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L’italia è una merda.

Manq vota il suo presidente

Ormai apro il blog solo per scrivere di politica, o meglio delle mie impressioni in merito alla questione politica. La cosa è buffa, per diversi motivi, ma stare ad elencarli potrebbe chiaramente distrarmi dal focus di questo pezzo e non interesserebbe comunque nessuno, quindi tanto vale tagliar corto e passare al nocciolo della questione.
Visto che tutti hanno nomi da snocciolare per la candidatura al Colle, anche io dico il mio che è…
ROBERTO BAGGIO.
Applausi, urla di giubilo, ola che parte e via di seguito.
Però sono serio. O meglio, se proprio dobbiamo pescare tra illustri personalità italiane, che non abbiano connessione alcuna con la “kasta”, che possano vantare una rilevanza mondiale per meriti legati al loro mestiere, ma anche in campo umanitario e sociale, che rappresentino l’Italia intera sia per gli italiani, che per gli stranieri e che non siano troppo vecchi, com’è possibile che nessuno ci abbia pensato?
Ok, mentre scrivo mi comunicano che qualcuno ci aveva effettivamente pensato, ma si tratta in ogni casi di troppe poche persone.
Cioè, ROBERTO BAGGIO.
Non ci sarebbe nemmeno da stare a discuterne e si potrebbe lasciare gente comunque meritevole, ma che ancora è utile nel proprio ambito professionale, libera di continuare a svolgere la propria professione. La Gabanelli, per dire. Penso si sia tutti d’accordo (toh, forse eccetto Alemanno) che Milena Gabanelli sia umanamente più che meritevole di ricoprire quel ruolo, risultando essere uno dei pochissimi esempi rimasti in Italia di giornalismo. Ed è proprio lì il punto. Abbiamo una giornalista buona, nel Paese, e la sacrifichiamo a fare altro? Non mi pare una mossa così geniale, specie se a proporla è un movimento che da molto ripete in continuo come il giornalismo di casa nostra sia morto e sepolto. E’ brava e sta facendo bene, lasciamola lavorare.
Idem per quanto riguarda Gino Strada. Perchè privarci della sua attività sul campo e relegarlo dietro ad un ruolo istituzionale sicuramente importante, ma non così “utile” al genere umano tutto come quello che attualmente svolge? Nonsense.
Invece Baggio sarebbe perfetto. Scusate, ROBERTO BAGGIO.
Massì, che poi cosa ce ne frega? Tanto siamo così impegnati a tacciare il MoVimento di chiusura, autismo e sindrome del NO! che nessuno ha pensato di starli a sentire. Molto meglio interagire con quegli altri, quelli che ci stanno sul cazzo, ma senza i quali non avremmo un gioco a cui giocare.
Io pensavo che l’autolesionismo del PD potesse arrestarsi, come sempre, una volta conclusa la campagna elettorale. Invece sto giro pare vogliano fare proprio le cose per bene e distruggere tutto alla base.
D’Alema. Amato.
Ma chi vi rivota tra cinque mesi… aspetta. Ho capito. Siamo ANCORA in campagna elettorale, ecco perchè il PD sta facendo tutte queste uscite di merda, con Renzi che ogni volta che apre bocca mi fa domandare con che coraggio io possa supportarlo. Stanno gettando le basi per perdere ancora e peggio.
Pirla io che non avevo capito.
Ecco perchè il tentativo di Barca di dare una svegliata a tutti è passato così in sordina. Rischiava di far guadagnare consensi.
Bon, la mia l’ho detta. Ognuno la veda come vuole, ma, alla cieca, scommetto qualunque cosa che il prossimo presidente della Repubblica, chiunque egli sia, non sarà mai equiparabile a ROBERTO BAGGIO.

Selvaggia Lucarelli non mi stima

Oggi mi è capitata una roba strana.
Accendendo il PC, sta mattina, e facendo il classico rituale giornali/mail/social network mi sono imbattuto in un twitt di Selvaggia Lucarelli (@Stanzaselvaggia) riguardo un presunto ricovero di Morgan in una clinica di Monza a causa di una overdose da farmaci. Dico presunto perchè il twitt era pieno di “pare” e io non ho comunque verificato la notizia, ma il mio punto in questo post non è dubitare dell’attendibilità degli scoop della Lucarelli perciò andiamo avanti. Insomma vedo questo twitt e mi viene da rispondere che, tutto sommato, se Morgan viene ricoverato in overdose sono anche un po’ fatti di Morgan. Non mi sono mai sentito particolarmente bacchettone riguardo a questioni di Privacy, ma a titolo personale trovo sempre abbastanza fastidioso l’exploitation estremo della sofferenza altrui.
Ho quindi risposto, credo tra l’altro senza essermi posto in maniera particolarmente maleducata.
Di lì a pochi secondi, scopro che Selvaggia Lucarelli decide di bloccare il mio account. Lì per lì, la cosa mi fa un sacco ridere. Non che adesso ci stia male, intendiamoci, però diciamo che sul momento non avrei mai scritto un post sul blog per parlare della cosa. Poi, col tempo, ho effettivamente iniziato a rimuginarci un po’ sopra e la cosa ha iniziato a farmi girare abbastanza il cazzo. In fin dei conti, non ho che espresso un parere penso legittimo. Nella foto qui affianco si vedono altre risposte, date da altri utenti, che immagino siano stati querelati, se il trattamento è proporzionale. La cosa bella di twitter è che mette in connessione tutti senza tener conto di qualsivoglia gerarchia. Se vuoi far sapere a qualcuno cosa pensi di lui o di quel che fa, twitter è un mezzo che funziona. Il destinatario può non ascoltare, ignorarti, ma tu dovresti essere libero di poter dire la tua.
Tempo fa, per gioco, mi ero messo a trollare Daniela Santanché (@DSantanchè). Era la prima volta che facevo qualcosa del genere, voglio precisarlo, e non sarò durato più di un paio di settimane, però mi ci ero messo per davvero. Avevo iniziato a seguirla ed ogni volta che twittava qualcosa, solitamente cazzate, io rispondevo pesante. In tema eh, mai con meri insulti alla persona, però duro. Viene da se che dopo un po’ si capisce da soli che è una roba inutile, tanto non è che dall’altra parte ci sia attenzione, però come sfogo funziona. Fai sapere che non condividi. Dici la tua e se non ti ascoltano pace, ma almeno hai espresso un’opinione.
Ad ogni modo per quelle due o tre settimane che son state, Daniela Santanché non s’è mai disturbata a bloccarmi.
Che debba farlo Selvaggia Lucarelli in risposta ad un “pare siano cazzi suoi” mi sembra oggettivamente eccessivo. Tanto più che come me, probabilmente anche altri e ben più quotati follower devono averle risposto in maniera simile. Però non credo loro li abbia bloccati. Anzi. A qualcuno ha pure risposto snocciolando il suo legittimo punto di vista sull’etica dell’informazione e della privacy. E allora questo mi puzza un po’ di snobbismo 2.0 ed è una cosa che, onestamente, dal personaggio non mi sarei aspettato. Altre volte le avevo risposto e credo ci siano almeno un paio di miei twitt tra i suoi preferiti, ma è bastato un mezzo dissenso per finire trattato come uno stalker qualsiasi.
Vabbè Selvaggia, che devo dirti, pazienza.

Governo a cinque stelle

Sta mattina, guidando per venire al lavoro, riflettevo sulla necessità di aggiornare il blog, anche solo per togliermi dalla vista il video del post precedente (sì, l’ho postato io, ma mi da fastidio comunque.). Ero quindi lì che pensavo di scrivere un po’ di musica, che da quando ho smesso di collaborare con groovebox.it non ne ho più avuto il tempo, ma poi son partite le consultazioni per il nuovo Governo e ho deciso che per parlare di musica ci sarà tempo più avanti.
Senza girarci intorno: Grillo ha chiesto l’incarico.
Tutto sommato, la richiesta non è nemmeno così assurda. Il MoVimento 5 Stelle, dopo le ultime elezioni, è il primo partito d’Italia. Io qui sopra credo d’aver ampiamente spiegato cosa penso di Grillo, del suo partito, di parte del suo elettorato e dell’attuale situazione politica. A voler essere onesto e per una volta autocelebrativo (che poi, vabbè…) nell’immediato post elezioni sono pure stato uno dei primi a parlare del possibile governo PD a progetto, quello che poi è diventato un po’ per tutti “gli otto punti di Bersani”. Ecco, io sono ancora convinto che quella fosse la migliore tra le opzioni possibili, ma evidentemente dall’altra parte, quella del MoVimento, non è mai balenata manco l’ipotesi di potersi muovere così. E allora io, fossi il signor PD, cambierei strategia.
Grillo vuole fare il governo? Che lo faccia. Gli otto punti dimostrano che c’è una base comune tra i programmi delle due forze politiche in questione, quindi come il M5S avrebbe potuto dare fiducia ad un governo PD su quei temi, è possibilissimo fare il contrario.
Facciamogli formare un esecutivo e vediamo cosa succede. E non lo dico col tono di sfida tipo: “vediamo se ne sono capaci”, perchè pure essendo convinto non ne siano in grado, sarei seriamente contento di essere smentito. L’Italia ha bisogno di andare avanti, di essere governata, e bisognerebbe davvero fare di tutto per andare in questa direzione. Questa sì sarebbe una scelta responsabile, altro che governissimo. Ok, l’atteggiamento ricattatorio del M5S non è una bella cosa, ma alla fine sfido chiunque di voi a non aver mai ceduto al “O gioco, o porto via la palla!”. Facciamoli giocare. Che poi, vuoi mettere fare una cosa buona nell’interesse del Paese e contemporaneamente potersi auto-celebrare come quelli che sono maturi e vanno oltre i ricatti infantili? Eddai, questo auto-elevarsi è l’anima di noi gente di sinistra. Io ne trarrei tantissimo godimento, per dire.
Fai la cosa giusta e in più ti dimostri superiore. Epic win.
Oltretutto io credo davvero che una dose massiccia di responsabilizzazione possa fare bene al M5S.
Io spero che il PD appoggi un governo a cinque stelle e che lo faccia come si deve, ovvero votando i provvedimenti comuni ed eventualmente togliendo la fiducia in caso partissero per la tangente. Senza ostruzionismo però, senza arroccarsi subito su posizioni sterili nell’ottica di farli cadere in fretta e poi dire all’Italia che Grillo non sa governare.
Bersani deve trovare la forza di riconoscere che, pur avendo di fatto vinto le elezioni in termini numerici, oggi non è in grado di governare. Soprattutto, deve evitare di giocare a chi, avendo preso mezzo voto in più, cerca di arraffare tutto l’arraffabile.
Vogliamo andare avanti? Proviamoci. Non importa chi guida, importa dove va la macchina.
Soprattutto se si può stare nella posizione di chi tira il freno.

Italia, un Paese buono per i test nucleari

La vignetta, profetica, del sempre geniale Makkox qui a lato è un po’ la base di questo post, fatto essenzialmente di commenti che inevitabilmente per molti odoreranno di senno del poi. Ad onor del vero però, io non credo che Bersani questa volta possa far sua la classica giustificazione del “dopo son buoni tutti”, perchè, se avesse ascoltato bene, che le cose stessero andando maluccio qualcuno aveva iniziato a dirglielo ben prima di ieri. Si potrebbero fare molti esempi, ma credo che tutti possano essere raccolti dall’appello di Crozza a Ballarò e quel suo: “avete ancora un mese per riuscire a perdere le elezioni, pensate di farcela?“.
Sì.
Ad ogni modo, questo post non vuole parlare del PD nè delle cause della sua sconfitta. Una bella analisi sul voto io questa mattina l’ho letta ed è quella pubblicata su I hate Milano. Mi preoccupa di più parlare di ciò che viene adesso. Sostanziale parità PD-PDL, ingovernabilità di fatto, M5S primo partito con tutte le implicazioni del caso. Che si fa? Ecco, gli scenari che vedo sono essenzialmente due:
1- Il PD propone accordo a Grillo, che non essendo scemo rifiuta. Motivo: a parte che tutta la campagna grillina si basa sull’essere altro e quindi difficilmente si assisterà ad un alleanza formale, il M5S non ha alcun interesse nel fare parte di un governo ora. Ha ottenuto ciò che voleva, ovvero la morte della “vecchia politica” che, oggi, non è in grado di gorvernae il Paese. Si nascondono dietro il “voteremo le idee” senza dire (o in alcuni casi senza sapere, secondo me) che per avere delle idee da votare serve un governo e che per avere un governo servono i numeri. Che non ci sono. Quindi prima di poter votare le idee serve che qualcuno formi un governo, cosa che senza di loro, apre all’unica possibilità del punto 2.
2- L’asse PD-PdL. Leggi anche il chiodo che manca per chiudere la bara. Io già le sento circolare queste voci, al grido di responsabilità e bene del Paese. In realtà l’intento, ormai davvero impossibile da non vedere, è l’autoconservazione. Cercare in tutti i modi e con tutte le forze di non darla vinta a Grillo, il quale, lungimirante e per nulla fesso, auspica proprio uno scenario di questo tipo che, di fatto, gli consegnerebbe l’Italia. Un maxigoverno oggi, oltre a privare Pd e PdL di qual si voglia credibilità (Ok, solo il PD, perchè il PdL ha dimostrato di poter sopravvivere a tutto), avrebbe durata molto molto limitata se non a patto di restare nell’immobilismo che condurrà senza se e senza ma alla deriva.
Comunque vada, insomma, Grillo vince.
Il punto quindi è decidere come. Leggevo su Twitter una proposta di Civati (di cui ho già avuto modo di dire male in passato, ma che riconosco essere una delle personalità più avanti, oggi, nel PD) di un governo di minoranza PD, concetto che onestamente mi è poco chiaro, che possa traghettare l’Italia al voto previa riformulazione della legge elettorale e altre cose. Volendo ancora una volta credere all’intenzione seria di riformare una legge elettorale che dal 2006 è sopravvissuta a qualunque tipo di maggioranza, io penso che la soluzione sia davvero in quella direzione. Un governo ad interim, a questo punto con grossa partecipazione M5S, che si prefissi l’attuazione di due o tre punti in un anno, uno dei quali dovrebbe proprio essere la riformulazione della legge elettorale. Questa, pensandoci, è la cosa più vicina al votare le idee. Ci si accorda a tempo determinato per fare qualcosa che possa portare l’Italia a votare in condizioni decenti tra un anno. Alla fine, rifare la legge elettorale e tagliare i parlamentari sono proposte centrali del progetto di Grillo, quindi non vedo perchè dire di no. A meno che l’intenzione non sia fare il bene della nazione, ma solo il proprio tornaconto, cosa che poi andrebbe comunque spiegata ai propri elettori. Mi spiego: se ci fosse la possibilità di attuare due punti del programma, una risposta del tipo: “Non lo facciamo perchè vogliamo farlo solo se possiamo farlo da soli, senza allearci con nessuno” a me elettore di Grillo non andrebbe giù. Poi oh, io Grillo non lo voto quindi posso anche sbagliare.
Insomma, la questione adesso è aperta e nel mio piccolo voglio sperare che l’intento di tutti gli aventi diritto sia arrivare ad avere un governo che faccia qualcosa, perchè dopo vent’anni di immobilismo è anche ora di dire basta. In quest’ottica io sarei disposto anche a dare a Grillo una chances di dimostrare sappia davvero ciò che fa e non sia solo uno strillone.
Chiudo il post con la considerazione da cui tutto è partito, titolo compreso. Io ieri, quando ho visto i sondaggi attribuire il 37% al PD ero comunque basito per il 30% di Berlusconi. Trentapercento. Io posso accettare tutto, ma c’è una soglia oltre cui non si può andare. Ora potrei anche star qui ad elencare tutti i motivi per cui rivotare Berlusconi nel 2013 vuol dire avere la merda nella scatola cranica, senza se, senza ma e con un sonoro fanculo a chi ritiene questa esternazione poco democratica, ma non ne vedo davvero più l’utilità.
Settimana scorsa Bastonate si preparava alle elezioni con la settimana grindcore e io ho voluto dare il mio contributo con un video.
Le mie indicazioni di voto.
Dai, provate a dirmi che avevo torto.

TicketOne.it is the new Merda

Come abitudine, io i biglietti in prevendita da TicketOne.it non li ho mai presi. Un po’ perchè per gli eventi a cui solitamente partecipo pagare la prevendita è abbastanza inutile, trovando sempre o quasi disponibilità sul posto, un po’ perchè proprio come filosofia trovo TicketOne.it una roba contro cui schierarsi a priori e senza necessità di reali motivazioni. E’ tuttavia capitato che mi ritrovassi per le mani due voucher da 25 euro l’uno proprio da utilizzare sul portale in questione e così ho dovuto farmi forza, infrangere quasi tutti i miei preconcetti morali ed etici, e acquistare sul sito.
Tutto questo ha portato ad un’unica conseguenza positiva: ora posso continuare a parlare male di TicketOne.it, ma posso farlo con cognizione di causa. Da lì, la decisione di estendere a tutti una mia analisi in merito.
Andiamo con ordine, per punti.

1 – Decido di regalare due biglietti per un evento all’Arcimboldi ai miei genitori, per Natale. In questo caso il modo più semplice e veloce per procurarmeli è proprio TicketOne.it e quindi decido di interfacciarmi con il loro sistema e provare ad utilizzare questi fantastici voucher.

2- Vado sul sito e procedo a selezionare l’evento e i posti. Mi accorgo che parte un conto alla rovescia di tot minuti, una quindicina, entro cui dovrò per forza di cose completare tutta la procedura di acquisto. La cosa mette un po’ di ansia e di pressione e non ne capisco minimamente l’utilità, ma non è una particolare tragedia.

3- Arrivato al momento di effettuare il pagamento, il primo scoglio. Non è possibile inserire più di un voucher per ogni acquisto. Se volessi usare due voucher, dovrei comprare i due biglietti separatamente, pagando due volte le spese di spedizione. Questa cosa è abbastanza un’inculata, oltre a non essere prassi su moltissimi altri siti di acquisti online. Amazon, ad esempio, ti fa inserire tutti i voucher che vuoi in un singolo acquisto. E ci mancherebbe pure, essendo un voucher a tutti gli effetti denaro. La cosa assurda è che non puoi usare più voucher nemmeno se acquisti più biglietti per lo stesso evento e, probabilmente (non ho provato), nemmeno se acquisti più biglietti per più eventi, ma in un unico ordine.

4- Pensando ingenuamente di sbagliare qualcosa io, sospendo l’acquisto e decido di contattare il servizio clienti on-line per avere spiegazioni in merito. Visto il conto alla rovescia, chiudo proprio tutto e non se ne parli più fino ad ottenuto chiarimento. La risposta mi arriva dopo 2 giorni lavorativi e dice solo: “Non si possono cumulare voucher all’interno dello stesso ordine”. Beh, grazie.

5- A questo punto decido di usare un solo voucher per l’acquisto del regalo dei miei genitori. Scopro però un concerto che mi interessa ad una settimana di distanza. Prezzo 20 euro in cassa, poco meno di 25 con prevendita. Vabbè, pur di non averci più a che fare, decido di fare questi due ordini, smaltire i buoni e buttare via soldi in prevendita per un concerto che sicuramente non sarebbe andato sold out. Torno sul sito TicketOne.it, avvio il procedimento, parte il timer, inserisco i dati e procedo all’inserimento del voucher. Codice Voucher non valido. Bestemmio. Provo un paio di volte, ma niente. Penso quindi che forse l’averlo inserito in quell’ordine mai concluso fatto giorni prima possa aver invalidato il codice. Provo col secondo codice, quello del secondo buono. Nulla. Non va. “Codice non valido”. Essendo Sabato decido di non contattare di nuovo il servizio on-line, ma vado direttamente ad uno sportello a chiedere spiegazioni. Mi dicono che, ovviamente, loro sono solo punto vendita e che non sanno come aiutarmi visto che i voucher, da loro, non li si può usare. Valgono solo on-line. E va bene.

6- Torno a casa e decido di chiamare il servizio clienti a pagamento (1 euro al minuto iva esclusa). Come al solito musichette e menù interattivi a cascata fino a che riesco a parlare con un operatore, a cui riferisco il problema. Risposta: scriva al servizio clienti on-line. What? Sì, loro non sanno come aiutarmi e si fanno pagare un euro al minuto per dirmi di usare il form on-line gratuito. Ormai le bestemmie non si contano più.

7- Ho un’illuminazione. Penso che possa magari essere un problema di browser, così rifaccio tutta l’operazione usando Chrome invece che IE. Sto giro il codice risulta valido e così acquisto i biglietti per i miei (ci torniamo dopo).

8- Decido di usare il secondo voucher per il concerto cui volevo andare, ma ormai siamo a Lunedì ed essendo il live Mercoledì le prevendite sono chiuse. Quindi nisba. Ok, questo non è imputabile a TicketOne.it nello specifico, però se tutto fosse andato via liscio io avrei potuto acquistare senza problemi. Invece no, il voucher mi resta in mano per un futuro evento. Evviva.

9- Dicevo dell’acquisto del regalo dei miei. E’ il 16 dicembre e sul sito TicketOne.it non c’è una previsione di consegna dell’ordine. Nulla. Niente stime, neanche spannometriche. Il niente. Io, spinto da ingenuità cronica, ritengo che 9 giorni per stampare due biglietti e recapitarli via corriere espresso siano sufficienti e così ordino, fiducioso di poter avere il regalo per natale. In quest’ottica, inserisco come luogo di consegna l’ufficio dei miei suoceri, così che il corriere trovi sicuramente qualcuno al momento della consegna. Inoltre seleziono tipo 3 euro di “Confezione Regalo”.

10- Ovviamente nulla arriva per Natale. L’ordine viene preso in carico diversi giorni dopo l’acquisto on-line. Va bene, ok, non garantivano nulla (in realtà proprio non dicevano nulla per potersi orientare) quindi mea culpa. La spedizione parte dopo Natale e il corriere arriva a consegnare. Quando? Il 31-12 alle 16.30. Chiaramente trova chiuso, perchè non dico tutti, ma la maggior parte degli uffici fa mezza giornata il trentuno di Dicembre. Per carità, ancora niente di grave, ma giusto per sottolineare l’ingegno con cui lavorano.

11- Siamo alla conclusione. La consegna avviene i primi giorni di Gennaio ed io ho i miei bei biglietti nella loro fantastica e non proprio economicissima confezione regalo. Vado dai miei e do loro il regalo di natale, scusandomi per il ritardo. Loro aprono la confezione e, come per magia, ecco due bei biglietti con stampato sopra a caratteri cubitali il prezzo.

Ecco, questo è il resoconto dettagliato della mia prima esperienza di interazione con TicketOne.it. La personalissima morale che ho tratto da questa vicenda è che se pure siano meritevoli di disprezzo anche solo per le percentuali assurde di diritti di prevendita che applicano ai biglietti, questo è nulla in confronto alla scarsità del servizio che offrono.
Per queste ragioni, caro il mio bel TicketOne.it, per quanto mi riguarda devi morire male.

Poi cambio discorso, giuro

Ieri si sono concluse le primarie del centrosinistra.
Sappiamo chi ha vinto e sappiamo chi ha perso.
Avrei potuto mettere link diversi ai due “chi” della frase precedente, due rimandi a chi secondo me ha davvero vinto e chi ha davvero perso, ma dopo il bellissimo discorso condiviso in seguito al risultato, sarebbe stata una caduta di stile.
Non tutti però hanno la mia stessa idea di caduta di stile.
Oggi infatti, grazie alla segnalazione puntuale di @pacca8, mi sono imbattuto in un paio di scritti che credo valga la pena leggere.
Il primo l’ha postato Luigi Zingales via facebook e lo si può leggere qui.
Il secondo è di Oscar Giannetto Giannino e lo si può leggere qui.
Dalla sconfitta di Renzi sono passate, più o meno, 24 ore.
Ecco cosa penso in merito alla questione. Questi due pezzi, come tutti quelli che seguiranno nei prossimi giorni sostenendo la stessa cosa, mi fanno schifo. E lo dico partendo dal presupposto, spero fondato, per cui Renzi sia totalmente estraneo alla faccenda, perchè così non fosse “schifo” sarebbe davvero troppo poco. Ad ogni modo, ritengo sia bene argomentare.
Renzi ha condotto una bella battaglia nel tentativo di cambiare il PD e la sua politica, o quantomeno rivederne alcune basi. Ha perso, vero, ma ha convinto il 40% degli elettori di centrosinistra. Ok, in realtà ha convinto il 40% dei votanti alle primarie che è cosa diversa, ma il succo è che una quota importante degli elettori di centrosinistra si ritrova nel programma sostenuto dal sindaco di Firenze. In un partito DEMOCRATICO questa cosa deve avere un peso. Perchè ce l’abbia serve che chi ha combattuto per tirar fuori questa nuova anima del partito, continui a farlo dall’interno. Non è vero che il cambiamento non c’è stato. Non è stato immediato e radicale come avremmo voluto, ma il meccanismo è stato innescato e non deve fermarsi certo ora. Non si scappa.
Però devi tenere a mente che hai perso. Se perse le primarie lasci il partito che non ti ha capito per farne uno tuo, quando perderai le politiche cosa farai? Lascerai il paese per trovarne uno disposto ad ascoltarti? Non funziona così, non in democrazia.
Questa è solo una mossa per cavalcare il fenomeno, per strumentalizzare un voto. Ci vedo tanta caccia alla poltrona, piuttosto che reale volontà di portare avanti un programma. Perchè è inutile dire che “Fermare il declino” non ha una sola possibilità di governare, mentre il PD ce l’ha. Ed è vero che non sarà facile farsi ascoltare, ma meglio essere nella posizione di poterlo fare piuttosto che auto tagliarsi fuori a prescindere solo per non dover essere minoranza. Le scissioni sono l’emblema della vecchia politica. La corsa ad avere ognuno il suo simbolo così da avere ognuno il proprio posticino, per quanto inutile e privo di peso.
Ci si deve quantomeno provare.
Non pretendo una scelta di vita immutabile, ma voglio vedere almeno un tentativo di far funzionare un sistema che, aderendo alle primarie, avete accettato di costruire. Altrimenti è una pagliacciata.
Mi rendo conto che questo post è orrendo. Ci sto lavorando da ore e non ne viene fuori una versione che funzioni.
Ho anche meditato di piantare lì e cancellare tutto, ma poi ho deciso di no.
Spero almeno si capisca il mio punto sulla questione.
Che è di schifo, per chi non avesse colto.

Il post in cui Manq rivaluta Matteo Renzi

E’ giunto il momento di parlare come si deve delle primarie del Partito Democratico e, per farlo, non posso partire che da una premessa. Scrivo questo blog da quasi otto anni. In questo lungo lasso di tempo ho attraversato diverse stagioni politiche e ideologiche, ognuna delle quali ha avuto radici e motivazioni che se anche non ho saputo chiarire qui sopra, per me avevano in quel momento tutto il senso del mondo.
Mi reputo, da sempre, “di sinistra”.
L’ultima versione del Manq soggetto politico tuttavia incarnava una radicata e non certo sopita vena di disgusto per la classe dirigente del suo Paese. In toto. No, niente antipolitica. L’antipolitica è una mistificazione, l’ennesimo tentativo di scaricare le responsabilità da parte del reale oggetto delle imputazioni. Non c’è una guerra alla politica, ma a CHI l’ha mal praticata e non c’è nulla di meno antipolitico che combattere questa guerra. Il nodo della questione è capire come.
Nel recente passato la mia posizione era l’annullamento della scheda, unico modo che mi consentisse di far presente l’assenza di una rappresentanza che sentissi eleggibile. Pur non rinnegando nulla, oggi la mia posizione potrebbe cambiare e tornare ad essere quella di un soggetto votante. Fortissima discriminante in questo percorso sarà l’esito delle primarie del PD perchè, poco ma sicuro, tornerò ad esprimere una preferenza se sarò nelle condizioni di esprimere un voto PER qualcuno e non CONTRO qualcun altro.
Ieri quindi mi sono registrato alle liste per le primarie e oggi provo a spiegare perchè Domenica 25 Novembre voterò per Matteo Renzi.
Prima di iniziare però, è bene che chi si appresti a leggere quanto segue sia a conoscenza del programma su cui tutto si fonda. Qui infatti non si tratta di quanto bene io vi venda le mie motivazioni, ma della base sulla quale ho deciso di fondarle.
Dopo vent’anni di Berlusconismo è impossible, purtroppo, approcciarsi alla politica senza partire dall’uomo, ovvero dal soggetto che rappresenta ed incarna il progetto che espone. Io ne farei volentieri a meno, forte dell’idea per cui le persone cambiano, ma il progetto deve andare avanti, però a quanto pare non si può discutere di politica nel nostro paese senza dare una valutazione personale dei candidati. Io, paradossalmente, ho più simpatia per Renzi che non per l’interezza del suo programma di eventuale governo. Il punto chiave, tuttavia, è che non sarà per questo che lo voterò.
E’ ovvio che quanto scritto possa apparire insensato o confuso, quindi adesso cercherò di spiegarmi. Ho letto con attenzione il programma che ho linkato qui sopra e ho anche avuto modo di sentire alcuni interventi di Renzi in tv, non ultimo quello dell’ormai famoso confronto a cinque. Per come sono fatto io e per le mie radici ideologiche è difficile sposare in toto il progetto Renzi e poi illustrerò magari le cose di cui sono poco convinto. Prima però è necessario chiarire cosa mi ha convinto.
In primo luogo è vitale sostenere Renzi alle primarie, paradossalmente ancor più che alle politiche, perchè se vogliamo credere ancora alla possibilità che il PD possa dare qualcosa all’Italia è mandatorio dare un segnale netto, definitivo ed incontrovertibile che tutto quello che è stato fatto fino ad ora NON VA BENE. E consegnare le primarie a Renzi è quel segno. Il concetto lo spiega bene Enrico Sola in questo post, ma mi piace riprenderlo. E’ ora di dire basta a chi ha come primo obbiettivo vincere le elezioni e dare spazio a chi vuole provare a guidare un paese. Sembra una frase fatta, ma è realmente lo specchio della questione. Cercare di vincere tirando dentro alleanze che a priori si sa non potranno convivere è rifiutarsi di puntare a governare. E io voglio provare l’ebrezza di vedere il mio voto sopravvivere ad una legislatura intera.
Quindi bene l’approccio, ma vediamo i contenuti. Del programma di Renzi mi piace molto la visione europeista, vera chiave contro le derive nazionaliste che stanno cavalcando un po’ tutti i paesi investiti dalla crisi. Si fa un gran parlare degli Stati Uniti, cercando di imitarli in tutto quello che di pessimo possono offrire, senza mai riflettere sul fatto che sono, appunto, Stati UNITI e che in quello, forse, c’è da ricercare parte del loro successo.
Mi piace molto, moltissimo, come suona il progetto di una ricerca finanziata per merito, con non solo più investimenti, ma soprattutto target più meritevoli per i suddetti e per quanto possa aver capito io della cosa, mi piace anche l’idea che c’è alla base di una riforma sanitaria volta all’eccellenza.
Ritengo enormemente importanti i punti riguardo la fecondazione assistita e le civil partnership.
Da ignorante trovo buoni anche i punti in termini di giustizia e lotta all’evasione.
E allora perchè all’inizio ho detto che non ho completa simpatia per il progetto Renzi? E’ semplice, perchè io vorrei di più. Io vorrei ad esempio che per le coppie omosessuali si potesse parlare di matrimonio e di figli. Vorrei una politica del lavoro che non debba scegliere chi inculare tra giovani e meno giovani. Vorrei un rapporto diverso tra Stato e confindustria (o anche solo tra stato e Fiat). Vorrei che non si pensasse mai alle banche come strumento per garantire un’istruzione elitaria a chi non ha i mezzi economici per farcela da solo. Vorrei una riforma della politica che non privi “i ricchi” della possibilità di entrarci, ma che garantisca ai “non ricchi” di poter fare altrettanto (e questa era l’obbiezione di Vendola durante il confronto TV cui tu, caro Matteo, non hai risposto se non rigirando la questione).
Poco più di un anno fa scrivevo questo post.
Evidentemente ho cambiato idea, anche se poi entrando nel merito neanche più di tanto.
Oggi però ho in mano un programma e, leggendolo, mi son trovato costretto ad ammettere di condividerne buona parte.
Per il Manq di oggi è evidentemente abbastanza. Renzi non è il mio candidato ideale quanto l’Italia non è il mio paese ideale. Però è qui che vivo e forse Renzi può far fare al Paese mezzo passo in avanti.
Io di rinunciarci sulla base del fatto che è troppo poco non me la sento.

Toc!

“Se ci sei, batti un colpo!” è un modo di dire che non ho bene idea da dove nasca. So che è diffuso, però, e quindi è da lì che voglio cominciare.
Questo post, col suo titolo onomatopeico, è il mio tentativo di dare un segnale di presenza on-line che vada oltre le tonnellate di cazzate che quotidianamente riverso su Twitter o su Facebook. I social network. Strumenti del demonio che con la loro semplicità e immediatezza ti spolpano della voglia di argomentare. La vita ridotta ad una serie di battute flash, istintive, immediate. Zero spazio per fermarsi a riflettere e costruire un discorso, per mettere in piedi un concetto che abbia non solo un senso, ma una struttura. Non c’è tempo, nè per chi scrive, nè per chi legge. E’ il 2.0 che avanza ed io, che ultimamente (eufemismo) mi percepisco oltremodo vecchio, lo soffro. Perchè è vero che “non è la pistola che uccide, ma chi spara”, però è difficile resistere ad un meccanismo di semplicità così ammiccante, perlomeno per il sottoscritto, e così ogni volta mi ci ritrovo schiacciato, complice la mia proverbiale pigrizia.
Esempio.
Settimana scorsa ci sono state le presidenziali americane. Obama, Romney, l’health care, l’alternanza, i tentativi di boicottaggio del voto, la situazione politica americana fatta essenzialmente di due fazioni quasi perfettamente sovrapponibili, l’aberrante concetto “Non importa per chi voti, l’importante è votare”, la riconferma a mio avviso quasi scontata, il reale peso del presidente più potente del mondo sulla gestione dello stato che presiede, l’interesse di tutto il mondo, le reazioni discutibili nel nostro paese. Questi sono alcuni dei punti che comporterebbe trattare volendo parlare dell’argomento. Invece no, usiamo 140 caratteri, e quel che ne esce non può che essere un’opinione sciapa, incompleta, vuota.
Fine esempio.
Oggi, mentre mi districavo sapientemente nella selva di inutilità proposta dai SN, mi sono imbattuto in un post di Luca riguardo la mobilitazione europea, gli scontri, la chiave di lettura degli eventi e il concetto di protesta ai giorni nostri. Il pezzo, questo qui, oltre che ben scritto e interessante presenta un’analisi che gioco forza necessita di argomentazioni, di parole, di spazio e tempo. Ed è questo ciò di cui c’è bisogno. Condivisibile o meno l’analisi, sottoscrivibile o meno il messaggio, è il caso di riprendere a riflettere sulle cose. La società sta cambiando e la stiamo costruendo sulla superficialità, sulle prime impressioni, sulle scelte d’istinto.
Ci stiamo svuotando.
E questa cosa si vede anche e soprtattutto in situazioni estreme come quelle degli scontri. E’ bellissimo il paragone che Luca fa con l’assedio medioevale, davvero bello, ma a differenza sua io più che valutare gli effetti di questo fenomeno, mi preoccupo delle cause. Gli scontri tra polizia e manifestanti da “effetto collaterale” sono diventati il target della cura. Ed è tremendo perchè c’è chi è disposto a prendere un sacco di botte per uno scopo che ha completamente perso di vista.
Uscendo di casa, prima della piazza, qualcuno si pone la domanda “Ok, se la polizia non dovesse bloccarci e caricarci, se semplicemente si facesse da parte o, ancora meglio, non si presentasse proprio, noi cosa faremmo?”? Che foto girerebbero su FB o Twitter il giorno dopo? Certo, qualcuno magari prenderebbe a sassate qualche vetrina e darebbe fuoco a qualche macchina comunque, ma gli altri?
Avere un blog è questo: fermarsi e riflettere sulle cose. E io perdo sempre più l’occasione di farlo buttando alle ortiche un’opportunità gigantesca. Non che non ne senta la necessità eh, perchè mi basta niente per sfogare il mio malcelato bisogno di analisi. Non fosse così, non si spiegherebbero fenomeni come il tirare 200 commenti su Serialmente trasformando una recensione sugli zombie in una discussione sulle società civili. E’ che scrivere non è facile. Quando ti ci metti non puoi poi distogliere lo sguardo se quel che vedi non ti piace. Non puoi far finta di niente, smettere di ascoltare o iniziare a pensare ai cazzi tuoi. O meglio puoi farlo, ma a quel punto il pezzo diventa una bozza abbandonata che non riprenderai in mano mai più e che sarà, inevitabilmente, un’altra occasione persa per chiarirti le idee.
E se tutto questo non vale per voi, beh, vale per me.
Ci ho messo diverse ore a scrivere questo post e l’ho fatto nei ritagli di tempo al lavoro. Dovrei rileggerlo, perchè sono del tutto sicuro sia sconnesso e poco lineare, ma correrò il rischio di farlo dopo la pubblicazione.
Come sempre, è stato un processo utile.
Forse dovrei rifarlo, nel breve.
Magari costringendomi a scrivere delle primarie del PD.
Di “Papa Giovanni
No ecco, di quello è meglio non scrivere.

PS: Sì, la sensazione che io abbia usato questo post anche come maxi riassunto di tutti i post che non ho scritto di recente è legittima.

E noi abbiamo Cassano

Oggi, tramite l’ormai indispensabile strumento che è Twitter, sono venuto a conoscenza di una notizia riportata da il Post.it. La storia, riassunta in breve, scaturisce da una risposta del delegato democratico del Maryland Emmet C. Burns Jr. alle esternazioni del giocatore dei Baltimora Ravens Brendon Ayanbadejo in materia di matrimoni gay. Nella fattispecie Ayanbadejo pare essersi pubblicamente schierato, più volte, in favore della concessione di questo diritto alle coppe omosessuali.
La presa di posizione di Burns nei confronti delle esternazioni del giocatore è stata espressa sotto forma di lettera, direttamente alla dirigenza dei Ravens. Questo il testo:

Molti dei miei elettori e molti dei vostri tifosi sono inorriditi e sbalorditi dal fatto che un membro di una squadra di football possa esprimersi in merito a una questione così controversa e cercare di influenzare l’opinione pubblica in un senso o nell’altro. Molti dei vostri tifosi non sono d’accordo con le sue posizioni e pensano che non debbano avere posto nello sport, che è fatto per il tifo, l’intrattenimento e l’entusiasmo. Penso che Ayanbadejo dovrebbe concentrarsi sul football ed evitare di dividere i suoi tifosi.
Richiedo pertanto che lei prenda i necessari provvedimenti, come proprietario della squadra, per impedire altre dichiarazioni di questo tipo da parte dei suoi dipendenti, e che ordini a Ayanbadejo di smetterla con questo comportamento ingiurioso. Non sono a conoscenza di altri giocatori che abbiano fatto quello che fa Ayanbadejo.

(La versione originale della lettera del delegato Burns è visibile qui)
Questa lettera, che effettivamente si commenta da sola, ha tuttavia suscitato la reazione di un altro giocatore della NFL, Chris Kluwe dei Minnesota Vikings, che ha deciso di dire la sua scrivendo una lettera di risposta direttamente al delegato. Il testo della contro replica è decisamente degno di segnalazione, tanto per il contenuto, quanto per lo stile diciamo non propriamente elegante. Stando a quanto sostiene Kluwe, infatti, l’utilizzo di espressioni colorite e forti non solo faciliterebbe l’arrivo del messaggio, ma dovrebbe anche fungere da “cartina tornasole per quelli che sanno vedere il contenuto di verità di un messaggio invece che fermarsi a guardare la confezione con cui quel messaggio è consegnato”.
Di seguito riporto la versione tradotta e “ripulita” del testo. Non perchè mi siano particolarmente indigeste le volgarità, quanto perchè è l’unica traduzione che ho trovato senza dovermela fare da solo. Qui, tuttavia, la versione originale del documento:

Caro Emmett C. Burns Jr.,
Trovo inconcepibile che lei sia stato eletto come delegato dello stato del Maryland. Il suo livore e la sua intolleranza mi imbarazzano, e mi disgusta pensare che lei sia in qualsiasi modo e a qualsiasi livello coinvolto nel processo di formazione delle politiche sociali.
Le posizioni che lei abbraccia ed espone non prendono in considerazione alcuni punti fondamentali, che illustrerò con dovizia di particolari (potrebbe esserle necessaria l’assunzione di uno stagista che la aiuti con le parole più lunghe):
1. Come sospettavo, non ha letto la Costituzione, quindi le vorrei ricordare che il Primo, primissimo emendamento di questo fondamentale documento si occupa della libertà di parola, e in particolar modo delle limitazioni di tale libertà.
Utilizzando la sua posizione istituzionale (facendo riferimento ai suoi elettori in modo da minacciare implicitamente la gestione dei Ravens) per dichiarare che i Ravens dovrebbero «scoraggiare dichiarazioni di questo genere» da parte dei loro dipendenti – nello specifico Brendon Ayanbadejo – non solo lei sta chiaramente violando il Primo Emendamento, ma dimostra di essere una narcisista macchia di merda.
Che cosa mai l’ha fatta diventare così stupido? Mi sconcerta che un uomo come lei, che fa affidamento sullo stesso Primo Emendamento per coltivare i propri studi religiosi senza timore di ritorsioni da parte dello Stato, possa giustificare il soffocamento del diritto alla libertà di espressione di qualcun altro. Chiamare “ipocrita” un uomo come lei sarebbe mancare di rispetto alla parola. “Osceno, assurdo ipocrita del cazzo” è un po’ più appropriato, forse.
2. «Molti dei vostri tifosi non sono d’accordo con questa presa di posizione e ritengono che [questi argomenti] non debbano avere posto nello sport, che dovrebbe riguardare il tifo, l’intrattenimento, l’entusiasmo e nient’altro». Santo cielo, quante stronzate. Ha sul serio detto questa roba, lei che è stato «attivamente coinvolto nelle task force del governo che si sono occupate delle conseguenze culturali e sociali della schiavitù in Maryland» (come recita la sua voce di Wikipedia, ndt)? Non ha mai sentito parlare di Kenny Washington? Di Jackie Robinson? Nel 1962 la NFL prevedeva ancora la segregazione razziale, che è stata spazzata via grazie a atleti e allenatori coraggiosi che hanno osato esprimere il loro parere e fare la cosa giusta. E nonostante tutto questo lei è capace di dire che la politica e le questioni politiche «non dovrebbero avere un posto nello sport»? Non so neanche da dove cominciare per immaginare la dissonanza cognitiva che con ogni probabilità sconvolge in questo momento la sua mente confusa e marcia, e la ginnastica mentale con cui il suo cervello si è contorto fino a produrre una dichiarazione così assurda da meritare una medaglia d’oro olimpica (il giudice russo sicuramente le darebbe 10, per “bellissimo repressivismo”).
3. Questo è più un mio dubbio personale. Ma perché odia la libertà? Perché odia il fatto che altre persone vogliano avere la possibilità di vivere le loro vite ed essere felici, anche se la pensano in modo diverso dal suo, o si comportano in modo diverso? In che modo, in che forma, la riguarda il matrimonio gay? In che modo influisce sulla sua vita? Teme che se il matrimonio gay diventasse legale, lei comincerebbe all’improvviso a pensare al pene? «Oh merda, il matrimonio gay è stato approvato, devo subito correre a farmi sfondare di cazzi!». Ha paura che tutti i suoi amici diventino gay e non vengano più la domenica a vedere le partite da lei? (Comunque è improbabile, dato che anche ai gay piace guardare il football).
Posso assicurarle che il matrimonio gay non avrà alcun effetto sulla sua vita. I gay non verranno a casa sua a rubare i suoi figli. Non la trasformeranno magicamente in un lussurioso mostro mangiacazzi. Non rovesceranno il governo in un’orgia di edonistica dissolutezza soltanto perché all’improvviso avranno gli stessi diritti del 90 per cento della nostra popolazione – diritti come le indennità della previdenza, agevolazioni fiscali per chi ha figli, i permessi familiari o i congedi per malattia per prendersi cura dei propri cari, e l’assistenza sanitaria estesa a coniugi e figli. Sa che cosa farà ai gay il fatto di avere questi diritti? Li renderà cittadini americani a tutti gli effetti, proprio come tutti gli altri, con la libertà di perseguire la felicità con tutto ciò che questo comporta. Le dicono niente le battaglie per i diritti civili degli ultimi 200 anni?
In conclusione, spero che questa lettera, in qualche modo, la porti a riflettere sulla dimensione del colossale casino che lei ha spudoratamente scatenato ai danni di una persona il cui solo crimine è stato esporsi per qualcosa in cui credeva. Buona fortuna per le prossime elezioni, sono certo che ne avrà bisogno.
Cordialmente,
Chris Kluwe
P.S. Mi sono dannatamente esposto sulla questione del matrimonio gay, quindi può anche prendere il suo «non sono a conoscenza di altri giocatori della NFL che abbiano fatto quello che fa Ayanbadejo» e ficcarselo nella sua piccola boccaccia priva di empatia, strozzandocisi.
Stronzo.

A me, tutta questa faccenda, ha chiaramente ricordato le esternazioni di Cassano all’Europeo.
Il punto però non è tanto che ci siano omofobi in Serie A, perchè nella NFL ce ne sono sicuramente di più. La questione è: quando, in Italia, un calciatore proverà ad usare la notorietà per combattere delle battaglie sociali?