Vai al contenuto

2010

Mamma Rai, padre ignoto.

A mezz’ora dall’inizio del mondiale, scopro che il servizio streaming della Rai è accessibile solo sul territorio italiano.
Utilissimo.
Immagino ci siano milioni di famiglie che non prendono Rai1 a casa, ma che hanno la banda larga.
Noi italiani all’estero invece veniamo buoni solo quando c’è da votare, poi per il resto chissenefrega, possiamo benissimo guardare la nazionale commentata dai tedeschi. Sempre che dopo l’ultima volta i tedeschi decidano di farla vedere.
Non ci sono più parole per descrivere il mio paese.

EDIT: A riprova di quanto detto sopra la televisione pubblica tedesca manda tutte le partite del mondiale in chiaro. Tutte. Come è giusto che sia, cazzo.

Più uno (+1)

E’ un po’ che non scrivo, ma non sono certo qui per cambiare questo stato di cose.
Niente ispirazione, nessuna voglia di cadere nel classico discorso di politica che vorrei fosse un dibattito e che invece si trasforma in un triste monologo.
Zero di zero.
Ho scoperto che le prime giornate di caldo qui hanno un odore diverso. Non migliore, non peggiore. Diverso.
E poi ho scoperto che Katy Perry ha delle tette spropositate, indipendentemente dal colore dei capelli. Questo più che altro lo scrivo per legittimare tutti quei firewall aziendali che, sa il cazzo perchè, bloccano il mio blog causa “contenuti sessualmente espliciti”. Fossi un pelo più megalomane inizierei a dire che “mi tappano la bocca perchè sono scomodo”.
Domani iniziano i mondiali in terra, che per tutti sono quelli di Sud Africa 2010, ma per me saranno quelli di Germania 2010.
Nonostante non condivida praticamente nessuna delle scelte di Marcello L’hippy tiferò Italia.
Stando a quel che sento in giro sarò uno dei pochi e non è una battuta.
Chiudo qui, ho fatto ben più di quanto mi ero prefisso.
In realtà poi non è vero, perchè mi ero prefisso di scrivere meno e fare un post di video.
Io mento a me stesso, ma non mento al mio blog.
Stranezze.
Vado a letto, che è tardi.
Ah, Uncharted 2 è un gioco molto figo, peccato non aver giocato il primo episodio.

Google Hit List [Maggio 2010]

Credo sia la più brutta classifica di sempre.
Il disco del momento però è fighissimo.

1 – superman judisches museum
2 – “l’italia è una merda” come uscirne?
3 – alternativismo
4 – tom delonge pelato
5 – tema psicologia:mi piace ascoltare la musica,c’è una canzone che mi tiene compagnia, quale??
6 – cuore con le mani
7 – passaggio a infostrada da fastweb presa di ribaltamento
8 – abbindolare significato
9 – pagelle giorgio terruzzi sigla
10 – teserine per indepedenti

Nota: aggiornata la sezione “musica”.

Agli atti

Silvio Berlusconi, il presidentissimo, ormai ha decisamente perso la brocca.
Non che io l’abbia mai trovato particolarmente assennato o abbia mai condiviso i suoi punti di vista, ma un conto è avere opinioni contrastanti, un conto è delirare.
Ecco, ultimamente siamo ampiamente nel secondo dei due ambiti e non lo dico tanto per dire, ma perchè ho prove tangibili.
Metto quindi agli atti le ultime due dichiarazioni dal premier che ho letto.
La prima riguarda il Milan ed è datata 26 Maggio:
“È la squadra che amo e perciò sono il primo tifoso. Però io quest’anno, nonostante i tanti infortuni, se avessi fatto l’allenatore avrei vinto lo scudetto con 5-6 punti di distacco…”. (Gazzetta.it)
Ok, adesso ditemi che questa non è la dichiarazione di un pazzo. Il Milan di quest’anno, godendo di non pochi favori arbitrali, è riuscito a stento ad arrivare terzo grazie ad un immenso lavoro del compianto Leonardo, capace di valorizzare una rosa che a mio avviso resta da quarto posto ad andar bene. E’ vero che ormai ai deliri di onnipotenza del presidente ci siamo un po’ tutti abituati (io ancora aspetto la cura per il cancro e il milione di posti di lavoro), ma mi rimane impossibile da capire come la gente non colga il totale distacco dalla realtà da parte dell’uomo che dovrebbe portare avanti il Paese.
La seconda dichiarazione poi, se possibile, è anche meglio.
Silvio la sfodera alla conferenza stampa dopo i lavori dell’Ocse:
«Cito una frase di colui che era considerato come un grande dittatore: “dicono che ho potere, ma io non ho nessun potere, forse ce l’hanno i gerarchi, ma non io. Io posso solo decidere se far andare il mio cavallo a destra o a sinistra”». (Ansa.it)
A parte la totale non veridicità dell’assunto, ma poi citare Mussolini è veramente troppo, anche per Berlusconi. Oltretutto citarlo come “colui che era considerato come un grande dittatore”. Un grande dittatore? ERA considerato? Ma scherziamo?
Comunque sia la cosa ha subito fatto breccia nel cuore dei fedelissimi araldi del presidente, tanto che Libero se ne esce con un’imperdibile raccolta DVD dei discorsi del Duce. Per carità, si tratta di documenti storici, nessuna apologia di fascismo.
Anche il titolo è quantomai critico: “Il Duce, le parole, gli applausi.”.
Io sono schifato, e la cosa ci sta tutta, ma credo che più schifati di me siano coloro che nel Duce ancora vedono qualcosa di positivo (sì, questa gente esiste). Per i fascisti veri siamo al limite della bestemmia ed io, in un certo senso, li capisco.
Mi dispiace tarpare le ali a Berlusconi, ma non ha e non avrà mai la pasta per fare il Duce. Senza i milioni con cui compra quotidianamente chi gli sta attorno, Berlusconi non sarebbe nessuno.

In sintesi

Quello postato qui in alto è il link ad un articolo pubblicato qualche giorno fa da Science, una delle più prestigiose ed autorevoli riviste scientifiche esistenti. L’argomento che viene esposto dal professor Venter e dalla sua ampia schiera di collaboratori è, a mio avviso, di ampio rilievo per quel che concerne i dilemmi etici e morali della scienza ed il motivo per cui dico tutto questo è presto spiegato: nei laboratori di San Diego questo gruppo di ricercatori ha generato una cellula artificiale.
Ora cercherò di spiegare il concetto in modo che risulti il più chiaro possibile.
Partiamo da delle definizioni di base. Cos’è una cellula dovrebbero saperlo tutti, oramai, ma è comunque bene ribadirlo. Trattasi della più piccola ed essenziale forma di vita nonchè del “mattone” di cui si compongono tutti gli organismi viventi. Esistono diversi tipi di cellule, come esistono diversi tipi di organismi, ed alcune di queste bastano a se stesse e non necessitano di costituire strutture superiori insieme a loro simili. Questi sono gli organismi unicellulari e l’articolo in questione fa riferimento proprio a loro in quanto tratta di batteri.
Sì, un batterio è una cellula, ma non sta qui lo scoop.
Altro concetto da definire è quello di DNA, anche in questo caso nella speranza di apparire ridondante rispetto alla conoscenza media dell’argomento. Il DNA è la sede delle informazioni necessarie alla cellula per sintetizzare le proteine necessarie alla cellula stessa per poter vivere. Le proteine infatti non solo adempiono a funzione strutturale, ma sono anche essenziali per la vita poichè servono a produrre tutto quello di cui c’è bisogno, ivi compreso altro DNA da donare alle cellule figlie.
Sembra complicato, ma in realtà non lo è.
Cos’hanno fatto quindi questi baldi giovani californiani? Vediamo se riesco a spiegarlo. In sostanza hanno sintetizzato l’intero genoma (sorry, errore mio, Genoma = intero patrimonio genetico di un organismo) del batterio Mycoplasma Mycoide e l’hanno impiantato in una cellula sostituendolo al proprio genoma “biologico”.
Quello che succede, a questo punto, è che da quel momento in poi tutte le proteine sintetizzate dalla cellula “trapiantata” avranno come stampo il DNA sintetico e saranno, per tanto, da considerarsi sintetiche a loro volta. Stesso discorso vale per le cellule figlie che da quella cellula trapiantata si origineranno, poichè tutto quello di cui saranno composte, avendo origine da DNA sintetico, è da considerarsi sintetico a sua volta. La conclusione è quindi che il professor Venter ha generato cellule sintetiche ed è qui che sta lo scoop.
Il meccanismo è il medesimo che si utilizza per la clonazione: si sostituisce un DNA con un altro e quello che si originerà dopo la sostituzione sarà dipendente dal DNA inserito. La cosa nuova è che il DNA utilizzato per il trapianto in questo caso non è preso da un’altra cellula, ma costruito dall’uomo.
Non è quindi corretto dire che sia stata creata la vita, ma sicuramente è stato generato un organismo vivente “non naturale”.
Provo a spiegare tutto questo prima di parlare del problema etico riguardo questa scoperta perchè troppo spesso ci si limita alla superficialità delle cose e ci si schiera sulla base di ideologie o convinzioni senza realmente capire la portata di ciò di cui si discute. E non lo dico solo riferendomi a presumibilissime invettive clericali sull’uomo che gioca a fare Dio, ma anche pensando a coloro che spesso vanno avanti senza porsi alcuna domanda o “limite”, usando la parola con opportune virgolette.
Ora dirò il mio pensiero in merito. In giro leggo molte discussioni in cui ci si focalizza su quanto questa cellula sia realmente sintetica in virtù di disquisire come al solito sulla creazione, sull’uomo e su Dio. Di queste cose a me, sinceramente, importa pochino.
Ciò che importa è che ancora una volta l’uomo ha fatto un passo verso la totale comprensione del mistero della vita. Da scienziato la cosa ovviamente mi fa piacere, ma non posso negare come al tempo stesso mi intimorisca. Non so se il mio “bisogno di ignoto” sia dovuto ad un retaggio culturale o insito nella natura dell’uomo, ma sta di fatto che mi è difficile pensare di abbandonare l’unica certezza che abbiamo, ovvero quella di non avere certezze. Ovviamente non siamo per nulla vicini a svelare tutti i segreti della vita, ma ogni volta che leggo i passi avanti mi pongo questo tipo di dilemma.
Riguardo le implicazioni che scoperte del genere possono avere è indubbio come si parli tanto di risvolti positivi quanto di negativi. Continuo tuttavia a pensare che non è bloccando l’avanzata della conoscenza che si prevengono i risvolti negativi, ma solo vigilando su come questa viene utilizzata.
Insomma, in certi casi prevenire non è affatto meglio che curare.
Se mettessimo in galera alla nascita tutti gli esseri umani non avremmo criminali per strada, ma sarebbe la soluzione più giusta?
Io credo di no.

Dopo l’ultima parola

Vivendo in Germania non è facile stare al passo con la divertente macchietta della politica italiana.
Stando qui sono costretto a trovare le notizie in rete e a leggere i giornali, privato della grandissima comodità del mezzo televisivo e della sua capacità di informare. Nell’albergo di Parigi in cui ho soggiornato, però, c’era la TV satellitare e così, Venerdì sera, non ho potuto fare a meno di gustarmi una fantastica puntata de “L’ultima parola”, programma di approfondimento in onda su Rai 2 condotto da Gianluigi Paragone.
Lo dico subito: a me Paragone sta un sacco simpatico. Pur non essendo propriamente vicino alla mia parte politica (ma chi lo è, oggi? E soprattutto qual’è la mia parte politica??), ho sempre trovato un personaggio piacevole, specie quando inserito in dibattiti calcistici su qualche rete locale.
Il suo programma però me l’ero sempre perso. Per quel che ho potuto vedere non mi è parso mal fatto. Filogovernativo sì, ma cercando comunque di fare giornalismo d’inchiesta interpellando più o meno tutte le parti politiche e senza eccessivo protagonismo.
La puntata in questione verteva sui costi della “casta” politica italiana in ottica di valorizzare la manovra Tremonti. Ne sono usciti momenti decisamente divertenti, almeno per la parte che ho visto io (dall’intervista di Rizzo o Stella, non ricordo, uno dei due in ogni caso).
Il primo l’ha regalato Barbareschi in un servizio in cui si denunciavano le scarse ore lavorative del Parlamento e si chiedeva un parere riguardo al taglio del 5% sugli stipendi dei parlamentari invocato dalla manovra Tremonti. Citando lo spezzone che parte al minuto 1:53, l’onorevole sosteneva come tutti gli italiani, in un momento difficile, dovrebbero fare un sacrificio e non solo i politici.
Per me è già molto sopportare che uno come Barbareschi stia in Parlamento, figuriamoci come posso reagire al fatto che lo facciano anche parlare. Un’uscita più infelice è riuscita in questi giorni solo a quell’altra mente sopraffina della Gregoracci, in un’intervista in cui sostiene il trauma di suo figlio Nathan Falco per la perdita dello yatch cui ormai era affezionato.
Giusto per intenderci, quando si parla del taglio del 5% sullo stipendio dei parlamentari, si parla di un decurtamento sul netto, senza tener conto di tutta quella infinita sfilza di bonus, rimborsi e cazzi vari che ogni mese entrano in busta paga agli onorevoli. Si parla quindi di briciole, spannometricamente di 270 euro per un senatore che porta a casa 5400 euro di stipendio più altri 10000 tra competenze accessorie e rimborso stipendi ai portaborse. 270 euro in meno al mese a gente che prende sedicimila euro al mese netti. Come diceva qualcuno non è molto, ma è qualcosa e quindi lungi da me criticare l’iniziativa. Se però mi si dice che lo stesso 5% debba essere tolto a chi campa con 800 euro al mese iniziano a girarmi i coglioni, specie se a dirlo è quella faccia da cazzo di Barbareschi. Per quel che mi riguarda l’unico sacrificio che dovremmo fare tutti insieme è umano e coinvolge il deputato in questione in prima persona, ma vabbè, poi mi si dice che scrivo in preda alla rabbia ed in maniera irrazionale, quindi meglio ritirare tutto.
Scusa Luca, ritiro la parte sul sacrificio umano e cancello anche il passaggio in cui ti do della faccia da cazzo.
Ora va meglio.
Si diceva che una cospiqua parte dello stipendio dei Parlamentari sia loro fornita per il pagamento degli stipendi dei portaborse. Viene quindi mostrato un servizio in cui si denuncia come quella parte di entrata sia ininfluente dall’avere o meno portaborse (si prendono i soldi anche se poi non si spendono) e che questo porti molti onorevoli a pagare i loro collaboratori in nero. Indignazione profonda in tutto lo studio, Peter Gomes chiede ai presenti se loro fanno cose del genere o conoscono gente che fa cose del genere e tutti rispondono ovviamente: “No, è vergognoso.”. Probabilmente quelli che lo fanno sono marziani o non appartengono a nessuno dei partiti rappresentati in studio, nell’ordine PdL, PD, Lega e UDC.
Un ruolo centrale nella trasmissione però lo recita la Santanchè, sempre pronta a regalare momenti indimenticabili a tutti i suoi fan. Dapprima si prende del “cane di Pavlov” da Beha, ma non reagisce perchè lo stesso le dice che non è un’offesa e lei ci crede. Poi dichiara che lei, imprenditrice, non ha mai preso una lira per fare politica e che ha sempre devoluto i suoi stipendi, il che è agghiacciante perchè significa che nel nostro paese ci si permette di pagare un sacco di soldi gente che questi soldi poi li regala perchè nemmeno gli servono. A sto punto non sarebbe meglio rinunciare direttamente allo stipendio e permettere un risparmio alle casse dello stato? Ma il picco di genialità è quando monta un casino perchè il sindaco di Bari Michele Emiliano, ritratto in una foto mentre festeggia un appalto controverso (non entro in merito, non conosco i fatti), brinda con Champagne e non con spumante italiano. Ora, a parte che portare le discussioni su certi piani è indice del personaggio, ma poi voglio dire: uno sarà pur libero di brindare con quel cazzo che vuole, o no? Mi piacerebbe andare a vedere se la signora Santanchè quando va al cinema ordina una Coca Cola o una spuma.
Devo aver scelto l’esempio sbagliato, con tutta probabilità lei al cinema va di Chinotto.
Comunque sia, mi spiace non poter seguire più la televisione italiana e i suoi programmi di approfondimento e avanspettacolo.
Oggi come oggi mi piacerebbe guardare anche il TG1 di Minzolini.
Va riconosciuto, inventare un guasto tecnico per non mandare la dichiarazione di Elio Germano premiato a Cannes, momento in cui l’attore attacca la classe politica del nostro paese, è a suo modo qualcosa di geniale.
Forse neanche Fede è mai arrivato a tanto.

Parigi val bene una messa?

Io e la Polly abbiamo visitato Parigi e la risposta alla domanda è: “Anche no.”.
Cocente delusione.
Sarà che avevo ben altre aspettative, ma l’ho trovata veramente poco affascinante. L’atmosfera “parigina” tanto decantata era impercettibile, pareva di stare in periferia anche quando immersi nel pieno centro. Non saprei descrivere, ma proprio non mi ha preso.
E poi, cazzo, mai avrei pensato che Parigi fosse una città così sporca. Impressionante.
C’è puzza ovunque. Ovunque. Persino l’acqua lascia addosso un odore, dopo la doccia, che tutto è tranne che piacevole.
Vogliamo parlare dei prezzi di Parigi? O della simpatia degli abitanti della città?
Insomma, bella è bella, ma lungi dall’essere il posto idilliaco che credevo.
Per una volta aver fatto le immancabili orrende foto non mi dispiace. Rendono l’idea.
Chiudo con un l’antica usanza del pagellone, giusto per gradire.

Voto 10: alla cenetta che ci siamo fatti io e Paola in un ristorantino scovato dalla Frommer’s in una microviuzza dei quartieri latini. Unica salassata parigina che è valsa ogni euro speso. Chic.
Voto 9: alla vista che si può apprezzare dalla sommità della Tour Eiffel al tramonto. Ammaliante.
Voto 8: ai quartieri latini, unico posto di Parigi realmente caldo e accogliente, in cui ci si sente in una città e non in un museo a cielo aperto. Vivi.
Voto 7: alla soupe a l’oignon gratinèe. Spettacolo quando cucinata bene, buona quando cucinata male. Ovviamente le possibilità di beccare la prima e non la seconda rasentano lo zero, ma anche in questo caso la Frommer’s ha aiutato. Succulenta.
Voto 6: alla chiesa Sacre Coeur di Montmartre perchè è bella. Peccato sia gestita da rotti in culo che provano a venderti anche l’aria. Com’era la storia dei mercanti nel tempio? Blasfema.
Voto 5: alla Sainte-Chapelle. Ovviamente, dopo due ore di coda per la perquisa, c’è il cartello “attenzione restauro”. Così entri e metà la vedi disegnata sulle impalcature. L’altra metà, già restaurata, ti fa capire che anche al massimo dello splendore non è che sia sto spettacolo. Superflua.
Voto 4: al museo Louvre. Ho sempre sentito dire: “Ti serve almeno una giornata per visitarlo”. Io ci ho messo due ore dando spazio anche alla temutissima (ma amatissima dalla Polly) pittura fiamminga. L’unica cosa per cui la gente ci entra, ovvero la Gioconda, te la fanno vedere da cento metri (e non è che si parli di Guernica) e coperta da un vetro che altera i colori in maniera raccapricciante. Sopravvalutatissimo.
Voto 3: a Paul il bulangiere. L’unica baguette possa di Parigi la vendono lì. Imbarazzante.
Voto 2: alla metropolitana di Parigi. Figo eh, avere la metropolitana più antica d’Europa. Però magari farla funzionare lo sarebbe di più. Obsoleta.
Voto 1: all’odore di Parigi. Nauseabondo.
Voto 0: alla reggia di Versailles, al suo giardino, a chi l’ha costruita e a tutti i dittatori della storia che non hanno sfruttato l’occasione di abbatterla. Una merda.

Nota: aggiornata la sezione “foto”.

Ciao Leo

Grazie Leo.
Elegante, onesto, sincero, coraggioso e leale.
Un grande uomo, uno di quelli di cui lo sport ha bisogno e di quelli che sempre meno nello sport si riescono a trovare.
Mi mancherai tanto.
In questi anni ho visto partire e lasciarci campionissimi come Kakà e Sheva, fenomeni che mi portavano a tifare perchè mi entusiasmavano in campo, ma a livello emotivo e umano quegli addii non furono niente a confronto.
Oggi, per me, è come si fosse tornati al 26 Maggio 2006.

RAMONES …it’s mine!

Non aggiorno da un po’ e sento il bisogno di farlo.
All’inizio pensavo di scrivere un post sulla mia prima settimana di training in palestra e ci ho anche provato a buttarlo giù in un paio di occasioni, ma non ne sono mai rimasto soddisfatto e così ho deciso di abortire il progetto.
Anche il post sulla nuova casa è definitivamente stato cestinato causa carenza di motivazione. Il nuovo video dell’appartamento però è stato realizzato ed è possibile vederlo qui.
Argomenti papabili rimasti in lista sarebbero il porno casalingo di Belen e l’ennesimo fallimento di LeBron James. Se sul primo non c’è molto da dire, almeno fino a quando riuscirò a visionare il materiale in questione (in quest’ottica sto anche promuovendo un’iniziativa in rete che insospettabilmente stenta a decollare), sul secondo ci sarebbe veramente molto di cui parlare. Io, tuttavia, non sono la persona giusta per farlo perchè dell’NBA sono sì tifoso, ma non esperto. Dico solo che a questo punto la finale ad est sarà sicuramente interessante e chiunque vinca, probabilmente, nulla potrà contro i Lakers. Spero di essere smentito, ovviamente.
Bene, dopo aver detto tutto quello di cui potrei parlare ma di cui non voglio scrivere forse è il caso di motivare la foto del disco che troneggia qui a lato.
Dopo anni ho finalmente comprato “It’s Alive” dei Ramones, il disco che da sempre invidiavo alla collezione di Orifizio.
Semplicemente il più bel disco live della storia.
Passata, presente e futura.

“…today your love, tomorrow the world…”