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Lavoro

Questa non è una barzelletta

Oggi ero in laboratorio, come ogni giorno.
All’improvviso la tranquillità lavorativa è stata turbata da alcune grida, inizialmente indistinte. Ci è voluto qualche secondo per capire che si trattasse di slogan.
Incuriositi, abbiamo deciso di guardare fuori dalla finestra.
Si trattava di un gruppetto di animalisti in azione di protesta nei confronti dell’utilizzo degli animali nella ricerca scientifica.
All’inizio ci siamo un po’ allarmati, ma dopo pochi secondi siamo tutti scoppiati a ridere.
Non ce l’avevano con noi, ma con la banca sull’altro lato della strada, rea di aver finanziato la ricerca.
Incredibile.
Sarebbe come andare a cantare cori contro l’inter in via Durini, non indirizzandoli però alla sede della società, ma al barista simpatizzante nerazzurro che lavora lì di fronte.
Gli animalisti spesso sono talmente ridicoli da fare tenerezza.
Ciò non toglie che io li detesti.

Finalmente è finito il week-end

Da Sabato mattina ad oggi sono stati tre giorni di lavoro durissimi al MEETING ON THE MOLECULAR MECHANISMS OF NEURODEGENERATION.
Non nego di averne tratto delle soddisfazioni, ma è la stanchezza a farla da padrona adesso. Domani forse potrò riflettere sul fatto che, a tre mesi dalla laurea, ho già partecipato a due congressi con due diversi poster, il secondo dei quali affisso come primo nome. Non fosse stato sufficiente il congresso a rendere ardua questa tre giorni, ci si sono messi anche gli imbianchini ed il lavoro che consegue al loro arrivo.
Sono veramente esausto. Ieri mi sono addormentato che il sole era ancora alto, oggi farò più o meno la stessa cosa.
Devo riposare, domani sera vado ospite all’anteprima nazionale del terzo capitolo de “I Pirati dei Caraibi” e non sarebbe buona cosa addormentarsi in sala.
Prima di andare a dormire butto lì un po’ delle mie frasi sconnesse.
In camera mia hanno iniziato a farsi vive le zanzare ed io ho iniziato la mia lotta impari nei loro confronti. Vinceranno anche quest’anno, ma non mi arrenderò certo senza combattere.
Il mio “Family Day” alternativo non ha avuto conseguenze: chimica batte sfiga tanto a zero. Evviva.
Valentino Rossi, con le dichiarazioni di ieri, mi ha ufficialmente rotto il cazzo.
E’ iniziato il giro ed ho scoperto che il mio beniamino è ancora in gara pronto ad alzarsi sui pedali. Vai Gibo!
Milano è una città bellissima. Andando in centro per tre giorni mi sono sentito un turista. E’ preoccupante pensare di non aver mai visitato come si deve questa città solo perchè è a pochi minuti da casa. E poi cazzo, il Duomo. Basta lui.
Questo giochino è una droga: Bibble Fight.
Ho nuovamente un bancomat.
Vado a dormire.
Ho sete, però.
Vado a farmi una birra.

Il dannato jet lag mi perseguita

Mi sono svegliato.
Non riesco più a dormire.
Tanto vale sfruttare questo momento per scrivere due righe.
Grazie all’aiuto di Max e di Beo, ho iniziato a lavorare alla sezione foto di questo sito. Ho creato la pagina delle foto di New York, per iniziare a familiarizzare col mezzo. E’ stata un’operazione lunga, ma tutto sommato decisamente semplice. Il problema più grosso è stato scremare le foto per non doverne “uploadare” troppe. Ho deciso che non ritoccherò le foto che pubblicherò in queste sezioni per due essenziali motivi: non ne sono capace e non amo le manipolazioni. A questo punto il difficile sarà creare una pagina in cui ci siano link a tutte le sezioni fotografiche che genererò. L’idea che ho in mente è tutt’ora ampiamente oltre le mie conoscenze informatiche, tuttavia fino a questa mattina lo era anche creare la pagina che ho linkato poc’anzi e quindi è poco logico non essere ottimisti.
Oggi ho ripreso a lavorare e devo ammettere che la vacanza, per quanto fisicamente stancante, ha non poco disteso la mia mente.
Ho ripreso con nuove energie, approcciando un esperimento che fino ad ora non mi è mai venuto. Non so se questa volta le cose andranno diversamente, non credo, però lo spirito è quello dei tempi migliori e questo è già un bel risultato.
Sono quasi alla fine de “Il grande inverno”, secondo libro della saga di R.R. Martin. La faccenda inizia a farsi molto appassionante. Se dovessi esprimere un commento su due piedi direi pollice alto per Tyrion Lannister e pollice verso per Sansa Stark, ma è decisamente presto per formulare delle simpatie. Inoltre vista la facilità con cui i protagonisti muoiono da un momento all’altro, preferirei non affezionarmi a nessuno.
La Bri sul suo blog ha postato una sorta di classifica riassuntiva del viaggio a NY. L’idea mi è piaciuta molto e non è detto che faccia anche io una cosa del genere prossimamente.
La Betta sul suo blog ha postato un link ad un test che ha generato per vedere quanto la gente la conosca veramente. L’idea mi è piaciuta molto e non è detto che faccia anche io una cosa del genere prossimamente.
I post che scrivo di notte sono sempre drasticamente frammentati e sconclusionati.

Torniamo alla vita di tutti i giorni

Questa volta voglio essere frivolo e parlare di stupidate.
Prima però voglio dare l’ennesimo esempio di quanto sostengo da tempo.
Elencherò i fatti senza dare giudizi.
Non serve.
Prosperini è un assessore milanese di AN.
Prosperini si definisce cattolico ed anzi si erige a tutela dei valori cattolici in Italia.
Prosperini oggi ha dichiarato di voler “Garrottare tutti i gay”.
Garrottare vuol dire uccidere per soffocamento tramite corde di cuoio bagnato.
La chiesa non ha mai preso le distanze da Prosperini.
Ok, dicevo di voler discutere di cose meno impegnative e così farò.
Ieri analizzavo con una mia collega la nostra generazione. Di solito quando si fanno queste operazioni, il risultato porta costantemente a sottolineare come la propria generazione sia migliore dell’attuale. Nel caso specifico credo che però questo verdetto sia oggettivo. L’esempio da cui tutto è scaturito è il romanzo generazionale.
Mi spiego meglio.
“Jack frusciante è uscito dal gruppo” vs “Tre metri sopra il cielo”.
Cazzo, non c’è proprio competizione.
Volete mettere il mito del giovane bello e ribelle che rimorchia facile le bambine della società bene in sella alla sua sfavillante moto, contro lo sfigato emarginato per i suoi gusti musicali, che si sposta unicamente in bicicletta e che fila per 300 pagine una che poi non gliela da?
Insomma dai, non c’è proprio pargone.
Anche a livello cinematografico. Lasciando stare il confronto Scamarcio/Accorsi che è assolutamente marginale, volgiamo parlare dell’abisso che c’è tra i Faith no More e le Vibrazioni?
Non c’è dubbio, sono arci contento di essere parte della generazione degli sfigati, di quelli che il “punk” lo dovevano ascoltare lontano dai genitori perchè i Punkreas non erano certo i Finley, di quelli che mettevano le allstar perchè costavano 9.900 lire al Bennet, di quelli che robbosi lo erano tutta la settmana e non solo il Sabato sera, di quelli che per provarci con una dovevano armarsi di coraggio e guardarla in faccia (coraggio che nel 70% dei casi non marcava presenza e nel restante 30% era spesso preludio al fatidico due di picche) e non usare il T9.
Insomma, la mia generazione vince tanto a niente nei confronti delle nuove leve e a loro non resta che dire “mi dispiace, ma ve la siete voluta”.
Chiudo l’escursus con una nota assolutamente generazionale: il 30 Aprile ci sarà un live reunion delle Gambe di Burro al Bloom. Speravo la facessero all’A.R.C.I. di Arcore, ma sarebbe stato addirittura troppo revival. Non mancherò.
Tornando ai giorni nostri, ma continuando a parlare di musica mi piace spendere tre parole riguardo il nuovo CD dei Comeback Kid.
Spacca il culo.
Abbandonate le velleità pseudomelodiche del precedente lavoro, i christian-corers americani piazzano un lavoro violento, corposo, ben strutturato, strabordante attitudine e decisamente completo. I pezzi sono tirati, ma non fanno della velocità e dell’immediatezza il loro punto di battaglia come accadeva in “Wake the Dead”, sono piuttosto complessi e dimostrano come si possa suonare HC senza compromessi anche cercando di staccarsi un po’ dalle linee guida.
Lo consiglio a tutti, ma soprattutto a Federico perchè è giusto non lasciar morire la sua anima accaccì.
Oggi Elena mi ha dato le foto della convencion Telethon di Salsomaggiore e dell’aperitivo che abbiamo fatto per festeggiare la mia laurea.
Sono carine.
Eccone una*.
Lab. Rugarli
* da sinistra: Andrea, Paola1, Paola2, Monica, io ed Elena.

Potevo forse esimermi?

E’ abbastanza curioso come tutti gli imput che mi arrivino per scrivere qualcosa qui sopra ultimamente riguardino soprattutto la politica in tutte le sue forme.
In realtà mi piacerebbe scrivere anche di altro, ma sono sincero se dico di non avere molto di interessante da comunicare.
Forse una cosa di cui scrivere prima di darmi alla “res publica” c’è.
Da Lunedì a Mercoledì sarò a Salsomaggiore Terme per una convencion Telethon. Dovrò presentare un poster con i miei dati insieme ad Elena. La stesura del manifesto è stata compiuta un po’ di corsa, ma il risultato finale a mio parere è buono nonostante qualche leggero inestetismo. Speriamo vada bene, sono un po’ agitato all’idea di spiegare il mio lavoro alla comunità scientifica, mi rilassa unicamente sapere che il mio poster probabilmente non se lo filerà nessuno.
La cosa più bella è però poter dire la frase “dal 12 al 14 sono via per lavoro”.
Tra poco arriverà la Bri ed insieme andremo al Magnolia di Milano per il “Nerd Party” quindi è bene non perdere altro tempo e andare al cuore del motivo per cui, uscito dalla doccia, mi sono messo a scrivere sul blog.
Oggi, in giro per la rete, ho visto molti diari tra quelli che sono solito leggere linkare o copiare le “10 ragioni per dire NO al matrimonio omosessuale”. La fonte originale è Craigslist, ma il documento è stato tradotto in italiano da Queerblog. Le ho trovate drammaticamente divertenti, un po’ come il filmatino in Flash che ho linkato Lunedì scorso.
E pensare che l’omofobia nella sua scempiaggine non è nemmeno la peggiore delle nefandezze con cui mi tocca quotidianamente convivere, se vogliamo è addirittura una di quelle che meno mi tange.

  1. Essere gay non è naturale. I veri italiani rifiutano ciò che è innaturale, come gli occhiali, le scarpe, il poliestere e l’aria condizionata.

  2. Il matrimonio gay spingerà le persone a essere gay, allo stesso modo in cui far andare in giro persone alte vi fa diventare alti.

  3. Legalizzare il matrimonio gay aprirà la strada a ogni tipo di stile di vita folle. Le persone vorranno sposare i propri animali domestici, perché ovviamente un cane ha una personalità giuridica e i diritti civili per sposarsi.

  4. Il matrimonio eterosessuale esiste da moltissimo tempo e non è mai cambiato minimamente; le donne sono ancora una proprietà del marito, le nozze sono decise dai genitori, il padre ha diritto di vita e di morte sui figli, i neri non posso sposare i bianchi e il divorzio non esiste.

  5. Il matrimonio eterosessuale perderà valore se sarà permesso anche ai gay di sposarsi. La santità dei sette matrimoni di Liz Taylor verrebbe distrutta.

  6. I matrimoni eterosessuali sono validi perché sono fertili e producono figli. Le coppie gay, quelle sterili e le persone anziane non devono potersi sposare, perché i nostri orfanotrofi sono vuoti e il mondo ha bisogno di più bambini.

  7. Ovviamente i genitori gay tirerebbero su figli gay, proprio come da genitori eterosessuali nascono soltanto figli eterosessuali.

  8. Il matrimonio gay è vietato dalla religione. Dunque in una teocrazia come la nostra i valori di una religione devono essere imposti all’intera nazione. Ecco perché in Italia c’è una sola religione e tutti i bambini devono essere battezzati alla nascita.

  9. I bambini non saranno mai sereni ed equilibrati senza un modello maschile uno femminile a casa. Per questo nella nostra società quando un genitore è da solo, o perché è vedovo o perché è stato lasciato, gli vengono tolti anche i figli.

  10. Il matrimonio gay cambierà i fondamenti della nostra società e noi non potremmo mai adattarci alle nuove norme sociali. Proprio come non ci siamo mai adattati alle automobili, al lavoro in fabbrica e all’allungamento della vita media.

Cena di lavoro?

Ho sonno.
E’ tardi.
Domani si lavora.
Ho bevuto un po’ nonostante i miei ultimi propositi salutisti.
Nonostante tutto questo è doveroso spendere un paio di parole sulla serata di addio di Egil all’Istituto Besta.
Il programma prevedeva una cena per pochi intimi, in sostanza tutti coloro che “il vichingo” teneva realmente a salutare.
Ci siamo molto divertiti.
E’ un peccato che il laboratorio perda un elemento come lui.
Spero che l’abbandono del Besta non pregiudichi la possibilità di altre serate insieme tra rose clandestine, camerieri calabresi, vino, birra, “figa budget” (La perla della serata), pettegolezzi, risate, qualche bestemmia e la voglia di ridere fuori dall’ambiente lavorativo.
Grazie a tutti i presenti per la piacevolissima cena “di lavoro”.
L'espressione della ricerca scientifica
* lo Scalmani ed Egil: due eroi.

Attento, Uomo Radioattivo!

Oggi sono stato introdotto all’utilizzo di sostanze radioattive.
Ho lavorato per tutto il pomeriggio con UTP*, ovvero marcato con fosforo 32, in quella parte del laboratorio nota come camera calda.
Probabilmente si chiama così perchè con camice, copriscarpe e due paia di guanti lì dentro pare di stare in una sauna.
Tra le persone con cui lavoro esistono due tipologie di approccio alla questione “radioattivo”.
Alcuni non se ne curano, altri ne sono terrorizzati.
Io faccio parte della prima categoria, convinto però che prima o poi l’aver lavorato con tutti questi reagenti tossici darà i suoi effetti.
D’altra parte questo è ampiamente tenuto in considerazione nel fatto che un ricercatore lavori per massimo mille euro al mese, rigorosamente a tempo determinato e per di più senza la benchè minima previdenza sociale.
Credo che il problema stia nel fatto che chi si avvicina a questo tipo di professione lo fa perchè vorrebbe nel suo piccolo poter essere utile.
Sicuramente lavorare tanto prendendo poco e senza l’ardire di avere una pensione in futuro o una minima tutela se dovesse ritrovarsi un giorno malto magari della stessa malattia che per anni ha cercato di combattere, è un bel modo di essere utile a qualcuno.
A chi se ne approfitta.

Riserva

Sono assolutamente privo di energie.
Scarico.
Stanco.
In quest’ultima settimana credo di aver lavorato il numero di ore che di solito copro in dieci giorni. Non mi sono fermato un secondo da quando, Mercoledì scorso, io ed Elena abbiamo pensato di dover buttare tutto quello che avevo prodotto negli ultimi cinque mesi.
E’ stato piuttosto agghiacciante arrivare a quella conclusione.
In pochi giorni ho quindi dovuto fare una serie infinita di controlli e verifiche nel tentativo di avere finalmente una risposta chiara sui dati fino a questo momento prodotti.
E’ tremendo fare degli esperimenti che potrebbero dare come esito il dover buttare via tutto e ricominciare pressapoco da capo.
Una pressione mostruosa addosso per giorni e mai la mente scombra da pensieri e preoccupazioni.
L’esito di tutti questi controlli è arrivato nelle ultime quarantotto ore.
E’ stato positivo.
Non il massimo che avrei potuto augurarmi, ma sicuramente eccellente visti i presupposti e le alternative.
Gran parte dei dati ottenuti infatti parrebbero, anzi sono da considerarsi buoni.
La sfumatura negativa sta nel fatto che una piccola parte del lavoro non è attendibile ed i dati che abbiamo in proposito sono da definirsi falsi.
La parte in questione è piuttosto ridotta rispetto al resto, ma contiene al suo interno l’ipotesi più interessante di tutto il lavoro, ipotesi che se correttamente verificata e riscontrata permetterebbe persino di pubblicare qualcosa, almeno in linea teorica.
Il problema è che i metodi fino ad ora utilizzati per indagare in quella direzione si sono rivelati poco attendibili perchè poco riproducibili.
La speranza è di riuscire a mettere in piedi una nuova strategia di test capace di darci un risultato certo, positivo o negativo che sia.
In tutto questo io dovrei anche studiare per l’imminente penultimo orale.
Se rinasco faccio il tossicodipendente.

Stakanov

Sguardo all’orologio: 22.10.
Sguardo fuori dalla finestra: la Deutsche Bank.
Sguardo al corridoio: buio.
Sguardo al bancone: il gel di agarosio continua imperterrito la sua corsa e ha tutta l’aria di volerlo fare almeno per un’altra mezz’oretta.
Sono stanco.
Mi fa male la schiena.
Ho fame.
A quest’ora sarei dovuto essere in pizzeria con i miei compagni di Universita’.
Per una volta si era riusciti ad organizzare una serata tutti insieme e nessuno, fino a circa mezz’ora fa, aveva disdetto.
Poi ho alzato il telefono e ho chiamato Lale.
Mi e’ parso giusto avvisarla del fatto che mi trovavo ancora in laboratorio con diverse cose da fare.
Era con The O.
Sentendoli entrambi mi e’ realmente spiaciuto di dover loro annunciare la mia probabile defezione. Sapevo che oggi sarebbe stata una giornata campale e forse anche per questo avevo, gia’ ieri, poca volgia di uscire questa sera.
Prima pero’ la voglia mi e’ tornata, proprio nell’istante ideale perche’ io potessi frustrarla.
Nuovo sguardo al bancone: stessa immagine di prima.
L’ultima persona ad abbandonare la nave e’ andata via ormai due ore fa.
La radio e’ spenta.
In tutto il piano c’e’ un silenzio irreale, rotto solo dai ronzii di varie apparecchiature.
Al momento mi e’ impossibile non pensare a come sarebbe buffo se, alla fine di tutto questo, scoprissi che l’esperimento in corso non e’ andato a buon fine.
Al solo pensiero mi sento preda di un’incontenibile risata.
Isterica.
Stacco un attimo e salgo al settimo piano a portare dei campioni di RNA al -80^ C (odio i Mac e la loro tastiera senza accenti e simboli, figlia della bassezza culturale U.S.A.).
[…]
Eccomi di ritorno.
Anche il settimo piano risulta totalmente deserto.
Aggirandomi per i laboratori l’impressione e’ di vivere una di quelle scene da film horror in cui la vittima, nella fattispecie io, e’ totalmente sola in un palazzo enorme, in pura balia del suo carnefice.
Devo ammettere che non e’ una bella sensazione.
Sguardo all’orologio: 22.46
Ennesimo sguardo al bancone: ci siamo.
Resta solo da fotografare il gel, stampare l’immagine, chiudere tutto, portare le chiavi al settimo e lasciare questo luogo.
Inutile perdere altro tempo.

Chi visse sperando…

Domenica sera all’ormai consueto appuntamento al Bar Teatro sono venuti fuori un sacco di discorsi veramente interessanti.
Quei discorsi che fanno gli adulti, solo con i nostri soliti toni da mercato del pesce. Personalmente mi piace molto confrontarmi con gli altri su temi che vadano olte lo sport, la birra o il sesso orale.
Ora però non è di questo che voglio scrivere, sebbene l’uscita di Dani “La Chiesa è come Vanna Marchi” meriterebbe da sola una fittissima pagina di questo blog.
Ora voglio descrivere con un esempio quanto il mio lavoro possa essere strano.
Ho fatto il controllo definitivo sul metodo della mia tesi.
Non è venuto.
Potrei aver fatto una cagata io, oppure potrebbe essere che il metodo sia viziato alla radice.
Non so quanti sul lavoro in una situazione analoga spererebbero di essere l’unica causa del problema.
Io me lo auguro con tutto il cuore.