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Manq

Discorso complesso

E’ difficile spiegare il problema che mi attanaglia sul lavoro.
Oggi ho ripetuto l’esperimento di Mercoledì scorso, per confermare il risultato. Ciò che ne è venuto fuori è un dato che al contempo avvalora e smentisce quanto prodotto in settimana, lasciandomi con in testa un discreto caos.
Vediamo se scrivere il tutto con calma, pazienza e a mente fredda mi aiuterà a trovare il bandolo della matassa.
I frutti dell’esperimento in questione sono delle attività luciferasiche X. Queste dipendono dai livelli di “Firefly” luciferasi prodotti da HeLa Cells trasfettate con costrutti plasmidici presentanti al loro interno la sequenza promotoriale in analisi. Questa è deputata a regolare la produzione della proteina, alias appunto Firefly.
Tanto più grande è il valore di X misurato, quanta più proteina è stata prodotta dalle cellule.
Perchè il valore ottenuto sia significativo, occorre tuttavia un controllo dell’efficienza di trasfezione. Su più misurazioni potrebbe infatti verificarsi una variazione di X non dovuta alla diversa attività della sequenza promotoriale studiata, ma al fatto che le cellule che hanno internalizzato il costrutto e che quindi siano in grado di produrre la proteina (quelle che si definiscono trasfettate) siano in quantità differente. Per questo motivo nelle stesse cellule si trasfetta un secondo costrutto contenente “Renilla” luciferasi controllata da una sequenza promotoriale molto forte e di sicuro e costante funzionamento, quella virale di CMV . Sarà possibile quindi misurare un’ulteriore attività N dovuta alla seconda proteina trasfettata (Renilla) e indicativa dell’efficienza di trasfezione. Il rapporto X/N consente di equiparare esperimenti dalle diverse efficienze, eliminando quindi dai dati elementi dovuti alla variabilità sperimentale.
Nelle prove fatte fino ad ora il rapporto X/N si è riconfermato, evidenziando una certa validità nel dato. Questo è molto positivo e, di conseguenza, non è qui che sta il problema.
Lo studio è volto a misurare l’attività della sequenza promotoriale quindi serve anche un termine di paragone e controllo negativo, rispetto al quale io possa esprimere quanto funziona la sequenza che sto studiando. Per fare questo dovrò trasfettare le cellule anche con un costrutto in cui prima del gene per la Firefly non si trova alcuna sequenza promotoriale. Andando a misurare Y, ovvero l’attività luciferasica di Firefly in queste cellule, potrò quantificare il background che non è altro che l’attività non dovuta all’azione della mia sequenza in analisi, bensì intrinseca. Anche l’efficienza di questa seconda trasfezione va tuttavia testata perchè sia attendibile, quindi anche in questo caso è necessario calcolare un rapporto Y/N’ come fatto in precedenza, rendendo anche questi controlli paragonabili tra loro.
Ottenuto questo valore, basterà calcolare (X/N)/Y/N’) per vedere di quante volte la mia sequenza innalza la produzione della proteina rispetto al controlo in cui questa non viene prodotta.
Facendo un esempio numerico:
X= 100000
N= 2000000
X/N= 0,05
Y= 1000
N’= 3000000
Y/N’= 0,00033
(X/N)/Y/N’)= 151,52
Questo sta a significare che la mia sequenza promotoriale innalza la sintesi della luciferasi di 152 volte circa.
Il problema consiste nel fatto che, come detto, le trasfezioni non vengono sempre nello stesso modo e una valutazione sensibile come la luminescenza amplifica le piccole differenze tra i diversi assay dovute alla manualità dell’operatore.
Perchè tutti gli scrupoli volti a normalizzare che ho scritto fino ad ora non sono d’aiuto?
La risposta è semplice. Come spiegato, l’efficienza di trasfezione è data da N e N’, numeri che di volta in volta possono variare anche di parecchio. Essendo però la variazione dovuta all’efficienza, dovrebbe variare proporzionalmente anche X poichè se più cellule hanno acquisito i costrutti esprimeranno una quantità maggiore di entrambe le luciferasi, mentre se ne avranno acquisito un minore quantitativo saranno entrambe le attività a calare. Per quanto riguarda il rapporto X/N non ci sono quindi problemi poichè, come ha senso che sia per quanto detto fino ad ora, questo si mantiene stabile. I problemi nascono invece rapportando Y ad N’ perchè se anche aumenta l’efficacia della trasfezione e più cellule accoglieranno i costrutti al loro interno, sarà solo N’ a crescere, poichè Y non dipende dall’efficienza essendo il valore dell’attività di un costrutto privo di attività. Per questo motivo andando a calcolare (X/N)/Y/N’) avrò ogni volta valori diversi, come se la mia sequenza funzionasse in maniera differente.
Questo è il nocciolo della questione.
Più ci penso e più penso che la soluzione del quesito sia banale, solo non mi viene in mente.
Devo riflettere.

Foto del giorno n°4 – Tower Bridge
Tower Bridge
* Dedicata a Peich, Orifizio, Fex e Pio. Una settimana a Londra e non l’hanno visto. Babbi.

Teoria vs Pratica

Ho dei dati.
Sembra incredibile, ma finalmente ho ottenuto dei dati decenti ed interessanti dal mio lavoro. Il primo dei tre esperimenti cui facevo riferimento qualche tempo addietro, quello di analisi luminometrica di cellule trasfettate con sette diversi costrutti promotoriali, ha finalmente prodotto dei risultati validi e sensati. Sono serviti mesi per liberarmi di problemi legati al lumenometro, al kit utilizzato per l’assay, all’efficienza di trasfezione, al micoplasma e ai clonaggi, ma alla fine sembrerebbe che io ne sia venuto a capo.
L’uso del condizionale è ancora d’obbligo poiché l’esperimento andrà ripetuto almeno altre due volte perché il dato si confermi ed abbia valenza statistica, tuttavia voglio permettermi un po’ di ottimismo e di soddisfazione per quanto fino ad ora svolto.
Sono contento.
A guastare questo mio stato d’animo comunque ci ha pensato la cara e vecchia Università che ha fissato l’appello di Chimica Analitica per Martedì prossimo. Ho quindi addirittura quasi sei giorni di anticipo per preparare adeguatamente il secondo tentativo di approccio alla questione, dopo quello fallimentare di Febbraio.
Per dirla alla Taking Back Sunday, “I’ve got a bad feeling about this”.
Se non bastasse, ultimamente ha fatto la sua comparsa in quel della Bicocca un simpaticissimo figlio di puttana che si diverte a sputarmi sul finestrino anteriore sinistro della macchia. Non ho idea di chi sia, ma la sistematicità con cui opera mi porta a pensare non centri proprio la mia macchina tra tutte per sbaglio. Secondo me l’infame mi conosce, anche se non ne ho la certezza e non mi viene in mente nessuno di tanto vile da prestarsi ad atteggiamenti del genere. Il mondo però è vario e di idioti senza palle ce n’è ogni minuto qualcuno di più, quindi tutto può essere. Il giorno che per fermarsi a sputare verrà falciato da qualche pirata della strada è vicino, quindi sono sereno.
Ieri sera la partita del Brasile è stata orribile. Ronaldinho era l’ombra di se stesso, Adriano ha confermato il suo momento di poca attinenza col calcio, Ronaldo sembrava un manichino di marzapane e tutti gli altri non sono certo calciatori che possono creare così tante aspettative di bel gioco. L’unico a salvarsi è stato Kakà che, pur non giocando una partita sufficiente, almeno si è ricordato che per vincere bisogna tirare verso la porta avversaria. Molta delusione, insomma. Giusto quello che serviva per far calare ulteriormente la mia voglia di mondiali, già seriamente gambizzata da Sky.
Da qui a smettere di seguirli, ovviamente, ce ne passa.

Foto del giorno n°3 – Big City Night
La notte a Londra
*Questa è proprio bella…

The fairy tale of London

Eccomi qui.
Decisamente riposato e mediamente soddisfatto dalla prestazione degli Azzurri sono pronto a raccontare il tour che mi ha portato oltre manica nei giorni scorsi.
Inizierò parlando proprio della metropoli di per se stessa. Credo che sia la città più bella che io abbia mai visto. La cosa che mi ha più colpito è stata la grandissima varietà di paesaggi differenti che racchiude al suo interno. Parchi, palazzi ultramoderni, monumenti, zone caotiche, zone tranquille, quartieri di lusso ed enormi mercatini il tutto mischiato assieme senza lasciare in chi guarda la sensazione di disagio che differenze così grandi mal accostate saprebbero suscitare.
Sconvolgente.
Muovendosi in metropolitana poi, il tutto acquisisce ancora più valore perché ogni volta che si riemerge dal sottosuolo in un diverso quartiere si ha l’impressione di aver cambiato non solo città, ma forse persino paese e cultura. Soprattutto Domenica, passando da Camden Town a Soho e poi a Notthing Hill, a Temple e, per finire, al cuore della City, siamo stati sbalzati ripetutamente attraverso paesaggi che da noi potremmo trovare solo viaggiando con un ipotetico treno che in pochi minuti ci porti a Napoli, Firenze, Roma e Milano. Non credo che avrei potuto immaginare quello che realmente è Londra se qualcuno me l’avesse descritta in questo modo prima che ci andassi di persona, ma è assolutamente difficile rendere l’idea di quello che questa città offre a chi la visita. Devo ammettere, tra l’altro, che avere affianco una persona che mastica di Architettura mi ha aiutato moltissimo a cogliere il fascino anche di cose che magari, non lo so con certezza perché non mi ci sono mai trovato a cospetto, avrei difficilmente apprezzato. Un esempio è costituito dagli edifici ipermoderni come il Loyd’s, di cui mi sono letteralmente innamorato. Oltretutto, pur essendo la città in se ed i suoi abitanti di una sporcizia inenarrabile, tutti i monumenti e gli edifici sono al massimo del loro splendore, senza nulla che possa deturparne l’aspetto. Prima di partire mi immaginavo di trovare tutta un’altra città e forse anche per questo l’ho apprezzata così tanto.
Ha saputo stupirmi.
Ora è il momento di parlare dei Londinesi. Anche loro da un certo punto di vista hanno saputo stupirmi. Mai vista così tanta disponibilità verso i turisti. Chiunque ci capitasse attorno era pronto ad aiutarci anche senza che noi chiedessimo nulla. Sabato pomeriggio, ad esempio, stavamo consultando la cartina fuori da un Casinò per decidere dove andare e la ragazza alla reception è uscita apposta per chiedere se avessimo bisogno di aiuto. Stessa cosa per un addetto dell’underground che ci ha spiegato passo passo come fare i biglietti all’automatico per risparmiarci la coda allo sportello. Chissà perché me li immaginavo molto più chiusi verso gli stranieri. Altra cosa che mi ha impressionato moltissimo è la multirazzialità (vocabolo che credo di essermi testé inventato). Lo spettro di etnie perfettamente amalgamate che ho visto in questi due giorni non l’avevo mai visto da nessun altra parte. Per quel poco che ho potuto constatare, chi predica l’incompatibilità tra culture diverse dovrebbe farsi un viaggetto nella capitale del Regno Unito prima di sostenere nuovamente questa tesi. La cosa che invece non mi ha per nulla stupito è quanto questa gente senta il calcio ed i fiumi di birra che lo accompagnano. Sabato alle 15:00 l’Inghilterra ha battuto il Paraguay (e non ho detto l’Olanda del calcio totale o l’Argentina di Maradona) uno a zero, grazie ad un’autorete.
La sera alle 22:00 c’erano ancora in giro ragazzi e ragazze totalmente ubriachi, mezzi nudi, vestiti solo di patriottiche bandiere ed intenti a fare caroselli come neanche avessero vinto sei a zero la finale.
Fantastici.
Non che io trascuri il fattore calcio. Domenica c’è stata la rituale visita allo stadio che non manco di fare in nessuna delle città che visito. Tra i molteplici che si possono trovare a Londra ho scelto lo Stanford Bridge, per ovvi motivi nostalgici. Con un certo disagio sono entrato anche nello store ufficiale per vedere se fosse già reperibile la nuova maglia numero 7. Non c’era.
Meglio.
Altra cosa che non posso astenermi dal descrivere è il lato economico del viaggio. Che la “sterla” fosse moneta infame lo si sapeva dal principio e lo si era detto in tempi non sospetti. Ero tuttavia riuscito a non cadere nel suo diabolico tranello per quasi tutto Sabato, concedendomi unicamente acquisti che mi sarebbero stati rimborsati dai miei come la borsa porta pranzo di Harrods che mia madre voleva per atteggiarsi in ufficio o il nuovo paio di All Star che avrei comunque dovuto acquistare al rientro, viste le condizioni in cui versavano le precedenti.
Tutto procedeva bene fino appunto a Sabato sera, quando ho messo piede nel Virgin Megastore di Piccadilly Circus.
Lì si è consumato un dramma.
Quel posto vende tutti i CD dei miei sogni, anche quelli introvabili, quelli che non sono nemmeno riuscito ad ordinare via internet, persino quelli che nemmeno Uncle Bazzu a Los Angeles (e non ho detto Quartoggiaro) è riuscito a trovarmi.
Tutti.
Nel giro di pochi minuti, in preda agli spasmi e ad uno stato eccitatorio fuori dal comune, avevo per le mani una quantità di dischi tale da dover ipotecare la casa che non ho per poterli pagare. Riacquistata coscienza di me sono riuscito a limitare i danni comprando solo, si fa per dire, tre dischi: “Under the Radar” dei Grade, “The Everglow” dei MAE e la limited edition di “Tell All Your Friends” dei Taking Back Sunday che presenta al suo interno, oltre al disco, un DVD con video, interviste ed altre cose inutili da cui io però sono fisicamente dipendente. Il dramma in tutto questo non è stata nemmeno la spesa folle in se, ma l’essere uscito di lì col chiodo fisso di tutti i CD che avevo dovuto rimettere sugli scaffali e che forse non sarei mai più riuscito a trovare altrove.
Anche in un viaggio perfetto tuttavia, ci sono degli inconvenienti. In questo caso l’unico che sia degno di nota è il non aver visto nessuno dei due luoghi descritti nel “Codice Da Vinci”: Temple Church domenica era chiusa (?), mentre per l’abbazia di Westminster le 10 sterline richieste all’ingresso apparivano eccessive.
Bene, questo è quanto.
Probabilmente, a pensarci meglio, mi verrebbero in mente milioni di altre cose da dire riguardo al mio week-end, tuttavia credo che sia giusto chiudere qui, almeno per il momento.
Come credo sia intuibile, non aver praticamente dormito per due giorni interi e aver camminato tanto da avere dolori sparsi in tutto il corpo ancora oggi, non mi è pesato per nulla.

Foto del giorno n°2 – Il nostro arrivo a Buckingham Palace
Fuckingham Palace
*Manq: “Guarda te sti cani inglesi che pagliacciata stanno mettendo su davanti a Fuckingham Palace…”
Bri: “Amo, questo lo capiscono.”

Heaven is a place on Earth

Londra è semplicemente fantastica.
Non servirebbero altre parole.
Io ho però molta voglia di raccontare questo bellissimo week end e quindi userò molte altre righe di questo blog che tuttavia saranno unicamente in grado di rendere ridondante il concetto espresso qui sopra.
Annoterò tutto.
Domani.
Ora ho bisogno di riposare, sono letteralmente a pezzi.

Foto del giorno n°1 – Hyde Park
Bri
* nel raccontare questi bellissimi due giorni, non avrei potuto scegliere un punto di partenza diverso.

Febbre mondiale

Ci siamo.
Sta per iniziare il Campionato del Mondo di Calcio.
Questo significa prevalentemente due cose: partite e scommesse. Per non trovarmi impreparato ai blocchi di partenza sono già stati investiti i 15 euro guadagnati dalla vittoria del Barcellona in Champion. Quattro le scommesse fino ad ora effettuate, le rivelerò solo dopo che sarà noto il loro destino.
Oggi sono tornato ad essere scaramantico.
Leggendo il blog dell’amico e anonimo Dietnam ho appreso che è possibile guardare le partite dei mondiali in rete, senza l’ausilio di Sky, utilizzando questo programma e scegliendo uno di questi canali.
Tentare non nuoce.
Tutto è pronto.
Si comincia.
Solo alla fine di questa partita potrò iniziare a pensare all’imminente partenza.
Ora devo pensare a Wanchope.

Mattinata non lavorativa

Questa mattina non sono andato in laboratorio.
Quel che ho da fare posso farlo tranquillamente nel pomeriggio. Da un po’ di tempo non scrivo di quanto faccio al lavoro perchè nelle occasioni in cui l’ho fatto, sistematicamente, tutto poi andava per il peggio. Oggi tuttavia mi sono ricordato di non essere superstizioso, non sempre almeno, quindi eccomi qui. Dopo un periodo decisamente avaro di soddisfazioni, in questa settimana sono riuscito a gettare le basi per tre importanti esperimenti: un’immunofluorescenza, un saggio luminometrico ed un RNAsi Protection. Se la strada continuerà senza intoppi c’è la possibilità che in un paio di settimane io possa avere i primi dati concreti per la mia tesi. Non è detto che questi debbano essere positivi, potrebbe benissimo risultare dagli esperimenti che tutte le idee che abbiamo avuto si rivelino sbagliate. Comunque vada però avrò finalmente qualcosa di concreto per le mani e questo è l’importante. Certo, se i risultati fossero positivi sarebbe decisamente meglio. Odio amare così tanto questo lavoro.
Invece di dormire fino a mezzogiorno come solitamente amo fare appena ne ho la possibilità, in mattinata ho fatto visita agli assicuratori della Unipol per il sinistro di Gennaio che ha visto la morte della mia macchina fotografica. Dopo una strenua contrattazione sono arrivato a farmi rimborsare 200 euro. Non male direi. Con l’assegno atteso tra otto giorni lavorativi potrò finalmente comprare una nuova fotocamera digitale. Con quel budget posso permettermi una onestissima A520 della Canon e avanzare anche qualche eurino. Questa almeno è l’idea di base, ma ancora devo sondare bene il mercato prima di operare una scelta definitiva.
Altro discorso aperto nel campo degli aquisti Hi-tec è la questione notebook, alias portatile. Il modello è stato selezionato: sarà un HP.
Ora resta da trovare il modo di pagarlo meno dello sproposito che costa.
A chiudere il bilancio del periodo, che assume sempre più le fattezze di un noto film di Dario Argento, si collocano gli stanziamenti per il viaggio di due giorni a Londra. Al momento, senza aver nemmeno pensato a cosa mettere in valigia, la spesa effettuata è di circa 130 euro. Non male per una gita fuori porta.
Dannata sterla.
E’ quasi giunta l’ora di andare in laboratorio.
Il regime alimentare che mi sono autoimposto da Lunedì fa si che le mie giornate siano incentrate sulla fame. A qualsiasi ora. I picchi si raggiungono prima dei pasti, comprensibile, e subito dopo i pasti, meno comprensibile. Non che mi sia messo a digiuno, semplicemente ho rimpiazzato la colazione con un caffè e il pasto completo di mezzogiorno con un secondo, un contorno ed uno yogurt magro. Tutto rigorosamente senza pane. Più o meno lo stesso discorso vale per la cena, dove però mangiare meno è decisamente difficile visto che i miei non fanno che gettare roba nel mio piatto e che la mia forza di volontà è inversamente proporzionale alla fame.
Ora è effettivamente il momento di mettersi in marcia.
Quasi quasi mi porto in macchina “Deja Entendu” dei Brand New.

Angeli e demoni

Sono andato al concerto degli Ava questa sera.
Per me è stato come [ri]vedere l’addio al calcio di Van Basten.
Un bello spettacolo, lui che ancora concede qualche grande colpo di classe, ma nel cuore galoppa l’amarezza per qualcosa che sai essere ormai finito.
Per sempre.
Il concerto è durato un’ora in cui hanno proposto tutto il cd suonandolo anche discretamente bene, ma senza entusiasmare. Non hanno concesso nemmeno il ritorno in scena post pausa, il cosiddetto “bis” che di solito viene invece usato per suonare qualche pezzo in più. Molte luci, molti colori, moltissima strumentazione.
Molto fumo, ma poca sostanza. Ad ogni pezzo tutti i membri eccetto il batterista cambiavano ferro, per produrre suoni esattamente identici ai precedenti.
Fiction.
In tutto questo lui parla poco e quando lo fa è per dire che la sua vita è cambiata e che anche il suo modo di fare musica è cambiato, maturando. Per chi come me conosce e ha apprezzato il soggetto in questione nel passato, emblematico è stato il fatto che abbia pronunciato solo tre parolacce in tutto lo show, tra le quali non è possibile ritrovare “penis”.
Come temevo c’è stato anche un imbarazzante momento in omaggio ai defunti Blink 182, scelta che ammetto di non condividere.
Ho apprezzato molto tuttavia la decisione di farlo suonando “Down”, canzone tratta dall’ultimo CD e che ignoro a sufficienza da non aver accusato il colpo al cuore che altri pezzi riproposti in questo contesto avrebbero certamente scatenato.
Insomma, bello il cd nuovo, buona anche la performance live, ma il tutto in me scatena troppa malinconia perchè possa apprezzare.
Circa a metà serata però, solo sul palco, ha deto due parole sull’amore che sono sfociate in un apprezzamento ai pompini e, subito dopo, ha suonato voce e chitarra “There is” dei Box Car Racer. In quel momento, cantando “There someone out there who feels just like me”, trattenere le lacrime è stato doloroso.
Ripercorrendo la serata e le emozioni provate per scrivere queste righe mi affiora alla mente l’immagine di Tom che canta gli ultimi pezzi del live, ormai totalmente privo di voce ed in preda alle stecche più imbarazzanti.
Al pensiero che quello che una volta era il suo marchio di fabbrica dal vivo possa diventare un problema da risolvere, sorrido.
Ho scattato delle foto questa sera, ma l’unica immagine che voglio mantenere di Tom Delonge live è del 16 Marzo 2000. In quella circostanza, dopo la pausa di cui parlavo prima, era rientrato sul palco con un asciugamano arrotolato sulla testa dicendo: “Ero sotto la doccia, pensavo che il concerto fosse finito.”.
Idolo.
Così si è concluso il 6-6-06, il tanto chiacchierato giorno del demonio.
Non credo rimarrà come data da ricordare per quel che mi riguarda.

Tre e mezzo all’alba

L’esame di NMR è andato bene.
Questo vuol dire che, se tutto va come previsto, nella mia vita non avrò mai più a che fare con spettri di protoni o altri nuclei, spettri bidimensionali Cosy ed Hetcor, effetto N.O.E. e costanti di accoppiamento che siano geminali, vicinali o a lungo raggio.
Non è una cosa da poco.
Anche in questa circostanza non è mancata tuttavia la goliardia che permea questi miei ultimi periodi da studente. Arrivato in sede d’esame infatti la professoressa ha iniziato a sostenere che io abbia saltato i laboratori durante il corso e che questo sarebbe stato un problema.
Con la calma che mi contraddistingue ultimamente ho chiesto cosa avrei dovuto fare e, arrivandomi risposte molto vaghe, ho manifestato come a mio avviso la mia laurea non dovesse dipendere dal loro stramaledetto laboratorio.
La docente era inaspettatamente della mia stessa idea. Si preoccupava solo di doverla fare in barba alla collega il cui modulo devo ancora sostenere. Alla fine abbiamo chiuso con un patteggiamento che prevedesse due punti meno al voto per questo esame e l’autorizzazione di fare palesemente finta di nulla con l’altra professoressa, sperando nella svista. Essendo che, sottratti i due punti, il mio voto era 28 ho pensato di sottoscrivere l’accordo.
Una piccola dose di fiducia mi ci voleva proprio in questo periodo.
Per festeggiare io e la Bri abbiamo deciso di regalarci il week-end insieme che ci promettiamo da una vita. La meta scelta è Londra.
Facendo due rapidi calcoli sul sito di Ryanair abbiamo trovato un offerta da 154.14 euro in due tasse incluse, che ci consentirebbe di partire Sabato 10 Giugno e atterrare a Stansted per le 7.45 facendo ritorno in quel di Orio al Serio il Lunedì mattina seguente per le 9.30.
Giusto in tempo per andare in laboratorio.
Onesto.
Ora mi sto informando da vari conoscenti per localizzare un buon giaciglio per la prima sera, possibilmente con colazione inclusa e senza spendere un patrimonio. Speriamo di trovare qualcosa che faccia al caso nostro.
La stanchezza e lo stress accumulati iniziano a farsi sentire.
Andrò a sdraiarmi un po’.

Codice d’onore e codice Da Vinci

Sono molto deluso.
Ho appena finito di vedere l’ultimo tappone dolomitico del Giro d’Italia e l’atteggiamento di Basso mi ha veramente indisposto. Il buon vecchio Gibo Simoni meritava di giocarsi almeno la volata dopo tutto il lavoro che ha fatto, soprattutto in discesa.
Quest’anno la corsa rosa mi è proprio piaciuta, devo ammetterlo. L’ultima settimana ha riservato agli appassionati tappe di notevole livello tecnico e grande spettacolo. Se non fosse per l’eccesso di protagonismo di oggi anche la prestazione di Ivan il terribile sarebbe stata da incorniciare, una netta dimostrazione di superiorità che lo lancia verso una stagione di probabili successi. Nota positiva perfino il finale di corsa di Cunego che negli ultimi due giorni ha fatto un grande lavoro, tanto da superare Savoldelli e portarsi al quarto posto in classifica generale.
Insomma, questo finale amaro non ci voleva proprio.
Per quel che mi riguarda lo sport nell’ultimo periodo è foriero di notevoli delusioni.
Col calcio nella bufera, la partenze di Manuel e, notizia fresca, quella del flauto magico Shevchenko la passione per lo sport nazionale è tenuta viva solo dalla speranza di un campionato senza Juve e dalla solita febbre da calciomercato.
Poca roba, insomma.
Parlando d’altro, ieri sera ho visto finalmente “Il Codice Da Vinci”.
Sono andato al multisala Medusa di Rozzano. L’hanno aperto da poco e volevamo provare a vedere come fosse.
Giudizio lapidario sul cinema: una merda.
Posto brutto, gestito male e, soprattutto, con la fastidiosa abitudine dell’intervallo a metà film.
Premesso questo, il film mi è piaciuto. Per quanto possa piacere un film di cui si è letto il libro e si conosce ogni singolo passaggio, ovviamente. Non credo mi sia mai capitato di vedere una pellicola dopo aver letto il libro da cui è stata tratta, anche perchè non leggo molto. In questo caso tuttavia il romanzo l’avevo letto all’uscita, nel 2004, e mi era veramente molto piaciuto. Di conseguenza ero molto incuriosito dall’opera di Ron Howard. Credo che il lavoro fatto sia decisamente di buon livello anche se non posso dire quanto avrei apprezzato e capito il tutto senza essere già a conoscenza della storia e delle trame. Il finale soprattutto è stato girato in tempi troppo stretti, rendendolo a mio parere piuttosto confuso. In conclusione il prodotto è buono, ma il consiglio che darei a chiunque voglia avvicinarsi a questa storia è ovviamente di leggere il libro. In giro c’è una versione illustrata che deve essere splendida.
Il template contest intanto annovera la terza vincitrice, Bri, che ha stanato un po’ di errorini di battitura che avevo sparso in giro. Anche lei avrà così diritto ad un premio, ma prima ho bisogno che Max ritiri il suo, per giustizia e correttezza. La lista dei vincitori, intanto, si allunga.
Inizia a fare caldo.
Inizio ad avere sonno.
Stacco.