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Riflessioni

A Dio

Dio.
Quanto segue non credo sia categorizzabile come una preghiera, poichè non ho intenzione di chiederti alcun favore. La intenderei più come una sorta di lettera aperta contenente tutto ciò di cui con te vorrei poter discutere. Per onestà devo ammettere di non essere particolarmente convinto della tua esistenza per come questa viene intesa qui dalle mie parti, ma non credo nemmeno di poter escludere che qualcosa di umanamente incomprensibile stia alla base di tutto quanto non posso e non riesco a spiegarmi. La mia gente quel qualcosa tende a chiamarlo Dio e quindi, per non generare confusione, mi atterrò al costume e farò altrettanto.
Se anche tu dovessi esistere però, non ho certo la presunzione di essere per te più importante di un pesce, di una stella, di un altro universo o del nulla cosmico e quindi non ho molta speranza che tu possa occuparti di quanto sto scrivendo. Questa cosa lascia un po’ di amaro in bocca ad uno che, in fin dei conti, ti ha dedicato la prima metà della sua vita, ma capisco anche che, non essendo stato certo tu a chiedermelo, la mia amarezza non ti sia imputabile. Sempre per essere onesti non è che sia mai stato particolarmente attratto dall’idea di glorificarti.
Sono uno dei tanti che ti hanno venerato per paura delle conseguenze che sarebbero potute scaturire dal non farlo. A differenza di molti che l’hanno fatto e che continuano a farlo giorno dopo giorno per tutta la vita, mi sono unicamente sentito di ammettere questa mia debolezza. A pensarci bene anche per te non dev’essere molto piacevole essere seguito non per quanto hai regalato agli uomini, ma per il timore che in loro incuti. A parti invertite sarei abbastanza frustrato da questa cosa, ma la mia mente non è certo fatta per ragionare come la tua e quindi credo sia normale non vederla nello stesso modo. Inoltre c’è da ammettere che esistono molte persone che ti venerano come meriti e lo fanno solo ed esclusivamente per renderti grazie, il problema tuttavia è che la quasi totalità di quanti sulla terra dicono di parlare a tuo nome non rientra in quest’ultima categoria.
Questa è la ragione che più di tutto mi porta a pensare che, se anche esisti, non ti curi minimamente di noi.
Per quanto tu agisca in modi misteriosi è difficile credere che lasceresti correre il mercimonio continuo che si fa di quanto viene spacciato come tua volontà. Da sempre nel tuo nome l’uomo si è scontrato coi propri simili, rivendicando maggiori diritti dei suoi fratelli solo in virtù del nome diverso con cui ti chiamava. Sai meglio di me che questo è abbastanza assurdo, ma se volgessi lo sguardo da queste parti ti accorgeresti di quanto sia ovvia solo a pochi l’incongruenza di un discorso del genere.
Io sono nato in una regione del mondo a maggioranza cattolica, una delle tante e diverse fedi che volgono lo sguardo a te nel tentativo di risposte che fortunatamente non avranno mai. Fin dai tempi del catechismo mi è stato insegnato come i primi seguaci di Gesù venivano emarginati, disprezzati e perseguitati dai romani perchè ritenuti eretici. Com’è possibile che gente che nella sua storia ha provato l’emarginazione sociale, il disprezzo e la sofferenza ingiustificata si impegni tanto a far passare ad altri queste stesse insopportabili pene? Nessuno che abbia provato sulla sua pelle un simile dolore sarebbe capace di causarlo ad altri. Nessuno che agisca facendo il proprio volere.
In nome tuo invece ogni nefandezza diventa giustificabile e tristemente ben accetta fino a permeare la cultura di un popolo e diventare legge, dovere, tradizione. Delle tre forse quest’ultima parola è la più abominevole visto che ogni volta che vi si viene meno il mondo grida allo scandalo dimenticando che è grazie al superamento delle tradizioni che l’uomo sopravvissuto per più di duemila anni.
Prima ti ho parlato di Gesù e credo sia giusto dirti di chi si tratta: da noi si dice che è tuo figlio. Mi spiego meglio, non tuo figlio come lo siamo tutti, ma inteso come parte di te discesa sulla terra a guidarci. Superiamo per un momento l’inconsistenza di tutta questa teoria e passiamo alla cosa che più di tutto questo mi interessa chiederti. Gesù è stato indubbiamente un grande uomo. Molto di quello che ha detto è indiscutibilmente da fare proprio perchè racchiude un messaggio di speranza, forza, lealtà, amore, pace e libertà fuori dal comune. La storia ci ha tuttavia regalato anche elementi come Hitler e Stalin, per fare altri due esempi, di cui si può dire esattamente l’opposto.
Ora vorrei mi spiegassi perchè tutto ciò che nasce di buono è tuo volere e tutto ciò che invece fa schifo è impurità della natura umana. Lo so, nemmeno tu hai una risposta a questo perchè non sei certo tu ad aver messo in giro questa credenza inconcepibile, ma ancora una volta allora vorrei capire perchè c’è gente al mondo che continua a permettersi di dire qualunque scempiaggine nel tuo nome senza che tu faccia nulla per prendere le distanze.
Se permetti in quest’ottica mi sento legittimato a credere che tu di noi semplicemente te ne disinteressi.
La prova del nove comunque credo la si avrà in questi anni. Se ti è capitato di guardare quaggiù ultimamente avrai visto che siamo arrivati alla frutta. Ormai a fare le tue veci in due delle più grandi religioni al mondo ci sono solo pazzi scatenati. Può essere credibile sostenere che tu hai creato una persona perchè questa si distrugga e distrugga con se una moltitudine di altre tue creazioni? La contraddizione in termini che sta dietro a questa filosofia è palese eppure esistono svariate guerre sante combattute unicamente con i kamikaze di Allah.
E vogliamo parlare di quanto ultimamente esce dalla bocca di colui che si proclama erede di Pietro e afferma di parlare da te ispirato? L’ultima in ordine temporale intima all’uomo di “non fare leggi che soverchino l’ordine naturale” inteso come tua volontà. Ora, se veramente togliessimo le leggi e vivessimo allo stato di natura, chi potrebbe mai credere che l’uomo sarebbe monogamo e che si abbasserebbe ad atti sessuali unicamente volti alla riproduzione? Nessuno. Se così fosse torneremmo tutti a prenderci le donne con la forza, a prendercene tante e a prendercele tra loro molto diverse per generare numerosissime discendenze e fortificare la specie.
Perchè se veramente ci hai creati, è così che ci hai creati. E allora perchè un vecchio visionario, ottuso e particolarmente poco propenso al ragionamento dovrebbe convincerci che invece la tua volontà è che noi ci si comporti come lui vorrebbe facessimo? A mio avviso, oltre all’ingerenza, ci vedo un problema di protagonismo piuttosto grave. Se mi permetti, con i rappresentanti di cui sei attualmente fornito, avere ancora gente che crede in te veramente (escludo quindi i timorosi di repressione di cui ho parlato all’inizio) è già un grande risultato.
Personalmente però io non me la sento proprio di stare sulla stessa barca di tutte queste persone e preferisco continuare a prenderne le distanze con decisione. Per la proprietà transitiva quindi mi tocca prendere le distanze anche da te, non per quello che sei o potresti essere, ma per quello che ormai rappresenti per i miei simili: un mezzo tramite il quale poter dare sfogo alle proprie frustrazioni ed intolleranze sentendosi giustificati e ricevendo persino cori di approvazione.
Come dicevo all’inizio preferisco credere che tu non esista, perchè è meglio essere frutto del caso piuttosto che figlio di un padre sadico o, ancor peggio, menefreghista.
Ti starai chiedendo: “Perchè se non crede che io esista mi ha scritto questa lettera?”.
Semplice, perchè scrivere queste cose mi ha fatto pensare.
Oltretutto è vero che ho scritto di non avere certo la presunzione che tu potessi ascoltarmi, ma ho la forte presunzione che altri possano ascoltarmi e magari fermarsi un momento a riflettere su quanto ho scritto. Se ciò avvenisse sarebbe anche meglio perchè almeno tutto questo avrebbe avuto un senso.
In fede, rigorosamente propria.

Giuseppe Mancuso

Ringraziamenti

Eccomi qui.
Finalmente è giunto il momento più atteso di questi lunghi anni di vita universitaria: la stesura dei ringraziamenti.
Non si contano le volte in cui mi sono sorpreso a pensarci, fantasticando sulla maniera più malinconicamente dolce per dar forma a questa pagina. D’altra parte, c’è forse momento migliore per dare sfogo alla mia natura “emo”?
Non credo, quindi è bene incominciare.
Il primo ringraziamento va senza ombra di dubbio ai miei genitori. In realtà ci sono molti motivi per cui varrebbe la pena dir loro grazie, ma sicuramente in questo contesto il loro merito più grande è l’aver creduto in me quando anche io stentavo a farlo. Non sono stati anni facili, quelli dell’università, e sapere che qualcuno vicino a me pensava sul serio che alla fine ce l’avrei fatta è stato fondamentale. Se oggi quindi sono qui è innanzi tutto grazie a loro e questa è una buona occasione per farglielo sapere, visto che di persona non credo di averlo mai fatto.
L’altra persona a cui devo molto di tutto questo è indubbiamente la professoressa Elena Rugarli. Oltre ad avermi insegnato molto dal punto di vista professionale, lavorare con lei ha risvegliato in me la passione per il mondo della ricerca scientifica, passione che era andata via via scemando negli ultimi anni. Ringrazio Elena quindi di avermi dato questa grande possibilità, ma anche di avermi fatto sentire apprezzato per il lavoro svolto. Quest’ultima per me è stata la vera soddisfazione.
Nell’olimpo dei ringraziamenti non può infine mancare la Bri. Due anni e mezzo di vita insieme non sono poco, soprattutto se si tratta di anni in cui vivere con me dev’essere stato tutt’altro che semplice. Eppure lei mi è stata vicina, sempre, e lo ha fatto come solo lei può e sa fare: con l’affetto di cui ho costantemente bisogno, ma senza mancare mai di dirmi le cose come stanno e non come io vorrei vederle. A lei va il ringraziamento per avermi fatto crescere giorno dopo giorno, cosa tutt’altro che facile per uno che di crescere non ha mai voluto sentir parlare. Grazie quindi per tutto quello che ha fatto e per quello che spero continuerà a fare per me.
Conclusa la parentesi sentimentale, è decisamente il caso di dare a Cesare quel che è di Cesare e quindi via con la roulette dei ringraziamenti più frivoli.
Se questi 16 mesi di tesi sono stati così belli è anche per merito delle splendide persone con cui ho condiviso pipette e puntali e da cui ho imparato tanto. Un grazie enorme quindi va a “mamma” Elena (Riano), che mi ha pazientemente seguito per tutto il percorso sopportando le mie innumerevoli domande e fornendo sempre loro delle risposte. Una sorta di Virgilio che mi ha guidato nel regno di Spastina, fornendo struffoli e torta caprese nelle pause pranzo. Insostituibile. Lo “Spastin Team” prosegue con Monica, altra ricercatrice determinata a sconfiggere i nemici Jappi a colpi di “prolungamenti”. Oltre che per la disponibilità dimostratami in ogni frangente, sento di doverla ringraziare soprattutto per l’aiuto incessante che mi fornisce nel martoriare Paola1. Già, Paola1, soprannominata ormai da tutti Signorina Rottenmeier per l’attitudine con cui affronta la vita lavorativa. Inizialmente non volevo ringraziarla per via dei continui furti di pennarelli che opera a mio discapito, ma ho deciso di sorvolare. In fin dei conti, senza la sua “premura” nell’insegnarmi l’estrazione dell’RNA col TRIzol probabilmente non avrei ottenuto i dati che ho scritto quindi un grazie lo devo anche a lei. Continuando il giro è arrivato il turno di Andrea, l’uomo della biochimica. La cosa di lui che più ammiro è la capacità che ha di spiegarmi e farmi capire anche meccanismi o metodiche che altrimenti per me resterebbero catalogate nella categoria “magie”.
Oltretutto, è fonte costante di gags senza le quali lavorare sarebbe senza dubbio molto più faticoso ed anche per questo merita di essere ringraziato. L’ultima arrivata nella famiglia è Paola2, che come me ha intrapreso la tesi di laurea nel laboratorio di Elena. A lei vanno sicuramente l’augurio di un esperienza come quella che ho potuto vivere io ed un grosso in bocca al lupo. Oltre ai colleghi stretti però, meritano un ringraziamento anche tutti i ragazzi dei laboratori del Besta in Bicocca ed Anna, che mi ha permesso di prendere i primi contatti con l’ambiente.
Conclusi i ringraziamenti nell’ambito lavorativo, il primo nome che è giusto compaia in questa pagina è Lale. Lei, leggendo, penserà che le stia dando un posto di così alto spicco per via di tutti gli appunti che mi ha passato, senza i quali non mi sarei mai potuto laureare. Non è così. Non è nemmeno per sdebitarmi di quella famosa grigliata a cui, per un disguido, non la invitai. No, se si merita cotanta risonanza è perché innumerevoli anni orsono mi passò “Blue Skies, Broken Hearts and next 12 exites” degli Ataris, CD senza il quale la mia vita oggi sarebbe diversa. Rock on, Lale, Rock on! Nell’ambito universitario tuttavia ci sono anche molti altri nomi che meritano di comparire in questa pagina. C’è Teo, con cui in tutti questi anni credo di non essere mai stato d’accordo su nulla eccezion fatta per l’indiscussa grandezza di Vitor Borba Ferreira. C’è la Simo, con il suo “O come Metallo” e le altre innumerevoli perle. Ci sono Andre e la Vale, che hanno percorso con me tutto il tragitto sin dagli esordi in Bicocca, ma che ho conosciuto veramente solo in questi ultimi anni. Come non citare poi Frants, la Ro’, Fragranza, Stefano “briscola chiamata”, la Lauretta, la Manu, Fabio, la Cri, Michele, Fili e Simone il pazzo? Impossibile.
Se sono tante le persone che ho avuto il piacere di incontrare negli anni dell’università, ancora di più sono quelle che sono entrate nella mia vita indipendentemente dal percorso che ho intrapreso e che hanno trovato il modo di restarci diventando per me realmente importanti. La pole position in questa lista va sicuramente ad Aui. Il motivo è semplice: c’è sempre stato, c’è e spero ci sarà sempre. Non serve aggiungere altro. A ruota troviamo Simo, il cui merito più grande è l’avermi fatto sfogare nei momenti duri facendosi ripetutamente schiaffeggiare alla playstation. Non che facesse apposta a prenderle, poverino, tuttavia lo ringrazio comunque. Come avrei fatto poi senza le chiacchierate ad orari improbabili nella macchina di Missa? E senza i “giri di ronda”? Non voglio nemmeno immaginare. E poi ci sono Massi e Bazzu, anche loro amici da tempo immemore, Peich e Orifizio, reduci del liceo Paolo Frisi come il sottoscritto, Robi, la Paola, Ciccio, Dani e la Vera, Zine, l’Ali, la Kla, Odri, la Ersaz, Tico e la Eli, Mozz, Moka, Carlo e la Sara, Aledoni, tutti gli amici da concerto e gli amici dei giochi di ruolo. Un monte di persone grazie alle quali vivere è stato più facile.
Senza dubbio avrò dimenticato qualcuno stilando questa lista e domani quando ormai il tutto sarà in stampa me ne renderò conto e dovrò scusarmi per giorni, quindi prendo tempo e chiedo scusa fin da ora. Non tutte le esclusioni sono però dovute a sviste, quindi prima di farmelo notare è bene che vi chiediate: “Si è dimenticato o non mi ha ringraziato di proposito?”.
Non male come strategia per limitare le rimostranze.
Per finire un bel grazie lo voglio dire a me perché alla fine dei conti, se mi sto laureando è anche perché tutte le volte in cui lo sconforto ha preso il sopravvento ho stretto i denti ed ho insistito, ripagando i miei stessi sforzi.
Credo di essermi meritato i miei stessi complimenti.
Bene, sono le 2.30 di Venerdì 2 Febbraio.
Alla fine scrivere queste righe ha richiesto più tempo del previsto, ma sono contento di averlo fatto.
Resta solo da adempiere ad una promessa: “ringrazio la mia mamma che mi ha fatto così funky”.
L’ho scritto.
Non posso crederci.

Il naufragar m’è dolce in questo mare

C’è una cosa che mi da abbastanza fastidio: stare a letto senza dormire.
Le lenzuola ed il cuscino si scaldano e l’aumento della loro temperatura risulta inversamente proporzionale alla voglia del sottoscritto di rimanere a loro stretto contatto.
Il primo approccio alla questione è tentare di costringersi a dormire, ma per quanto si possa essere stanchi, cedere al mondo dei sogni quando lo si vuole è cosa assai difficile. Al fastidio per le lenzuola roventi quindi si aggiunge anche il nervoso di chi non riesce nel proprio intento e così, in un attimo, la situazione precipita.
Solitamente, giunto a questo stadio, cerco aiuto nel palinsesto televisivo.
Solitamente questo tentativo si rivela controproducente.
In seconda serata infatti basta nulla per trovare programmi interessanti, capaci di tenere viva l’attenzione a discapito del sonno che nei propositi iniziali si sarebbe invece voluto coltivare.
Mi sono quindi guardato “Boondocks”, il nuovo cartone di MTV. Dai tre episodi che mi è capitato di vedere fino ad ora lo trovo semplicemente geniale.
Non contento, subito dopo, mi sono regalato anche “Mai Dire Grande Fratello” mettendomi nelle condizioni di dire definitivamente addio all’ipotesi di dormire entro breve. Come da copione infatti, a fine trasmissione ero sveglio ed arzillo come nemmeno dopo 12 ore di sonno. A nulla è valso il tentativo estremo di guardare “Porta a Porta”, tanto meno quello di cercare un sano programma porno su qualche emittente locale: ero sveglio e tutto lasciava pensare lo sarei stato per molto ancora.
A questo punto tanto valeva alzarsi e fare due chiacchiere col diario on-line.
Mi piace pensare che tornerò ad utilizzarlo in maniera decisa tra qualche giorno, che riprenderò a scriverci con costanza e con l’impegno di un tempo.
Percepisco in lui un legittimo senso di abbandono, o peggio, di mero utilizzo [auto]biografico.
Devo rimettermi in carreggiata se non voglio che la sua bellezza appassisca.
Intanto ad appassire credo di essere io, soprattutto a giudicare da quanto mi piace il singolo dei 30 Seconds to Mars. Tanto. Troppo.
D’altra parte il pezzo è poser all’ennesima potenza, forse sarebbe stato strano non mi fosse piaciuto.
Forse allora è segno che sto bene.
Se sto bene perchè non sto dormendo?
Per una volta credo sia per pura eccitazione.
La discussione della tesi, l’abbigliamento abbinato alle slides, New York, il concerto dei TBS oltre oceano, il tatuaggio da ideare, Baldur’s Gate II da finire, i libri da provare a leggere, il futuro.
Tutto sommato ne ho di cose a cui pensare e forse dormire sarebbe tempo perso.
So di farla facile, ma so anche che domattina la sveglia non suonerà prima delle 10 e quindi so di poterla, per una volta, fare facile.
Scrivere intanto è riuscito dove Vespa ha miseramente fallito.
Ho di nuovo sonno.
Prima di andare a dormire, magari ascoltandomi “The Opposite of December” per darmi un tono meno MTV-Like visto quanto detto in precedenza, resta da trovare un titolo a questo post.
Trovato.

Un nuovo anno

Le feste sono finite.
Il 2006 è finito.
Più volte nei mesi che l’hanno costituito mi sono augurato potesse finire prima possibile. Ora che è arrivato il tanto atteso 2007 e che posso tirare due somme devo ammettere che non è stato un anno facile da vivere, per nulla, tuttavia devo riconoscergli che è finito bene.
Non che nei suoi ultimi giorni si sia fatto mancare la possibilità di darmi ulteriori grossi problemi, tuttavia credo di aver fatto un passo mentale importante e questo mi ha reso un po’ più forte.
Era necessario.
Torniamo per un attimo ai festeggiamenti.
Per gioire della conclusione del 2006 sono stato tre giorni a Monaco di Baviera con morosa ed amici.
Sono stati tre giorni bellissimi.
Per questo non posso che ringraziare tutti i presenti, ma anche Loretta Goggi, “Nati con la Camicia”, al Dunkel, il meteorismo, cauallo, tempio di morte, l’ormai dilagante dialetto milanese, i cd da macchina e tutte le altre cose inutili e stupide che hanno reso grande quest’esperienza.
Questa vacanza era ciò di cui avevo bisogno.
Ora è bene volgere uno sguardo a quello che mi aspetta.
Mi attende un anno strano e, dopo molto tempo, decisamente imprevedibile.
Tante cose cambieranno, magari anche troppe. Probabilmente io stesso cambierò e questa cosa mi spaventa come spaventerebbe chiunque.
Eppure mi sento pronto.
Quello che verrà potrà essere bello o brutto, ancora non lo so, ma voglio essere felice e farò di tutto per adempiere alla mia volontà.
Costi quello che costi.

Scrivere in questo momento è una cosa di cui non posso certo privarmi

Cazzo.
Ho finito gli esami.
Mi sento leggero, come poche volte negli ultimi tempi.
Gli effetti tremendi di questa cosa sono principalmente tre: non riuscire a smettere di sentire “Calligrafie” dei Gemini, essere piacevolmente alticcio in questo momento e riposare finalmente bene.
Vedo la luce alla fine del tunnel.
E’ lì.
Posso quasi toccarla.
Ieri ho tagliato i capelli, come da progetto.
Via tutto.
Nove millimetri di peluria uniforme avvolgono il mio cranio e mi rendono diverso da come sono sempre stato.
E’ giusto.
Sono diverso da come sono sempre stato.
“One little step for a man, a giant step for humanity”.
Nella fattispecie, thirtyone (not even so) little steps.
Adesso l’euforia la fa da padrona.
Si parla di viaggi oltre oceano, prospettive future, lavoro remunerato, feste.
E’ come aver spento la televisione dopo un brutto film che però alla fine ha saputo dare delle soddisfazioni.
So che dovrei preoccuparmi di scrivere la tesi per tempo, cosa che non è affatto scontata, tuttavia le uniche cose a cui riesco a pensare sono il tatuaggio che mi regalerò probabilmente intorno al 10 di febbraio (il probabilmente è unicamente legato alla data) e l’impostazione dei ringraziamenti della Tesi.
Sono andato.
Probabilmente è un trip che finirà presto e che probabilmente non ricomincierà mai più, tuttavia voglio vivermelo fino alla fine e senza perdere nemmeno un secondo.
Se in questo momento dovessi analizzare la mia vita, la definirei perfetta e questo è straordinario, soprattutto per uno come me.
Avrò tempo in futuro per ricredermi e trovare nuovi problemi di cui dannarmi, ma non ora.
Ora sto bene.
Sto bene.
Cazzo.

Sosta

Mi voglio prendere qualche giorno di assoluto relax e questo lungo week-end festivo fa proprio al caso mio. Dopo settimane di stress ed insonnia sentivo di dovermi regalare uno stop anche se Lunedì nulla è andato come avrebbe dovuto. L’università a quanto pare vuole darmi gli ultimi colpi prima di lasciarsi sconfiggere ed io ho deciso di porgere l’altra guancia, sperando di assaporare così una rivincita ancora più dolce e tuttavia rischiando di compromettere tutto quanto.
Il primo giorno di riposo è stato ieri e credo proprio di averlo affrontato come si dovrebbe, dismettendo il pigiama alle 19.00 e solo perchè la sera sarei dovuto uscire. Per tutto il giorno non ho fatto che stare a letto a guardare episodi della prima serie del dottor House, prima con la Bri e poi da solo. Come serial non è male, gli episodi sono un po’ tutti uguali però è riuscito là dove avevano fallito illustri suoi simili come Lost, ovvero mi ha appassionato. Molto credo sia dovuto all’adorazione che provo per il protagonista e la sua personalità urticante. Come dicevo prima, la sera sono poi uscito. Era la fatidica serata della sfida di Mafalda, ristorante il cui menù ci era stato presentato come “impossibile da finire”. Come ovvio non ci sono stati problemi nello sconfiggere le tanto temute porzioni e gli unici problemi ci sono stati non tanto per la quantità, quanto per la qualità di alcune portate non proprio prelibate. La serata è trascorsa piacevolmente ed è stata conclusa dalla maggior parte del gruppo al Libra, mentre io e Simo abbiamo preferito tornarcene a casa. Anche la giornata di oggi è stata spesa in assoluto relax tra qualche partita alla playstation e il tentativo di organizzare una visita al Motorshow per domani (Sabato). Purtoppo il proposito di gita è stato presto soppresso per mancanza di adesioni, ma è normale quando si cerca di organizzare qualcosa in una compagnia che passa il 50% del suo tempo a lamentarsi di non fare mai nulla di nuovo e il restante 50% a declinare qualunque proposta si discosti dai programmi standard settimanali. Peccato, ci sarei andato volentieri, tuttavia non è certo una di quelle iniziative che sono disposto a gestirmi da solo pur di portare a termine. Ormai è abbastanza chiaro a tutti che per poter prendere una boccata d’ossigeno dalla routine inarrestabile che ci governa si debba volgere lo sguardo fuori dalla compagnia. C’è chi si affitta una casa in montagna, chi va al cinema con la morosa, chi esce con altra gente, chi va a concerti e chi semplicemente se ne sta a casa sua pur di non dover sopportare la combo venerdì+sabato al pub di turno.
Comunque sia domani ho una giornata da riempire. Dovrò sicuramente preparare qualcosa per la sessione di Lunedì e altrettanto sicuramente vorrò concedermi qualche altra puntata di House. La restante parte della giornata magari la impiegherò nelle prime ricerche dei regali di natale.
Magari.
Più probabilmente dormirò.
A chiudere la sosta quindi sarà il turno della Domenica, dedicata al torneo di Palazzo delle Stelline. Non nutro particolari speranze nell’organizzazione, ma passare un pomeriggio con Sturm, Ace, Darius e Porn ha rappresentato un buon motivo per aderire senza porre questioni.
E’ stato bello tornare a scrivere sul blog e anche l’averlo fatto come una volta era abitudine: in tarda notte.
In sottofondo passano leggere le note di “Twelve Small Steps, One Giant Disappointment” dei Bad Astronaut, colonna sonora quanto mai indicata per questo post e per questi quattro giorni. Il disco sta volgendo alla conclusione e con lui questa pagina e la mia giornata.
Manca un quarto d’ora alle tre e sono sveglio.
Per una volta, tuttavia, sono sereno.

Perchè non vado a dormire invece di stare al PC?

Certo che uno, almeno in casa propria, dovrebbe poter guardare il telegiornale e dire la propria senza venire additato come il peggior delinquente del mondo.
Sarebbe bello, almeno.
Sarebbe anche il caso di smetterla di chiedersi come mai un ragazzo voglia avere una propria vita da solo a 25 anni, senza una lira e senza certezze.
“Ma cosa ti manca?”
“Ti diamo così fastidio?”
Domande fuori luogo, perhè le risposte sono ovviamente “Nulla.” e “No.”.
Questo non vuol dire che allora si possa andare avanti così per sempre.
Io l’ho capito e credo pagherò questa mia consapevolezza a caro prezzo nei prossimi anni.
Ora è il caso che venga fatto lo sforzo di comprendere anche dall’altra parte.
Non nego di pensare spesso al fatto che questa possa essere solo un’esigenza dettata dall’essere un giovane viziato.
Quando uno ha un’esigenza e nessuna certezza di poterla soddisfare, tuttavia, diventa difficile focalizzarsi sul perchè la si ha, mentre rimane molto più semplice sbattere la testa sulle miriadi di problematiche che si frappongono fra se e l’obbiettivo.
Perchè, alle 2.17, sto scrivendo tutto questo?
Perchè è due notti che non dormo causa sogni agitati e convulsi e quindi tanto vale stare al monitor e buttare me stesso in frasi ancora per un po’.
Perchè come sempre scrivere dei problemi è molto più semplice che parlarne.
Perchè sono esasperato dallo stress, dall’angoscia dell’ultimo esame e di una tesi che nessuno sa se mai riuscirò a finire e dal continuo scorticarmi traendone insano piacere.
Spero, conscio di illudermi, che tutto questo possa per un po’ sparire e lasciarmi a riposare come da mesi ormai non sono più in grado di essere: tranquilo.
Vorrei starmene in piedi sotto il diluvio dei miei problemi e sentirmeli scorrere addosso senza che possano bagnarmi.
Quel che accade invece è che sento l’acqua filtrare da ovunque attraverso i vestiti e la pelle, scivolando fino alle ossa e, cosa ancora peggiore, rifletto su come quello che a me pare essere uno tsunami dall’esterno appaia tutalpiù come una pioggerella primaverile.
Pagherei per dormire per due settimane e svegliarmi senza l’ansia di aver perso tempo, ma anzi con la gioia di averlo guadagnato.
Sospiro.
Era un po’ che non lasciavo libero sfogo ai pensieri e, come sempre accade dopo averlo fatto, sono decisamente pentito di averlo fatto.
Sono io, schiavo dell’idea che terzi possano farsi di tutto questo.
Domani però mi attendono le visite mediche per il proseguo dell’attività in laboratorio, comprese di test per l’HIV di cui ignoro uno scopo che non sia discriminatorio, altre ore passate a leggere “tecniche e legislazione” tentando di ricordare anche solo qualcosa ed una nuova giornata in laboratorio.
Domani l’idea che terzi potrebbero farsi di tutto questo non troverà spazio nelle mie preoccupazioni quindi è bene che ne esca anche ora.
Chiudo ringraziando le persone con cui sono uscito questa sera per l’ottima serata che mi hanno fatto trascorrere.
Ora spero di mettere insieme almeno quattro ore di sonno.

Attento, Uomo Radioattivo!

Oggi sono stato introdotto all’utilizzo di sostanze radioattive.
Ho lavorato per tutto il pomeriggio con UTP*, ovvero marcato con fosforo 32, in quella parte del laboratorio nota come camera calda.
Probabilmente si chiama così perchè con camice, copriscarpe e due paia di guanti lì dentro pare di stare in una sauna.
Tra le persone con cui lavoro esistono due tipologie di approccio alla questione “radioattivo”.
Alcuni non se ne curano, altri ne sono terrorizzati.
Io faccio parte della prima categoria, convinto però che prima o poi l’aver lavorato con tutti questi reagenti tossici darà i suoi effetti.
D’altra parte questo è ampiamente tenuto in considerazione nel fatto che un ricercatore lavori per massimo mille euro al mese, rigorosamente a tempo determinato e per di più senza la benchè minima previdenza sociale.
Credo che il problema stia nel fatto che chi si avvicina a questo tipo di professione lo fa perchè vorrebbe nel suo piccolo poter essere utile.
Sicuramente lavorare tanto prendendo poco e senza l’ardire di avere una pensione in futuro o una minima tutela se dovesse ritrovarsi un giorno malto magari della stessa malattia che per anni ha cercato di combattere, è un bel modo di essere utile a qualcuno.
A chi se ne approfitta.

Caro Prodi, corri a pagina 153

E’ un po’ di giorni che per radio e televisione continuo a sentire parlare di questa iniziativa della LAV e questo mi da modo di tratare un argomento che già da molto tempo avrei voluto affrontare.
Premetto fin da ora di non essere mai stato e di non essere tutt’ora animalista/vegano/sXe/verde o quant’altro. Da un anno a questa parte tuttavia vivo in un laboratorio di ricerca che lavora anche su modelli animali e questo mi ha permesso di vivere più strettamente a contatto con la problematica di cui voglio andare a parlare, almeno per quanto riguarda la parte inerente a cavie e ricerca scientifica. Non ho idea di cosa il programma elettorale dell’Unione abbia promesso in merito, nella fatidica pagina 153, tuttavia credo che un problema etico morale in questo ambito ci sia. Prima di iniziare il mio progetto di tesi, durante i vari colloqui, ho sempre risposto che non avrei avuto problemi a lavorare con gli animali. La mia inesperienza faceva sì che basassi la mia risposta prettamente sul pensare di non avere problemi alla vista del sangue o delle interiora di un topo.
Adesso, alla stessa domanda, risponderei “sarebbe meglio di no”.
Il cambio di posizione in merito tuttavia non è dettato dall’aver scoperto che non sopporto la vista delle operazioni sugli animali, anzi sono molto “affascinato” quando mi capita di osservare alcuni colleghi che operano i topi, li dissezionano o li perfondono (NdM: trattasi di un operazione piuttosto complessa in cui al topo anestetizzato ed incosciente, viene aperto il torace e mandata in circolo Paraformaldeide al 4% tramite iniezione diretta nel cuore. La “para” è un fissativo che, raggiunti i tessuti, li rende sezionabili ed analizzabili per microscopia. Il topo deve essere vivo al momento della perfusione, perchè viene sfruttata l’azione del muscolo cardiaco per la messa in circolo della “para” stessa, tuttavia è inutile sottolineare che l’animale non sopravvive al trattamento.) perchè le operazioni chirurgiche richiedono una cura ed un abilità notevole. La maggior parte di queste pratiche avvengono su cavie assolutamente anestetizzate, oppure già uccise tramite metodi stabiliti e volti ad annullare la sofferenza sull’animale, come ad esempio la decapitazione o la dislocazione, e quindi a mio avviso il problema etico in questi frangenti non sussiste.
Ben diversa è la questione sulla creazione di modelli animali volti ad esempio a riprodurre la patologia in esame nella cavia. Prendiamo ad esempio animali K.O. in cui il gene responsabile della malattia che si sta cercando di studiare viene tolto dal patrimonio genetico della cavia, portando alla nascita di bestie malate nel tentativo di caratterizzarne il fenotipo (in sostanza gli effetti visibili della malattia) e magari di individuare possibili trattamenti di cura. In questo caso vengono messe al mondo creature anche molto menomate e con gravi disfunzioni che spesso muoiono precocemente e dopo aver passato un’esistenza di sicuro poco piacevole. Assodato che questo tipo di ricerca sugli animali è lecita e di conseguenza ritenuta eticamente valida, a me resta il dubbio di quanto in realtà il tutto mi sembri piuttosto crudele. E’ chiaro che se sul piatto della bilancia viene messa la possibilità di alleviare le sofferenze di tante persone tramite le sofferenze di un topo/coniglio/cane/quant’altro, risulta difficile non essere favorevoli alla cosa. In fin dei conti, cinicamente parlando, è un sacrificio che mi sento pronto a compiere. Però vedere questi piccoli topini (perchè da noi fortunatamente teniamo solo topi) che nascono incapaci di muovere le zampe e che passano la loro breve vita in preda a chissà quali sofferenze non perchè la sfortuna li abbia voluti gambizzare dalla nascita, ma perchè un uomo ha scelto di proposito di farli nascere così è abbastanza brutto.
Anzi no, è proprio orribile.
Purtoppo non ci sono moltissime alternative all’utilizzo degli animali per quanto riguarda la ricerca e quindi non credo si potrà poi fare molto, a meno di decidere di precludere alla scienza la possibilità di salvare delle vite in virtù della certezza della sofferenza delle cavie. Per quanto ci sia pieno in giro di gente che si sciacqua la bocca con frasi fatte sulla tutela degli animali, difficilmente l’uomo, se costretto a scegliere tra la sua vita e quella di un topo, opterà per quella del topo. Forse è anche giusto che sia così, tuttavia mi chiedo come si possa generare un cataclisma su diritti di qualcosa che “non è un essere vivente” ed ignorare invece chi vivente e sofferente lo è davvero.
Forse a Dio non piacciono gli animali.
Più probabilmente risultano solo indifferenti al Vaticano.