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La fine del mondo

Cari Maya,
due anni fa sono passato dalle vostre parti. Ho visto il calendario, ho visitato le piramidi e mi sono fatto una cultura in merito alle vostre previsioni astrali e al vostro studio del cosmo. So bene quindi che quello che voi altri avete messo in programma per il 21.12.2012 non è affatto la fine del mondo, ma semplicemente la fine di un’era come ce ne sono già state altre nel corso della storia del pianeta. So anche che, razionalmente, pure di fine del mondo si trattasse non avrebbe grande senso prendersela con voi, visto che non ne siete affatto la causa, bensì eventualmente gli ambasciatori. E “ambasciator non porta pena” dice il proverbio.
Però pur convinto che il 21 Dicembre non avverrà nulla di particolarmente eclatante, in questi giorni mi sono trovato a riflettere sull’ipotesi della fine del mondo e dovendo definire un possibile interlocutore, mi siete venuti in mente voi. Vi scrivo quindi questa lettera aperta per spiegarvi i motivi per cui spero il mondo e l’umanità non giungano al capolinea il prossimo Venerdì.
Premessa: il mondo così com’è fa abbastanza schifo.
O meglio, lui di suo resta un posto bellissimo, ma mi pare insindacabile il fatto che noi se ne stia facendo un uso improprio. E’ l’umanità quindi il vero problema e, detto tra noi, io non vedo davvero margine per una possibile redenzione. Non nel prossimo futuro, si intende (Nota: abbiate pietà, il mio concetto di futuro è chiaramente incompatibile col vostro. Io del calendario guardo a malapena il mese seguente, al più i dodici seguenti se è un calendario con le donnine nude, ma certamente non sono uno che ragiona in termini di ere.). Che l’umanità non sia venuta fuori proprio uno splendore, evolutivamente parlando, lo sappiamo quindi entrambi, ma per una volta non è quello di cui voglio discutere. Quello che voglio dirvi, cari Maya, è che nelle pieghe di questa società discutibile c’è ancora margine per vivere e io, insomma, ci terrei a farlo ancora per un po’. Perchè? Ve lo spiego subito.
Innanzi tutto io del mondo che ho a disposizione, ho visto ancora poco. Lo so che ai vostri tempi muoversi non era una cosa facile e che il concetto di turismo forse vi manca proprio come base, però cercate di starmi dietro. Ci sono un sacco di posti un cui ancora mi piacerebbe andare. Per cominciare vorrei tornare dalle vostre parti e, magari, farmi un giro pure nelle terre che furono degli Incas. Mi piacerebbe visitare il Belize, il Costa Rica, il Perù e l’Argentina. Il Brasile, onestamente, non mi ispira tantissimo. Poi vorrei visitare la parte più a nord del vostro continente, facendomi un giro nella west coast degli Stati Uniti e girandomi i vari parchi naturali come anche le città che i conquistadores hanno costruito nei secoli su quello che fu il vostro suolo nativo. Vorrei vedere la Cina, il Giappone, la Nuova Zelanda. Mi piacerebbe attraversare l’Asia con la transiberiana e visitare almeno una volta uno stato dell’Africa centro meridionale. Vorrei andare in Egitto per vedere se le vostre piramidi sono meglio delle loro e magari anche in qualche paese medio orientale una volta che avranno finito di ammazzarsi tra loro senza una ragione plausibile. E poi vorrei spararmi quante più isolette sperdute nell’oceano sia possibile vedere, dalle Hawaii a Bali, passando per la Polinesia, le Isole Vergini e le Maldive. Insomma, di roba ancora da vedere e scoprire ne ho un bel po’, quindi spero di averne modo.
Un’altra cosa per cui spero il mondo non finisca Venerdì è che, prima o poi, mi piacerebbe diventare papà. Eh, lo so, avete ragione pure voi. Mi sembra di sentirvi con quel “Alla tua età noi eravamo già nonni (e saltavamo i fossi per la lunga)”. Però qui è un gran casino. Crescere nell’agio ci ha resi deboli e viviamo le nostre vite nella paura costante del non riuscire a farcela, specie ora che l’agio se ne sta andando via via a quel paese. Ad ogni modo, non è che stia accampando scuse o prendendo tempo, però ecco mi pare di essere arrivato a quel punto in cui si inizia a crederci a questa cosa della paternità. E’ vero, crederci non è che il primo passo, però è quello più importante. Una volta che ci credi puoi metterti nell’ottica e una volta che sei nell’ottica puoi organizzarti in merito. Tutta discesa, poi. Sì, ho detto tutta discesa e non voglio sentire smentite, cari Maya. Mazza che gufi che siete, ce l’avete proprio di indole eh?
Andiamo avanti con le robe serie va. Se il mondo finisse Venerdì, nessuno saprebbe come si concludono le cronache del Ghiaccio e del Fuoco di Martin. Non ci posso pensare, a sta cosa. Anni e anni riversati su pagine e pagine di libri senza sapere il finale. Profondamente ingiusto. Oppure volete dirmi che l’umanità dovrà estinguersi prima di conoscere l’identità della madre dei figli di Ted Mosby? E chi sarà il secondo Mastechef italiano?
Troppe domande, troppe questioni aperte per piantare lì tutto Venerdì. Eccheccazzo, non saprei nemmeno cosa mi regalerebbero a Natale.
No dai, lasciamo che il mondo prosegua la sua corsa con la razza umana a bordo e bene in salute ancora per un po’. Vediamo cosa succede. Che poi se avete ragione voi, e non ne dubito eh, magari la nuova era sarà una figata tale da rendere il mondo e l’uomo due cose di cui essere contenti.
A posto quindi, direi che ci siamo chiariti. Come dite? Se c’è dell’altro? No… non direi… come? Ma no, vabbè… checc’entra… sì, forse un po’, ma… cazzo se siete insistenti… va bene, va bene, lo dico.
Vorrei anche che il mondo non finisse Venerdì perchè, onestamente, morire mi fa una paura fottuta.

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