punto sono stati gli UnderØath. Puro Jesus Christ HC condito di tanta elettronica e sprazzi di melodia. La loro performance è stata suprema. Tanto sono brutti a vedersi, tanto spaccano una volta accesi gli amplificatori. In una parola: enormi. Tutto il set è stato praticamente perfetto e anche la conclusione in cui il cantante ha dichiarato quanto per loro fosse importante il credere in Gesù è riuscita a non infastidirmi eccessivamente. Avrei voluto premiare la loro performance con l’acquisto di qualcosa al banchetto, ma, come detto, non c’era nulla che valesse la pena fare proprio.
La serata procede ed arriva così il turno degli Anti-Flag. Nessun commento possibile perchè non fanno musica che possa piacermi, almeno sentendoli live, tuttavia devo dire che l’impatto che hanno avuto sulla gente è sembrato buono e questo va sicuramente enunciato come un loro pregio.
Da apprezzare anche la morale molto hippy che hanno sfoggiato inneggiando allo stare uniti, all’essere una cosa sola, all’aiutarsi vicendevolmente e via dicendo.
Non male.
Alla fine della loro prova è iniziata la febbre da Taking Back Sunday che ci ha tenuto compagnia fino all’inizio della loro performance, ore 23.30.
La prima cosa che mi ha colpito vedendoli è lo stile immenso dei cinque, veramente da alta scuola poser alla faccia delle frangette, delle magliette strette e di tutto il resto. Il cantante poi è un essere mitologico capace di unire la bellezza di Brad Pitt, il fascino di Kurt Cobain, le movenze di Michael Jackson (non scherzo), l’attitudine del frontman degli Hives, l’essere checca di Malgioglio ed una (in)capacità vocale live simile a quella del cantante dei Senses Fail.
Hanno suonato neanche un’ora, troppo poco, e hanno fatto troppi pezzi da “Louder Now” ultimo imbarazzante lavoro. Nel complesso mi sono sembrati piuttosto freddi e non sono riusciti a darmi quella scarica di emozioni eterogenee che invece mi trasmettono dal lettore CD, nemmeno su un pezzo come “Cute without the E”. Prima del finale ho apprezzato molto unicamente “Make Damn Sure” che anche se tratta dal sopracitato disco è veramente un gran pezzo.
Poi è accaduto l’inaspettato.
I Taking Back Sunday hanno suonato “A decade under the influence” ed è stato puro delirio.
Da lacrime agli occhi.
Il fatto che sia stata anche la canzone che ha concluso la manifestazione ha lasciato in bocca un senso di soddisfazione per quanto visto anche superiore alla realtà delle cose.
Erano le 0.20 quando sono uscito dall’Estragon e mi sono ritrovato immerso in una nebbia fittissima che lasciava presupporre unicamente un infelice viaggio di ritorno.
Con l’aiuto di un panino dell’autogrill, di una lattina di Burn letteralmente miracolosa e di una serie di CD veloci e canterecci suonati dallo stereo della mia macchina invece le procedure di rientro sono scivolate via piuttosto agili e mi hanno visto sotto il piumoncino intorno alle 3.00 del mattino.
Sicuramente una bellissima esperienza, anche grazie alla Betty e ad i suoi amici che mi hanno fatto compagnia sul posto, rendendo la sfacchinata molto meno pesante.
Grazie a tutti.
Se i gruppi in programma dovessero interessarmi, un’eventuale edizione 2007 potrà rivedermi tra le sue fila.

Biennale

Ieri sono stato alla Biennale di Venezia, nota mostra dedicata all’architettura.
Dico nota perchè pare sia un evento piuttosto rinomato nell’ambiente, seppur io ne ignorassi l’esistenza fino, appunto, a ieri.
Potrei darmi un sacco di pose da intellettuale a riguardo, ma non è una cosa che amo particolarmente fare, quindi meglio essere sinceri.
Sono andato perchè la Bri ci voleva andare (e ci sarebbe comunque andata) e mi ha chiesto di accompagnarla. Nulla di più.
Alla luce di come si è rivelata la mostra il mio giudizio da non adetto ai lavori è piuttosto severo, anche se devo ammetere di averci trovato anche qualcosa di buono. Non c’è dubbio che difficilmente potrei ripropormi una sfacchinata del genere, troppo pesante stare una giornata a guardare pannelli, progetti e modellini di cui si ignora qualunque tipo di significato, tuttavia devo riconoscere che alcune delle cose presentate potevano anche essere aprrezzabili, prese singolarmente e dilazionate in un arco di tempo molto più dilatato.
Mi è piaciuta molto la parte che trattava di Milano, forse anche perchè la sentivo più vicina a me rispetto ai progetti per la nuova Mumbai, ma anche alcuni progetti per la costruzione di stazioni metropolitane e un fantastico modellino per la ricostruzione di New Orleans dopo il disastro ambientale.
Durante le tre ore in Arsenale, invece, in cui abbiamo visto un’interminabile sequela di studi urbanistici e sociologici riguardo alle principali metropoli del globo, avrei volentieri barattato il tutto col l’eradicazione delle unghie dalle dita dei piedi.

One night in Lugano

Siamo gente di parola.
Siamo anche e soprattutto gente di un certo livello*.
Per queste due fondamentali ragioni ieri sera siamo andati in Svizzera per trascorrere una serata di classe in quel del Casinò di Lugano.
Una serata di questo tipo va chiaramente affrontata con un certo style ed un certo abbigliamento quindi il dictat è stato per tutti vestito, cravatta e scarpino elegante. Per me le cose si sono rivelate un po’ più complicate del previsto, avendo dovuto anche trovare un portafoglio privo di catenella ed una cintura nera priva di borchie. In compenso, una volta reperiti questi due elementi, sembravo uno di quei rampolli appena usciti da Wall Street.
L’appuntamento era per le 21.30 alla panka.
Da lì saremmo andati a prelevare Missa ed Ordi ad Agrate e poi saremmo partiti alla volta dei soldi facili.
Per arrivare in loco ci sono volute un paio d’ore di guida e questo ha fatto sì che accedessimo ai tavoli da gioco intorno alla mezza. Già entrando è stato facile accorgersi di come solo i polli fossero in giacca e cravatta e che, in tutto il casinò, di polli ce ne fossero solo sei.
Noi sei.
Effettivamente il posto non era proprio d’elite, ricordava più i baracconi della festa del paese che non un ritrovo di gente d’alto borgo. La prima nota per un eventuale riproposizione della serata ha quindi imposto un cambio di location. La più adatta a noi riteniamo sia Montecarlo, quindi credo la prossima volta ci recheremo lì.
Seppur sdegnati dall’intorno sociale, abbiamo deciso di restare e siamo andati a riscuotere le nostre fiches. Tralascio di descrivere come ci siamo riempiti le tasche di fiammiferi omaggio giusto per il fatto che fossero omaggio, delle magre figure fatte alla consegna dei documenti, delle questioni sul pagamento del parcheggio e della parentesi nell’ascensore del casinò perchè questi aneddoti potrebbero farci apparire come dei “paesanotti tagliati giù con il riscione”, cosa che ovviamente non corrisponde al vero.
Arrivati alla cassa per il cambio abbiamo scoperto che non potevano essere cambiati euro per valori inferiori ai 100, così si è deciso di cambiare in un unica botta 50 eurini a testa per un totale di 300 mandaranci.
Totaale fiches consegnateci: 6.
La faccia fatta da tutti noi nel vedere che 300 euro fossero diventati sei gettoni colorati è stata impagabile. Solo dopo abbiamo capito che al banco potevano essere cambiati in pezzi più piccoli e abbiamo tirato un grosso sospiro di sollievo.
Avevamo per le mani 460 franchi da giocare in tavoli con puntata minima di 5, 10, 20 e 50 franchi.
I primi 50 sono svaniti con le prime quattro puntate alla roulette.
A quel tavolo non era aria.
Ce ne siamo andati alla volta del Black Jack.
Tempo di capire come girava la questione e abbiamo realizzato che una vezza seduta al tavolo continuava a vincere.
Da bravi parassiti abbiamo iniziato a scommettere su di lei.
Vincendo.
Dopo un po’ di mani eravamo sopra di 200 franchi e, oltra alla signora che ci aveva arricchito, avevamo anche uno dei nostri seduto al tavolo a chiamare le carte: Aui.
La fortuna però ha il vizio di girare e anche lì dopo un po’ si è iniziato a perdere. Ci siamo fermati dopo aver recuperato le perdite alla roulette e con un attivo di 40 franchi che abbiamo convertito in birra al bar del locale.
Alle 2.00 del mattino eravamo ancora in pari, anzi, avevamo pure bevuto gratis.
Un ottimo bilancio.
Avremmo potuto andar via, ma la febbre del gioco ormai ci aveva schiavizzato. Si è deciso di giocare gli ultimi 100 franchi al tavolo verde del black jack, ponendoci l’obbiettivo di alzarci solo dopo averli raddoppiati o persi.
Inutile dire come sia andata.
Alle 2:45 siamo così usciti dal casinò dopo aver perso l’equivalente di 10 euro a testa, che nell’ottica della serata e della birretta bevuta costituivano una spesa più che accettabile.
Ci si apprestava così al rientro a casa quando in macchina la nostra attenzione è stata attirata da un’insegna.
I giovani, si sà, devono divertirsi e così ancora una volta al grido di “Se ghè da ‘nda, ‘ndem!” abbiamo fatto il nostro ingresso al Nubbio Night Club di Lugano. Nella nostra idea doveva trattarsi di uno di quei locali con le ballerine dove entrare e fare un po’ i cretini per concludere la serata. E’ bastato scendere i primi tre gradini per capire che non era proprio quella la realtà dei fatti. Trattavasi, nè più nè meno, di un bordello.
Panico.
Credo che anche l’espressione dipinta sui nostri volti una volta realizzata la natura del locale sarebbe stata, per un osservatore esterno, impagabile.
Per fortuna siamo riusciti a risolvere la cosa in breve tempo, pagando 20 euro per una birra piccola bevuta praticamente alla goccia e prima che le signorine che il gestore ci aveva gentilmente messo a disposizione facessero pedere il lume della ragione a qualcuno dei miei compari.
Emblematica la frase di Odri: “Giuse, andiamocene prima che qui mi viene il tirone e inizio a cacciar fuori il grano!”.
Tempo di permanenza presso il Nubbio Night Club: 10 minuti.
Soldi persi: 20 euro.
Il doppio di quelli lasciati al casinò dopo 3 ore di Black Jack.
Una volta fuori abbiamo riso come bambini e siamo tornati a casa.
More money, more problems
* da sinistra: Missa, io, Odri, Simo, Peich e Aui.
Totale: 6 pirla.

Tutto è bene ciò che finisce bene

Facendo i debiti scongiuri sembra che la questione Capodanno sia stata risolta in modo che soddisfi tutti anche dal punto di vista della distribuzione dei posti letto. Grazie all’aiuto dell’Ali sono riuscito ad ottenere per me e Bri una cameretta con due letti singoli, uno spazio dove avere un minimo di intimità e poter passare del tempo in pace. Purtoppo non abbiamo quasi mai la possibilità di vivere situazioni di questo tipo e quindi era mio interesse riuscirci almeno l’ultimo dell’anno senza dover rinunciare all’altra parte fondamentale della mia vita: gli amici. Essere riuscito a salvare capra e cavoli mi rende molto contento, anche e soprattutto perchè ora come ora tutti risultano siddisfatti della sistemazione. Il brutto delle discussioni che si verificano in queste circostanze è essenzialmente che ognuno ha le sue ragioni e che sono tutte esattamente valide allo stesso modo. Non c’è quindi chi ha ragione e chi ha torto e per questo venirne a capo spesso crea notevoli impicci. L’importante comunque è essere riusciti a chiarirci.
Ora vado a nanna perchè domani mattina (leggasi Domenica mattina) dovrò andare in laboratorio a “passare” le cellule. Devo farlo perchè in questo modo guadagno un giorno sulla pianificazione e posso permettermi di stare a casa durante le feste. Quel che dovrò fare non richiede molto tempo, quindi la cosa non mi disturba.
L’ultima annotazione riguarda l’elenco di live show che si susseguiranno nei primi mesi del 2006: Thrice, Silverstein, MxPx, Yellowcard, Death Cab for a Cutie, Good Riddance, Lagwagon e Foo Fighters sono alcuni dei nomi delle band che passeranno dal Bel Paese. Alcune le ho già viste e quindi posso escluderle a priori, tuttavia le altre restano tante e vederle tutte sarà difficile. Peccato, perchè un concerto è lo spettacolo più bello che esista, a mio parere, e non rinuncerei mai a nessuna occasione di vederne uno.

Another brick in the wall

L’esame di Chimica Bioinorganica è andato bene.
Un altro tassello nello smisurato mosaico della mia laurea è stato messo.
Sono piuttosto soddisfatto. La cosa che più mi fa contento è l’essermi districato bene nonostante il mio orale abbia vertito soprattutto sulle questioni che reputavo di aver capito meno.
Bene, ora posso finalmente dedicarmi al Natale inteso come distacco mentale da tutto quanto. In realtà resta il lavoro in lab, ma quello al momento lo faccio talmente volentieri, da non ritenerlo nemmeno un impegno. La settimana prossima dovrei finalmente iniziare a fare i miei saggi al luminometro, sperando di riuscire a capire come funziona.
Capodanno si avvicina e a quanto pare lo trascorrerò sull’Appennino. Nulla è ancora sicuro, visto che sembra siano necessarie le catene per raggiungere la casa in cui saremo ospiti e considerato che nessuno di noi le possiede, tuttavia la Kla e l’Ali, padrone di casa, hanno garantito l’ospitalità e sapere dove andare è già un problema in meno.
L’ultimo dell’anno è una festività particolare. Non sono troppo convinto di apprezzarla, più che altro perchè mi ricorda quanto io viva nel passato e abbia paura del futuro. Riuscirò mai a crescere, maturare e smettere di essere infantile? Difficile, soprattutto fino a quando continuerò a vedere quel processo come negativo e  di conseguenza ad averne timore. A tal proposito mi sovviene “American Pie 2”, film che ho rivisto proprio l’altro giorno e che trovo veramente geniale per musiche, demenzialità mai eccessiva e “core” di contenuti. Ne resto colpito ogni volta che lo vedo.
Bene, ora credo che sia giunta l’ora di andare a rilasarmi un po’ prima di uscire. Lo farò ascoltando “1.FM-X” tramite l’iTunes che ho appena installato. Questo programma permette infatti, tra le varie cose,  di ascoltare radio on-line e tra quelle che ho sondato, la previa citata è decisamente la migliore.
Chiudo con una precisazione: il titolo scelto per questo post rende benissimo il concetto, ma non è assolutamente dettato dalla benchè minima stima verso i Pink Floyd.
Io odio i Pink Floyd.

Gita

Oggi non c’era il campionato.
La Domenica ormai trova la sua realizzazione totale nella “taverna” di Simo dove il digitale terrestre e la sua offerta sul campionato detengono lo scettro del potere su tutti noi. Tra anticipi, posticipi e diretta pomeridiana, non ci perdiamo un minuto di calcio in tutto il week-end. Per questo l’idea dell’incombere di una Domenica senza calcio ci ha gettati un po’ nello sconforto e nell’ansia. La necessità di trovare un modo per impiegare la giornata incombeva e così ecco affiorare, nella tarda serata di Sabato, l’idea definitiva: la gita.
L’entusiasmo per aver trovato una degna soluzione al problema si è subito fatto strada nell’animo ormai disilluso di ognuno di noi e sulle ali dell’euforia si è immediatamente iniziato a snocciolare posti ove potersi recare. Tra le tante allettanti proposte, ad avere la meglio è stata Alba, la città del tartufo e del dolcetto.
Appuntamento alle 10 del mattino.
Il team per la gita comprende me, Simo, Missa e Ori, tutti a bordo dell’Opel Corsa del secondo. L’organizzazione è impeccabile, tanto che durante la percorrenza dell’intera tratta delle tangenziali di Milano (piccola svista sull’itinerario) riusciamo addirittura a prenotare il ristorante “Osteria Nuova”* situato proprio nel cuore della cittadina piemontese.
La strada da fare non è molta e la si percorre con facilità. Arrivati in loco scopriamo che proprio oggi si teneva la Fiera del Tartufo, evento che si traduce in affluenza smodata, zero parcheggio e assaggi gratuiti copiosi. La giornata trascorre così, tra cibo e buon vino, fino al rientro in patria guastato solo dall’eccessivo traffico.
Sicuramente la gita è una cosa da riproporre.
Non a breve però, mi manca il campionato.
S'è mangiato bene
* Missa che, come al solito, quando c’è da mangiare e spendere è sempre il primo della lista…

Work in progress

Il lavoro in laboratorio procede, direi anche piuttosto bene.
Il risultato è che sono stanco come poche persone, uscendo di casa alle 8 per rientrarvi dopo dodici ore. Dovrei dormire di più.
Invece no.
Riassettare il bioritmo riportando la notte al suo ruolo di ristoro per corpo e mente sarà un lavoro lungo, mi ci vorrà un po’ di tempo. Devo ammettere che arrivo già con difficoltà oltre la 1:30 di notte, mentre un tempo (nemmeno poi così remoto) non riposavo gli occhi prima delle 2 passate. Magari tempo un mese sarò uno di quei bravi ragazzi che vanno a letto prima della mezzanotte. Una sorta di Cenerentola, se non fosse che i miei topi non diventano cocchieri, ma modelli viventi per lo studio di patologie umane.
Se i ritmi circadiani ancora non si sono adattati alla mia nuova vita, la dieta lo ha fatto prontamente. Niente consulto degli esperti, purtroppo, tuttavia l’impegno c’è e già adesso regnano nelle mie abitudini alimentari i Frosties e le insalatone. Come queste ultime possano saziare un uomo credo sia uno dei misteri di Fatima, ma posso garantire che è tutto vero. Come direbbe una delle massaie intervistate nelle televendite: “Neanche io ci credevo, ma poi ho provato: l’insalatona funziona!”
In questi giorni non ho potuto scrivere perchè sono stato in Liguria a prendere un po’ d’acqua. E’ stato molto bello. Un grazie ai nonni di Ambra che mi hanno ospitato, ma che soprattutto mi hanno fatto rivivere il ricordo dei miei nonni. I miei nonni erano fantastici. Mi mancano. Tanto.
Concludo con quella che ho deciso essere l’ultima foto tratta dalle mie vacanze oltre Manica, allegarne altre a queste pagine sarebbe ridondante.
Vorrei poter dipingere i miei stati d’animo. Userei certamente un sacco di colori.

Foto del giorno N°15 – Italians do it better!
La truppa al completo
* Eilan Dolan Castle, Oban (Scotland): 4.75£.
L’italiano all’estero, si sa, è babbo, ma riesce sempre ad arrangiarsi…

Stone Cold Steve Festival

Ho deciso di raccontare la grigliata di ieri.
Approfittando del ponte del 2 Giugno abbiamo deciso di passare una giornata in allegria e spensieratezza, sulle rive dell’Adda* e per la precisione a Groppello. Dopo il Venerdì dedicato alla spesa in cui è stato acquistato il minimo indispensabile (5 kg di carne, 72 birre, 10 baguette e un salame nostrano), eccoci pronti Sabato mattina per la conquista del posto. In questa località esistono infatti delle fantastiche griglie prefabbricate, utilizzabili “for free” dal primo che arriva, noto per essere colui che meglio alloggia. Per evitare di rimanere senza strumento di cottura, un primo drappello di uomini composto da me, Bazzu**, Simo, Missa**** e Aui***** è partito da Brugherio alle 8.00 con la delicata missione di occupare una postazione. L’orario è stato dettato dalla paura della rivalità con la classica famigliola felice che fa della grigliata estiva la propria ragion d’essere. Tale paura si è poi rivelata infondata, vista la desolazione che ha pervaso la località fino all’ora di pranzo. Il resto del contingente***, che al completo contava 14 valorosi elementi, ci ha raggiunto in seguito portando con se gran parte dei viveri. La giornata è così trascorsa tra cibo, birra e del sano wrestling, filo conduttore di quasi tutte le ultime nostre grigliate. Oltre a prese e schienamenti però, il main event della giornata è stato lo Stone Cold Steve Festival****** durante il quale pochi valorosi eroi hanno deciso di bere una cassa da 24 lattine di Dreher (non comprese nel conteggio delle 72 iniziali poichè adibite unicamente all’evento) alla maniera del buon vecchio Austin. Ad onor del vero, metà della sopracitata cassa se l’è portata via l’Adda e dovrebbe ormai essere reperibile nei pressi di Rimini. Degna di nota è anche la possibilità, per altro sfruttata, di fare il bagno nelle freddissime acque del fiume capaci di toglere dai corpi il torpore da alcol e l’irritazione provocata dall’erba.
In sostanza una gran bella giornata, ricca di momenti divertenti.
Io mi sono addormentato al sole.
Ho una grave ustione su gran parte della schiena, cosa che mi causa parecchio dolore.
Facendo il bagno mi sono aperto la mano destra su di una roccia, anche questo mi causa molto dolore.
W la gioventù.
Adda
* Le foto capaci di far apparire incantevole questo posto sono poche, eccone una
Bazzu
** Bazzu. Deve aver accusato la levataccia
Un po' di partecipanti
*** Da sinistra: Dani, L’Ali, Orifizio e la Paola
Steven Spielberg?
**** Missa, grazie al quale sono pervenute le immagini e i filmati dell’evento
Johnatan dimensione avventura?
***** Aui, facilmente confondibile con Ambrogio Fogart
Yeah!
****** The Austin way of drinking. Yeah!