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Politica

Si riaprono i contatti con l’esterno

Back on the net.
Dopo una settimana esatta, l’Infostrada ha riallacciato la mia linea telefonica e con lei è tornato il tanto atteso accesso ad internet. Senza poter accedere al blog mi sentivo a disagio. Non ho mai così tanta voglia di scrivere come quando non ne sono in possibilità.
In questa settimana sono successe molte cose, ognuna delle quali forse avrebbe ottenuto una paginetta propria su questo sito se ne avessi avuto le possibilità. Così non è stato ed ora sono nelle condizioni di dedicare a questi argomenti solo poche parole.
Ora il problema è scegliere quali e credo che per certe questioni sarà tutt’altro che facile. Come spiegare tutto ciò che mi è passato per la testa riguardo l’immediato dopo cena di Venerdì scorso?
Pensieri contrastanti, riflessioni, paure.
Speriamo vada tutto a finire per il meglio.
Per non parlare del fatto che ha chiuso uno dei locali chiave della mia vita: le Grotte di Realdino. E’ strano ricordare come ai tempi del liceo andarci fosse l’evento, mentre ultimamente passarci la serata era più assimilabile ad una tortura. Eppure il locale è sempre rimasto uguale a se stesso.
Noi no, evidentemente.
Sebbene uno dei sogni ricorrenti fosse vincere abbastanza soldi per comprare quel pub e raderlo al suolo, ora che ha chiuso sono dispiaciuto.
Sono schiavo della malinconia.
Più faccio mente locale più mi vengono alla mente cose accadute in questi giorni di cui vorrei parlare, come il live dei BoySetsFire di Lunedì, senza dubbio il concerto più HC che io abbia mai visto. Mai stato al cospetto di cotanta attitudine, mai visto un gruppo dare così tanto per un pubblico di sì e no cinquanta persone. Stima a profusione per loro.
Fa caldo.
Stare al computer ancora mi diventerebbe un peso.
Per questo dovrò esimermi dal parlare di Pessotto, se non facendogli un “in bocca al lupo” carico di stima, della nazionale che senza sapere bene come si ritrova ai quarti di finale, del “NO” che vince, ma non convince al referendum pur guadagnandosi il mio voto e del lavoro che assieme ai primi risultati porta un carico ancor più gravoso di impegno.
Non è detto che non torni magari nei prossimi giorni su questi temi, ma anche così non fosse non mi spiacerebbe più di tanto.
Non amo scrivere a freddo.

Foto del giorno n°10 – Last but not least
Maledetta Sterla
*In un’immagine, il meglio ed il peggio di Londra.

Multiple choice

Sono parecchio stanco, fisicamente e mentalmente.
Credo di aver battuto il mio record personale di studio in questi giorni e la cosa triste è che non so quanto possa servire. Il tempo era troppo poco. Avrei potuto non mettermici nemmeno e invece ho deciso per tentare comunque.
Vedremo cosa ne esce domani.
Il prossimo week-end si vota per il referendum senza quorum sulla riforma costituzionale. Dopo l’anno passato il mio rapporto con la massima espressione democratica è un po’ freddino. La delusione, non lo nego, era stata molto grande. Forse anche per questo non mi sono interessato alla questione fino a pochi giorni fa, tuttavia il tempo stringe e mi ritrovo con le idee confuse, poco tempo per chiarirle e l’impossibilità di farlo usando i media a meno che Vittorio Emanuele si pronunci sulla questione.
Da quel poco che ho capito l’abile mossa di unificare tutte le riforme in un unico quesito mi obbligherà ad optare per il male minore a meno che opti per la scheda nulla/bianca. Entrambe le opzioni hanno infatti qualche pro e qualche contro. La devolution sarebbe il caso di farla, ma non certo in questo modo. Sarei quindi per il “No”, ma il rischio è che una vittoria di questo schieramento porti a lasciare le cose come stanno e, così come stanno, non vanno certo bene. “No” senza remore invece alla mutilazione della figura del Presidente della Repubblica, perchè un garante costituzionale in questo paese è assolutamente necessario. Assolutamente “Sì” alla riforma anti ribaltone perchè disprezzo Mastella e quelli come lui, che aspettano il minimo appiglio per formare il tanto da me temuto Grande Centro. Se prendi i voti presentandoti con uno schieramento non dovresti poterti alleare con quelli che alle votazioni erano i tuoi avversari senza reinterpellare chi ti ha dato la preferenza. Questi sono i punti che penso di avere chiari, tuttavia non so nè se ho ben inteso questi, nè su cosa vertano tutti gli altri. Votare al momento non mi sarebbe possibile.
Devo trovare qualcosa per documentarmi.
Odio i quiz a scelta multipla almeno quanto i problemi di Chimica Analitica.

Foto del giorno n°8 – Stanford Bridge
Stanford Bridge
*Niente da dire, flauto magico Sheva si è scelto una bella casa.

La compianta monarchia

Girando per la rete non ho potuto fare a meno di notare come moltissimi blogger si siano dedicati a commentare gli episodi riguardanti Vittorio Emanuele di Savoia ed il suo strascico di misfatti.
Fino a quel momento io davo alla vicenda un’importanza pari a quella che per me può avere il campionato di pallamano polacco, tuttavia ho pensato che se in giro era riscontrabile tutto questo interesse per la faccenda, forse sbagliavo a non curarmene.
All’inizio ho faticato a capire da cosa nascesse tutto questo clamore. In fin dei conti di ricchi delinquenti l’Italia è piena, basti vedere Ricucci, Craniotti, Tanzi, Silvio Berlusconi, per non parlare di tutto il marasma che è venuto fuori dal mondo del calcio. Non siamo certo nuovi a queste situazioni. Eppure tutti ne parlano.
Il motivo non risiede neanche nel fatto che l’indagato in questione sia la persona più stupida che la storia mondiale ricordi, eccezion fatta forse per Flavia Vento. Avrei infatti capito se tutti fossero attratti dalle gesta di un demente di cotal spessore perchè pronti a cogliere in tempo reale (ihih) le stupidaggini che racconta in modo da riderne insieme al bar.
E invece no.
Il motivo che tiene tutto il nostro paese attento allo svolgersi di questa inchiesta è che l’accusato è l’erede al trono Italico. Sarebbe già buona cosa chiedersi di quale trono si parli, essendo noi una democrazia, e a quale titolo nobiliare si faccia riferimento essendo la Monarchia Italiana ed i suoi esponenti caduti ed esiliati dal Bel Paese nel dopoguerra.
Eppure, per l’opinione pubblica, il candidato alla 20° nomina consecutiva di “World Greatest Asshole” resta una figura aristocratica e nobile, distaccata, come fosse un gradino sopra noi plebaglia.
Svelato l’arcano di cotanto interessamento mediatico e fermamente convinto che, nella mia graduatoria personale, ora il campionato polacco di pallamano sia di molte lunghezze più in alto, ho avuto modo di fare un’altra riflessione.
Come sarebbe avere ancora la Monarchia?
Intendo una monarchia seria, non sul modello inglese dove i Reali non contano più nulla e sono solo fenomeni per incentivare il turismo.
Un Regno Italico governato dal Re.
Tra i lati positivi, anche qualora fosse l’idiota di cui sopra a portare la corona, vedrei sicuramente quello di non avere responsabilità in merito. Con la Democrazia chi governa è votato dalla gente. In realtà chi governa sul serio è chi ha in mano le redini economiche del paese e questi non vengono certo eletti a suffragio popolare, tuttavia noi eleggiamo gente che poi rappresenta l’Italia e le sue posizioni nel mondo. Se questi sono totalmente idioti, come spesso è accaduto e tutt’ora accade, la responsabilità si riversa su di noi cittadini. Io sento molto questa cosa e ne traggo parecchio disagio. E’ come se mi sentissi responsabile per un problema che in realtà non ho causato.
Con la Monarchia sarei alleviato da questo peso.
E non sarebbe nemmeno più necessario farmi credere che posso essere artefice del mio futuro e delle sorti del mio paese andando a votare. Meglio non avere la libertà ed esserne coscenti, che pensare di averla quando in realtà non la si ha per niente.
Tutte queste riflessioni mi riportano al solito punto d’analisi: se fossi nato pesantemente ignorante vivrei meglio.
In una dittatura poi sarebbe l’ideale.
Farei solo quello che mi dicono di fare, senza pormi problemi nè domande sul perchè farlo. Obbedirei solo perchè non avrei l’intelligenza e la capacità per poter capire che c’è anche la possibilità di non farlo. Vivrei felice con un decimo di quello che ho adesso solo perchè non potrei mai ambire o immaginare di avere nulla in più o di stare meglio.
Un po’ come in Matrix: vive meglio chi è ignaro di tutto o chi si è posto il problema di cercare la verità ed ha scoperto che la verità fa schifo?

Foto del giorno n°7 – Out of Heaven
Virgin Megastore
*All’uscita del Virgin Megastore di Piccadilly Circus…

A present for me?

Finalmente è arrivato il mio regalo di compleanno*.
Bellissimo.
Comprarlo on-line ci era sembrato un rischio, senza poterlo provare nè vedere se non in foto, tuttavia l’affare si è rivelato azzeccatissimo. Un grosso ringraziamento va fatto a Gigio del Family’s Street Shop che ce li ha procurati.
Nella foto si possono anche distinguere le lesioni che, fino alla visita dermatologica di domani, continuerò ad attribuire alla varicella.
Sono raccapriccianti e mi fanno ancora un prurito tremendo.
Spero che lo specialista mi risolva questo problema.
Avrei voluto scrivere di più, ma inizio ad avere sonno.
Starò al PC ancora qualche minuto nell’attesa di vedere un servizio sulla finale di Champion’s. Dopo tutto quello che è successo in questi giorni riguardo allo sport nazionale, ho perso perfino la voglia di vedere la partita dell’anno. Ora però sono curioso. Ho come il sentore che l’unica partita che ho scelto di non vedere quest’anno sia stata anche l’unica che valesse la pena vedere. Non sono comunque pentito, la serata che ho passato è meglio di qualsiasi partita non veda il Milan tra i contendenti.
Chiudo con il rammarico più grande della giornata: Mastella Ministro alla Giustizia.
Ed io che, con la nuova legislatura, volevo iniziare a crederci nella giustizia.
Ingenuo.
Billabong rulez!
*Grazie Bri!

Nel dolore l’anima politica si infiamma

Questa mattina mi sono svegliato con un atroce mal di schiena.
Devo aver preso freddo oppure aver dormito in una qualche posizione particolarmente contorta, sta di fatto che fatico seriamente a muovermi senza sentire fitte lancinanti.
Ridicolo.
Mi sento realmente ridicolo, un incrocio tra un vecchio corroso dai reumatismi e un paralitico.
Ho provato a contattare la mia sciamana di fiducia, la Paola, ma purtoppo non finirà di lavorare prima delle 21.00, ora cui io sarò già uscito di casa.
Dolorante.
Mio padre ha provato a massaggiarmi con un olio strano uscito da non sò dove e i risultati non sono stati troppo confortanti, visto che tutt’ora fatico a stare seduto senza rivolgermi all’Altissimo in tono di sfida.
Parlando d’altro: Bertinotti è presidente della Camera dei Deputati.
Cavoli.
Io non ricordo Nilde Iotti, ero abbastanza piccolo da non sentirmi in dovere di seguire la politica a quel tempo, quindi per me questa cosa è piuttosto sensazionale. Bertinotti, segretario di Rifondazione Comunista posto ad occupare una così alta carica non me lo sarei mai sognato. Era forse l’unico della Sinistra autentica a poterlo fare e, anche se ogni tanto pure lui parte per la tangente, credo sia abbastanza intelligente da fare un buon lavoro.
Quando vedo queste cose penso che forse la Sinistra italiana sta maturando.
Poi mi ricordo che tra i nostri abbiamo Mastella e mi ravvedo.
La cosa brutta è che il povero leader dell’Udeur non è certo il peggiore dei problemi. Il nostro problema serio è venuto fuori in tutto il suo splendore il 25 Aprile e il 1° Maggio a Milano. Quando ho letto dei fischi alla Moratti ho pensato: “Perchè vogliono farle pubblicità?”. Per un momento ho anche pensato che a fischiarla fossero prezzolati di Forza Italia messi li con un preciso e ben studiato piano mediatico.
Ho voluto pensarlo come per convincermi che a sinistra gente così cretina non ci sia.
A quel punto mi è tornato in mente Mastella e ho capito che, nella migliore delle ipotesi, la verità sta nel mezzo.
Non credo di essere troppo moderato nel mio pensiero politico. Su certe cose forse ho vedute fin troppo estreme, ma, cazzo, non mi sognerei mai di dire frasi tipo: “Bisognerebbe espropriare la proprietà privata!”.
A Nassyria intanto continua a morire gente e la cosa è solo un pretesto per litigare sull’intitolare o meno ai caduti vie e piazze. A prescindere dal fatto che in quasi tutte le città si può facilmente trovare Via/Piazza/Corso/ Caduti sul Lavoro e quindi non mi pare personalmente il caso di litigare su una cosa che già giustamente esiste e che non credo necessiti di sottocatogorie ulteriori, si può avere un paese diviso tra chi definisce eroi i caduti e chi grida ad altre dieci, cento, mille stragi?
Ci si può scannare prendendo due posizioni parimenti idiote ed arroccandosi su queste?
Evidentemente sì.
Come ultimo punto di questa mia dolorosa (in senso stretto, visto il mal di schiena) analisi non posso non citare i simpatici amici di Teheran che continuano a gridare quanto stiano facendo per essere competitivi nella corsa agli armamenti nucleari. Sebbene ritengo che si tratti di una sfilza infinita di proclami populisti e privi del minimo fondamento e riscontro che il governo iraniano fa per tener buoni i suoi cittadini, la cosa che non mi spiego è perchè mamma U.S.A. non abbia già messo in moto la sua inarrestabile macchina bellica. Se per far la guerra all’Iraq è bastato il sospetto, mai comprovato per altro, della presenza di armi di distruzione di massa nelle mani di Saddham, perchè la dichiarazione di Ahmadinejad di averle ed essere pronto ad usarle contro l’occidente infedele non è sufficiente a motivare un intervento armato?
Non lo so.
Magari me lo spiegherà Emilio Fede nel TG4 di domani.

Odio

Non può essere vero.
Dopo quanto si è visto in campagna elettorale avrei ritenuto un fallimento stare sotto il 60%.
Siamo forse riusciti a perdere.
Anche qualora avessimo pareggiato o vinto di poco il mio umore resterebbe lo stesso.
Il mio paese mi fa schifo.
I suoi abitanti mi fanno schifo.
Non riesco nemmeno ad esprimere l’odio che provo per il popolo italiano.
Meglio che smetta qui.
Non è facile.

“I just wanna say I think killin’ is wrong, no matter who does it, whether it’s me or y’all or your government.”

Al ritrovamento del cadavere del piccolo Tommaso, la situazione è piuttosto pesante.
Alessandra Mussolini dichiara: “Gli assassini del piccolo Tommaso vanno giustiziati. Subito un referendum per chiedere al popolo italiano la istituzione della pena di morte per chi uccide i bambini.”.
La gente ha quasi linciato Alessi, uno dei carnefici dell’infante.
L’associazione “Detenuti non violenti” ha promesso pesanti ritorsioni sui colpevoli una volta incarcerati.
Apparentemente più assennata la reazione di Calderoli che dichiara: “In questo momento il dolore per la morte di Tommaso è così forte che, forse, sarebbe meglio non parlare: siamo attoniti di fronte ad un episodio così terribile, certamente una delle cose più atroci e orribili che siano mai capitate in questo Paese.”. La lucidità però non dura molto, visto che il suo intervento prosegue in questo modo: “In questo momento oltre al dolore, è forte anche la rabbia per quanto accaduto, per questo posso comprendere la rabbia del collega Ettore Pirovano quando arriva a chiedere la pena di morte per chi si macchia di delitti aberranti come questo. Ci si trova di fronte non a balordi ma a bestie, che arrivano a sopprimere un bimbo, colpendolo con un badile, solo perchè piange e le bestie feroci in quanto tali dovrebbero essere soppresse.”.
Queste reazioni, che alcuni definiscono “comprensibili”, mi lasciano non poco perplesso.
Personalmente sono profondamente sconvolto dalle barbarie che alcuni miei simili possono essere in grado di compiere, come è avvenuto in questo caso, tuttavia non voglio nemmeno pensare di dover vivere in uno stato governato dalla violenza e che prende i suoi provvedimenti in ambito di giustizia facendosi guidare dalla rabbia e dalla volontà di vendetta.
Sono fermamente convinto che per Alessi e soci vivere un’intera vita in galera logorato dal rimorso sarà ben più pesante di un’iniezione letale, un impiccagione in pubblica piazza o il sostare di fronte ad un qualsiasi plotone d’esecuzione. Senza un futuro da vivere la morte è solo un sollievo.
Ora la domanda è questa: io sono profondamente convinto che non sia nel diritto dell’uomo uccidere i suoi simili in alcun caso, tuttavia mi rivolgo a coloro che reputano giusta un’azione del genere. Siete sicuri di voler fare questo favore agli assassini?

Attonito

Da Repubblica.it

Controversa iniziativa del parroco a Castelnuovo di Porto (Roma)
“Denuncia per i politici che hanno dissacrato la Settimana santa”

Domenica delle Palme senza ulivo
“Piccole croci per la par condicio”

ROMA – Niente ulivo benedetto. Don Paolo Perla, parroco della chiesa di Ss. Maria Assunta a Castelnuovo Di Porto, vicino Roma, preferisce celebrare la Domenica delle Palme senza dare adito a malintesi: la festività religiosa che precede di una settimana la Pasqua cade il 9 aprile, giorno di elezioni. L’ulivo, per quanto benedetto, richiama troppo l’Unione.E così il sacerdote ha deciso di bandirlo sostituendolo con piccole croci in nome “della par condicio”. Un’iniziativa che è piaciuta poco a fedeli e abitanti del paesone alle porte di Roma che conta più di settemila abitanti.

In una lettera ai parrocchiani distribuita ieri dopo la messa delle 11:30, don Paolo ha spiegato che si rifiuterà di benedire i rametti di ulivo “in nome della par condicio”, così come i rami di palme “per non dare l’idea che ci stiamo convertendo agli arabi” e che farà deviare la tradizionale processione per le vie del paese “per non farla passare di fronte ai seggi elettorali”.

Una lettera che, nelle intenzioni del parroco romano, “vuole essere una denuncia e una provocazione per gli uomini politici italiani di oggi che senza colpo ferire ci hanno dissacrato la Settimana Santa e anche per tutti noi cristiani, vescovi compresi, che sonnolenti non ci accorgiamo più di niente. I musulmani per un fatto del genere avrebbero incendiato il Quirinale”.

Il vescovo di Porto Santa Rufina, monsignor Gino Reali, ha “apprezzato le finalità dell’iniziativa che è quella di aiutare la gente a riflettere in modo sereno su quest’impegnativo momento”. E ha aggiunto che le piccole croci benedette da don Perla saranno “fatte con rametti d’ulivo”. “Il parroco – spiega monsignor Reali – con quella che appare una provocazione voleva solo far riflettere sui momenti più significativi per la fede della maggioranza degli italiani. Far coincidere la data delle elezioni, il 9 aprile, con la domenica delle Palme a molti è parsa una mancanza di rispetto”.

Ma dal mondo politico locale è arrivato un secco “no” all’iniziativa del parroco. Il sindaco di Castelnuovo Massimo Lucchese dice di capire “il significato del gesto ma di non condividerne la forma”. “Non c’è nessuna correlazione – ha precisato Lucchese – tra il simbolo religioso e quello politico. I fedeli lo sanno bene”.
Assolutamente contrario alla presa di posizione di Don Perla è invece il vicesindaco di Castelnuovo Alberico Guadagnoli che ha definito l’iniziativa del parroco “del tutto personale”.

Anche l’altra parrocchia di Castelnuovo di Porto, la chiesa di Santa Lucia, non si è lasciata coinvolgere dalla decisione di Don Perla, rimanendo fedele alla tradizione religiosa. “Qui le palme le benediremo perché lo prevede la liturgia – assicura il viceparroco – Non riteniamo che ci sia alcun collegamento tra religione e politica”.

E così la pensano anche molti abitanti di Castelnuovo. “Ma stiamo scherzando? E’ una follia, è una pazzia. La politica è la politica. La religione è un’altra cosa” reagisce Daniela. “E’ una trovata controproducente” per la religione” dice Angelo, convinto che la decisione di Don Perla “invece di mettere in primo piano la sacralità dell’evento, mette in luce soltanto le elezioni politiche”. Tra i tanti ‘no’ al gesto provocatorio del parroco anti-palme, arriva, da parte di un’insegnante della scuola materna comunale di Castelnuovo, anche un sostegno: “Non sta affatto prendendo una posizione politica come si potrebbe pensare – afferma – ma sta solo mettendo al centro dell’attenzione di tutti noi la religione e il suo simbolo: la croce”.

(13 marzo 2006)

“Mi raccomando…”

Erano almeno 10 anni che mia madre non mi diceva una frase del genere prima di vedermi uscire di casa.
L’ha fatto di nuovo questa sera.
L’ha fatto dopo che le ho detto che mi stavo recando in un oratorio di Monza ad ascoltare una conferenza su Cattolicesimo e politica. Chissà cosa mai avrà pensato volessi/potessi fare.
Detto questo, la serata è stata piuttosto piacevole. Stare in un salone ad ascoltare un tizio che parla di chiesa è un’esperienza cui mancavo da ormai molti anni e la cosa ha suscitato in me diversi ricordi, perloppiù contrastanti tra loro.
Vaghiamo subito ogni dubbio: il professor Bressan ha sostenuto una manciata di teorie a dir poco discutibili tra cui spiccano:
1- la negazione di un secondo “Non Expedit” in occasione del referendum del giugno 2005
2- l’omaggio alle grandi opere della DC, soprattutto rispetto ai fallimenti dei governi seguenti
3- il patrocinio cattolico del sentimento anti totalitarista nell’italia del dopo guerra.
La sua analisi storico/politica degli anni da fine 1800 ad oggi ha ovviamente saltato a piè pari gli ultimi sessant’anni, centrando tutto su questioni relative al periodo dell’unità d’Italia secondo lui assolutamente centrali, ma a mio parere utili solamente a farlo parlare senza che il pubblico poco preparato in merito potesse accorgersi che il suo quadro fosse perlomeno opinabile.
Partire dal presupposto secondo cui si vuole raccontare la storia in un modo che “solitamente viene celato” mi fa credere che la si stia raccontando semplicemente in modo non attinente alla realtà, ma questo è un mio parere personale.
Interessante è stato vedere come gli amici di Robi fossero ancora più critici di me a riguardo, sostenendo loro per primi che il caro professore avesse parlato un’ora e mezza senza dire nulla di concreto e sorvolando/negando sulle magagne che la gente era lì per analizzare. Parlare con loro a fine dibattito è stato piuttosto bello perchè, sebbene le loro opinioni fossero ovviamente non sovrapponibili alle mie per certi versi, non erano neppure marcatamente e ottusamente radicali come invece capita spesso che siano. Forse un dialogo verbale si presta effettivamente meglio a queste questioni, rispetto allo scritto.
In conclusione la conferenza è stata abbastanza stucchevole a dispetto della prossima che invece si presenta come molto interessante, ma che purtoppo si sovrappone ai Coheed and Cambira lasciando poco spazio all’immaginazione per quanto concerne la scelta che farò tra le due manifestazioni. Colgo invece l’occasione per ringraziare Robi ed i suoi amici per avermi dato la possibilità di confrontarmi su argomenti non propriamente di analisi quotidiana rispetto a posizioni assolutamente non affini al mio quotidiano. Esperienza che ripeterei volentieri, magari saltando a piè pari il sermone iniziale e dedicandomi unicamente al dialogo.

Attualità

Se è un po’ di giorni che non scrivo è semplicemente perchè non ho nulla da raccontare.
Se avessi scritto qualcosa sarebbe stato ancora una volta un quadro autolesionista incentrato sulla depressione imperante che mi affligge in quest’ultimo periodo. Il dubbio che più mi tormenta ultimamente è sapere se ho di colpo perso la felicità o mi sono semplicemente reso conto di averla persa già da tempo. Nulla di cui io abbia voglia di scrivere, comunque.
Per questo ho atteso di avere qualcosa di cui valesse la pena parlare, prima di tornare su queste pagine.
L’attualità è venuta in mio soccorso.
A tenere banco in questi giorni sono sostanzialmente due argomenti: quella pagliacciata che è la campagna elettorale per le elezioni politiche italiane e le vignette satiriche danesi raffiguranti Maometto.
Partendo dal presupposto che il mio interesse per entrambi gli argomenti è pari a quello mosso dal curling, dalla filosofia zen e dalla pesca d’altura, sono rimasto letteralmente agghiacciato da quanto si è innescato riguardo il secondo dei due fronti citati.
Folle aizzate dai governi, nel tentativo di convogliare l’odio e l’insofferenza che quella povera gente altrimenti riverserebbe su di loro, verso i propri nemici o semplicemente verso capri espiatori. La cosa è indubbiamente più facile se le folle sono accecate e soggiogate in virtù di un ideale religioso a cui non possono opporsi. Si può contrastare l’uomo che ci governa, ma certamente non si può contestare ciò che Dio ordina. Peccato che ciò che Dio ordina arrivi alla gente tramite l’uomo che la governa e che quindi spesso le due identità vengano a sovrapporsi. La stessa cosa la fece Hitler, che in parole spiccie fece credere al popolo che non c’erano soldi perchè se li intascavano gli ebrei. I governi giocano ad incanalare la rabbia e l’insofferenza della povera gente e la convogliano dove più fa loro comodo.
Banale.
Eppure la gente non se ne accorge.
Il mio discorso non è più legato al solo medio oriente, perchè è così ovunque. In america hanno i terroristi con cui accanirsi se manca la minima assistenza sociale e la povera gente muore di fame, da noi ci sono gli immigrati ed i cinesi da incolpare se c’è crisi economica e si fatica ad arrivare a fine mese. Tuttavia se un ragazzo sedicenne e rincoglionito dalla propaganda spara ad un prete in Turchia per giorni non si parla d’altro, mentre se quattro ragazzi, sempre giovani e sempre storditi dalla medesima propaganda, pestano a sangue un immigrato alla periferia di Milano forse se ne legge su “La Padania” e di certo non in chiave critica.
Ecco una bella sequela di ovvietà.
Tristi ovvietà, oltretutto.
A causa di queste ovvietà mi tocca vivere in un mondo governato dalla violenza figlia, ancora una volta, dell’ignoranza.
Forse nella gara a chi si libererà per primo dal peso delle dittature teologiche l’occidente è un po’ in vantaggio, ma certamente nessuno vede ancora il traguardo. In questa condizione non mi sento di giudicare nessuno. Forse mi sento di giudicarci tutti.
Chiudo con l’immagine presa dalla copertina* di un disco antecedente i fatti di cui sopra e, come giusto, passata totalmente indifferente.
Scandalosa?
* Se i Most Precious Blood fossero stati Iraniani? Se Mosconi fosse stato un imam? Chissà…