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Ciao Manuel

Dal sito ufficiale del Milan:

“L’A.C. Milan comunica di avere risolto consensualmente il contratto stipulato con il calciatore Manuel Rui Costa*.

L’A.C. Milan ringrazia Rui Costa per lo splendido comportamento tenuto fuori e dentro il campo e per il prezioso contributo tecnico che nel corso dei cinque anni in cui ha indossato la maglia rossonera ha portato alla conquista di uno scudetto, una Coppa Italia, una Supercoppa di Lega, una Champions League e una Supercoppa Europea.”
Ma-nuel-Rui-Costa Shalallalallalà
* il Milan perde così il mio giocatore preferito. Sono triste.

Sublime

Ieri sera io e la Bri siamo andati alla serata Chuck Norris organizzata al Goganga di Milano.
Sebbene io abbia perso quasi totalmente la voglia di leggere uno dei blog più chiacchierati della rete dopo i primi 5 o 6 giorni dall’esserne venuto a conoscenza, ho deciso di andare al party per conoscere Dietnam, co-autore di Roundhouse Kicks, ma soprattutto blogger da me linkato per la sua pagina personale.
Il posto non è niente male, un po’ troppo fighetto forse, ma nulla di eccessivo.
Menzione assolutamente d’onore per il Basito, cocktail pestato simile al mojito da cui si discosta solo per la vodka al posto del ruhm ed il basilico al posto della menta. Me l’hanno servito con tanto di pomodorino pugliese.
Sublime.
Anche la musica non era male. Tutto indie ben selezionato che per le due orette che ho passato nel locale non ha pesato troppo e si è lasciato ascoltare, regalando perfino qualche chicca ignota che mi piacerebbe risentire.
Conoscere Dietnam mi ha fatto piacere. E’ bello parlare con qualcuno di cui quotidianamente ti ritrovi a leggere la vita.
L’incontro rende i blog entità meno astratte.
In conclusione non aver visto “Il codice Da Vinci” mi è pesato meno passando la serata in questo modo. La voglia di vedere questo film resta alta e l’ultimatum lanciato alla Bri è per domani sera.
No way out.
Resta solo una cosa da fare prima di chiudere: parlare di “We Don’t Need to Wishper”.
Non è facile.
Non lo è per nulla.
L’attesa per questo lavoro è stata spasmodica e l’adorazione che provo per Tom Delonge non è quantificabile. Con questi presupposti restare delusi non è affatto improbabile.
Solo che deluso non è il termine adatto.
Deluso è quando ti aspetti qualcosa di bello ed ottieni una cosa che non ti piace.
In questo caso non mi aspettavo nulla, ero solo terribilmente curioso. L’anteprima datami da “The Adventure” mi aveva colpito in positivo: singolone finto, lento, plasticoso, ipermelodico e terribilmente orecchiabile.
Tamarro.
Molto tamarro.
Come piace a me.
Purtoppo o per fortuna, il disco è tutto così. Letteralmente. Effetti e riff di chitarra si trascinano identici per tutte dieci le tracce dando al tutto uno scorrimento quasi cinematografico. Facendo un paragone azzardato è come sentire un CD di musica classica. In quest’ottica diventa vitale ascoltare il tutto dall’inizio alla fine, senza interruzioni. Devo ammettere che la cosa non è facile perchè la traccia numero due, “Distraction” è decisamente la più brutta del disco e compromette pesantemente le possibilità di proseguire nell’ascolto. Se si ha la forza di superarla però si può essere oltremodo sicuri del fatto che da lì in avanti sia tutta discesa.
Ora sono curioso di vedere cosa mai potranno propormi dal vivo. Con soli dieci pezzi all’attivo mi aspetto qualche sorpresa.
Vedremo.
Concludo scrivendo l’unico fact su Chuck Norris che ho pensato ieri sera. Non fa ridere, non è immediato, ma a me piace molto e lo trovo piuttosto azzeccato alla serata.
Ne vado discretamente fiero.

“Chuck Norris non ascolta Indie perchè sa già dov’è l’Arca perduta.”

La religione

Sto guardando Schindler’s List.
Non so come mai nell’ultima settimana mi sia dedicato così pesantemente ai film sulla Shoah, tuttavia non è questo l’argomento che voglio trattare.
Voglio descrivere una scena che mi ha colpito molto.
Una donna ebrea, in una baracca del campo di concentramento, pronuncia questa frase:

“Sebbene io non sia un rabbino, in queste circostanze prego l’Onnipotente di perdonarmi se intono il canto benedicente.”

Nulla potrebbe sintetizzare meglio il concetto di religione.

Il vicino

Ieri sera sono stato alla festa di compleanno di Elena, la dottoranda che mi segue durante la tesi.
E’ stata veramente una serata piacevole.
Il tutto è iniziato scoprendo che Paola, la ragazza che divide il bancone con me, è la figlia del capo di Aui. Ovviamente ho già fatto presente al povero Destru le mie intenzioni di utilizzare questa informazione a mio vantaggio lasciandomi andare ai più biechi ricatti.
Non sembrava dare importanza alla cosa.
Cambierà idea.
Tornando alla festa, la mia macchina ha portato in loco me, Andrea e Paola per le 21.20. Elena abita in via Tibaldi al 27. Abbiamo parcheggiato all’ex C-Side. Una volta in casa, chiunque io abbia interrogato su dove avesse lasciato la macchina, mi rispondeva sistematicamente: “Qui sotto.” Non è stato bello apprendere di essere l’unico idiota che, dopo quaranta minuti alla ricerca di un posto, aveva dovuto parcheggiare oltr’Alpe.
Alla festa, oltre a quasi tutti i ragazzi che lavorano da noi, erano presenti anche soggetti di notevole caratura che hanno fortemente contribuito al mio personale divertimento.
Su tutti, l’eroe indiscusso si è rivelato essere il vicino di casa di Elena: atteggiamento da vero appartenente alla Milano bene, parlata milanese con spiccato accento bergamasco e attitudine a reale guest star della serata.
In due parole: un cretino.
Di quelli che però non si può non ammirare. Tempo di fare le presentazioni e ha aperto a trenta perfetti sconosciuti le porte di casa sua. La gente entrava e usciva come fosse lì residente, c’era chi fumava in salotto e chi apriva il frigo per cercare da bere.
Lui, al centro del movimento, si sentiva evidentemente al suo posto.
Due parole vorrei spenderle sulla dimora di questo tizio: casa enorme, ascensore privato che gli arriva in anticamera, mobili settecenteschi e porta della camera da letto a scomparsa all’interno di una enorme libreria in mogano che conteneva, tra i vari volumi, una Treccani da almeno dodicimila euro. Questo è quanto gli ha lasciato il padrone di casa affittandogli l’appartamento. Ora elencherò i tocchi di stile apportati da lui: cartello stradale di obbligo di svolta a destra all’ingresso che punta la cucina, poster di Carletto Mazzone con la scritta “io a Bergamo non posso entrare”, faccia di berlusconi incollata su un dipinto apparentemente antichissimo raffigurante una donna di fine ottocento, modella poco vestita incorniciata e appesa affianco al previa citato dipinto e neon blu in bagno.
Vedendo la casa siamo rimasti tutti piuttosto sconvolti.
La festa come detto è sicuramente ben riuscita, abbiamo apprezzato tutti.
Sono andato a letto alle 2:00.
Stamattina, al journal club delle nove, le nostre facce alla frase del capo: “Oggi ho un po’ sonno” sarebbero state da fotografare.
Chiudo con un paio di informazioni di servizio.
La prima riguarda il secondo vincitore del Template Contest: Max. Mi ha dato un grosso aiuto per la creazione del pop-up che ammorba chiunque da ieri apra questa home page. Ora aspetto che ritiri il suo meritato premio.
La seconda riguarda la scadenza del primo mese dall’iscrizione a ShinyStat. Il monitoraggio alle visite ricevute dalla mia creazione continua e quindi ho deciso di pubblicare le dieci migliori chiavi di ricerca che, in questo mese, hanno portato degli sventurati in questi lidi.
Secondo me sono buffe.

1- alcuni modi per rompere il setto nasale
2- borchie per anfibi
3- mastella
4- frasi geniali
5- “bello quando piove”
6- herpes zoster infettivo isolamento
7- gli hobby di pippo inzaghi
8- bela madunina accordi
9- schemi finestrino golf
10- tasselli fisher

A present for me?

Finalmente è arrivato il mio regalo di compleanno*.
Bellissimo.
Comprarlo on-line ci era sembrato un rischio, senza poterlo provare nè vedere se non in foto, tuttavia l’affare si è rivelato azzeccatissimo. Un grosso ringraziamento va fatto a Gigio del Family’s Street Shop che ce li ha procurati.
Nella foto si possono anche distinguere le lesioni che, fino alla visita dermatologica di domani, continuerò ad attribuire alla varicella.
Sono raccapriccianti e mi fanno ancora un prurito tremendo.
Spero che lo specialista mi risolva questo problema.
Avrei voluto scrivere di più, ma inizio ad avere sonno.
Starò al PC ancora qualche minuto nell’attesa di vedere un servizio sulla finale di Champion’s. Dopo tutto quello che è successo in questi giorni riguardo allo sport nazionale, ho perso perfino la voglia di vedere la partita dell’anno. Ora però sono curioso. Ho come il sentore che l’unica partita che ho scelto di non vedere quest’anno sia stata anche l’unica che valesse la pena vedere. Non sono comunque pentito, la serata che ho passato è meglio di qualsiasi partita non veda il Milan tra i contendenti.
Chiudo con il rammarico più grande della giornata: Mastella Ministro alla Giustizia.
Ed io che, con la nuova legislatura, volevo iniziare a crederci nella giustizia.
Ingenuo.
Billabong rulez!
*Grazie Bri!

Il week-end

Raccontare questo fine settimana alle due di notte di Domenica sera non ha molto senso, soprattutto essendo consci di dover andare al lavoro domani mattina. Il mio capo sarà via fino a Mercoledì, ma con tutto quello che ho da fare è bene che io domani alle 9.00 sia in laboratorio.
Avrei dovuto scrivere prima.
Non ne ho avuto il tempo.
In realtà fino a Sabato sera non avrei avuto molto di cui raccontare se non il menù del pranzo di compleanno di mio padre. La voglia di scrivere me l’ha messa il concerto dei Thrice.
Bello.
Mi sono piaciuti tantissimo dal vivo gli Hundred Reasons, apprezzati pur non avendoli mai sentiti su disco. Il cantante sa veramente il fatto suo. Per quanto riguarda i Thrice invece il concerto è durato un po’ troppo poco, credo non più di un’ora, con un’unica traccia dopo la canonica pausa col finto finale ed il pubblico che inneggia per la performance di altri pezzi. Per dirla in parole povere non è che si siano proprio ammazzati per questo live, come lo facessero per obbligo e non per piacere. Posso capire che all’ultima data di un tour la voglia e le motivazioni siano in calando, però credo che comunque il pubblico meriti un certo trattamento.
Parlando di musica avevano dei suoni sbalorditivi, soprattutto sulle tre voci. Questo aggiunge diversi punti alla mia valutazione.
Oltre all’aspetto più strettamente legato allo show, credo che ci siano diversi motivi per ricordare il live di Sabato sera.
In primis l’essere finalmente andato ad un concerto “serio” con la Bri.
E’ stato molto bello poter condividere una delle mie principali passioni ed è stato ancora meglio farlo senza avere l’impressione che lei fosse lì per farmi un favore. Oltre a questo fatto di non poca rilevanza e non certo facile ripetizione, ho trovato molto piacevoli molte delle cose viste e successemi al Transilvania live: dall’aver conosciuto la blogger friend Betty, all’aver assistito allo show di un inglese ubriachissimo con l’espressione meditativa di chi sta riflettendo sui massimi quesiti della fisica pur non riuscendo letteralmente a stare in piedi, alle frasi geniali tipo: “Un po’ di casino! Basta con questa merda di emo Dioca*e!” oppure “Adesso vado e ammazzo un emo” proferite a gran voce da alcuni idoli tra il pubblico, all’aver rivisto Pier con dei capelli improponibili e senza che lui mi riconoscesse per niente. Per tutto questo la serata di sabato è stata un’altra serata molto molto bella.
Non vorrei abituarmici.
Sabato prossimo mi sa che per tornare in registro andrò al Tyr Na Nog.
Meglio non esagerare con l’euforia.
Se non ho scritto oggi invece è perchè per tutto il giorno e per tutta la sera sono stato impegnato nell’ultima tappa del campionato di D&D che quest’anno mi ha visto tra gli organizzatori.
Sono contento che sia finita.
Questa esperienza mi ha tolto molto più di quanto abbia saputo darmi, sotto ogni punto di vista. Di tutte le persone con cui ho avuto a che fare oggi ne salverei relamente poche, forse anche meno di quelle che realmente andrebbero salvate.
Oggi.
Magari più avanti sarò meno disfattista.
Personalmente però non scommetteri su questa ipotesi neppure pochi centesimi.

Vita in laboratorio

A Natale il capo ci ha regalato uno stereo per il laboratorio.
Lavorare con un po’ di musica in sottofondo è sicuramente meglio, anche e soprattutto perchè solleva il morale in periodi come questo in cui non si riesce nemmeno a riprodurre dati pubblicati da altri.
Tendenzialmente lo usiamo per ascoltare la radio. Non ne abbiamo una particolare cui siamo affezionati, solitamente ci sintoniziamo su quella che si sente meglio. Settimana scorsa ad esempio per un po’ è andata Rock FM, anche se effettivamente non incontrava troppi consensi tra i lavoratori, mentre in questi giorni siamo fissi su Kiss Kiss.
L’uso del CD si è quindi limitato a sporadiche situazioni in cui Elena portava qualche suo disco in laboratorio o al Venerdì in orario Happy Hour in cui viene rigorosamente pompato un CD tribal house di Andrea.
La situazione è stata questa fino a ieri.
Oggi c’è stata la svolta.
Elena mi ha chiesto di procurarle il disco degli Zero Assoluto. Portandoglielo sapevo l’avrenmmo sentito, così ho preparato un’adeguata contromossa e mi sono munito di altri due dischi. Trovare qualcosa di mio gradimento che possa andar bene a tutti non è cosa facile, ma dopo attente riflessioni ho trovato la risposta ai miei problemi: Weezer e Gwen Stefani.
Fare le prep dei clonaggi plasmidici con “Love.Angel.Music.Baby.” in sottofondo è stato divertente.

One night in Lugano

Siamo gente di parola.
Siamo anche e soprattutto gente di un certo livello*.
Per queste due fondamentali ragioni ieri sera siamo andati in Svizzera per trascorrere una serata di classe in quel del Casinò di Lugano.
Una serata di questo tipo va chiaramente affrontata con un certo style ed un certo abbigliamento quindi il dictat è stato per tutti vestito, cravatta e scarpino elegante. Per me le cose si sono rivelate un po’ più complicate del previsto, avendo dovuto anche trovare un portafoglio privo di catenella ed una cintura nera priva di borchie. In compenso, una volta reperiti questi due elementi, sembravo uno di quei rampolli appena usciti da Wall Street.
L’appuntamento era per le 21.30 alla panka.
Da lì saremmo andati a prelevare Missa ed Ordi ad Agrate e poi saremmo partiti alla volta dei soldi facili.
Per arrivare in loco ci sono volute un paio d’ore di guida e questo ha fatto sì che accedessimo ai tavoli da gioco intorno alla mezza. Già entrando è stato facile accorgersi di come solo i polli fossero in giacca e cravatta e che, in tutto il casinò, di polli ce ne fossero solo sei.
Noi sei.
Effettivamente il posto non era proprio d’elite, ricordava più i baracconi della festa del paese che non un ritrovo di gente d’alto borgo. La prima nota per un eventuale riproposizione della serata ha quindi imposto un cambio di location. La più adatta a noi riteniamo sia Montecarlo, quindi credo la prossima volta ci recheremo lì.
Seppur sdegnati dall’intorno sociale, abbiamo deciso di restare e siamo andati a riscuotere le nostre fiches. Tralascio di descrivere come ci siamo riempiti le tasche di fiammiferi omaggio giusto per il fatto che fossero omaggio, delle magre figure fatte alla consegna dei documenti, delle questioni sul pagamento del parcheggio e della parentesi nell’ascensore del casinò perchè questi aneddoti potrebbero farci apparire come dei “paesanotti tagliati giù con il riscione”, cosa che ovviamente non corrisponde al vero.
Arrivati alla cassa per il cambio abbiamo scoperto che non potevano essere cambiati euro per valori inferiori ai 100, così si è deciso di cambiare in un unica botta 50 eurini a testa per un totale di 300 mandaranci.
Totaale fiches consegnateci: 6.
La faccia fatta da tutti noi nel vedere che 300 euro fossero diventati sei gettoni colorati è stata impagabile. Solo dopo abbiamo capito che al banco potevano essere cambiati in pezzi più piccoli e abbiamo tirato un grosso sospiro di sollievo.
Avevamo per le mani 460 franchi da giocare in tavoli con puntata minima di 5, 10, 20 e 50 franchi.
I primi 50 sono svaniti con le prime quattro puntate alla roulette.
A quel tavolo non era aria.
Ce ne siamo andati alla volta del Black Jack.
Tempo di capire come girava la questione e abbiamo realizzato che una vezza seduta al tavolo continuava a vincere.
Da bravi parassiti abbiamo iniziato a scommettere su di lei.
Vincendo.
Dopo un po’ di mani eravamo sopra di 200 franchi e, oltra alla signora che ci aveva arricchito, avevamo anche uno dei nostri seduto al tavolo a chiamare le carte: Aui.
La fortuna però ha il vizio di girare e anche lì dopo un po’ si è iniziato a perdere. Ci siamo fermati dopo aver recuperato le perdite alla roulette e con un attivo di 40 franchi che abbiamo convertito in birra al bar del locale.
Alle 2.00 del mattino eravamo ancora in pari, anzi, avevamo pure bevuto gratis.
Un ottimo bilancio.
Avremmo potuto andar via, ma la febbre del gioco ormai ci aveva schiavizzato. Si è deciso di giocare gli ultimi 100 franchi al tavolo verde del black jack, ponendoci l’obbiettivo di alzarci solo dopo averli raddoppiati o persi.
Inutile dire come sia andata.
Alle 2:45 siamo così usciti dal casinò dopo aver perso l’equivalente di 10 euro a testa, che nell’ottica della serata e della birretta bevuta costituivano una spesa più che accettabile.
Ci si apprestava così al rientro a casa quando in macchina la nostra attenzione è stata attirata da un’insegna.
I giovani, si sà, devono divertirsi e così ancora una volta al grido di “Se ghè da ‘nda, ‘ndem!” abbiamo fatto il nostro ingresso al Nubbio Night Club di Lugano. Nella nostra idea doveva trattarsi di uno di quei locali con le ballerine dove entrare e fare un po’ i cretini per concludere la serata. E’ bastato scendere i primi tre gradini per capire che non era proprio quella la realtà dei fatti. Trattavasi, nè più nè meno, di un bordello.
Panico.
Credo che anche l’espressione dipinta sui nostri volti una volta realizzata la natura del locale sarebbe stata, per un osservatore esterno, impagabile.
Per fortuna siamo riusciti a risolvere la cosa in breve tempo, pagando 20 euro per una birra piccola bevuta praticamente alla goccia e prima che le signorine che il gestore ci aveva gentilmente messo a disposizione facessero pedere il lume della ragione a qualcuno dei miei compari.
Emblematica la frase di Odri: “Giuse, andiamocene prima che qui mi viene il tirone e inizio a cacciar fuori il grano!”.
Tempo di permanenza presso il Nubbio Night Club: 10 minuti.
Soldi persi: 20 euro.
Il doppio di quelli lasciati al casinò dopo 3 ore di Black Jack.
Una volta fuori abbiamo riso come bambini e siamo tornati a casa.
More money, more problems
* da sinistra: Missa, io, Odri, Simo, Peich e Aui.
Totale: 6 pirla.

La decisione

Sono andato a vedere i No Use for a Name.
Ho indubbiamente fatto la scelta giusta.
E’ stato un grandissimo concerto.
Tony Sly* ha una voce semplicemente fantastica.
Per non parlare della scaletta che non ha tralasciato credo nemmeno uno dei miei desideri, da “On the Outside” a “Coming too Close”, da “Reddemption Song” a “Not Your Savior”, passando per chicche come “Fairytale of New York” e “Room 19”.
Credo di aver cantato tutte le canzoni a squarcia gola, toccando apici di commozione in diversi punti.
Alla fine ho perfino deciso di comprare una maglietta tamarrissima per ricordare questa bella serata.
Aver trovato Daniele sul posto mi ha anche risolto il problema della solitudine.
Questi sono i miei momenti di felicità.
Tony Sly
* He’s the man.