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Manq

One night in Lugano

Siamo gente di parola.
Siamo anche e soprattutto gente di un certo livello*.
Per queste due fondamentali ragioni ieri sera siamo andati in Svizzera per trascorrere una serata di classe in quel del Casinò di Lugano.
Una serata di questo tipo va chiaramente affrontata con un certo style ed un certo abbigliamento quindi il dictat è stato per tutti vestito, cravatta e scarpino elegante. Per me le cose si sono rivelate un po’ più complicate del previsto, avendo dovuto anche trovare un portafoglio privo di catenella ed una cintura nera priva di borchie. In compenso, una volta reperiti questi due elementi, sembravo uno di quei rampolli appena usciti da Wall Street.
L’appuntamento era per le 21.30 alla panka.
Da lì saremmo andati a prelevare Missa ed Ordi ad Agrate e poi saremmo partiti alla volta dei soldi facili.
Per arrivare in loco ci sono volute un paio d’ore di guida e questo ha fatto sì che accedessimo ai tavoli da gioco intorno alla mezza. Già entrando è stato facile accorgersi di come solo i polli fossero in giacca e cravatta e che, in tutto il casinò, di polli ce ne fossero solo sei.
Noi sei.
Effettivamente il posto non era proprio d’elite, ricordava più i baracconi della festa del paese che non un ritrovo di gente d’alto borgo. La prima nota per un eventuale riproposizione della serata ha quindi imposto un cambio di location. La più adatta a noi riteniamo sia Montecarlo, quindi credo la prossima volta ci recheremo lì.
Seppur sdegnati dall’intorno sociale, abbiamo deciso di restare e siamo andati a riscuotere le nostre fiches. Tralascio di descrivere come ci siamo riempiti le tasche di fiammiferi omaggio giusto per il fatto che fossero omaggio, delle magre figure fatte alla consegna dei documenti, delle questioni sul pagamento del parcheggio e della parentesi nell’ascensore del casinò perchè questi aneddoti potrebbero farci apparire come dei “paesanotti tagliati giù con il riscione”, cosa che ovviamente non corrisponde al vero.
Arrivati alla cassa per il cambio abbiamo scoperto che non potevano essere cambiati euro per valori inferiori ai 100, così si è deciso di cambiare in un unica botta 50 eurini a testa per un totale di 300 mandaranci.
Totaale fiches consegnateci: 6.
La faccia fatta da tutti noi nel vedere che 300 euro fossero diventati sei gettoni colorati è stata impagabile. Solo dopo abbiamo capito che al banco potevano essere cambiati in pezzi più piccoli e abbiamo tirato un grosso sospiro di sollievo.
Avevamo per le mani 460 franchi da giocare in tavoli con puntata minima di 5, 10, 20 e 50 franchi.
I primi 50 sono svaniti con le prime quattro puntate alla roulette.
A quel tavolo non era aria.
Ce ne siamo andati alla volta del Black Jack.
Tempo di capire come girava la questione e abbiamo realizzato che una vezza seduta al tavolo continuava a vincere.
Da bravi parassiti abbiamo iniziato a scommettere su di lei.
Vincendo.
Dopo un po’ di mani eravamo sopra di 200 franchi e, oltra alla signora che ci aveva arricchito, avevamo anche uno dei nostri seduto al tavolo a chiamare le carte: Aui.
La fortuna però ha il vizio di girare e anche lì dopo un po’ si è iniziato a perdere. Ci siamo fermati dopo aver recuperato le perdite alla roulette e con un attivo di 40 franchi che abbiamo convertito in birra al bar del locale.
Alle 2.00 del mattino eravamo ancora in pari, anzi, avevamo pure bevuto gratis.
Un ottimo bilancio.
Avremmo potuto andar via, ma la febbre del gioco ormai ci aveva schiavizzato. Si è deciso di giocare gli ultimi 100 franchi al tavolo verde del black jack, ponendoci l’obbiettivo di alzarci solo dopo averli raddoppiati o persi.
Inutile dire come sia andata.
Alle 2:45 siamo così usciti dal casinò dopo aver perso l’equivalente di 10 euro a testa, che nell’ottica della serata e della birretta bevuta costituivano una spesa più che accettabile.
Ci si apprestava così al rientro a casa quando in macchina la nostra attenzione è stata attirata da un’insegna.
I giovani, si sà, devono divertirsi e così ancora una volta al grido di “Se ghè da ‘nda, ‘ndem!” abbiamo fatto il nostro ingresso al Nubbio Night Club di Lugano. Nella nostra idea doveva trattarsi di uno di quei locali con le ballerine dove entrare e fare un po’ i cretini per concludere la serata. E’ bastato scendere i primi tre gradini per capire che non era proprio quella la realtà dei fatti. Trattavasi, nè più nè meno, di un bordello.
Panico.
Credo che anche l’espressione dipinta sui nostri volti una volta realizzata la natura del locale sarebbe stata, per un osservatore esterno, impagabile.
Per fortuna siamo riusciti a risolvere la cosa in breve tempo, pagando 20 euro per una birra piccola bevuta praticamente alla goccia e prima che le signorine che il gestore ci aveva gentilmente messo a disposizione facessero pedere il lume della ragione a qualcuno dei miei compari.
Emblematica la frase di Odri: “Giuse, andiamocene prima che qui mi viene il tirone e inizio a cacciar fuori il grano!”.
Tempo di permanenza presso il Nubbio Night Club: 10 minuti.
Soldi persi: 20 euro.
Il doppio di quelli lasciati al casinò dopo 3 ore di Black Jack.
Una volta fuori abbiamo riso come bambini e siamo tornati a casa.
More money, more problems
* da sinistra: Missa, io, Odri, Simo, Peich e Aui.
Totale: 6 pirla.

La decisione

Sono andato a vedere i No Use for a Name.
Ho indubbiamente fatto la scelta giusta.
E’ stato un grandissimo concerto.
Tony Sly* ha una voce semplicemente fantastica.
Per non parlare della scaletta che non ha tralasciato credo nemmeno uno dei miei desideri, da “On the Outside” a “Coming too Close”, da “Reddemption Song” a “Not Your Savior”, passando per chicche come “Fairytale of New York” e “Room 19”.
Credo di aver cantato tutte le canzoni a squarcia gola, toccando apici di commozione in diversi punti.
Alla fine ho perfino deciso di comprare una maglietta tamarrissima per ricordare questa bella serata.
Aver trovato Daniele sul posto mi ha anche risolto il problema della solitudine.
Questi sono i miei momenti di felicità.
Tony Sly
* He’s the man.

E’ giunta l’ora delle decisioni irrevocabili

Ale non verrà al concerto dei No Use.
Dovrei andarci da solo.
Non che questo sia mai stato un deterrente, tuttavia non sono così convinto di volerli rivedere dal vivo.
L’ultimo CD fa oggettivamente schifo e di loro performance live ne ho viste ormai parecchie, ma sono pur sempre uno dei gruppi cult della mia giovinezza ed andare ad un concerto è pur sempre una cosa che amo fare.
Insomma sono combattuto.
Ora sono le 20.38.
Se decidessi di andarci dovrei partire tra le 21.00 e le 21.30 in modo da arrivare in loco per le 22.00, giusto per l’inizio della loro performance. I gruppi di supporto, da solo, me li risparmierei volentieri.
L’idea di dover tirare fuori la macchina dal box mi infastidisce alquanto.
L’idea di andare con gli altri al Sajo (se va bene) mi infastidisce alquanto.
Provo a chiedere a Max in ICQ se gli va di farmi compagnia.
Non gli va, non sta bene.
Con lui ho esaurito tutte le carte a disposizione che potessero portarmi un socio.
E’ ora.
Serve una decisione.
Presa.

Nel dolore l’anima politica si infiamma

Questa mattina mi sono svegliato con un atroce mal di schiena.
Devo aver preso freddo oppure aver dormito in una qualche posizione particolarmente contorta, sta di fatto che fatico seriamente a muovermi senza sentire fitte lancinanti.
Ridicolo.
Mi sento realmente ridicolo, un incrocio tra un vecchio corroso dai reumatismi e un paralitico.
Ho provato a contattare la mia sciamana di fiducia, la Paola, ma purtoppo non finirà di lavorare prima delle 21.00, ora cui io sarò già uscito di casa.
Dolorante.
Mio padre ha provato a massaggiarmi con un olio strano uscito da non sò dove e i risultati non sono stati troppo confortanti, visto che tutt’ora fatico a stare seduto senza rivolgermi all’Altissimo in tono di sfida.
Parlando d’altro: Bertinotti è presidente della Camera dei Deputati.
Cavoli.
Io non ricordo Nilde Iotti, ero abbastanza piccolo da non sentirmi in dovere di seguire la politica a quel tempo, quindi per me questa cosa è piuttosto sensazionale. Bertinotti, segretario di Rifondazione Comunista posto ad occupare una così alta carica non me lo sarei mai sognato. Era forse l’unico della Sinistra autentica a poterlo fare e, anche se ogni tanto pure lui parte per la tangente, credo sia abbastanza intelligente da fare un buon lavoro.
Quando vedo queste cose penso che forse la Sinistra italiana sta maturando.
Poi mi ricordo che tra i nostri abbiamo Mastella e mi ravvedo.
La cosa brutta è che il povero leader dell’Udeur non è certo il peggiore dei problemi. Il nostro problema serio è venuto fuori in tutto il suo splendore il 25 Aprile e il 1° Maggio a Milano. Quando ho letto dei fischi alla Moratti ho pensato: “Perchè vogliono farle pubblicità?”. Per un momento ho anche pensato che a fischiarla fossero prezzolati di Forza Italia messi li con un preciso e ben studiato piano mediatico.
Ho voluto pensarlo come per convincermi che a sinistra gente così cretina non ci sia.
A quel punto mi è tornato in mente Mastella e ho capito che, nella migliore delle ipotesi, la verità sta nel mezzo.
Non credo di essere troppo moderato nel mio pensiero politico. Su certe cose forse ho vedute fin troppo estreme, ma, cazzo, non mi sognerei mai di dire frasi tipo: “Bisognerebbe espropriare la proprietà privata!”.
A Nassyria intanto continua a morire gente e la cosa è solo un pretesto per litigare sull’intitolare o meno ai caduti vie e piazze. A prescindere dal fatto che in quasi tutte le città si può facilmente trovare Via/Piazza/Corso/ Caduti sul Lavoro e quindi non mi pare personalmente il caso di litigare su una cosa che già giustamente esiste e che non credo necessiti di sottocatogorie ulteriori, si può avere un paese diviso tra chi definisce eroi i caduti e chi grida ad altre dieci, cento, mille stragi?
Ci si può scannare prendendo due posizioni parimenti idiote ed arroccandosi su queste?
Evidentemente sì.
Come ultimo punto di questa mia dolorosa (in senso stretto, visto il mal di schiena) analisi non posso non citare i simpatici amici di Teheran che continuano a gridare quanto stiano facendo per essere competitivi nella corsa agli armamenti nucleari. Sebbene ritengo che si tratti di una sfilza infinita di proclami populisti e privi del minimo fondamento e riscontro che il governo iraniano fa per tener buoni i suoi cittadini, la cosa che non mi spiego è perchè mamma U.S.A. non abbia già messo in moto la sua inarrestabile macchina bellica. Se per far la guerra all’Iraq è bastato il sospetto, mai comprovato per altro, della presenza di armi di distruzione di massa nelle mani di Saddham, perchè la dichiarazione di Ahmadinejad di averle ed essere pronto ad usarle contro l’occidente infedele non è sufficiente a motivare un intervento armato?
Non lo so.
Magari me lo spiegherà Emilio Fede nel TG4 di domani.

Mission accomplished

La mia voglia è stata appagata.
Sabato, in giardino da me*, si è aperta la stagione delle grigliate con una delle meglio riuscite di sempre.
Tanta roba da mangiare, altrettanta da bere, moderazione ed un certo stile sono stati gli elementi che l’hanno resa eccelsa.
Il menù prevedeva:
– Aperitivo con Moët & Chandon (in offerta a “soli” 20 euri la bottiglia) da accompagnare a dell’ottima focaccia ligure e del salame nostrano.
– Primo piatto di carne a base di Salamella, accompagnata da zucchine e peperoni grigliati.
– Secondo piatto di carne a base di bistecche di coppa.
– Pannocchia grigliata al burro.
– Fragole con gelato alla panna.
– Digestivo certificato Ori (Coca&Havana).
Hanno accompagnato il pasto ottime Moretti da 66cl.
Tolto lo champagne, preso per ovvie ragioni in piccola dose, tutto è stato acquistato in quantità decisamente abbondante e non lasciare nulla era impresa quantomai titanica.
Noi siamo stati ad un passo dal realizzarla.
Credo di non aver mai mangiato così tanto.
Abbiamo anche fatto dei saggi investimenti per il futuro, comprando una pratica panchina componibile che potrà seguirci nelle grigliate future, siano anche queste fuori porta.
Certo organizzare un evento di tale proporzione ha un costo, che in questo caso si è rivelato più salato del previsto per alcuni disguidi tecnici che non vale la pena menzionare, ma credo che ne sia valsa assolutamente la pena.
Già questa sera infatti ci siamo rigettati nella monotona e scialba ritualità della “birretta al tavolo”, giusto per non rendere l’intero week-end un successo.
Sembra però che io non sia l’unico a non sopportare più questo andazzo.
Il germe del malumore è ormai insinuato in molti di noi e forse le cose pian piano cambieranno.
Oggi il moto di rivolta verso i Pub è stato soffocato nell’amarezza, ma i riottosi si sono dati appuntamento a Sabato/Venerdì prossimo (data ancora da decidere) per sovertire il giogo del Baldovino di turno in virtù di una reale botta di vita: il casinò di Lugano.
Ce la faranno?
Si accettano scommesse.
Baffo Moretti, sponsor ufficiale delle grigliate.
*I vuoti dei fuochisti.

Idolo

Oggi è venuto in laboratorio un grosso nome della medicina e biologia mitocondriale.
Il suo nome è H. T. Jacobs.
Collabora spesso con il dottor Zeviani, direttore del laboratorio affianco al mio.
E’ scozzese, ma credo gestisca un laboratorio in un paese scandinavo.
Quando si è aperto l’ascensore e l’ho visto sono rimasto di sasso.
Chiodo, anfibi, un discreto numero di borchie e un bel crestone a punte giravano per il mio laboratorio.
Dopo aver saputo che era una mente notevole del campo della ricerca, il mio stupore non è certo calato, ma è sicuramente cresciuta la stima.
All’ultimo congresso cui ha partecipato per ricevere un riconoscimento si è presentato con un collare a punte e la maglietta dei Ramones.
Credo che, una volta laureato, il primo curriculum che spedirò sarà per lui.
Corna alzate.

Project: barbeque

Sono rientrato al lavoro.
In realtà ho ripreso Lunedì, ma l’immediata sosta ha reso la giornata di oggi quella in cui ho sentito veramente di essere tornato alla vita di sempre.
Tutto era come l’avevo lasciato.
Tutto tranne la bacheca che vedeva alloggiato il volantino Telethon per il 5xMille*. Mi sono preso la briga di informarmi su come sia strutturata questa cosa, in modo da convincere i miei a devolvere così una parte del loro reddito.
Credo sia una cosa positiva.
Il fatto che non sia alternativo all’ottopermille è una cosa molto negativa.
Come previsto il mio umore negli ultimi giorni è migliorato. Non di molto, ma di quel tanto che basta. Se tutto va bene fino al prossimo confronto con l’università starò bene.
Spero.
Ho voglia di fare una grigliata.
Stavo pensando di organizzarne una per questo Sabato.
Una cosa tranquilla: birra, carne e un po’ di gente con cui dividerle.
Ho buttato lì l’idea a Simo, appena tornato dalla gita in Sardegna, e appena riuscirò diffonderò il progetto anche agli altri. Resta la forte incognita del tempo atmosferico. Visti i 30°C di Lunedì (giorno lavorativo) e i -15°C di Martedì (giorno di festa in cui sarei potuto finalmente uscire) non mi azzardo a fare pronosctici, però è anche vero che se si decide per sabato la spesa può essere fatta anche in mattinata senza bisogno di troppo preavviso.
Per il posto non ho idee, alla peggio si può fare da me anche se preferirei una locazione che non mi veda così responsabilizzato.
Vedremo un po’ cosa si riesce ad organizzare e quanti aderiranno all’idea.
Il nuovo CD dei Taking Back Sunday è discretamente orribile. Dopo i primi frammentati ascolti salvo in toto solo il singolo “Make Damn Sure” che è riuscito discretamente ad appassionarmi. Anche il nuovo degli Atreyu è piuttosto anonimo e non ha superato il terzo ascolto.
Decisamente meglio piazzato nella mia playlist è “The Adventure”, il singolo che anticipa l’uscita del CD degli Angels and Airwaves. Seppur decisamente tamarro, mi piace parecchio.
Ora vado a cercare di mettere assieme tutte le idee che ho partorito oggi riguardo la sessione di D&D che masterizzerò il primo Maggio.
Spero che questo porti i frutti attesi: creare qualcosa di bello e distogliere la mente dallo scontro che si terrà tra poche ore in quel del Camp Nou.
Pütost che nient, l'è mej pütost
*Info.

Dejavu

Oggi, dopo una settimana in cui non mettevo muso fuori di casa, sono andato in Balzaretti a sostenere un esame: tossicologia.
Risultato? 19.
Accettato? Sì.
Con la brillante mossa di oggi ho ulteriormente massacrato la mia media, riducendola a 25,1.
Non ho mai avuto velleità di media alta, sono sempre stato nell’intorno del 25 fin dal primo anno, tuttavia durante il 2005 ero riuscito ad innalzarla fino all’esorbitante traguardo del 25,5.
La cosa, devo ammetterlo, mi faceva piacere.
Poi è arrivato il 2006.
Da Gennaio, su tre esami sostenuti, ho collezionato i due peggiori voti della mia carriera universitaria. Il terzo non l’ho proprio passato.
Perchè non ho rifiutato?
Perchè non ce la faccio più. Perchè l’università mi sta togliendo la voglia di vivere ed ogni passo verso la sua conclusione, positivo o negativo, accorcia l’agonia.
Ora mi mancano quattro esami.
Quattro fottutissimi esami da sostenere possibilmente entro fine anno in modo da laurearmi a Febbraio/Marzo 2007 come previsto.
A rendere il tutto più facile l’idea di non poter più sbagliare un colpo senza che la media cali sotto il valore soglia del 25, il non avere ad oggi ancora nulla da scrivere sulla tesi se non i ringraziamenti e forse il titolo ed un simpatico clima casalingo che mi catapulta ai tempi del liceo e dei 4 in latino (quando andava bene).
Che cosa mi sta succedendo?
Non lo so. Forse vedere che dopo la laurea le mie aspirazioni si riducano ad un dottorato od un posto da borsista a termine per 800-1000 euro al mese non mi riempie di motivazioni. Forse vedere assolutamente non ripagati anche i più piccoli sforzi profusi nello studio in questi mesi mi ha ulteriormente demotivato. Forse mi sto accorgendo di avere la vita su binari che non mi piacciono e, ancor peggio, che 25 anni sono troppi per azionare una qualsiasi leva di scambio. Forse ho semplicemente finito le energie.
Sicuramente ho finito le energie.
Essendo nell’anno conclusivo si può essere portati a pensare che le abbia finite troppo presto.
Io inizio a pensare di averle finite troppo tardi.

Voyeurismo

Dev’essere colpa della malattia che mi costringe in casa ormai da 4 giorni.
Mi sento un po’ come Bart Simpson quando, bloccato a casa dalla gamba ingessata, non faceva che guardare in casa dei Flanders col suo cannocchiale.
Credo fosse la parodia di un film, se non sbaglio di “Profondo Rosso”, ma non è lì il punto.
Il nocciolo della questione è che, anche io, ho iniziato ad avere una morbosa attenzione verso lo spiare gli altri. Questa si manifesta prettamente tramite tre fenomeni:
1- Grande Fratello
2- La Fattoria
3- ShinyStat
Oltre ad essere diventato accanito seguace dei reality Mediaset infatti ho deciso di controllare queste pagine in modo da sapere tutto di chi ci capita, da come è finito qui a cosa ha guardato.
Addio alla privacy, insomma.
Ora non so realmente quanta importanza darò in futuro a questa cosa, ma attualmente sono molto incuriosito dalla reale portata comunicativa del mio blog. Sono ansioso soprattutto di vedere se ci saranno persone finite tra i miei scritti facendo bizzare ricerche sul web che con me hanno poco a che vedere.
Sarà divertente.
Sarà divertente?
Mah.
Sono in casa da solo, i miei si sono dati alla classica scampagnata di Pasquetta. Non ho idea di dove andassero, non me l’hanno detto ed io non ho chiesto, torneranno credo per cena. Anche tra i miei amici c’è chi s’è dato per questo periodo. Da quel che ne so Orifizio è in montagna e il neo ingegner Motta si dora al sol di Sardegna assieme al Missaglia, ormai incapace di lavorare per più di due settimane filate senza dover prendersi una vacanza di venti giorni.
L’è dulza l’uga…
E’ giunta l’ora di andare a mangiare un po’ di avanzi del pranzo di ieri prima di rimettermi a studiare.
Buon appetito.

B-b-bolle mille bolle [blu]

Ho la varicella.
Quasi ogni dubbio è stato allontanato e parrebbe che la diagnosi sia veritiera.
Alla non più giovane età di 25 anni eccomi cosparso di simpatiche vescicole virali ricolme di Herpes Zoster Virus, pronte ad esplodere per espandere il contagio e donarmi sano prurito.
Nessuna traccia di febbre.
Solo un po’ di stanchezza.
Oggi è stato molto bello andare in laboratorio e comunicare a tutti questo mio sospetto (non solo mio, in realtà anche il mio medico curante ha avanzato la stessa ipotesi),  tutti si sono dimostrati molto solidali.
Era come se avessi addosso una specie di bomba biologica.
Dovendo io lavorare in camera sterile per trasfettare le cellule, si è di comune accordo deciso di rimandarmi a casa per evitare contaminazioni virali poco piacevoli.
Attenderò quindi che l’infezione abbia il suo corso, sperando di limitarne i danni, e sfrutterò questi giorni di isolamento per studiare un po’.
Giovedì ho un esame e se persiste l’assenza di febbre ho tutta l’intenzione di andare a sostenerlo.
Ora vado a farmi di antistaminici.
Il prurito è la peggiore delle agonie.