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Politica

Tutto quello che vi stanno nascondendo dell’inciucio PD-PdL

Sento crescere forte è chiara la necessità del web di conoscere la mia posizione in merito al nuovo governo Letta, quello che i più accaniti antagonisti del superlativo assoluto definiscono “governissimo”. Conscio di questa richiesta e spinto dal mio proverbiale senso del dovere, ho deciso di scriverci due righe sopra.
Il titolo che ho scelto mi è stato suggerito da diversi esperti di marketing e scie chimiche e dovrebbe garantire al post incalcolabili visualizzazioni. Io tuttavia sento il bisogno di scusarmene, anche se devo riconoscere abbia centrato in pieno il nocciolo della questione.
E’ infatti impossibile parlare del neonato governo Letta senza partire dall’alleanza PD-PdL su cui questo si fonda e che verrà tramandata ai posteri col termine tecnico di inciucione. Se la domanda fosse: “Sei favorevole all’accordo?”, la risposta, ça va sans dire, sarebbe “NO!”. Credo tuttavia ci siano un sacco di elementi che andrebbero considerati nel valutare questa cosa e non tutti sono, a mio modo di vedere, completamente negativi.
Partiamo dal principio, ovvero dal risultato elettorale. “Previously on Italian politics…”, per dirla alla HBO, abbiamo assistito all’arrivo appaiato di tre forze politiche equidistanti tra loro. Nessuna delle tre aveva i numeri per governare da sola e nessuna combinazione mostrava più punti in comune che punti di forte dissenso. Al PD, primo al fotofinish, il non facile compito di tirar fuori qualcosa dalla situazione. Ci ha provato e, come ovvio, ha cappellato.
I temi condivisi col M5S imponevano di provare a partire da lì, ma l’attaccamento di una parte del patito allo status quo unito all’atteggiamento autistico del MoVimento hanno reso di fatto impossibile la cosa. Grida assoluta vendetta la questione Prodi coi suoi 101 franchi tiratori, ma analizzandola a livello politico, anche in caso di successo dell’operazione, si sarebbe trattato di un gesto il cui unico risultato sarebbe stato scavare un solco con le altre due forze politiche, rendendo di fatto impossibile qual si voglia opzione di governo.
Si sarebbe dovuto quindi andare a votare, dopo pochi mesi, sperando in un radicale cambio dei risultati (tutto da dimostrare, a meno che ci sia ancora chi crede ai sondaggisti), ma costringendo il Paese ad allungare la sua fase di immobilismo, in un periodo che, insomma, non consente troppo margine d’attesa. Lo so, sta cosa la dice Renzi di continuo tipo disco e suona retorica, ma lui sostiene la linea “Governo oppure voto”, mentre qui sto dicendo che il voto non sarebbe andato bene. Leggete prima di cagare il cazzo. Grazie.
Io quindi tifavo, e tifo tutt’ora, per un governo che possa fare qualcosa subito. Avrei preferito un governo ad interim PD-M5S, come detto svariate volte in passato, ma non s’è fatto. Che alternativa resta, quindi? Quella più orribile e schifosa, ideologicamente parlando. Mi fa incazzare la premeditazione di una parte consistente del PD verso questa soluzione? Di brutto. Ha pesato così tanto? Secondo me no, perchè con Grillo non ci sono mai stati presupposti concreti. Quindi io sono assolutamente favorevole a Civati quando dice che i 101 devono venire fuori, perchè il loro comportamento è inqualificabile, ma ritengo gli si stiano dando colpe/meriti di cui, in tutta franchezza, non sono responsabili se non in parte.
Analizzate le premesse, eccoci quindi giunti alla disamina della situazione attuale.
SeL, stabilita l’alleanza col PdL, ha immediatamente mollato la coalizione schierandosi all’opposizione. Ci sta, per carità, dopo una campagna elettorale il cui unico punto è stato “mai col PdL”. Ora però mi aspetto che la cosa si concretizzi in un’opposizione per una volta sensata. Il PD aveva un programma (giuro, a cercarlo bene lo si trovava in giro) ed è lecito aspettarsi che Letta porti avanti alcuni di questi punti col suo nuovo esecutivo. Ecco, su queste questioni il NO ideologico mi farebbe ampiamente girare il cazzo, per dirla con un francesismo. Idem per quanto riguarda le frange “dissidenti” interne al PD, anche se non mi pare molto coerente additare chi non vota Prodi e poi non appoggiare un Governo che il partito, a maggioranza, ha scelto di appoggiare. C’è una differenza in termini di trasparenza che va riconosciuta, ma all’atto pratico non cambia un cazzo.
Ad essere onesto e maligno ci vedo pure un filino di dolo, o quantomeno di “messaggio auto-promozionale”, nel distaccarsi da una linea che sta evidentemente scontentando la base (vedi #occupyPD) e continuare a sbandierarlo ai quattro venti. Prendo sempre d’esempio Civati. La contrarietà all’inciucio era nota e la si è ribadita. Io, Manq, avrei apprezzato molto di più un NO secco e reiterato a questo tipo di politica, ma, una volta presa coscienza della decisione del partito, la sottoscrizione della stessa pur nell’esplicito disaccordo. Invece mi è parso di vedere un po’ troppo senno del poi nelle disamine del buon Pippo, condito da quel prendere sempre le distanze da qual si voglia responsabilità, e questa cosa non l’ho particolarmente gradita.
Poi oh (e chiudo la polemica giuro), Civati quando dice “per quanto mi riguarda, cancellare l’Imu ai benestanti, in questo momento, è più o meno folle” dovrebbe anche spiegare chi siano per lui i benestanti. Perchè se ne può discutere, certo, ma visto che l’ultima volta che gli ho parlato i suoi cinquemila euro di stipendio (al netto di duemila di spese di lavoro a quanto pare non rimborsabili e altri duemila devoluti al partito) non erano poi “sta cifra esorbitante”, forse c’è un gap di comunicazione che mi impedisce di capire a chi faccia riferimento.
Comunque sia, il risultato è che abbiamo un Governo (fiducia del Senato confermata poco fa), che è cosa a mio parere buona.
Ci sono facce che mi piacciono e facce che non mi piacciono, ruoli centrati e ruoli sulla carta affidati più o meno a caso (fa molto ridere in tal senso la vignetta che gira su FB in cui ci si chiede in quale Paese serva una laurea per fare l’infermiere, ma non per fare il Ministro della Sanità).
Viste le premesse, però, prima di giudicarlo aspetterò di vedere cosa farà e come.
Nel frattempo, sto seriamente meditando di iscrivermi al PD. Lo so, il momento pare dei peggiori perchè dopo tutto quel che han fatto supportarli è da folli. Innegabile. Però credo, anzi spero, che questi mesi di governo Letta saranno il tempo in cui il PD verrà ricostruito. C’è una base forte e cosciente, mi par di capire, pronta a cambiare le cose ed giusto provare a farne parte, in piccolissimo, nell’ottica di dare se possibile un contributo.
Poi magari mi passa eh.

Manq vota il suo presidente

Ormai apro il blog solo per scrivere di politica, o meglio delle mie impressioni in merito alla questione politica. La cosa è buffa, per diversi motivi, ma stare ad elencarli potrebbe chiaramente distrarmi dal focus di questo pezzo e non interesserebbe comunque nessuno, quindi tanto vale tagliar corto e passare al nocciolo della questione.
Visto che tutti hanno nomi da snocciolare per la candidatura al Colle, anche io dico il mio che è…
ROBERTO BAGGIO.
Applausi, urla di giubilo, ola che parte e via di seguito.
Però sono serio. O meglio, se proprio dobbiamo pescare tra illustri personalità italiane, che non abbiano connessione alcuna con la “kasta”, che possano vantare una rilevanza mondiale per meriti legati al loro mestiere, ma anche in campo umanitario e sociale, che rappresentino l’Italia intera sia per gli italiani, che per gli stranieri e che non siano troppo vecchi, com’è possibile che nessuno ci abbia pensato?
Ok, mentre scrivo mi comunicano che qualcuno ci aveva effettivamente pensato, ma si tratta in ogni casi di troppe poche persone.
Cioè, ROBERTO BAGGIO.
Non ci sarebbe nemmeno da stare a discuterne e si potrebbe lasciare gente comunque meritevole, ma che ancora è utile nel proprio ambito professionale, libera di continuare a svolgere la propria professione. La Gabanelli, per dire. Penso si sia tutti d’accordo (toh, forse eccetto Alemanno) che Milena Gabanelli sia umanamente più che meritevole di ricoprire quel ruolo, risultando essere uno dei pochissimi esempi rimasti in Italia di giornalismo. Ed è proprio lì il punto. Abbiamo una giornalista buona, nel Paese, e la sacrifichiamo a fare altro? Non mi pare una mossa così geniale, specie se a proporla è un movimento che da molto ripete in continuo come il giornalismo di casa nostra sia morto e sepolto. E’ brava e sta facendo bene, lasciamola lavorare.
Idem per quanto riguarda Gino Strada. Perchè privarci della sua attività sul campo e relegarlo dietro ad un ruolo istituzionale sicuramente importante, ma non così “utile” al genere umano tutto come quello che attualmente svolge? Nonsense.
Invece Baggio sarebbe perfetto. Scusate, ROBERTO BAGGIO.
Massì, che poi cosa ce ne frega? Tanto siamo così impegnati a tacciare il MoVimento di chiusura, autismo e sindrome del NO! che nessuno ha pensato di starli a sentire. Molto meglio interagire con quegli altri, quelli che ci stanno sul cazzo, ma senza i quali non avremmo un gioco a cui giocare.
Io pensavo che l’autolesionismo del PD potesse arrestarsi, come sempre, una volta conclusa la campagna elettorale. Invece sto giro pare vogliano fare proprio le cose per bene e distruggere tutto alla base.
D’Alema. Amato.
Ma chi vi rivota tra cinque mesi… aspetta. Ho capito. Siamo ANCORA in campagna elettorale, ecco perchè il PD sta facendo tutte queste uscite di merda, con Renzi che ogni volta che apre bocca mi fa domandare con che coraggio io possa supportarlo. Stanno gettando le basi per perdere ancora e peggio.
Pirla io che non avevo capito.
Ecco perchè il tentativo di Barca di dare una svegliata a tutti è passato così in sordina. Rischiava di far guadagnare consensi.
Bon, la mia l’ho detta. Ognuno la veda come vuole, ma, alla cieca, scommetto qualunque cosa che il prossimo presidente della Repubblica, chiunque egli sia, non sarà mai equiparabile a ROBERTO BAGGIO.

Governo a cinque stelle

Sta mattina, guidando per venire al lavoro, riflettevo sulla necessità di aggiornare il blog, anche solo per togliermi dalla vista il video del post precedente (sì, l’ho postato io, ma mi da fastidio comunque.). Ero quindi lì che pensavo di scrivere un po’ di musica, che da quando ho smesso di collaborare con groovebox.it non ne ho più avuto il tempo, ma poi son partite le consultazioni per il nuovo Governo e ho deciso che per parlare di musica ci sarà tempo più avanti.
Senza girarci intorno: Grillo ha chiesto l’incarico.
Tutto sommato, la richiesta non è nemmeno così assurda. Il MoVimento 5 Stelle, dopo le ultime elezioni, è il primo partito d’Italia. Io qui sopra credo d’aver ampiamente spiegato cosa penso di Grillo, del suo partito, di parte del suo elettorato e dell’attuale situazione politica. A voler essere onesto e per una volta autocelebrativo (che poi, vabbè…) nell’immediato post elezioni sono pure stato uno dei primi a parlare del possibile governo PD a progetto, quello che poi è diventato un po’ per tutti “gli otto punti di Bersani”. Ecco, io sono ancora convinto che quella fosse la migliore tra le opzioni possibili, ma evidentemente dall’altra parte, quella del MoVimento, non è mai balenata manco l’ipotesi di potersi muovere così. E allora io, fossi il signor PD, cambierei strategia.
Grillo vuole fare il governo? Che lo faccia. Gli otto punti dimostrano che c’è una base comune tra i programmi delle due forze politiche in questione, quindi come il M5S avrebbe potuto dare fiducia ad un governo PD su quei temi, è possibilissimo fare il contrario.
Facciamogli formare un esecutivo e vediamo cosa succede. E non lo dico col tono di sfida tipo: “vediamo se ne sono capaci”, perchè pure essendo convinto non ne siano in grado, sarei seriamente contento di essere smentito. L’Italia ha bisogno di andare avanti, di essere governata, e bisognerebbe davvero fare di tutto per andare in questa direzione. Questa sì sarebbe una scelta responsabile, altro che governissimo. Ok, l’atteggiamento ricattatorio del M5S non è una bella cosa, ma alla fine sfido chiunque di voi a non aver mai ceduto al “O gioco, o porto via la palla!”. Facciamoli giocare. Che poi, vuoi mettere fare una cosa buona nell’interesse del Paese e contemporaneamente potersi auto-celebrare come quelli che sono maturi e vanno oltre i ricatti infantili? Eddai, questo auto-elevarsi è l’anima di noi gente di sinistra. Io ne trarrei tantissimo godimento, per dire.
Fai la cosa giusta e in più ti dimostri superiore. Epic win.
Oltretutto io credo davvero che una dose massiccia di responsabilizzazione possa fare bene al M5S.
Io spero che il PD appoggi un governo a cinque stelle e che lo faccia come si deve, ovvero votando i provvedimenti comuni ed eventualmente togliendo la fiducia in caso partissero per la tangente. Senza ostruzionismo però, senza arroccarsi subito su posizioni sterili nell’ottica di farli cadere in fretta e poi dire all’Italia che Grillo non sa governare.
Bersani deve trovare la forza di riconoscere che, pur avendo di fatto vinto le elezioni in termini numerici, oggi non è in grado di governare. Soprattutto, deve evitare di giocare a chi, avendo preso mezzo voto in più, cerca di arraffare tutto l’arraffabile.
Vogliamo andare avanti? Proviamoci. Non importa chi guida, importa dove va la macchina.
Soprattutto se si può stare nella posizione di chi tira il freno.

Anche lui, alla fine, ha fatto pure cose buone…

Tipo morire.
Battute a parte, oggi gira in rete questo filmato di un discorso di Hitler del 1932.

Con questo io non sto facendo un parallelismo tra Grillo e Hitler, nè tra M5S e Partito Nazista.
Il mio punto è solo che certi discorsi, in momenti di crisi e difficoltà, fanno certamente presa ed è facile cavalcare un risentimento popolare diffuso ed eterogeneo per far leva e guadagnare consenso. Bisogna fare attenzione, da ambo i lati. Chi si propone con questo atteggiamento deve in primis stare attento a non eccedere nel delirio di onnipotenza, nel totalitarismo (di cui il voler per forza governare da soli è un brutto sintomo) e trasformarsi in qualcosa che, ne sono sicuro, non è quello per cui si è iniziato a far politica. A tenere gli occhi aperti, però, deve essere soprattutto il popolo che segue questo tipo di leader carismatico. Sono i seguaci che danno il potere, gli elettori, e quindi sono loro i primi in obbligo di tirare il freno.
PS: Ma ci sono i discorsi di Hitler su youtube? E’ normale?

Italia, un Paese buono per i test nucleari

La vignetta, profetica, del sempre geniale Makkox qui a lato è un po’ la base di questo post, fatto essenzialmente di commenti che inevitabilmente per molti odoreranno di senno del poi. Ad onor del vero però, io non credo che Bersani questa volta possa far sua la classica giustificazione del “dopo son buoni tutti”, perchè, se avesse ascoltato bene, che le cose stessero andando maluccio qualcuno aveva iniziato a dirglielo ben prima di ieri. Si potrebbero fare molti esempi, ma credo che tutti possano essere raccolti dall’appello di Crozza a Ballarò e quel suo: “avete ancora un mese per riuscire a perdere le elezioni, pensate di farcela?“.
Sì.
Ad ogni modo, questo post non vuole parlare del PD nè delle cause della sua sconfitta. Una bella analisi sul voto io questa mattina l’ho letta ed è quella pubblicata su I hate Milano. Mi preoccupa di più parlare di ciò che viene adesso. Sostanziale parità PD-PDL, ingovernabilità di fatto, M5S primo partito con tutte le implicazioni del caso. Che si fa? Ecco, gli scenari che vedo sono essenzialmente due:
1- Il PD propone accordo a Grillo, che non essendo scemo rifiuta. Motivo: a parte che tutta la campagna grillina si basa sull’essere altro e quindi difficilmente si assisterà ad un alleanza formale, il M5S non ha alcun interesse nel fare parte di un governo ora. Ha ottenuto ciò che voleva, ovvero la morte della “vecchia politica” che, oggi, non è in grado di gorvernae il Paese. Si nascondono dietro il “voteremo le idee” senza dire (o in alcuni casi senza sapere, secondo me) che per avere delle idee da votare serve un governo e che per avere un governo servono i numeri. Che non ci sono. Quindi prima di poter votare le idee serve che qualcuno formi un governo, cosa che senza di loro, apre all’unica possibilità del punto 2.
2- L’asse PD-PdL. Leggi anche il chiodo che manca per chiudere la bara. Io già le sento circolare queste voci, al grido di responsabilità e bene del Paese. In realtà l’intento, ormai davvero impossibile da non vedere, è l’autoconservazione. Cercare in tutti i modi e con tutte le forze di non darla vinta a Grillo, il quale, lungimirante e per nulla fesso, auspica proprio uno scenario di questo tipo che, di fatto, gli consegnerebbe l’Italia. Un maxigoverno oggi, oltre a privare Pd e PdL di qual si voglia credibilità (Ok, solo il PD, perchè il PdL ha dimostrato di poter sopravvivere a tutto), avrebbe durata molto molto limitata se non a patto di restare nell’immobilismo che condurrà senza se e senza ma alla deriva.
Comunque vada, insomma, Grillo vince.
Il punto quindi è decidere come. Leggevo su Twitter una proposta di Civati (di cui ho già avuto modo di dire male in passato, ma che riconosco essere una delle personalità più avanti, oggi, nel PD) di un governo di minoranza PD, concetto che onestamente mi è poco chiaro, che possa traghettare l’Italia al voto previa riformulazione della legge elettorale e altre cose. Volendo ancora una volta credere all’intenzione seria di riformare una legge elettorale che dal 2006 è sopravvissuta a qualunque tipo di maggioranza, io penso che la soluzione sia davvero in quella direzione. Un governo ad interim, a questo punto con grossa partecipazione M5S, che si prefissi l’attuazione di due o tre punti in un anno, uno dei quali dovrebbe proprio essere la riformulazione della legge elettorale. Questa, pensandoci, è la cosa più vicina al votare le idee. Ci si accorda a tempo determinato per fare qualcosa che possa portare l’Italia a votare in condizioni decenti tra un anno. Alla fine, rifare la legge elettorale e tagliare i parlamentari sono proposte centrali del progetto di Grillo, quindi non vedo perchè dire di no. A meno che l’intenzione non sia fare il bene della nazione, ma solo il proprio tornaconto, cosa che poi andrebbe comunque spiegata ai propri elettori. Mi spiego: se ci fosse la possibilità di attuare due punti del programma, una risposta del tipo: “Non lo facciamo perchè vogliamo farlo solo se possiamo farlo da soli, senza allearci con nessuno” a me elettore di Grillo non andrebbe giù. Poi oh, io Grillo non lo voto quindi posso anche sbagliare.
Insomma, la questione adesso è aperta e nel mio piccolo voglio sperare che l’intento di tutti gli aventi diritto sia arrivare ad avere un governo che faccia qualcosa, perchè dopo vent’anni di immobilismo è anche ora di dire basta. In quest’ottica io sarei disposto anche a dare a Grillo una chances di dimostrare sappia davvero ciò che fa e non sia solo uno strillone.
Chiudo il post con la considerazione da cui tutto è partito, titolo compreso. Io ieri, quando ho visto i sondaggi attribuire il 37% al PD ero comunque basito per il 30% di Berlusconi. Trentapercento. Io posso accettare tutto, ma c’è una soglia oltre cui non si può andare. Ora potrei anche star qui ad elencare tutti i motivi per cui rivotare Berlusconi nel 2013 vuol dire avere la merda nella scatola cranica, senza se, senza ma e con un sonoro fanculo a chi ritiene questa esternazione poco democratica, ma non ne vedo davvero più l’utilità.
Settimana scorsa Bastonate si preparava alle elezioni con la settimana grindcore e io ho voluto dare il mio contributo con un video.
Le mie indicazioni di voto.
Dai, provate a dirmi che avevo torto.

Indicazioni di voto

Mi si segnala questo test facile e veloce che dovrebbe più o meno indicare da che parte ci si trova, in termini programmatici, rispetto ai partiti che si presentano alle prossime elezioni politiche. L’ho trovato interessante e quindi ve ne parlo.
Poi magari nei prossimi giorni scrivo un post sulle mie intenzioni di voto, ma magari no.
Sicuramente scriverò un post su Fringe e sul suo avermi privato di qual si volgia tempo libero.

THX to: Voi Siete Qui.

Poi cambio discorso, giuro

Ieri si sono concluse le primarie del centrosinistra.
Sappiamo chi ha vinto e sappiamo chi ha perso.
Avrei potuto mettere link diversi ai due “chi” della frase precedente, due rimandi a chi secondo me ha davvero vinto e chi ha davvero perso, ma dopo il bellissimo discorso condiviso in seguito al risultato, sarebbe stata una caduta di stile.
Non tutti però hanno la mia stessa idea di caduta di stile.
Oggi infatti, grazie alla segnalazione puntuale di @pacca8, mi sono imbattuto in un paio di scritti che credo valga la pena leggere.
Il primo l’ha postato Luigi Zingales via facebook e lo si può leggere qui.
Il secondo è di Oscar Giannetto Giannino e lo si può leggere qui.
Dalla sconfitta di Renzi sono passate, più o meno, 24 ore.
Ecco cosa penso in merito alla questione. Questi due pezzi, come tutti quelli che seguiranno nei prossimi giorni sostenendo la stessa cosa, mi fanno schifo. E lo dico partendo dal presupposto, spero fondato, per cui Renzi sia totalmente estraneo alla faccenda, perchè così non fosse “schifo” sarebbe davvero troppo poco. Ad ogni modo, ritengo sia bene argomentare.
Renzi ha condotto una bella battaglia nel tentativo di cambiare il PD e la sua politica, o quantomeno rivederne alcune basi. Ha perso, vero, ma ha convinto il 40% degli elettori di centrosinistra. Ok, in realtà ha convinto il 40% dei votanti alle primarie che è cosa diversa, ma il succo è che una quota importante degli elettori di centrosinistra si ritrova nel programma sostenuto dal sindaco di Firenze. In un partito DEMOCRATICO questa cosa deve avere un peso. Perchè ce l’abbia serve che chi ha combattuto per tirar fuori questa nuova anima del partito, continui a farlo dall’interno. Non è vero che il cambiamento non c’è stato. Non è stato immediato e radicale come avremmo voluto, ma il meccanismo è stato innescato e non deve fermarsi certo ora. Non si scappa.
Però devi tenere a mente che hai perso. Se perse le primarie lasci il partito che non ti ha capito per farne uno tuo, quando perderai le politiche cosa farai? Lascerai il paese per trovarne uno disposto ad ascoltarti? Non funziona così, non in democrazia.
Questa è solo una mossa per cavalcare il fenomeno, per strumentalizzare un voto. Ci vedo tanta caccia alla poltrona, piuttosto che reale volontà di portare avanti un programma. Perchè è inutile dire che “Fermare il declino” non ha una sola possibilità di governare, mentre il PD ce l’ha. Ed è vero che non sarà facile farsi ascoltare, ma meglio essere nella posizione di poterlo fare piuttosto che auto tagliarsi fuori a prescindere solo per non dover essere minoranza. Le scissioni sono l’emblema della vecchia politica. La corsa ad avere ognuno il suo simbolo così da avere ognuno il proprio posticino, per quanto inutile e privo di peso.
Ci si deve quantomeno provare.
Non pretendo una scelta di vita immutabile, ma voglio vedere almeno un tentativo di far funzionare un sistema che, aderendo alle primarie, avete accettato di costruire. Altrimenti è una pagliacciata.
Mi rendo conto che questo post è orrendo. Ci sto lavorando da ore e non ne viene fuori una versione che funzioni.
Ho anche meditato di piantare lì e cancellare tutto, ma poi ho deciso di no.
Spero almeno si capisca il mio punto sulla questione.
Che è di schifo, per chi non avesse colto.

Il post in cui Manq rivaluta Matteo Renzi

E’ giunto il momento di parlare come si deve delle primarie del Partito Democratico e, per farlo, non posso partire che da una premessa. Scrivo questo blog da quasi otto anni. In questo lungo lasso di tempo ho attraversato diverse stagioni politiche e ideologiche, ognuna delle quali ha avuto radici e motivazioni che se anche non ho saputo chiarire qui sopra, per me avevano in quel momento tutto il senso del mondo.
Mi reputo, da sempre, “di sinistra”.
L’ultima versione del Manq soggetto politico tuttavia incarnava una radicata e non certo sopita vena di disgusto per la classe dirigente del suo Paese. In toto. No, niente antipolitica. L’antipolitica è una mistificazione, l’ennesimo tentativo di scaricare le responsabilità da parte del reale oggetto delle imputazioni. Non c’è una guerra alla politica, ma a CHI l’ha mal praticata e non c’è nulla di meno antipolitico che combattere questa guerra. Il nodo della questione è capire come.
Nel recente passato la mia posizione era l’annullamento della scheda, unico modo che mi consentisse di far presente l’assenza di una rappresentanza che sentissi eleggibile. Pur non rinnegando nulla, oggi la mia posizione potrebbe cambiare e tornare ad essere quella di un soggetto votante. Fortissima discriminante in questo percorso sarà l’esito delle primarie del PD perchè, poco ma sicuro, tornerò ad esprimere una preferenza se sarò nelle condizioni di esprimere un voto PER qualcuno e non CONTRO qualcun altro.
Ieri quindi mi sono registrato alle liste per le primarie e oggi provo a spiegare perchè Domenica 25 Novembre voterò per Matteo Renzi.
Prima di iniziare però, è bene che chi si appresti a leggere quanto segue sia a conoscenza del programma su cui tutto si fonda. Qui infatti non si tratta di quanto bene io vi venda le mie motivazioni, ma della base sulla quale ho deciso di fondarle.
Dopo vent’anni di Berlusconismo è impossible, purtroppo, approcciarsi alla politica senza partire dall’uomo, ovvero dal soggetto che rappresenta ed incarna il progetto che espone. Io ne farei volentieri a meno, forte dell’idea per cui le persone cambiano, ma il progetto deve andare avanti, però a quanto pare non si può discutere di politica nel nostro paese senza dare una valutazione personale dei candidati. Io, paradossalmente, ho più simpatia per Renzi che non per l’interezza del suo programma di eventuale governo. Il punto chiave, tuttavia, è che non sarà per questo che lo voterò.
E’ ovvio che quanto scritto possa apparire insensato o confuso, quindi adesso cercherò di spiegarmi. Ho letto con attenzione il programma che ho linkato qui sopra e ho anche avuto modo di sentire alcuni interventi di Renzi in tv, non ultimo quello dell’ormai famoso confronto a cinque. Per come sono fatto io e per le mie radici ideologiche è difficile sposare in toto il progetto Renzi e poi illustrerò magari le cose di cui sono poco convinto. Prima però è necessario chiarire cosa mi ha convinto.
In primo luogo è vitale sostenere Renzi alle primarie, paradossalmente ancor più che alle politiche, perchè se vogliamo credere ancora alla possibilità che il PD possa dare qualcosa all’Italia è mandatorio dare un segnale netto, definitivo ed incontrovertibile che tutto quello che è stato fatto fino ad ora NON VA BENE. E consegnare le primarie a Renzi è quel segno. Il concetto lo spiega bene Enrico Sola in questo post, ma mi piace riprenderlo. E’ ora di dire basta a chi ha come primo obbiettivo vincere le elezioni e dare spazio a chi vuole provare a guidare un paese. Sembra una frase fatta, ma è realmente lo specchio della questione. Cercare di vincere tirando dentro alleanze che a priori si sa non potranno convivere è rifiutarsi di puntare a governare. E io voglio provare l’ebrezza di vedere il mio voto sopravvivere ad una legislatura intera.
Quindi bene l’approccio, ma vediamo i contenuti. Del programma di Renzi mi piace molto la visione europeista, vera chiave contro le derive nazionaliste che stanno cavalcando un po’ tutti i paesi investiti dalla crisi. Si fa un gran parlare degli Stati Uniti, cercando di imitarli in tutto quello che di pessimo possono offrire, senza mai riflettere sul fatto che sono, appunto, Stati UNITI e che in quello, forse, c’è da ricercare parte del loro successo.
Mi piace molto, moltissimo, come suona il progetto di una ricerca finanziata per merito, con non solo più investimenti, ma soprattutto target più meritevoli per i suddetti e per quanto possa aver capito io della cosa, mi piace anche l’idea che c’è alla base di una riforma sanitaria volta all’eccellenza.
Ritengo enormemente importanti i punti riguardo la fecondazione assistita e le civil partnership.
Da ignorante trovo buoni anche i punti in termini di giustizia e lotta all’evasione.
E allora perchè all’inizio ho detto che non ho completa simpatia per il progetto Renzi? E’ semplice, perchè io vorrei di più. Io vorrei ad esempio che per le coppie omosessuali si potesse parlare di matrimonio e di figli. Vorrei una politica del lavoro che non debba scegliere chi inculare tra giovani e meno giovani. Vorrei un rapporto diverso tra Stato e confindustria (o anche solo tra stato e Fiat). Vorrei che non si pensasse mai alle banche come strumento per garantire un’istruzione elitaria a chi non ha i mezzi economici per farcela da solo. Vorrei una riforma della politica che non privi “i ricchi” della possibilità di entrarci, ma che garantisca ai “non ricchi” di poter fare altrettanto (e questa era l’obbiezione di Vendola durante il confronto TV cui tu, caro Matteo, non hai risposto se non rigirando la questione).
Poco più di un anno fa scrivevo questo post.
Evidentemente ho cambiato idea, anche se poi entrando nel merito neanche più di tanto.
Oggi però ho in mano un programma e, leggendolo, mi son trovato costretto ad ammettere di condividerne buona parte.
Per il Manq di oggi è evidentemente abbastanza. Renzi non è il mio candidato ideale quanto l’Italia non è il mio paese ideale. Però è qui che vivo e forse Renzi può far fare al Paese mezzo passo in avanti.
Io di rinunciarci sulla base del fatto che è troppo poco non me la sento.